Gentile Signora Marcegaglia,
forse le parrà strano che mi venga in mente di scriverle. E forse leggendo questa lettera si aspetterà di trovarvi critiche a Confindustria.
Ma io credo molto nel dialogo e vorrei compiere un tentativo in questa direzione. Quindi non le scrivo per evidenziare il mio dissenso ma per cercare un punto di unione possibile tra voi e noi, cioè gli estremisti sfegatati che non ci va mai bene niente di quel che voi fate e ogni occasione è buona per dare a voi la colpa di tutti i mali del mondo.
Spero che condividerà la sensazione che la situazione italiana sia un po’ bloccata. Sarebbe tedioso ragionare sul perché.
Trovo invece affascinante discutere su come si possa uscire da questo pantano economico e sociale.
Credo che questo sarà possibile solo se le diverse componenti della società metteranno in atto strategie di tipo nuovo che rovescino alcuni meccanismi del nostro sistema che danneggiano tutti: imprese, lavoratori e consumatori.
Non le sto proponendo la rivoluzione socialista, anche se devo ammettere che un po’ di socialismo in più non mi dispiacerebbe.
Vorrei invece puntare il dito sull’annosa difficoltà degli italiani a collaborare. Una questione che avvilisce le capacità di coesione della sinistra ma che credo danneggi anche gli imprenditori.
Parlare di capitalismo solidale può sembrare un’utopia.
La concorrenza è alla base del sistema.
Ma esistono in effetti esperienze notevoli di capitalismo solidale. Osservandole mi sono reso conto che sono un terreno dove potrebbe crescere una forma più moderna di economia.
La Svizzera non è certo un paese socialista. Eppure gli imprenditori hanno scoperto che la cooperazione può far guadagnare più denaro.
Avrà certamente notato che in questo momento la Confederazione Elvetica è tra i paesi che meno stanno risentendo della crisi economica.
Tra le ragioni, molteplici, di questo primato vi è un’idea estremamente dinamica. E non è neppure un’idea nuova.
Molti imprenditori svizzeri, dal 1939, usano una moneta parallela, il Wir.
Il che è assolutamente legale sia in Svizzera che in Italia. Se io e lei decidiamo di usare fagioli al posto dei soldi nessuno ci può arrestare, è un nostro diritto. Noi nella Libera Repubblica di Alcatraz battiamo moneta da un anno senza problemi. Per semplificare potremmo dire che tecnicamente è una contromarca, quindi non evita la regolare fatturazione, non c’è evasione fiscale. Il mio avvocato mi ha giurato che ci sono state varie sentenze in questo senso.
Il Wir è emesso da una banca che funziona come un istituto normale, si possono fare versamenti, bonifici, ottenere carte di credito e prestiti. Un Wir vale un franco svizzero.
Questa divisa parallela non è convertibile in franchi e non dà interessi sui conti correnti, quindi non conviene accumulare Wir, conviene spenderli subito.
Inoltre è particolarmente facile ottenere prestiti in questa divisa, a tassi bassissimi, sulla base delle capacità produttive di un’azienda.
Viene utilizzata dalle aziende svizzere per comprare prodotti e servizi da altre aziende aderenti a questo circuito. In questo modo si facilitano gli investimenti. Girano più soldi.
Inoltre le aziende pagano parte degli incentivi ai lavoratori in questa valuta. Ed esistono grandi fiere dove le aziende offrono migliaia di prodotti pagabili in tutto o in parte con questo denaro parallelo.
In questo momento sono circa 60.000 le imprese che utilizzano questa moneta, con una movimentazione di 2,1 miliardi di euro (più di 4.000 miliardi di lire).
Questo sistema ha svariati vantaggi. Innanzi tutto alle aziende conviene comprare da altre imprese del circuito proprio perché le possono pagare in Wir.
Le aziende a volte non riescono a ripagare i prestiti delle banche perché non riescono a vendere sufficienti quantità dei loro prodotti. Ma ripagare i debiti contratti in Wir è molto più facile proprio perché il debito viene ripagato non fornendo denaro vero ma immettendo prodotti in un circuito preferenziale. Le probabilità di trovarsi quindi con merci invendute diminuiscono notevolmente.
