Anche Umberto Bossi si unisce alla difesa di Dell’Utri. “Un conto è provare che uno è mafioso. L’appoggio esterno non dimostra niente, non dimostra che uno è mafioso”, ha detto in serata il leader del carroccio e ministro delle riforme per il federalismo. Aggiungendosi così al coro del Pdl levatosi durante la giornata. I ministri Maria Stella Gelmini, Gianfranco Rotondi, Sandro Bondi. Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, il coordinatore Denis Verdini, il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, il vicecapogruppo in Senato, Gaetano Quagliarello, il portavoce Daniele Capezzone e il finiano Italo Bocchino: il Pdl si stringe intorno a Marcello Dell’Utri, condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa pronunciata dalla corte di Appello di Palermo. Bocchino, vicecapogruppo Pdl alla Camera finiano doc, invia una nota pochi minuti dopo le 14: “La sentenza su Dell’Utri smonta il teorema tutto politico di un collegamento tra le stragi mafiose e la nascita di Forza Italia”. Mentre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianfranco Micciché, sul suo blog scrive: “Dell’Utri andava assolto”. Ma il deputato finiano eletto nelle file del Pdl, Fabio Granata, richiama all’ordine: “Non mi piace questo sport nazionale di commento di solidarietà e festeggiamento per un uomo politico importante che è stato condannato”. L’unica valutazione politica “che va fatta”, aggiunge, “è che Vittorio Mangano non è stato un eroe ma un mafioso condannato”.
Levata di scudi nel pomeriggio da parte dell’opposizione. “Trovo stupefacente che ci sia nel Pdl chi gioisce per la sentenza su Dell’Utri”, dice il presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro. “Il reato per il quale uno dei più stretti collaboratori del premier, nonché senatore del Pdl, è stato condannato in appello è il concorso esterno in associazione mafiosa. Non capisco perché nel Pdl ci sia chi fa i salti di gioia. Lo trovo inquietante”, ha aggiunto. Così come “inquietante e inaccettabile è il delirio a cui è arrivato Dell’Utri nel ribadire che Mangano è per lui un eroe. Mangano è stato condannato a diversi ergastoli per omicidio: era un assassino e non certo un eroe”. L’Italia dei Valori, con Di Pietro prima e De Magistris e Donadi poi, si è fatta sentire subito dopo la lettura della sentenza mentre dal Partito Democratico soltanto alle 17.30 si sveglia Valter Veltroni che da Montecitorio commenta il giudizio espresso da Dell’Utri su Mangano. “E’ di intollerabile gravità”, ha detto. Ben più incisiva Debora Serracchiani. “Sul caso Dell’Utri – ha detto nel pomeriggio l’europarlamentare del Pd – il silenzio tombale di Bossi è più eloquente di mille parole, perché non nasconde imbarazzo, ma anzi acconsente in pieno ai metodi di Berlusconi”. Serracchiani invita gli esponenti della Lega a spiegare “come mai oggi spalleggiano un alleato che ieri chiamavano ‘uomo di cosa nostra’”.
Arturo Parisi aveva parlato di “giorno di lutto” per l’Italia, mentre sempre Pd, a ore di distanza dalla lettura della sentenza, erano arrivate le dichiarazioni di Giuseppe Lumia e Laura Garavini. Quest’ultima, in una nota, definiva “incomprensibile la soddisfazione di alcuni esponenti del Pdl dopo la condanna a sette anni per concorso in associazione mafiosa del creatore di Forza Italia”. Garavini è capogruppo del Pd nella commissione antimafia della quale fa parte anche Lumia. Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera, ricorda a Dell’Utri, che ha ripetuto anche stamani che Mangano è un eroe, che “ognuno ha gli eroi che si merita. Per noi sono eori i giudici Falcone e Borsellino, e tutti coloro che hanno combattuto contro la mafia, anche a costo del massimo sacrificio”, ha detto. Mentre il portavoce dell’Idv, Leoluca Orlando, invoca il carcere per Dell’Utri: “Ora che è condannato vado in carcere”.
