Tutte le volte che il Dell’Utri di turno viene trovato troppo immischiato con la mafia, nugoli di sguatteri del regime ci ammorbano con una lunga serie di menzogne disoneste.
Fra queste c’è quella secondo la quale l’ipotesi delittuosa del concorso c.d. esterno in associazione mafiosa sarebbe una “montatura” dei magistrati. Un reato inesistente nella legge, inventato dai magistrati per perseguitare politici galantuomini che, avendo bisogno di un eroe da ammirare, scelgono Vittorio Mangano.
La verità è, invece, un’altra.
L’art. 110 del codice penale dispone che “quando più persone concorrono nel medesimo reato, ciascuna di esse soggiace alla pena per questo stabilita, salve le disposizioni degli articoli seguenti”.
Chi ha studiato giurisprudenza, sa che l’art. 110 del codice penale punisce le cc.dd. “condotte atipiche”.
Faccio un esempio facile con l’omicidio.
Chi spara a un uomo e lo ammazza commette la condotta “tipica” descritta dall’art. 575 c.p.: “Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni ventuno”.
Ma che si fa se Tizio dice a Caio: “Senti, devo ammazzare Sempronio, ma non trovo una pistola. Tu me ne potresti prestare una che funzioni bene? Ci ammazzo Sempronio e te la restituisco”?
Caio presta la pistola a Tizio, sapendo che lui la userà per uccidere Sempronio e proprio perché possa uccidere Sempronio.
Ma Caio non commette la condotta di cui all’art. 575 c.p. e non spara materialmente a nessuno.
Se non ci fosse l’art. 110 del codice penale Caio non verrebbe punito.
In forza dell’art. 110 c.p. chi concorre in un omicidio risponde dell’omicidio.
Nell’esempio che ho appena fatto, Caio ha concorso con Tizio nell’omicidio di Sempronio – in particolare fornendo intenzionalmente l’arma per il delitto – e viene, quindi, punito ai sensi del combinato disposto (così si dice in gergo) degli artt. 110 e 575 del codice penale. Questa cosa si fa ogni giorno con mille e mille reati e mille e mille delinquenti.
Dunque, l’art. 628 c.p. punisce la rapina, disponendo che “chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, mediante violenza alla persona o minaccia, s’impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, è punito con la reclusione da tre a dieci anni e con la multa da 516 euro”.
Il palo che sta fuori dalla banca non minaccia nessuno e non si appropria di niente. Fa il palo fuori dalla banca, mentre i suoi complici rapinano.
Il palo viene punito applicando l’art. 110 c.p.. Altrimenti non verrebbe punito.
E così chi presta il suo casolare di campagna per custodire un rapito, risponde del rapimento. E chi passa i codici del sistema d’allarme ai ladri risponde del loro furto. E così via.
La domanda allora è: perché mai queste regole che valgono per tutti i reati non dovrebbero valere anche per l’associazione a delinquere di tipo mafioso?
Solo perché in questa cosa sono coinvolti anche politici importanti, amici di altri politici importanti?
Si dice: il reato di associazione a delinquere è “particolare”, o uno è associato o non lo è; il concorso c.d. esterno non è ipotizzabile.
E’ una menzogna vergognosa.
Anziché spendere mille parole, faccio un esempio.
Io faccio il magistrato, sono nato e vivo in Sicilia. Immaginiamo che mi venga a trovare Pippo, un mio vecchio compagno del liceo e mi dica: “Caro Felice, come sai io faccio parte di una cosca mafiosa. La mia cosca è in pericolo, perché la polizia ci cerca con tutti i mezzi. Abbiamo bisogno di una casa dove riunirci senza temere di essere sorpresi. So che tu hai una casa al mare che usi poco. Ti vorrei chiedere se ce la presti per le riunioni della mia cosca. Essendo la casa di un magistrato, la polizia non sospetterà nulla”.
Immaginiamo che io, essendo un verme, dica: “Senti Pippo, noi siamo stati compagni di scuola e ci siamo voluti bene. Siamo rimasti amici anche per tutti gli anni successivi. Io, in relazione al fatto che faccio il magistrato, non voglio essere coinvolto nella tua cosca e non ne voglio fare parte. Ma se ti serve casa mia, ecco le chiavi”.