Lo stesso vale con la possibilità di pagare parte dei salari in questa moneta.
Molte aziende infine offrono ai consumatori che pagano in Wir uno sconto rispetto ai prezzi in franchi.
Potremmo dire che le aziende hanno interesse a offrire condizioni di favore a chi usa la valuta alternativa, proprio perché la quota degli scambi in Wir rappresenta una possibilità di ottimizzazione del volume di vendite attraverso un sistema che si promuove da sé e all’interno del quale la concorrenza è limitata alle sole aziende aderenti al circuito. Si instaura cioè un meccanismo simile a quello che osserviamo nei club che incoraggiano i soci a fare affari con altri soci.
La valuta stessa è quindi un veicolo commerciale che riduce i costi del marketing e della pubblicità e quindi i prodotti veicolati in questo circuito hanno realmente, strutturalmente, costi più bassi.
Alcuni economisti hanno osservato che proprio nei momenti di crisi l’uso del Wir si espande notevolmente.
Ci sarebbero vantaggi per le aziende e vantaggi per i consumatori che usano i Wir.
Ma ci sarebbero vantaggi anche in prospettiva.
Credo che il capitalismo oggi avrebbe bisogno di essere un po’ più solidale, in fondo per fare utili colossali non è indispensabile sbranarsi. Non sto proponendole una campagna di bontà e amore all’interno di Confindustria.
Sto proponendo di fare più soldi in modo meno stressante.
La concorrenza spietata delle aziende per catturare fette di consumatori non è l’unica via.
Oggi si stanno facendo strada modelli di business basati sulla community e sulla logica All Winners.
Google regala informazioni, You Toube spazi per pubblicare video, Second Life un gioco fantastico.
La Multinazionale Dracula viene sostituita progressivamente dalla Multinazionale Mamma.
Prendiamo un esempio di grande successo.
La Interface è un colosso del settore moquette.
Vendeva rivestimenti, te li sistemava a domicilio e forse, dopo qualche anno, tornavi da loro a comprare altra moquette.
A un certo punto hanno realizzato una ricerca sulle materie prime che utilizzavano. Erano più di 5.000, scelte senza una logica precisa. Hanno avuto un’illuminazione: produrre moquette ecologiche. Hanno così ridotto a circa 800 le sostanze utilizzate, tutte naturali. Razionalizzando e concentrando gli acquisti hanno ottenuto prezzi migliori e alla fine produrre in modo rispettoso dell’ambiente costava pochi centesimi in più a metro quadrato.
Ma quando hanno iniziato a vendere le nuove moquette hanno scoperto due cose: i clienti erano contenti che il loro prodotto fosse certificato esente da sostanze nocive o comunque non naturali. E quando le moquette dovevano essere sostituite si potevano riciclare in modo semplice.
Quindi la loro offerta commerciale cambiò: vendevano moquette che quando dovevano essere sostituite invece di diventare un costo per lo smaltimento davano la possibilità di ottenere uno sconto sostanzioso sull’acquisto di un’altra moquette.
Quando sono andati a ritirare le prime moquette da sostituire e riciclare si sono accorti di un altro particolare: le moquette non erano tutte consumate in modo uniforme. Erano lise nei punti di massimo passaggio e quasi nuove nelle zone meno battute.
Così hanno iniziato a proporre moquette modulari: sostituisci solo i rettangoli più consumati.
Ulteriore vantaggio per i clienti, ulteriore vantaggio per l’azienda che ha così fidelizzato in modo strutturale l’acquirente. Una volta che compri un rivestimento per pavimenti Interface non lo molli più. E anche i tuoi figli e i figli dei tuoi figli continueranno ad acquistare interface. Perché conviene.
Questo fattore dà a un’azienda grande solidità.
Dal punto di vista del profitto delle aziende la logica del mordi e fuggi è miope. La crisi economica attuale lo dimostra.
Perché venderti un’automobile quando posso vendertene 10?
Per riuscirci posso cambiare il mio rapporto con te.
Devo lavorare sul prodotto.
Se Gianni Agnelli mi avesse telefonato nel 1980 gli avrei detto subito che il futuro era nelle auto elettriche.
