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Via Peppino Impastato non è lumbard

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Mentre, in attesa delle celebrazioni per il 150esimo dell’Unità nazionale, il Presidente Napolitano pronuncia parole solenni in occasione della commemorazione dell’8 settembre del’43, da Ponteranica, in provincia di Bergamo, arriva una notizia che va proprio nella direzione dell’orgoglio nazionale, e dei suoi eroi.

L’Unità d’Italia appartiene al passato. Un passato, ingombrante, per la barbarie politica, culturale che dilaga sempre più. Così, in terra leghista, può accadere che un sindaco, di nome Cristiano Aldegani, decida di rimuovere dalla biblioteca la targa dedicata alla memoria di Peppino Impastato, ucciso a Cinisi da Cosa Nostra nella notte, tra l’8 e il 9 maggio del 1978 per le sue denunce contro il boss Badalamenti. .

La motivazione? È preferibile onorare la memoria di personaggi locali, cioè di lumbard doc, anziché fare tutta questa pubblicità a dei terroni. Poco importa, se si tratta di uomini, che hanno consegnato al Paese, il vero senso della vita, e del “come”, vada vissuta, per essere una vita che si fa esempio. Poco importa, se la memoria, per questi nuovi vandali della modernità , sia solo un fardello di cui sbarazzarsi. Non conosciamo e, sicuramente, questo è un nostro limite, le gesta di don Giancarlo Baggi, la cui targa sostituirà quella di Impastato. Mentre sappiamo, che per un anno ancora, la sua targa non potrà essere affissa, in quanto debbono trascorrere dieci anni dalla morte e il sacerdote è morto solo nove anni fa. Ma il messaggio, riassumibile con : via i terroni, dentro i lumbard, era così urgente da inviare al popolo di “Roma ladrona”, che Peppino Impastato è stato rimosso subito e sostituito con la scritta : “Biblioteca comunale di Ponteranica”’. A nulla, ovviamente, è servita la richiesta di spiegazione di Giovanni Impastato, fratello di Peppino, perché al cuore leghista non si comanda. Mentre il cuore immenso e coraggioso, di mamma Felicia, che non ha smesso di lottare finchè non ha avuto giustizia per suo figlio, continua a battere nei cuori di tante donne e uomini, sconcertati, ma non rassegnati , nel vedere il proprio Paese cadere così in basso.

A noi ,cittadini italiani, Peppino Impastato piace ricordarlo con un passo di una sua poesia: “Appartiene al tuo sorriso l’ansia dell’uomo che muore, al suo sguardo confuso chiede un po’ di attenzione, alle sue labbra di rosso corallo un ingenuo abbandono, vuol sentire sul petto il suo respiro affannoso: è un uomo che muore”.

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