Da oggi, 20 agosto, grazie alla Lucky Red è in programmazione nelle sale di Roma (Mignon), Milano (Anteo), Torino (Centrale) e Bologna (Odeon) il film di Daniele Gaglianone, ‘Pietro’. Io sono tra coloro i quali hanno prodotto il film. Quindi assolutamente di parte. Anche per questo non starò qui a elogiare il film per quello che è. Spetta ad altri farlo. O no. Ma sento necessario spendere poche parole per spiegare cosa questo film rappresenti.
Il film racconta il disagio del rapporto tra una persona e le altre persone che la circondano, come capita a tanti, di estrazioni diverse, in questo paese che è diventato l’Italia. Quando Gaglianone mi raccontò l’idea, capii subito che il film sarebbe stato importante. Il problema era farlo capire agli altri, a quelli che regolano il sistema cinema in Italia, decidendo cosa si possa o non si possa fare, raccontare, filmare. Che poi, in fondo, sono una decina di persone o poco più. Ebbene, Pietro, per queste persone, era meglio non farlo. “Gaglianone è un regista di talento, che ci interessa, ma deve capire che il suo prossimo film deve essere quello della consacrazione, quindi deve andare di più incontro alle esigenze del pubblico, che non vuole essere ammorbato da questi problemi, da questa cupezza cronica. E poi, ci vuole un cast di attori per cui il pubblico esca di casa”. Più o meno la risposta è stata sempre questa.
Daniele Gaglianone questo film lo sentiva e lo voleva fare. Con quattro attori protagonisti che il pubblico non conosce. Io e un gruppo di giovani produttori questo film lo sentivamo e lo volevamo fare. Proprio con quei quattro attori protagonisti per cui il pubblico non uscirebbe di casa. E allora lo abbiamo fatto, grazie ad un piccolo contributo della Film Commission piemontese, grazie a un po’ di debiti che mi sono accollato onorando la mia immagine di “produttore indipendente coraggioso e scatenato” e soprattutto grazie a una piccola e compatta troupe, che ha lavorato dodici giorni praticamente gratis. Ecco, Pietro è anche questo: una risposta fiera ad un sistema che non lo voleva. Andarlo a vedere significa anche unirsi a questa risposta e renderla più forte. Perché questo è un paese che, come Pietro, ama i colori e sa ancora sognare un futuro diverso e magari scoprire addirittura l’amore. Bisogna solo trovare le strade per farlo capire ai potenti, per rovinare i loro piani, che i colori, i sogni, l’amore e il futuro non li prevedono.
I film in fondo sono solo un pezzo di plastica, sono delle cose piccole, quasi insignificanti. Io attraverso i film non ho mai creduto di poter fare la rivoluzione, ma certamente ogni volta che ne ho fatto uno mi sono sentito innanzitutto un cittadino che si confronta con la propria comunità di appartenenza. Ebbene, andare a vedere Pietro serve anche a dare la forza a uno come me di continuare a fare film come Pietro, serve anche a fare un piccolo passo verso un cinema da paese civile, che annoveri con pari dignità, sia pure necessariamente con valori numerici diversi, Beppe Gaudino e Carlo Vanzina; Vincenzo Marra e Checco Zalone; Daniele Gaglianone e Paolo Sorrentino. Perché, per chi non lo avesse capito, il nostro non è un cinema da paese civile.
Forse anche perché il nostro non è più un paese civile.
Gianluca Arcopinto
Produttore cinematografico
Cinema - 20 Agosto 2010
Perché è necessario andare a vedere ‘Pietro’
Da oggi, 20 agosto, grazie alla Lucky Red è in programmazione nelle sale di Roma (Mignon), Milano (Anteo), Torino (Centrale) e Bologna (Odeon) il film di Daniele Gaglianone, ‘Pietro’. Io sono tra coloro i quali hanno prodotto il film. Quindi assolutamente di parte. Anche per questo non starò qui a elogiare il film per quello che è. Spetta ad altri farlo. O no. Ma sento necessario spendere poche parole per spiegare cosa questo film rappresenti.