Se mi avesse dato retta avrebbe iniziato a fornire auto elettriche in affitto. Non la compri, paghi un canone quotidiano e quando devi fare la revisione ti danno un’altra auto. E se fai un contratto per 5 anni ti danno anche una lavatrice in affitto a costo zero per i primi 2 anni. E quando telefoni perché hai un problema non ti risponde una voce registrata ma una psicologa che ti consiglia anche su come fare una sorpresa alla persona che ami.
Perché il cliente è prezioso.
Il capitalismo del futuro sarà così. Coccolerà i clienti, conoscerà tutto dei loro gusti e dei loro bisogni e si darà da fare per soddisfarli.
Non venderà perché è un comportamento scialacquatore, fornirà servizi globali, in affitto. E chiuderà il cerchio offrendo a dipendenti e clienti quote della proprietà dell’azienda, chiamandoli a far parte dei consigli di amministrazione e a contribuire a determinare le scelte strategiche.
Non è che questo sarà il socialismo. Ma un capitalismo che non ti vende più auto che sterminano migliaia di persone con i tubi di scappamento sarà un grande passo in avanti.
Avvelenare i consumatori è male. Quando muoiono non ti comprano più niente.
Jacopo Fo
Autore, attore e scrittore
Economia & Lobby - 26 Luglio 2010
Gentile signora Marcegaglia
Gentile Signora Marcegaglia,
forse le parrà strano che mi venga in mente di scriverle. E forse leggendo questa lettera si aspetterà di trovarvi critiche a Confindustria.
Ma io credo molto nel dialogo e vorrei compiere un tentativo in questa direzione. Quindi non le scrivo per evidenziare il mio dissenso ma per cercare un punto di unione possibile tra voi e noi, cioè gli estremisti sfegatati che non ci va mai bene niente di quel che voi fate e ogni occasione è buona per dare a voi la colpa di tutti i mali del mondo.
Spero che condividerà la sensazione che la situazione italiana sia un po’ bloccata. Sarebbe tedioso ragionare sul perché.
Trovo invece affascinante discutere su come si possa uscire da questo pantano economico e sociale.
Credo che questo sarà possibile solo se le diverse componenti della società metteranno in atto strategie di tipo nuovo che rovescino alcuni meccanismi del nostro sistema che danneggiano tutti: imprese, lavoratori e consumatori.
Non le sto proponendo la rivoluzione socialista, anche se devo ammettere che un po’ di socialismo in più non mi dispiacerebbe.
Vorrei invece puntare il dito sull’annosa difficoltà degli italiani a collaborare. Una questione che avvilisce le capacità di coesione della sinistra ma che credo danneggi anche gli imprenditori.
Parlare di capitalismo solidale può sembrare un’utopia.
La concorrenza è alla base del sistema.
Ma esistono in effetti esperienze notevoli di capitalismo solidale. Osservandole mi sono reso conto che sono un terreno dove potrebbe crescere una forma più moderna di economia.
La Svizzera non è certo un paese socialista. Eppure gli imprenditori hanno scoperto che la cooperazione può far guadagnare più denaro.
Avrà certamente notato che in questo momento la Confederazione Elvetica è tra i paesi che meno stanno risentendo della crisi economica.
Tra le ragioni, molteplici, di questo primato vi è un’idea estremamente dinamica. E non è neppure un’idea nuova.
Molti imprenditori svizzeri, dal 1939, usano una moneta parallela, il Wir.
Il che è assolutamente legale sia in Svizzera che in Italia. Se io e lei decidiamo di usare fagioli al posto dei soldi nessuno ci può arrestare, è un nostro diritto. Noi nella Libera Repubblica di Alcatraz battiamo moneta da un anno senza problemi. Per semplificare potremmo dire che tecnicamente è una contromarca, quindi non evita la regolare fatturazione, non c’è evasione fiscale. Il mio avvocato mi ha giurato che ci sono state varie sentenze in questo senso.
Il Wir è emesso da una banca che funziona come un istituto normale, si possono fare versamenti, bonifici, ottenere carte di credito e prestiti. Un Wir vale un franco svizzero.
Questa divisa parallela non è convertibile in franchi e non dà interessi sui conti correnti, quindi non conviene accumulare Wir, conviene spenderli subito.