Le domande sono le seguenti:
1. Si può dire che io faccia parte della cosca mafiosa di Pippo? Certamente no, perché non ho fatto nulla per associarmi e ho detto chiaramente a Pippo che non voglio fare parte della sua cosca.
2. Dare consapevolmente a una cosca mafiosa un covo sicuro dove riunirsi significa o no “concorrere” nel reato di associazione mafiosa? Sembra, francamente, di si. Dare un covo sicuro a una cosca da, infatti, un evidente e prezioso contributo alla vita e sopravvivenza della cosca medesima.
Giuristi da accatto hanno detto: “Ma c’è già il favoreggiamento. Il concorso esterno è un di più. E per di più la condotta del concorrente esterno o è già punita come reato autonomo o non è niente”.
Chi ha fatto queste affermazioni – e le hanno fatte anche professori universitari e avvocati disperatamente protesi a conquistare la gratitudine del solito padrone – o è ignorante o è in malafede.
Il favoreggiamento, infatti, è punito dall’art. 378 c.p., che dispone che: “Chiunque, dopo che fu commesso un delitto … aiuta taluno a eludere le investigazioni dell’Autorità, o a sottrarsi alle ricerche di questa, è punito …”.
Quindi, il favoreggiamento punisce l’aiuto dato a qualcuno per eludere le investigazioni DOPO che è stato commesso il reato. Non l’aiuto dato prima e/o durante la commissione del reato. Quest’ultimo non è favoreggiamento, ma concorso nel reato.
Peraltro, una prova decisiva di tutto questo si trae dall’art. 270 ter del codice penale, che punisce l’assistenza prestata agli associati con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico.
Quella norma dispone testualmente che “chiunque, fuori dei casi di concorso nel reato o di favoreggiamento, dà rifugio o fornisce vitto, ospitalità, mezzi di trasporto, strumenti di comunicazione a taluna delle persone che partecipano alle associazioni indicate negli articoli 270 e 270-bis è punito con la reclusione fino a quattro anni”.
Quindi, l’art. 270 ter c.p. cita espressamente tre tipologie diverse e autonome di reato: l’assistenza agli associati (che provvede a punire), il favoreggiamento e il concorso nel reato. Che nel caso dell’art. 270 ter è il concorso nel reato di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico.
Dunque, la configurabilità del concorso nei reati associativi appare francamente fuori discussione, con buona pace dei tanti giuristi da accatto e giornalisti servi che affliggono la vita agonizzante della nostra democrazia.
E quanto, infine, al fatto che la condotta del concorrente esterno o è punita come reato autonomo o non è niente, basta osservare che stare davanti a una banca e guardare la strada per vedere se arriva la polizia o è concorso nella rapina ex art. 110 c.p. o non è niente. Il reato di “palo” non esiste.
Prestare una macchina a un amico non è, in sé, nessun tipo di reato. Come prestare la casa a mare a un amico e ai suoi amici non è, in sé, nessun reato. Ma prestare la macchina a un amico che ti dice che deve fare una rapina e ha bisogno di un’auto con la quale scappare è, pacificamente (e anche per tutti i servi del regime), concorso nella rapina.
Così dare consapevolmente la casa a mare a una cosca mafiosa perché vi si riunisca in sicurezza è certamente concorso nell’associazione mafiosa. E non è una invenzione dei giudici.
Ed è concorso nell’associazione mafiosa anche se lo fa un amico di questo o quel politicante. E i complici dei mafiosi meritano il nostro disprezzo sia se abitano in un quartiere povero e malfamato, sia se stanno in palazzi di lusso o magari in Parlamento. Anzi, forse ne meritano di più quelli che stanno in Parlamento.
E davvero francamente non se ne può più di cambiare canale alla TV, magari per sbaglio, e sentire lo sguattero di turno che, con il tono e la faccia di uno che davvero ne capisce di diritto, dice che questo reato di concorso in associazione mafiosa è “discutibile”. Verrebbe da dirli “discutibile sarà lei e i delinquenti che protegge”. Ma, purtroppo, la televisione parla, quasi sempre blatera, ma non ascolta.
Felice Lima
Magistrato
Giustizia & Impunità - 4 Luglio 2010
I complici della mafia e i loro sguatteri
Tutte le volte che il Dell’Utri di turno viene trovato troppo immischiato con la mafia, nugoli di sguatteri del regime ci ammorbano con una lunga serie di menzogne disoneste.