Il film racconta il disagio del rapporto tra una persona e le altre persone che la circondano, come capita a tanti, di estrazioni diverse, in questo paese che è diventato l’Italia. Quando Gaglianone mi raccontò l’idea, capii subito che il film sarebbe stato importante. Il problema era farlo capire agli altri, a quelli che regolano il sistema cinema in Italia, decidendo cosa si possa o non si possa fare, raccontare, filmare. Che poi, in fondo, sono una decina di persone o poco più. Ebbene, Pietro, per queste persone, era meglio non farlo. “Gaglianone è un regista di talento, che ci interessa, ma deve capire che il suo prossimo film deve essere quello della consacrazione, quindi deve andare di più incontro alle esigenze del pubblico, che non vuole essere ammorbato da questi problemi, da questa cupezza cronica. E poi, ci vuole un cast di attori per cui il pubblico esca di casa”. Più o meno la risposta è stata sempre questa.
Daniele Gaglianone questo film lo sentiva e lo voleva fare. Con quattro attori protagonisti che il pubblico non conosce. Io e un gruppo di giovani produttori questo film lo sentivamo e lo volevamo fare. Proprio con quei quattro attori protagonisti per cui il pubblico non uscirebbe di casa. E allora lo abbiamo fatto, grazie ad un piccolo contributo della Film Commission piemontese, grazie a un po’ di debiti che mi sono accollato onorando la mia immagine di “produttore indipendente coraggioso e scatenato” e soprattutto grazie a una piccola e compatta troupe, che ha lavorato dodici giorni praticamente gratis. Ecco, Pietro è anche questo: una risposta fiera ad un sistema che non lo voleva. Andarlo a vedere significa anche unirsi a questa risposta e renderla più forte. Perché questo è un paese che, come Pietro, ama i colori e sa ancora sognare un futuro diverso e magari scoprire addirittura l’amore. Bisogna solo trovare le strade per farlo capire ai potenti, per rovinare i loro piani, che i colori, i sogni, l’amore e il futuro non li prevedono.
I film in fondo sono solo un pezzo di plastica, sono delle cose piccole, quasi insignificanti. Io attraverso i film non ho mai creduto di poter fare la rivoluzione, ma certamente ogni volta che ne ho fatto uno mi sono sentito innanzitutto un cittadino che si confronta con la propria comunità di appartenenza. Ebbene, andare a vedere Pietro serve anche a dare la forza a uno come me di continuare a fare film come Pietro, serve anche a fare un piccolo passo verso un cinema da paese civile, che annoveri con pari dignità, sia pure necessariamente con valori numerici diversi, Beppe Gaudino e Carlo Vanzina; Vincenzo Marra e Checco Zalone; Daniele Gaglianone e Paolo Sorrentino. Perché, per chi non lo avesse capito, il nostro non è un cinema da paese civile.
Forse anche perché il nostro non è più un paese civile.
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(Adnkronos) - Papa Francesco "è in prognosi riservata". Lo fa sapere oggi, 22 febbraio, il Vaticano, con un aggiornamento sulle condizioni del Pontefice 88enne,ricoverato dal 14 febbraio al Gemelli per una polmonite bilaterale. "Le condizioni del Santo Padre continuano a essere critiche, pertanto, come spiegato ieri, il Papa non è fuori pericolo". "Questa mattina Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi".
"Gli esami del sangue odierni hanno, inoltre, evidenziato una piastrinopenia associata a un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua a essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri", aggiunge il Vaticano.
Nel bollettino, diramato dal Vaticano, vengono evidenziate delle criticità della salute di Bergoglio che ancora non erano mai apparse in quelli precedenti.
Il bollettino medico di questa sera di Papa Francesco, dice all'Adnkronos Salute, del virologo Fabrizio Pregliasco, "mette in luce un percorso non piacevole che evidenzia le difficoltà di reazione del paziente alla terapia. E ci preoccupa un po', soprattutto perché non c'è solo la polmonite, da quello che ci viene riferito, ma anche questi problemi di bronchite asmatica di cui già soffriva e che in questo momento non aiutano a migliorare le condizioni del polmone".
"È chiaro che in una persona dell'età del Pontefice, con le sue problematiche di salute di base, gli elementi riferiti oggi - la lunga crisi respiratoria di questa mattina e la piastrinopenia, associata ad un'anemia - non evidenziano un percorso di stabilizzazione e guarigione. Per questo motivo i medici hanno parlato di prognosi riservata. Ci auguriamo che Pontefice superi presto questo delicato momento" conclude Pregliasco.
(Adnkronos) - Papa Francesco "è in prognosi riservata". Lo fa sapere oggi, 22 febbraio, il Vaticano, con un aggiornamento sulle condizioni del Pontefice 88enne,ricoverato dal 14 febbraio al Gemelli per una polmonite bilaterale. "Le condizioni del Santo Padre continuano a essere critiche, pertanto, come spiegato ieri, il Papa non è fuori pericolo". "Questa mattina Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi".