Inoltre è particolarmente facile ottenere prestiti in questa divisa, a tassi bassissimi, sulla base delle capacità produttive di un’azienda.
Viene utilizzata dalle aziende svizzere per comprare prodotti e servizi da altre aziende aderenti a questo circuito. In questo modo si facilitano gli investimenti. Girano più soldi.
Inoltre le aziende pagano parte degli incentivi ai lavoratori in questa valuta. Ed esistono grandi fiere dove le aziende offrono migliaia di prodotti pagabili in tutto o in parte con questo denaro parallelo.
In questo momento sono circa 60.000 le imprese che utilizzano questa moneta, con una movimentazione di 2,1 miliardi di euro (più di 4.000 miliardi di lire).
Questo sistema ha svariati vantaggi. Innanzi tutto alle aziende conviene comprare da altre imprese del circuito proprio perché le possono pagare in Wir.
Le aziende a volte non riescono a ripagare i prestiti delle banche perché non riescono a vendere sufficienti quantità dei loro prodotti. Ma ripagare i debiti contratti in Wir è molto più facile proprio perché il debito viene ripagato non fornendo denaro vero ma immettendo prodotti in un circuito preferenziale. Le probabilità di trovarsi quindi con merci invendute diminuiscono notevolmente.
Lo stesso vale con la possibilità di pagare parte dei salari in questa moneta.
Molte aziende infine offrono ai consumatori che pagano in Wir uno sconto rispetto ai prezzi in franchi.
Potremmo dire che le aziende hanno interesse a offrire condizioni di favore a chi usa la valuta alternativa, proprio perché la quota degli scambi in Wir rappresenta una possibilità di ottimizzazione del volume di vendite attraverso un sistema che si promuove da sé e all’interno del quale la concorrenza è limitata alle sole aziende aderenti al circuito. Si instaura cioè un meccanismo simile a quello che osserviamo nei club che incoraggiano i soci a fare affari con altri soci.
La valuta stessa è quindi un veicolo commerciale che riduce i costi del marketing e della pubblicità e quindi i prodotti veicolati in questo circuito hanno realmente, strutturalmente, costi più bassi.
Alcuni economisti hanno osservato che proprio nei momenti di crisi l’uso del Wir si espande notevolmente.
Ci sarebbero vantaggi per le aziende e vantaggi per i consumatori che usano i Wir.
Ma ci sarebbero vantaggi anche in prospettiva.
Credo che il capitalismo oggi avrebbe bisogno di essere un po’ più solidale, in fondo per fare utili colossali non è indispensabile sbranarsi. Non sto proponendole una campagna di bontà e amore all’interno di Confindustria.
Sto proponendo di fare più soldi in modo meno stressante.
La concorrenza spietata delle aziende per catturare fette di consumatori non è l’unica via.
Oggi si stanno facendo strada modelli di business basati sulla community e sulla logica All Winners.
Google regala informazioni, You Toube spazi per pubblicare video, Second Life un gioco fantastico.
La Multinazionale Dracula viene sostituita progressivamente dalla Multinazionale Mamma.
Prendiamo un esempio di grande successo.
La Interface è un colosso del settore moquette.
Vendeva rivestimenti, te li sistemava a domicilio e forse, dopo qualche anno, tornavi da loro a comprare altra moquette.
A un certo punto hanno realizzato una ricerca sulle materie prime che utilizzavano. Erano più di 5.000, scelte senza una logica precisa. Hanno avuto un’illuminazione: produrre moquette ecologiche. Hanno così ridotto a circa 800 le sostanze utilizzate, tutte naturali. Razionalizzando e concentrando gli acquisti hanno ottenuto prezzi migliori e alla fine produrre in modo rispettoso dell’ambiente costava pochi centesimi in più a metro quadrato.
Ma quando hanno iniziato a vendere le nuove moquette hanno scoperto due cose: i clienti erano contenti che il loro prodotto fosse certificato esente da sostanze nocive o comunque non naturali. E quando le moquette dovevano essere sostituite si potevano riciclare in modo semplice.
Quindi la loro offerta commerciale cambiò: vendevano moquette che quando dovevano essere sostituite invece di diventare un costo per lo smaltimento davano la possibilità di ottenere uno sconto sostanzioso sull’acquisto di un’altra moquette.