Fra queste c’è quella secondo la quale l’ipotesi delittuosa del concorso c.d. esterno in associazione mafiosa sarebbe una “montatura” dei magistrati. Un reato inesistente nella legge, inventato dai magistrati per perseguitare politici galantuomini che, avendo bisogno di un eroe da ammirare, scelgono Vittorio Mangano.
La verità è, invece, un’altra.
L’art. 110 del codice penale dispone che “quando più persone concorrono nel medesimo reato, ciascuna di esse soggiace alla pena per questo stabilita, salve le disposizioni degli articoli seguenti”.
Chi ha studiato giurisprudenza, sa che l’art. 110 del codice penale punisce le cc.dd. “condotte atipiche”.
Faccio un esempio facile con l’omicidio.
Chi spara a un uomo e lo ammazza commette la condotta “tipica” descritta dall’art. 575 c.p.: “Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni ventuno”.
Ma che si fa se Tizio dice a Caio: “Senti, devo ammazzare Sempronio, ma non trovo una pistola. Tu me ne potresti prestare una che funzioni bene? Ci ammazzo Sempronio e te la restituisco”?
Caio presta la pistola a Tizio, sapendo che lui la userà per uccidere Sempronio e proprio perché possa uccidere Sempronio.
Ma Caio non commette la condotta di cui all’art. 575 c.p. e non spara materialmente a nessuno.
Se non ci fosse l’art. 110 del codice penale Caio non verrebbe punito.
In forza dell’art. 110 c.p. chi concorre in un omicidio risponde dell’omicidio.
Nell’esempio che ho appena fatto, Caio ha concorso con Tizio nell’omicidio di Sempronio – in particolare fornendo intenzionalmente l’arma per il delitto – e viene, quindi, punito ai sensi del combinato disposto (così si dice in gergo) degli artt. 110 e 575 del codice penale. Questa cosa si fa ogni giorno con mille e mille reati e mille e mille delinquenti.
Dunque, l’art. 628 c.p. punisce la rapina, disponendo che “chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, mediante violenza alla persona o minaccia, s’impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, è punito con la reclusione da tre a dieci anni e con la multa da 516 euro”.
Il palo che sta fuori dalla banca non minaccia nessuno e non si appropria di niente. Fa il palo fuori dalla banca, mentre i suoi complici rapinano.
Il palo viene punito applicando l’art. 110 c.p.. Altrimenti non verrebbe punito.
E così chi presta il suo casolare di campagna per custodire un rapito, risponde del rapimento. E chi passa i codici del sistema d’allarme ai ladri risponde del loro furto. E così via.
La domanda allora è: perché mai queste regole che valgono per tutti i reati non dovrebbero valere anche per l’associazione a delinquere di tipo mafioso?
Solo perché in questa cosa sono coinvolti anche politici importanti, amici di altri politici importanti?
Si dice: il reato di associazione a delinquere è “particolare”, o uno è associato o non lo è; il concorso c.d. esterno non è ipotizzabile.
E’ una menzogna vergognosa.
Anziché spendere mille parole, faccio un esempio.
Io faccio il magistrato, sono nato e vivo in Sicilia. Immaginiamo che mi venga a trovare Pippo, un mio vecchio compagno del liceo e mi dica: “Caro Felice, come sai io faccio parte di una cosca mafiosa. La mia cosca è in pericolo, perché la polizia ci cerca con tutti i mezzi. Abbiamo bisogno di una casa dove riunirci senza temere di essere sorpresi. So che tu hai una casa al mare che usi poco. Ti vorrei chiedere se ce la presti per le riunioni della mia cosca. Essendo la casa di un magistrato, la polizia non sospetterà nulla”.
Immaginiamo che io, essendo un verme, dica: “Senti Pippo, noi siamo stati compagni di scuola e ci siamo voluti bene. Siamo rimasti amici anche per tutti gli anni successivi. Io, in relazione al fatto che faccio il magistrato, non voglio essere coinvolto nella tua cosca e non ne voglio fare parte. Ma se ti serve casa mia, ecco le chiavi”.
Le domande sono le seguenti:
1. Si può dire che io faccia parte della cosca mafiosa di Pippo? Certamente no, perché non ho fatto nulla per associarmi e ho detto chiaramente a Pippo che non voglio fare parte della sua cosca.
