Per ora la nascita di Futuro e Libertà, sotto la Mole, ha generato poco frastuono. La pattuglia finiana piemontese è ancora ridotta al senatore Giuseppe Menardi (ex sindaco di Cuneo) e all’onorevole avvocato Maria Grazia Siliquini; ma, giurano i due esponenti di Futuro e Libertà, i simpatizzanti sarebbero già un migliaio (tra cui non pochi amministratori locali) e starebbero per nascere almeno una ventina di circoli tra Torino e provincia. Come molti colonnelli romani, gli ex vertici regionali di An confluiti nel Pdl – Agostino Ghiglia (vicecoordinatore del partito) in testa, ma anche i giovani assessori regionali Roberto Ravello e Barbara Bonino – hanno da tempo abbandonato il vecchio leader sposando la causa berlusconiana.
Voci insistenti danno l’ex vice di Cota, Roberto Rosso (dimessosi a luglio) come prossimo nome in scuderia Futuro e Libertà. Rosso, ex Dc, potente ras del vercellese (alcuni suoi fedelissimi, tra cui il presidente della provincia di Vercelli Renzo Masoero, hanno avuto ultimamente guai con la giustizia) nega; ma, in fondo, ha smentito fino all’ultimo anche l’eventualità delle sue dimissioni dalla Giunta. Per il momento non sono annunciati gruppi consiliari di Fli né in Regione né a Torino, tutto è rimandato a settembre.
Gli equilibri piemontesi, più che sulla lotta Fini-Berlusconi, si giocano sull’asse Pdl-Lega, ora decisamente sbilanciato a favore del Carroccio che, dopo aver conquistato (sub iudice…) la guida della Regione, non nasconde mire su Palazzo civico (si vota nel 2011). Il senatore Menardi lo ha detto chiaramente: “Nelle prossime amministrative il centrodestra deve cercare di ridiscutere gli equilibri politici interni all’alleanza, adesso troppo sbilanciati verso la Lega”. Non è escluso, peraltro, che per la corsa al dopo-Chiamparino esordisca a Torino un incubatore di terzo polo, in ossequio alla tradizione di “città laboratorio” ( nel 1993 “Alleanza per Torino”, che portò Valentino Castellani a palazzo Civico, fu un progenitore dell’Ulivo). Segnali verso i finiani arrivano da Gianni Vernetti (fedelissimo rutelliano) e dall’Udc di Alberto Goffi (delfino del neo presidente del Csm Michele Vietti), delusi dal recente (fallimentare) matrimonio elettorale con Mercedes Bresso.
di Stefano Casalli