Quando sono andati a ritirare le prime moquette da sostituire e riciclare si sono accorti di un altro particolare: le moquette non erano tutte consumate in modo uniforme. Erano lise nei punti di massimo passaggio e quasi nuove nelle zone meno battute.
Così hanno iniziato a proporre moquette modulari: sostituisci solo i rettangoli più consumati.
Ulteriore vantaggio per i clienti, ulteriore vantaggio per l’azienda che ha così fidelizzato in modo strutturale l’acquirente. Una volta che compri un rivestimento per pavimenti Interface non lo molli più. E anche i tuoi figli e i figli dei tuoi figli continueranno ad acquistare interface. Perché conviene.
Questo fattore dà a un’azienda grande solidità.
Dal punto di vista del profitto delle aziende la logica del mordi e fuggi è miope. La crisi economica attuale lo dimostra.
Perché venderti un’automobile quando posso vendertene 10?
Per riuscirci posso cambiare il mio rapporto con te.
Devo lavorare sul prodotto.
Se Gianni Agnelli mi avesse telefonato nel 1980 gli avrei detto subito che il futuro era nelle auto elettriche.
Se mi avesse dato retta avrebbe iniziato a fornire auto elettriche in affitto. Non la compri, paghi un canone quotidiano e quando devi fare la revisione ti danno un’altra auto. E se fai un contratto per 5 anni ti danno anche una lavatrice in affitto a costo zero per i primi 2 anni. E quando telefoni perché hai un problema non ti risponde una voce registrata ma una psicologa che ti consiglia anche su come fare una sorpresa alla persona che ami.
Perché il cliente è prezioso.
Il capitalismo del futuro sarà così. Coccolerà i clienti, conoscerà tutto dei loro gusti e dei loro bisogni e si darà da fare per soddisfarli.
Non venderà perché è un comportamento scialacquatore, fornirà servizi globali, in affitto. E chiuderà il cerchio offrendo a dipendenti e clienti quote della proprietà dell’azienda, chiamandoli a far parte dei consigli di amministrazione e a contribuire a determinare le scelte strategiche.
Non è che questo sarà il socialismo. Ma un capitalismo che non ti vende più auto che sterminano migliaia di persone con i tubi di scappamento sarà un grande passo in avanti.
Avvelenare i consumatori è male. Quando muoiono non ti comprano più niente.
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L’allarme tardivo di Nicola Zingaretti
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Roma, 21 feb. (Adnkronos) - “Credo che, sotto il profilo geo culturale un'enfasi forte sul consesso europeo sia strettamente necessario perché ritengo che si stia perdendo culturalmente un ruolo che il nostro contesto geografico politico ha sempre avuto. Con il linguaggio dei numeri, il valore delle nostre imprese in relazione al totale delle imprese del mondo non è sceso, è crollato in modo ingiustificato. Se confrontate il 2005 con il 2024, vi accorgete che il prodotto interno lordo dell'Europa è passato dal 35% del totale del mondo al 20%. Siamo scesi come peso e come significatività. Se poi andiamo a vedere il peso delle società quotate, nel 2005 e oggi, troviamo che è passato dal 35% del totale a meno del 15%”. Così Maurizio Dallocchio, professore ordinario università Bocconi, intervenendo oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni e i cittadini.
Nel mondo, “le banche europee, sono irrilevanti - aggiunge Dallocchio - La prima banca europea per dimensione di capitalizzazione è dopo il numero 20. Nelle prime 10 ce ne sono 4 americane, 4 cinesi, una della Gran Bretagna e una giapponese. Non ce n'è una europea. Le banche europee, per finanziare le imprese europee, sono fortissime, sono importantissime - evidenzia il professore - Se consideriamo 100 il debito delle imprese europee, 75 è debito bancario e solo 25% è legato ai mercati e all'emissione di titoli obbligazionari. Credo che se partiamo da questi numeri ci rendiamo contro che stiamo diventando, in qualche modo, preda, sotto il profilo economico. Ma - avverte il professore - l'economia influisce sulla politica e sulla società ed evidentemente dà un impulso numerico alla cultura prevalente”.