2. Dare consapevolmente a una cosca mafiosa un covo sicuro dove riunirsi significa o no “concorrere” nel reato di associazione mafiosa? Sembra, francamente, di si. Dare un covo sicuro a una cosca da, infatti, un evidente e prezioso contributo alla vita e sopravvivenza della cosca medesima.
Giuristi da accatto hanno detto: “Ma c’è già il favoreggiamento. Il concorso esterno è un di più. E per di più la condotta del concorrente esterno o è già punita come reato autonomo o non è niente”.
Chi ha fatto queste affermazioni – e le hanno fatte anche professori universitari e avvocati disperatamente protesi a conquistare la gratitudine del solito padrone – o è ignorante o è in malafede.
Il favoreggiamento, infatti, è punito dall’art. 378 c.p., che dispone che: “Chiunque, dopo che fu commesso un delitto … aiuta taluno a eludere le investigazioni dell’Autorità, o a sottrarsi alle ricerche di questa, è punito …”.
Quindi, il favoreggiamento punisce l’aiuto dato a qualcuno per eludere le investigazioni DOPO che è stato commesso il reato. Non l’aiuto dato prima e/o durante la commissione del reato. Quest’ultimo non è favoreggiamento, ma concorso nel reato.
Peraltro, una prova decisiva di tutto questo si trae dall’art. 270 ter del codice penale, che punisce l’assistenza prestata agli associati con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico.
Quella norma dispone testualmente che “chiunque, fuori dei casi di concorso nel reato o di favoreggiamento, dà rifugio o fornisce vitto, ospitalità, mezzi di trasporto, strumenti di comunicazione a taluna delle persone che partecipano alle associazioni indicate negli articoli 270 e 270-bis è punito con la reclusione fino a quattro anni”.
Quindi, l’art. 270 ter c.p. cita espressamente tre tipologie diverse e autonome di reato: l’assistenza agli associati (che provvede a punire), il favoreggiamento e il concorso nel reato. Che nel caso dell’art. 270 ter è il concorso nel reato di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico.
Dunque, la configurabilità del concorso nei reati associativi appare francamente fuori discussione, con buona pace dei tanti giuristi da accatto e giornalisti servi che affliggono la vita agonizzante della nostra democrazia.
E quanto, infine, al fatto che la condotta del concorrente esterno o è punita come reato autonomo o non è niente, basta osservare che stare davanti a una banca e guardare la strada per vedere se arriva la polizia o è concorso nella rapina ex art. 110 c.p. o non è niente. Il reato di “palo” non esiste.
Prestare una macchina a un amico non è, in sé, nessun tipo di reato. Come prestare la casa a mare a un amico e ai suoi amici non è, in sé, nessun reato. Ma prestare la macchina a un amico che ti dice che deve fare una rapina e ha bisogno di un’auto con la quale scappare è, pacificamente (e anche per tutti i servi del regime), concorso nella rapina.
Così dare consapevolmente la casa a mare a una cosca mafiosa perché vi si riunisca in sicurezza è certamente concorso nell’associazione mafiosa. E non è una invenzione dei giudici.
Ed è concorso nell’associazione mafiosa anche se lo fa un amico di questo o quel politicante. E i complici dei mafiosi meritano il nostro disprezzo sia se abitano in un quartiere povero e malfamato, sia se stanno in palazzi di lusso o magari in Parlamento. Anzi, forse ne meritano di più quelli che stanno in Parlamento.
E davvero francamente non se ne può più di cambiare canale alla TV, magari per sbaglio, e sentire lo sguattero di turno che, con il tono e la faccia di uno che davvero ne capisce di diritto, dice che questo reato di concorso in associazione mafiosa è “discutibile”. Verrebbe da dirli “discutibile sarà lei e i delinquenti che protegge”. Ma, purtroppo, la televisione parla, quasi sempre blatera, ma non ascolta.