"Gli esami del sangue odierni hanno, inoltre, evidenziato una piastrinopenia associata a un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua a essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri", aggiunge il Vaticano.
Nel bollettino, diramato dal Vaticano, vengono evidenziate delle criticità della salute di Bergoglio che ancora non erano mai apparse in quelli precedenti.
Il bollettino medico di questa sera di Papa Francesco, dice all'Adnkronos Salute, del virologo Fabrizio Pregliasco, "mette in luce un percorso non piacevole che evidenzia le difficoltà di reazione del paziente alla terapia. E ci preoccupa un po', soprattutto perché non c'è solo la polmonite, da quello che ci viene riferito, ma anche questi problemi di bronchite asmatica di cui già soffriva e che in questo momento non aiutano a migliorare le condizioni del polmone".
"È chiaro che in una persona dell'età del Pontefice, con le sue problematiche di salute di base, gli elementi riferiti oggi - la lunga crisi respiratoria di questa mattina e la piastrinopenia, associata ad un'anemia - non evidenziano un percorso di stabilizzazione e guarigione. Per questo motivo i medici hanno parlato di prognosi riservata. Ci auguriamo che Pontefice superi presto questo delicato momento" conclude Pregliasco.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Meloni viene da una storia politica, a differenza di quella liberale e radicale, che non ha considerato nei decenni gli Usa e l’atlantismo come imprescindibili per l’Italia e l’Europa". Lo scrive Benedetto Della Vedova sui social.
"Oggi la troviamo nel suo intervento alla Cpac, come zelante difensore dell’indifendibile, cioè di Trump. Trump ha sempre sostenuto anche nel suo primo mandato, falsando la realtà, che l’Unione europea fosse stata creata per approfittare degli Usa. Con lui bisognerà fare i conti, naturalmente, ma Trump non è stato e non sarà amico della Ue e men che meno dell’Ucraina che è pronto a sacrificare per l’amicizia con Putin: Meloni se ne faccia una ragione, non può essere contemporaneamente amica di Trump e della Ue, deve scegliere".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Un trionfo di vittimismo su scala planetaria. A servizio dei potenti, altro che popolo! Meloni con il suo intervento alla Cpac in corso a Washington ha fatto una scelta di campo, contro l’Europa. Forse persegue il suo interesse politico, ma non è l’interesse nazionale". Lo scrive sui social Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Sorprende che nessuno di La 7 prenda le distanze dall’orribile auspicio che Salvini venga colpito da un ictus. L’alibi della trasmissione satirica non assolve autori, ospiti, dirigenti ed editori. Purtroppo, troppe trasmissioni di La 7 e di Rai 3 istigano all’odio e avvelenano il clima del Paese. Editori, dirigenti, odiatori chiederanno scusa pubblicamente?”. Lo dichiarano i Capigruppo di Forza Italia alla Camera e al Senato, Paolo Barelli e Maurizio Gasparri.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Neanche un accenno al saluto nazista di Bannon. Nessuna presa di distanze. Evidentemente non può farlo. Meglio la retorica melensa e consueta dell’approccio Maga. Sposa su tutta la linea ideologica la retorica di JD Vance a Monaco, e chiude la porta ad una reale soggettività europea. Un discorso furbesco e ambiguo, di chi ha scelto di galleggiare e che posiziona il governo italiano sulla linea Orban con buona pace di tutte le chiacchiere a vuoto sull’ambasciatrice dei due mondi". Lo scrive sui social il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva, a proposito dell'intervento di Giorgia Meloni alla Cpac di Washington.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - “Tante bugie, in linea con la propaganda di Meloni. Il suo è il governo delle insicurezze. Sicurezza energetica? Falso. Ha fatto aumentare le bollette, rendendo le famiglie italiane meno sicure e più povere. Sicurezza alimentare? Falso". Così in una nota Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde.
"Con il suo negazionismo climatico favorisce la crisi dell’agricoltura e il dominio delle grandi multinazionali. Libertà di parola? Falso. Difende il vice di Trump, Vance, che vuole la libertà di diffondere bugie attraverso i social, strumenti nelle mani dei potenti miliardari americani. Difende la democrazia? Falso. È lei che vuole demolire gli organi costituzionali per diventare una e trina: Dio, Patria e Legge. I conservatori del mondo vogliono costruire il nuovo totalitarismo mondiale grazie al potere economico, tecnologico e militare di cui dispongono per trasformare la democrazia in un sottoprodotto commerciale della loro attività”.