Il primo a commentare la sentenza è stato Antonio Di Pietro. “Anno più, anno meno, il fatto resta quello. Che è quello che Marcello Dell’Utri ha avuto rapporti penalmente rilevanti con la mafia”, ha detto il leader dell’Idv. “Speriamo che Berlusconi adesso non faccia ministro pure lui”, aggiunge Di Pietro. Poi è cominciata la pioggia di dichiarazioni a favore di Dell’Utri. A difendere il senatore condannato ci prova il coordinatore del Pdl, e ministro della Cultura, Sandro Bondi, esprimendo una non più precisata “profonda amarezza”. Senza sfiorare neanche il merito, Bondi si augura che la Cassazzione “riaffermi che l’Italia è la patria del diritto”. Una difesa più incisiva arriva dal vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato, Gaetano Quagliarello, che invia al compagno di partito la sua “solidarietà convinta”.
Fiducioso nella Cassazione si dice il ministro per l’attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi che confida “in una lettura veritiera delle cose”. Mentre è di nuovo un esponente dell’Idv, Luigi De Magistris, ad entrare nel merito sottolineando che “la sentenza emessa oggi conferma che è esistito un legame e un rapporto fra il braccio destro di Berlusconi e cosa nostra”. Intanto il silenzio del Partito Democratico si sta facendo sempre più inquietante. Soltanto alle 12.43 le agenzie battono una dichiarazione di Giuseppe Lumia, senatore del Pd e componente della commissione antimafia. Dell’Utri, dice Lumia, “è stato condannato anche in secondo grado su fatti pesantissimi. Il suo partito e la politica tutta ne devono prendere atto e trarne le debite conseguenze. Al di là del giudizio penale – aggiunge Lumia – sono sempre stato convinto che vi erano tutti gli elementi per espellerlo dalla politica e dalle istituzioni”.
Il coordinatore del Pdl, Verdini, esprime “fraterna solidarietà all’amico Marcello, per un verdetto che ritengo ingiusto e assurdo”. Inoltre, ha aggiunto, “i giudici di Palermo hanno compiuto un primo, decisivo passo per mettere fino a 16 anni di vergognose teorie complottiste”. Il ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, definisce “Marcello Dell’Utri una persona per bene e ha tutta la mia solidarietà e quella dei tanti militanti che, in questi sedici anni, lo hanno conosciuto e apprezzato. Un uomo che, per sensisbilità e cultura personale, è totalmente estraneo alle accuse che gli sono rivolte”. Cicchitto, invece, attacca il procuratore Nino Gatto: “trovo una assurdità il reato di concorso in associazione mafiosa”; la sentenza “smonta le tesi di Spatuzza sulla partecipazione di Dell’Utri alla trattativa e delude il procuratore generale Gatto che aveva puntato su un uso politico della giustizia”. Sulla stessa linea Capezzone che sottolinea come la sentenza della corte palermitana abbia, a suo avviso, “spazzato via” il teorema del coinvolgimento nelle stragi del 1992.
Nino Gatto, il procuratore generale, si dice “stupito”. “Vedremo quali sono le motivazioni.In pratica le cose dette da Spatuzza e l’intero impianto accusatorio che pure era ben piantato su questo punto non e’ stato preso nella giusta considerazione”. E ancora: “Non è vero tra l’altro che Filippo Graviano ha smentito Gaspare Spatuzza, anzi ha confermato alcuni episodi. Invece Giuseppe Graviano stava male e non ha voluto rispondere. Bisogna capire perché la corte ha deciso di eliminare la “stagione politica” da questo processo. In ogni caso sono sempre possibili ulteriori indagini. Non voglio pensare alla prescrizione, non ci ho mai pensato. La difesa valuterà se esistono i termini”.