GIUSTIZIALISTI
di Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita 12€ AcquistaArticolo Precedente
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Politica
La Camera respinge la sfiducia a Santanchè: “Sulle dimissioni rifletterò”. Conte: “Siete responsabili di un disastro morale”. Schlein: “Meloni ancora in fuga”
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A Milano indagine per evasione fiscale su Twitter-X. Mancati pagamenti Iva per 12,5 milioni
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Francesco, condizioni critiche ma stazionarie: “Nuova tac di controllo”. Ha visto il cardinale Parolin. Buenos Aires in ansia per il ‘suo’ Papa
Tel Aviv, 25 feb. (Adnkronos) - Ofri Bibas, sorella dell'ostaggio liberato Yarden Bibas, ha criticato duramente il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, nonché i notiziari, gli utenti dei social media e i diplomatici pubblici, per aver descritto in dettaglio, contro la volontà della famiglia, gli omicidi avvenuti durante la prigionia della moglie di Yarden, Shiri, e dei suoi figli piccoli Ariel e Kfir. Pubblicare tali informazioni nonostante le ripetute richieste della famiglia è stato "un abuso fine a se stesso nei confronti di una famiglia che ha attraversato 16 mesi di inferno e che deve ancora affrontare il peggio", ha sritto Ofri Bibas su Facebook.
Netanyahu ha descritto l'omicidio dei ragazzi in modo molto dettagliato in un discorso tenuto davanti all'America Israel Public Action Committee e, mentre teneva in mano una foto delle vittime, durante una cerimonia militare tenutasi ieri, in seguito alla quale, la famiglia Bibas ha inviato una lettera di diffida a Netanyahu e ad altri uffici governativi, chiedendo loro di smettere di pubblicare dettagli non approvati sugli omicidi, riporta il sito di notizie Ynet.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - "Questa decisione lacera l'indipendenza di una stampa libera negli Stati Uniti". Lo ha detto il presidente della White House Correspondents' Association Eugene Daniels, criticando l'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per aver affermato che d'ora in poi sarà lei stessa a decidere quali giornalisti potranno seguire gli eventi della Casa Bianca. "In un paese libero, i leader non devono scegliere le testate" da accreditare, ha aggiunto.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato durante il briefing di oggi che l'amministrazione determinerà quali organi di stampa faranno parte del pool stampa della Casa Bianca. Attualmente la White House Correspondents Association aiuta a coordinare la copertura del pool.
La Leavitt ha affermato che alle "testate tradizionali" sarà comunque consentito di unirsi al pool, ma ha osservato che l'amministrazione consentirà l'adesione anche ad altri siti. "Sono orgogliosa di annunciare che restituiremo il potere alle persone che leggono i vostri giornali, che guardano i vostri programmi televisivi e che ascoltano le vostre stazioni radio", ha aggiunto.
(Adnkronos) - L'indagine su Twitter International Uk vede due indagati - si tratta di due ex amministratori (un irlandese e un indiano) - che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida del social poi rilevato da Elon Musk a fine 2022. L'indagine nasce da un controllo fiscale della Gdf, concluso ad aprile 2024, proprio sulla piattaforma americana, che oggi si chiama 'X', sulla scia delle stesse verifiche fatte su Meta. Il fascicolo è affidato dal pm Giovanni Polizzi, già protagonista di altre indagini sui colossi del web.
Il punto centrale del fascicolo affidato a Polizzi, lo stesso che si è occupato dell'inchiesta su Meta, è l'idea che debbano essere tassate come transazioni commerciali le iscrizioni gratuite alle piattaforme online in cambio della cessione dei propri dati personali, che hanno un valore economico, visto che consentono la profilazione degli utenti.
Solo lo scorso dicembre la procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta, titolare dei social Facebook e Instagram. L'inchiesta - ancora aperta - ipotizza per il colosso l'omessa dichiarazione e mancato pagamento - tra il 2015 e il 2021 - dell'Iva per un totale di oltre 877 milioni di euro.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La Casa Bianca attribuisce il grosso livido sulla mano destra di Donald Trump, che era visibile durante l'incontro di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, alle strette di mano del presidente americano.
"Il presidente Trump è un uomo del popolo", ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, aggiungendo: "Il suo impegno è incrollabile e lo dimostra ogni singolo giorno. Il presidente Trump ha lividi sulla mano perché lavora costantemente e stringe mani tutto il giorno, tutti i giorni".
