Se a fare un abuso edilizio è il figlio del sindaco, una piccola storia metropolitana diventa un caso politico. Se poi il figlio è Gabriele Moratti, trentaduenne rampollo di Letizia, primo cittadino di Milano, e di Gianmarco, petroliere, allora la storia diventa gustosa. Anche perché ha come sfondo la Bat-caverna. E come esito un processo, causato dal fatto che il rampollo si rifiuta di pagare la ristrutturazione (abusiva).
Andiamo con ordine. È un giornalista del Giornale a scoprire, girando per il Palazzo di Giustizia milanese, che è in corso una causa civile intentata da un’azienda che vuole essere pagata per i lavori realizzati in uno stabile di via Cesare Ajraghi, zona Certosa. L’azienda è la Hilite, specializzata in domotica, ossia in alta tecnologia applicata alle abitazioni. Sono quelli che realizzano le case del futuro, piene di elettronica e altre meraviglie. La Hilite è intervenuta in uno spazio che un tempo era un laboratorio e ora è una dimora avveniristica, con zone soggiorno, cucina, area party, camere padronali e per gli ospiti, servizi, giardino, piscina, palestra, poligono di tiro, parcheggio auto a scomparsa. “Il modello sembrava la caverna di Batman”, dice uno dei testimoni sentiti dal cronista del Giornale.
I problemi nascono quando la Hilite emette fattura, ma non riceve il pagamento. Il giovane cliente non salda, perché sostiene che i lavori sono stati eseguiti male. La contesa finisce davanti al giudice che, a metà marzo, decide: decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo per l’importo di 127 mila euro. Il Robin della Bat-caverna continua a far finta di niente. Il 25 maggio, scatta il pignoramento: bloccati il conto di Moratti Gabriele presso la banca Monte dei Paschi di Siena (poca roba: 2 mila euro) e un dossier titoli (per circa 6 mila euro). Allora si aggiunge il sequestro del quinto dello stipendio: 1.242 euro al mese che l’azienda petrolifera paterna, la Saras, paga a Gabriele come compenso per le sue prestazioni di amministratore.
Segue ricorso e i giudici in futuro decideranno come procedere. Ma intanto la causa giudiziaria fa scoprire il vero problema di questa piccola storia metropolitana: l’abuso edilizio. Sì, perché le quattro unità di via Ajraghi, accorpate in un’unica dimora e trasformate nella Bat-caverna del Morattino, sono spazi a uso non abitativo. Sono accatastati sotto la sigla C3, ovvero “laboratori per arti e mestieri”. Ma sono stati trasformati in residenza di superlusso. Lo dimostrano i documenti del Comune di Milano, pratica numero 5890 del 4 agosto 2009. Certificano che Moratti Gabriele ha avanzato all’amministrazione del sindaco Moratti Letizia domanda di “ampliamento, ristrutturazione edilizia” con “ampliamento di unità ad uso laboratorio, accorpamento di quattro unità in unico laboratorio, formazione di piano cantina, chiusura di patio”. Invece la ristrutturazione, realizzata dall’impresa Cle sas di Maldi Ezio & C., direttore lavori Fabrizio Santuccio, e completata dai miracoli domotici della Hilite, ha trasformato uno spazio laboratorio in residenza di lusso. Non ha niente da dire Moratti Letizia, in quanto mamma di Gabriele, ma soprattutto in quanto sindaco dei milanesi?

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