La Procura della Repubblica di Napoli con i PM Alessandro Milita e Giuseppe Narducci ha chiuso le indagini con la richiesta di rinvio a giudizio per l’avv. Cipriano Chianese, già detenuto agli arresti domiciliari per la gestione della società Resit, Claudio De Biasio, ex direttore generale del Consorzio Ce4, poi al Commissariato di Governo per l’emergenza rifiuti e infine alla Protezione civile di Bertolaso; Giulio Facchi, ex subcommissario di governo per l’emergenza rifiuti in Campania; Bruno Orrico, funzionario presso la stessa struttura; Sergio Orsi, ex direttore generale della società Ecoquattro; Giuseppe Valente, ex presidente del consorzio Ce4 e del consorzio Impregeco. Stralciata invece la posizione dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino. Uomini del grande affare rifiuti in Campania che è costato 2 miliardi di euro allo Stato e che, nonostante gli annunci roboanti della coppia Berlusconi – Bertolaso, è lungi dall’essere risolto e che ha rappresentato il punto più basso del consociativismo politico con personaggi della destra e del centrosinistra, e del malaffare, sulla pelle dei cittadini campani e dell’ambiente devastato.
Nelle carte dell’inchiesta anche la relazione di un consulente , il geologo Giovanni Balestri, depositata il 31 marzo, che descrive una situazione apocalittica che mostrerà i suoi effetti, al più tardi tra 50 anni . Stiamo parlando delle discariche a nord di Napoli al confine con la provincia di Caserta, nei comuni di Giugliano, Parete, Villaricca, Qualiano, Villa Literno. Terre un tempo fertilissime e generose con la gente che le abitava e oggi teatro di un disastro ambientale annunciato e certificato con analisi scientifiche accurate. Nel 2064 ci sarà il picco della degenerazione delle sostanze inquinanti, del percolato derivante dalle 341mila tonnellate di rifiuti speciali pericolosi (a cominciare dai fanghi dell’Acna di Cengio), dalle oltre 500 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi, dalle 305 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani che raggiungerà le falde più profonde avvelenando centinaia di ettari, chilometri e chilometri di territorio, rendendolo invivibile per uomini, animali e coltivazioni agricole. Un’area che è anche investita da un’altra problematica gravissima: la presenza di oltre 10 milioni di ecoballe di rifiuti, “piramidi” come simbolo del fallimento della gestione dei rifiuti in quella terra.
Purtroppo all’azione criminale della camorra che per raggiungere il proprio profitto non si faceva scrupolo di avvelenare la terra, ha fatto seguito anche l’irresponsabile comportamento dello Stato con il Commissariato di Governo per l’emergenza rifiuti, che ha utilizzato quelle discariche fino al 2005, pur sapendo che l’impermeabilizzazione di quelle discariche era inesistente o insufficiente. L’emergenza ha coperto tantissime nefandezze e la cricca continuava ad ingrassare.
E’ il caso di riprendere la dichiarazione del pentito Gaetano Vassallo che ha aperto, con le sue rivelazioni, uno squarcio sul “Sistema” che vedeva coinvolte le imprese, le famiglie della camorra e gli esponenti politici di riferimento.
“Intendo riferire su questi argomenti: smaltimento illegale dei rifiuti speciali, tossici e nocivi, a partire dal 1987-88 fino all’anno 2005. Smaltimenti realizzati in cave dimesse, in terreni vergini, in discariche non autorizzate e in siti che posso materialmente indicare, avendo anche io contribuito allo smaltimento. Le faccio presente che si tratta di smaltimenti realizzati in forma organizzata, unitamente ad altre persone, sia appartenenti (omissis), che legati al crimine riorganizzato e, in particolare, unitamente ad esponenti del clan dei Casalesi, (omissis) ed altre persone affiliate al clan dei Casalesi(…)
Tutti i gestori delle discariche erano ovviamente d’accordo sulle modalità di gestione del traffico. La discarica di Chianese fu persino, per un periodo, gestita direttamente da Zagaria Vincenzo. La società commerciali prendevano 10 lire al chilo, per rifiuto, somme che venivano versate al clan; tale accordo riguardava i soli rifiuti extra-regionali, si trattava praticamente, in via esclusiva, di rifiuti speciali. I clan guadagnarono, solo da me, nel periodo in esame la somma complessiva di due miliardi di lire; noi, inteso i fratelli Vassallo, incassammo circa 10 miliardi di lire. Sottolineo che si trattava di ricavi riguardanti soltanto il traffico dei rifiuti speciali di provenienza extra-regionale, gestiti dalle commerciali mafiose
Una volta colmate le discariche, i rifiuti venivano interrati ovunque, anche in modo abusivo.”
In questo contesto c’è bisogno di giustizia, che qualcuno finalmente cominci a pagare per le gravissime responsabilità e per i gesti criminali prodotti Ma c’è anche bisogno di un intervento urgente per bonificare la terra, i pozzi, le falde, i corsi d’acqua inquinati, per evitare che tra qualche anno non ci sia come unica soluzione il “fujtevenne”, scappate via da questa terra maledetta.