Speculazioni al ribasso, banche da salvare, conti pubblici in progressivo deterioramento. Per le finanze dell’UE non sono certo mesi facili, ma il rischio di un collasso sistemico appare definitivamente scongiurato grazie a una curiosa convergenza di interessi: quella tra la Banca centrale europea (Bce) e la criminalità organizzata.

A rilanciare la storia è stato il Wall Street Journal, raccogliendo l’ultima analisi del capo economista di Citigroup William Buiter secondo il quale l’euro si starebbe imponendo come la valuta preferita degli amanti delle transazioni anonime. Un esercito di riciclatori, narcotrafficanti, mafiosi e commercianti d’armi, in altri termini, starebbe alimentando da tempo una crescente domanda di banconote di taglio grosso, ideali per trasportare materialmente grandi quantità di denaro (sporco) in poco spazio. Un’esigenza inderogabile per chi ha necessità di tenersi a distanza dalle rintracciabili transazioni virtuali del mondo bancario.

A fornire cifre di conferma è la stessa Bce. Il controvalore delle banconote da 500 euro circolanti sul mercato è passato dai 30,8 miliardi del 2002 ai 258 di oggi. Una crescita spaventosa che per l’istituto centrale ha rappresentato una vera e propria manna del cielo. All’espansione delle banconote rosa (e delle sorelle minori gialle da 200 euro) si è infatti accompagnata una crescita proporzionale dei cosiddetti redditi da signoraggio, ovvero dei profitti accumulati dalla banca nell’atto stesso di stampare moneta. Una ricchezza capace di mettere la Bce al riparo dai rischi default garantendo al tempo stesso un’ampia possibilità di intervento attraverso i programmi di sostegno e stimolo all’economia del Continente. Secondo Buiter un aumento annuale del 4% della moneta in circolazione dovrebbe garantire un profitto da signoraggio compreso tra i 2.000 e i 6.900 miliardi di euro.

Cifre alla mano, insomma, non è difficile comprendere per quale motivo gli Stati membri dell’Ue siano generalmente restii a prendere in considerazione l’ipotesi di mettere fuori corso il biglietto rosa che, dopo quella da 1000 franchi svizzeri (939 dollari), risulta la banconota di maggior valore tra le sei valute più diffuse al mondo. Eppure una simile decisione potrebbe avere un impatto estremamente positivo soprattutto per chi, come l’Italia, deve fare i conti ogni giorno con una delle principali economie sommerse del Continente (300 miliardi di valore, pari al 19% del Pil, secondo l’ultimo rapporto Censis datato 2008). A sollevare la questione era stata nel giugno 2009 la divisione intelligence della Banca d’Italia in un rapporto interno rimasto riservato per quasi un anno prima che l’agenzia Bloomberg ne rendesse pubblico il contenuto. Quelle emerse dalla relazione erano scoperte a dir poco imbarazzanti. I pagamenti in contanti (ovvero anonimi) caratterizzano il 91% delle transazioni condotte nella Penisola contro il 78% registrato in Germania e il 59% rilevato in Francia. Ancora più inquietanti i dati sulla distribuzione geografica della famigerata banconota da 500, la cui massima presenza pro capite si registrerebbe – ma guarda un po’ che sorpresa – nei pressi dei confini nazionali con Svizzera e San Marino, territori, questi ultimi, caratterizzati da misure antiriciclaggio meno restrittive.

Le rivelazioni di Bloomberg, ovviamente, sono cadute nel nulla. Nei confini di Eurolandia l’argomento resta tabù anche se all’esterno non mancano esempi virtuosi. A maggio un accordo tra il ministero del Tesoro e la Britain’s Serious and Organised Crime Agency (Soca), ha messo “fuori legge” le banconote da 500 euro proibendone l’utilizzo e il cambio all’interno del Regno Unito. Il 90% degli esemplari circolanti nel Paese, ha affermato la Soca, sarebbe utilizzato esclusivamente dalle organizzazioni criminali.

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