C’è una concentrazione geopolitica delle maggiori imprese del mondo. “Tra le prime otto per capitalizzazione di borsa, sette sono statunitensi, l'altra è saudita e fa petrolio - illustra l’esperto - Quella che capitalizza di più in borsa, che vale 3.600 miliardi di dollari, molto di più del debito pubblico italiano per intenderci, quasi il doppio del Pil italiano, è una società che appartiene al settore tecnologico. Le sette americane sono tutte imprese tecnologiche. Per cui il secondo elemento di concentrazione, il settoriale, è potentissimo. Le prime otto società per capitalizzazione di borsa, nel 2005, l'anno di riferimento che ho preso insieme al 2024, erano presenti in sei settori diversi: il farmaceutico, diversificato, la grande distribuzione, il bancario, l'oil and gas e le tecnologie. Oggi i settori presenti sono, praticamente, uno”.
Inoltre, “la capitalizzazione di borsa delle prime cinque società al mondo per capitalizzazione - rimarca il professore - valgono il 30% del mercato di tutto il mondo. La sola, Nvidia, che è legata al mondo dell'intelligenza artificiale, da sola pesa una 1,6 tutta la borsa tedesca: una concentrazione dimensionale incredibile, mai esistita in passato. Altamente preoccupante è che si tratta di realtà proprietarie. Nel 2005, delle grandi imprese che connotavano il mondo, la concentrazione della proprietà era altamente diffusa. Nessuno possedeva più del 7 - 8 - 9%. Oggi, le prime otto società per capitalizzazione, si rifanno al nome di un padrone. Sotto il profilo evidentemente economico, finanziario, ma anche sociale e culturale, ha un impatto sul mondo che è straordinario”.
Come Europa, “se vogliamo tornare ad avere il ruolo sotto il profilo culturale in primo luogo sotto il profilo economico e sociale - suggerisce Dallocchio - è necessario accettare che ci sia un debito comune, è necessario provvedere a una difesa comune, al rilancio dei mercati e della finanza, intesa nel senso buono, dei soldi che finiscono alle aziende proveniendo dalle famiglie. È necessaria una fiscalità omogenea ed è necessario prendere consapevolezza del fatto che se vuoi essere competitivo devi investire in tecnologie e in intelligenza, che poi naturale o artificiale, con una visione di lungo periodo che porti a credibilità, a sostenibilità, a visibilità, a credito, che si trasformi anche in credito culturale della nostra Europa”. In questo contesto, l’Italia “è un Paese che paga una valanga di tasse. Partiamo da un livello di tassazione che, rispetto ad altri Paesi è mostruosamente superiore”. Va bene la rottamazione delle cartelle esattoriali? “Si, ma cum grano salis”, conclude.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Le elezioni federali del 23 febbraio 2025 sono un momento cruciale non solo per la Germania ma per l’intero panorama politico europeo e internazionale. Per approfondire l'impatto di questo appuntamento elettorale, Adnkronos organizza una diretta speciale targata Eurofocus, direttamente dalla residenza di Hans-Dieter Lucas, l’ambasciatore tedesco a Roma.
Condotto dal direttore Davide Desario e dai vicedirettori Fabio Insenga e Giorgio Rutelli, con la partecipazione dei giornalisti Adnkronos Mara Montanari e Otto Lanzavecchia, lo speciale di domenica comincerà alle 17 e vedrà la partecipazione di molti ospiti italiani e tedeschi, con continui collegamenti anche da Berlino, Francoforte e Bruxelles.
Alle 18, con la chiusura dei seggi e la diffusione degli exit poll, è prevista l’analisi dei primi risultati. Alle 19 un panel di esperti si confronterà sugli scenari del post-voto: quali le coalizioni possibili, e quali i rapporti di forza tra i partiti. Tra le 20 e le 21, infine, il commento della Elefantenrunde, la “tavola rotonda degli elefanti”, confronto tra i leader politici in onda sulle tv tedesche. Un'occasione unica per leggere i risultati, le prospettive e le possibili conseguenze di queste elezioni sul futuro dell'Unione Europea, delle relazioni transatlantiche e degli equilibri globali.