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Sono due i momenti della replica di Daniela Santanchè sottolineati dalle opposizioni, che oggi hanno votato compatte la mozione di sfiducia alla ministra del Turismo. Il primo quello sull''intemerata' del tacco 12 e il glamour, della sinistra che odia la ricchezza. Un tentativo di 'buttarla in caciara' e uscire dal merito, grave, della vicenda, dicono le opposizioni. L'altro passaggio è meno di colore e più inquietante, sostengono, ed è quando la ministra ha detto che alla prossima udienza valuterà le dimissioni "ma lo farò da sola - ha scandito- con me stessa, senza nessuna costrizione e forzatura". Una sottolineatura che, secondo le opposizioni, è un chiaro messaggio a Giorgia Meloni. E fa crescere l'interrogativo: perché la premier Meloni si fa trattare in questo modo? E' la domanda dei parlamentari di minoranza in Transatlantico.
Giuseppe Conte intervenendo in aula nelle dichiarazioni di voto ha dato una sua versione: "Ci sono solo due plausibili spiegazioni. La prima è che lei, Santanchè, ricatta Meloni. Può darsi che all'opposizione abbiate condiviso segreti che oggi mettono in imbarazzo la presidente del Consiglio e allora comprenderemmo perché ogni giorno Meloni dice che non è ricattabile... La seconda è che Fdi dopo aver avuto come motto 'legge e ordine', oggi che siete al potere si sentite casta intoccabile. Il caso Delmastro è l'esempio di questa vostra convinzione di essere al di sopra della legge".
Anche Elly Schlein si rivolge alla premier Meloni: "Cosa le impedisce di far dimettere Santanchè? Come è possibile accettare in silenzio, dopo che Santanchè ha detto che del pressing di Fdi se ne frega, che lei e solo lei decide se dimettersi come se non esistesse una presidente del Consiglio?". E insiste: "Meloni è stata campionessa mondiale di richieste di dimissioni e oggi ha disertato quest'aula, come fa non vergognarsi della sua incoerenza, come fa a non rendersi conto di quanto sia vigliacco il suo atteggiamento di continua fuga da quest'aula e dalla realtà? Dove si è nascosta la premier? Forse sta registrando un altro video, un contributo da inviare a una convention fra motoseghe e saluti nazisti?".
Conte ribatte anche al passaggio 'tacco 12' della ministra: "Lei ha detto che odiamo la ricchezza, ma non dica baggianate, siete voi che avete fatto la guerra ai poveri, che odiate i poveri. Noi odiamo o meglio ancora contrastiamo, la disonestà". Una questione, quella dei tacchi e delle borsette, che fa sbottare Schlein: "Lei viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalla bollette? Noi non siamo qui per fare un processo ma per porre una gigantesca questione di opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere le istituzioni, avrebbe dovuto dimettersi".
La segretaria del Pd si rivolge quindi alla maggioranza: "Speriamo in un sussulto della maggioranza e dei singoli parlamentari. Se oggi salvate Santanchè dimostrate che a voi interessa difendere i vostri più che difendere l'onore delle istituzioni. Questa non è difesa nazionale, è difesa tribale". Per Elisabetta Piccolotti che interviene a nome di Avs, "il problema non è la ricchezza della ministra, il problema è che quando si è ricchi e non si pagano" gli stipendi ai lavoratori e si umiliano "le persone più povere".
Anche Iv, Più Europa e Azione che non avevano sottoscritto la mozione di sfiducia, hanno comunque dichiarato il voto a favore in aula. "Noi sappiamo che la mozione di sfiducia non sarà approvata, ma chiunque si è accorto che la ministra Santanchè non è sfiduciata da coloro che hanno presentato questa mozione ma dalla sua stessa maggioranza, dalla premier Meloni", dice Davide Faraone di Iv. Per Azione Antonio D'Alessio spiega: "Le mozioni di sfiducia non ci piacciono" e "la ministra non è colpevole fino a prova contraria" ma "è il quadro complessivo che finisce con il restituirci una politica rispetto alla quale scivolano via situazioni che non consentono una azione della ministra libera di condizionamenti". Linea simile a Riccardo Magi di Più Europa: "Per noi Santanché dovrebbe dimettersi" non per le questioni giudiziarie, ma "perché ha inanellato una serie di fallimenti da ministro". Intanto in serata l'aula ha respinto la sfiducia con 206 voti.
Londra, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha confermato che ospiterà colloqui sull'Ucraina con gli alleati nel fine settimana, dopo essere tornato dall'incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. "Ospiterò diversi paesi questo fine settimana per continuare a discutere di come procedere insieme come alleati alla luce della situazione che ci troviamo ad affrontare", ha detto ai giornalisti.