La Democrazia Cristiana riparte dalla Sicilia. E riparte col “concorso esterno” di Toto’ Cuffaro e Beppe Drago. I due notabili siciliani dell’Udc di Pierferdinando Casini resteranno per il momento dietro le quinte, ma con una missione immediata da portare a termine: erodere il gruppo parlamentare del partito di Casini e fornire al governo Berlusconi nuova linfa dopo lo strappo “legalitario” di Gianfranco Fini. Il pacchetto sarà composto da una dozzina di parlamentari siciliani, calabresi e campani pronti a transitare in area Pdl, mediante il passaggio nella stretta camera di compensazione che sarebbe la nuova Democrazia Cristiana.
Strano destino accomuna Cuffaro e Drago. Entrambi sono stati presidenti della Regione siciliana, entrambi vivono con difficoltà lo status del parlamentare alle prese con la giustizia. Totò Cuffaro aspetta con ansia il giudizio in Cassazione dopo essere stato condannato, nei primi due gradi di giudizio, per favoreggiamento aggravato, nel procedimento antimafia sulle Talpe alla Dda di Palermo. Drago, invece, proprio giovedì scorso ha dovuto incassare la pronuncia di ineleggibilità da parte della giunta delle elezioni della Camera. I diretti interessati non confermano il pactum sceleris. Drago si trincera dietro un sintetico “non è vero, sto bene dove sto”. Cuffaro giura fedeltà a Casini e alla sua linea politica, e ricorda di essersi autosospeso dall’Udc dopo la condanna in secondo grado. Nega ogni idea di “sostegno” alla Dc dei fratelli in rima baciata Lino e Pino Pizza: “E’ una tesi ridicola, una voce che mettono in giro per danneggiarmi”.
I maggiori indiziati di questa presunta delazione sarebbero proprio gli uomini di Berlusconi, proprio il gruppo politico verso cui gli ex presidenti siciliani dovrebbe confluire. Sarà anche come dice Cuffaro. Ma il congresso siciliano del piccolo partito scudocrociato, che si celebra in questi giorni a Palermo, è stato un vero e proprio amarcord degli anni dorati di Toto’ Vasa Vasa.
Alla guida del partito in Sicilia verrà piazzato Ninni Pisano: cuffariano doc. Nel parterre della convention spiccavano i fedelissimi dell’ex governatore siculo. Due nomi su tutti: Norino Fratello e Pippo Franchina, ex parlamentari siciliani. Fratello, originario di Alcamo, è il primo politico siciliano ad avere ammesso di aver chiesto voti ai mafiosi, di aver dato posti di lavoro a uomini di Cosa nostra e di aver favorito le imprese delle cosche. Si è preso una condanna a un anno e mezzo di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa (pena sospesa) ed è tornato ad Alcamo ad organizzare il suo movimento “I moderati”. Nei giorni scorsi è stato riabilitato dalla Procura generale di Trapani. Il progetto di portare lo scudocrociato in dote alla corte di Berlusconi ha un “architetto” di prima fila: il big sponsor di Pizza, come ha scritto L’espresso, è proprio il senatore Marcello Dell’Utri che crede nella possibilità di rilanciare il marchio storico della politica italiana. Qual è il minimo comun denominatore di personaggi e interpreti del restyling neodemocristiano: hanno tutti bisogno di una rapida e risolutiva riforma della Giustizia, di uno scudo immunitario che li metta al riparo, una volta e per sempre, da indagini, processi e condanne.
Paolo Denaro