Lo speciale sarà trasmesso sulla homepage e sul canale Youtube di Adnkronos, con 400 siti collegati tra testate nazionali e network locali online. Le notizie sulle elezioni saranno lanciate in tempo reale dall’agenzia, analisi e interviste pubblicate sulportale Eurofocus.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "La politica deve essere capace di guidare la narrazione, le trasformazioni, non deve essere esecutrice di decisioni raggiunte in altri ambiti. Meritocrazia Italia chiede un rinascimento della politica, per questo siamo a Firenze. La politica non è solo nei palazzi, parte dal basso e abbiamo ambizioni grandi, anche oltre confine". Lo ha detto Zenaide Crispino, ministro MI Turismo, Cultura, Impresa e Territorio, nel suo intervento al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia in corso a Firenze.
"La geopolitica e la geo cultura si muovono in un gioco di specchi - spiega Crispino - perché si condizionano reciprocamente e il momento storico che viviamo ci pone di fronte a degli scontri asimmetrici. C'è un occidente che si dibatte per mantenere la geocultura, anche al cospetto di un sistema che manifesta delle crepe e delle fragilità. Ci sono Paesi come quelli del Golfo, l'India, la Cina che vogliono riscrivere le regole proprio della geopolitica, si muovono tra capitalismo e autoritarismo, tra egemonia e soft power. Le guerre vogliono riscrivere le frontiere del diritto internazionale. Poi c'è l'Europa, che sembra un po' dispersa tra questi giganti”. A livello internazionale, “sicuramente l'elezione di Trump vede degli Stati Uniti che accelerano sull'indipendenza energetica - illustra - ma che, nello stesso tempo, si svincolano da trattati internazionali che sono stati stilati proprio per una visione coesa internazionale contro il cambiamento climatico. C'è la Cina che, pur essendo uno dei paesi più inquinanti al mondo, ha il monopolio nella produzione delle tecnologie green. C'è l'Europa che insegue, una transizione ecologica giusta, ma tante volte anche ideologica. Ci siamo persi, a volte, perché scollati dalle esigenze delle economie reali".
Ma "l'ambiente non è solo un problema climatico, è anche un problema di sicurezza - sottolinea Crispino - perché dove ci sono delle crisi climatiche si evidenziano anche spesso delle crisi umanitarie e migratorie. Anche in questo caso la politica e la cultura non possono discostarsi l'una dall'altro. Tante volte meritocrazia ha chiesto l'integrazione reale che si basa sull'incontro di quelle culture che vengono in contatto, che restituiscano la tolleranza a chi deve ospitare e la dignità a chi viene ospitato. Questo, a dispetto di un'accoglienza indiscriminata, che invece crea quelle bolle di subcultura che genere illegalità e quindi intolleranza. Anche la giustizia è un elemento essenziale nell'immaginario collettivo. La giustizia deve essere percepita come equa, certa, svincolata dalla burocrazia, deve restituire sicurezza, certezza del diritto, ma anche della pena". Rimarcando l’importanza della politica, Crispino conclude mettendo in guarda sull’affacciarsi di "protagonisti, che sono soggetti privati, che perché dispongono di un potere finanziario tale, hanno la possibilità di gestire asset strategici, la comunicazione, la sicurezza, l'intelligenza artificiale, le energie rinnovabili, fino alla conquista dello spazio. Il mio riferimento non è velato, sto parlando Musk, ovviamente".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "Stiamo assistendo a dei profondi cambiamenti. Non so se la geopolitica salverà il mondo, credo che la diplomazia lo possa fare, con tutte le dovute cautele. Il lavoro delle diplomazie di tutto il mondo" è "sempre stato fondamentale per evitare guerre o farle finire e questo è un momento in cui, nel quadrante dove lavoro io, cioè nel Golfo ma anche nel resto del Medio Oriente, stiamo assistendo, dopo oltre un anno, a qualche buona notizia. Cessate il fuoco a Gaza, cessate il fuoco in Libano. Ci sono stati dialoghi interregionali che sicuramente fanno sperare in una nuova fase. Tutto è ancora molto fragile e quindi dovremmo lavorarci con enorme forza". Lo ha detto Luigi Di Maio, rappresentante speciale dell’Ue per la regione del Golfo, intervenendo oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni tutte e i cittadini.
