Opporsi e proporre, in politica, sono due attività del tutto complementari. Considerazione banale, ma che non sembra inutile richiamare di questi tempi. È ovvio che non basta la protesta o un’opposizione intransigente ad una certa politica se non è stata elaborata una proposta alternativa. Non si capisce dunque in quale dubbio amletico siano caduti coloro che dovrebbero fare l’opposizione e le proposte politiche: per proporre un’alternativa credibile bisogna operare con efficacia e competenza su entrambi i fronti.
Prendiamo come esempio quello che sta accadendo nel caso dell’università e della ricerca. Senza scendere nel dettaglio dei singoli provvedimenti, ora legati alla nuova legge Gelmini, ora contenuti nelle misure di contenimento della spesa o “anti-crisi” delle recenti leggi finanziarie, possiamo tranquillamente affermare che il presente governo sta operando un ridimensionamento storico del sistema università e ricerca, il tutto coperto da una cortina fumogena di parole come “merito, efficienza, valutazione”. Ma a ben guardare i tagli sono orizzontali e colpiscono tutti, i ricercatori bravi e quelli “fannulloni”.
Ebbene di fronte a tali provvedimenti la reazione è apparsa tenue ed annebbiata. Nessun passo concreto è stato fatto per identificare i problemi reali del sistema e dunque per incidere positivamente su questi, anziché colpire in maniera indiscriminata. L’assenza (almeno manifesta) di tali riflessioni non ha consentito neanche di trasmettere al Paese la gravità della situazione, di spiegare quale ipocrisia si celi dietro a questa “falsa” battaglia in nome del merito e dell’eccellenza. Dunque queste “riforme” daranno il colpo di grazia all’università, che già si trova in una situazione molto critica, ma nessuno sembra rendersene davvero conto.
È dunque necessario fare un’opposizione intransigente a questa legge ma nel frattempo bisogna elaborare una visione diversa, che faccia comprendere a tutti la gravità dei provvedimenti assunti dall’attuale Governo, e che riporti nella giusta prospettiva il ruolo della ricerca e dell’università nella società rispetto al progresso economico e culturale del paese, che possa creare le basi per una legge di riforma del sistema. Solo un’idea nuova, che incarni ambizioni di riforma strutturale, potrà coagulare intorno a sé le forze necessarie per contrastare la deriva attuale.