"Sicuramente questo è un momento in cui a livello internazionale è meglio non lavorare da soli - aggiunge Di Maio - Più si può stare insieme e si può lavorare insieme ai nostri alleati, ai nostri partner, meglio è. L'illusione che si possa fare, si possa affrontare le dinamiche geopolitiche da soli è qualcosa che appartiene a un passato, neanche di grande successo, e questo è pienamente in linea anche con lo spirito con cui il governo italiano sta affrontando questo momento. Molti si meravigliano che l'incontro tra Trump e Putin possa avvenire in Arabia Saudita, ma l’Arabia Saudita ha costruito una politica estera, soprattutto nei momenti di grande polarizzazione del mondo. Dopo il Covid sui vaccini o dopo l'aggressione russa all'Ucraina, è chiaro ed evidente che questi Paesi" del Golfo “hanno investito in una politica multipolare, come la chiamano, e oggi riescono a dialogare con tutti, anche con gli europei, da una posizione molto credibile, evidentemente".
Tale situazione "non riguarda soltanto i sauditi - conclude Di Maio - Gli emiratini nell'ultimo anno hanno negoziato il rilascio di prigionieri sia russi che ucraini, per oltre 2000 persone, i catarini hanno fatto rientrare i bambini ucraini in Ucraina dalla Russia, grazie ad una mediazione tra Russia e Ucraina e così via. Assistiamo a un Golfo, il paese e la regione in cui lavoro, che diventa sempre più un hub per mediazioni diplomatiche e facilitazioni diplomatiche. La buona notizia è che noi", come italiani "abbiamo ottimi rapporti con loro e siamo partner strategici di questi paesi. Lo dico senza nessun interesse, e come una persona che sicuramente ha avuto anche diverse discussioni, con gli attuali leader politici: credo che siamo in un momento europeo in cui l'Italia si sta dimostrando uno dei paesi più stabili politicamente e questa non è una cosa da poco. Dobbiamo cercare di ricostruire sempre più una politica che tenga al centro l'interesse europeo, abbiamo bisogno adesso di mettere al centro l'interesse europeo".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Nella riforma della giustizia "il problema è nella narrazione. Conosco centinaia di colleghi assolutamente onesti, desiderosi di esprimersi in collettività. Definire i gruppi come delle correnti, gruppi di potere per alterare il meccanismo della giustizia, non corrisponde alla realtà globale che conosco”. Così Cesare Parodi, presidente Associazione nazionale magistrati, partecipando focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia in corso a Firenze, sottolinea che “gli interlocutori per Anm sono tutti, quindi anche con il governo: anche in un momento difficile come questo, se qualcuno è disposto ad ascoltarci, la porta è aperta. È un principio irrinunciabile, ma serve una volontà. La speranza è che ci possa essere un dialogo assolutamente franco, leale e costruttivo da entrambe le parti".
Sulla geopolitica "l’unica cosa sensata che posso dire - aggiunge Parodi - è una profonda e profondissima preoccupazione a livello internazionale con prospettive molto pericolose e negative, non solo a livello bellico, ma anche per le ricadute economiche che possono verificarsi. Da cittadino, prima che da magistrato, chiederei una maggiore capacità di sedersi intorno al tavolo. Sono morti troppi ragazzi russi e ucraini. Il sentimento di preoccupazione penso possa essere condiviso".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Il Senato della Repubblica ha deciso di ricordare il terzo anniversario dell'invasione dell'Ucraina. Lunedì 24 febbraio la facciata di Palazzo Madama sarà illuminata con i colori della bandiera ucraina dalle ore 18 fino alle 7 del giorno successivo.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Nessun ordine di cancellare il video, ma una 'diffida' a divulgarlo. E' questa la spiegazione fornita da carabinieri, indagati per depistaggio e favoreggiamento, sentiti in procura a Milano nell'inchiesta sull'incidente accaduto la sera del 24 novembre nel quartiere Corvetto dove ha perso la vita Ramy Elgaml, 19 anni di origine egiziana. I due militari sono arrivati con una terza gazzella quando il T Max era già a terra e un collega stava praticando il massaggio cardiaco al diciannovenne. I militari, che hanno identificato il giovane che stava filmando, gli avrebbero chiesto di non mostrare le immagini perché dal contenuto fortemente sensibile.