L’articolo precedente ha scatenato un acceso dibattito e ne sono soddisfatto.
Dopo aver spiegato che gli Ogm non sono sterili, volevo raccontare la probabile origine di questa leggenda. Prima però chiarisco la mia posizione.
Alcuni anni fa, prima di iniziare ad interessarmi alle biotecnologie per la rivista «Le Scienze» con cui collaboro, ero moderatamente sospettoso e scettico nei confronti degli Ogm. Ne avevo una conoscenza distratta, non approfondita, basata sull’informazione fornita dai giornali e dalla televisione. Avevo sentito da Greenpeace che il Golden Rice era una truffa, che avevano creato una fragola incrociata con un pesce, che gli OGM erano sterili, che l’utilizzo di pesticidi era aumentato a causa degli Ogm e che un agricoltore canadese aveva avuto il campo contaminato da polline transgenico ed era stato denunciato. Quando poi ho cominciato a documentarmi seriamente sull’argomento, leggendo direttamente le fonti e i documenti originali per scrivere un articolo per la rivista, ho cominciato a mettere in dubbio molti dei fatti che avevo sentito e che avevo supinamente ritenuto veri senza effettuare verifiche.
La costruzione di una posizione, a favore o contro, passa anche attraverso un’assunzione di fiducia verso i media che utilizziamo per informarci. Più acquisiamo fiducia verso il nostro «fornitore di informazioni» più ne accettiamo acriticamente le notizie e le opinioni. È per questo che per me è stato un colpo inaspettato quando ho scoperto che i miei «fornitori di informazioni» fino ad allora mi avevano mentito. Altre volte invece mi avevano presentato la faccenda omettendo alcuni fatti cruciali, in modo da «orientare» la mia posizione come volevano loro. Da allora leggo direttamente gli articoli scientifici originali e i rapporti delle istituzioni internazionali.
Grazie a questi, e ai fatti lì esposti, mi sono convinto che questa tecnologia possa dare molti benefici, superiori agli eventuali rischi. E alcuni benefici già si sono visti. Essere sostenitore della tecnologia certo non significa accettare ogni singolo prodotto. Sono infatti convinto che in questo campo un approccio “caso per caso” sia l’unico possibile e le opposizioni ideologiche alla tecnologia in sé siano prive di senso, oltre che scientificamente ingiustificate.
Quando Peter Gomez mi ha chiesto di aprire un blog qui ho accettato, pensando che fosse il luogo ideale per raccontare un po’ di quei fatti e di quelle notizie che i media italiani e le varie organizzazioni di pressione sistematicamente ignorano o mistificano, e che invece è necessario divulgare, per fare chiarezza e permettere una discussione non ideologica ma pragmatica su questo tema.
Nessuna tecnologia può essere utilizzata efficacemente se non viene socialmente accettata. Questi articoli, oltre ai due libri che ho scritto (“Pane e Bugie” per Chiarelettere e “Ogm tra leggende e realtà” per Zanichelli) mi piacerebbe che contribuissero un poco a far avanzare il dibattito in Italia su questi temi. Dibattito che è cristallizzato in posizioni ideologiche e fatica a progredire perché, in questo campo, i fatti sono scomparsi a favore delle opinioni.
Pregherei solo i commentatori di seguire due semplici regole
- Avere rispetto dei vari interlocutori. Chiedere provocatoriamente a qualcuno se è pagato dalle multinazionali mostra solo la propria povertà di argomenti.
- Quando si afferma qualche cosa per favore indicare la fonte. Mai come in questo campo è necessario. Una notizia non controllata è carta straccia. E un link a siti come disinformazione.it pure.
L’origine del brevetto Terminator
Il 7 giugno 1995 la divisione per le ricerche in agricoltura dell’USDA, il ministero dell’agricoltura americano, insieme alla Delta and Pine Land Company, una azienda specializzata nella produzione di semi di cotone, hanno fatto richiesta di concessione di un brevetto intitolato “Controllo dell’espressione di geni in vegetali”. Il brevetto è stato concesso il 3 marzo 1998 (numero 5723765). Il metodo, chiamato Technology Protection System (TPS) prevedeva l’uso di tre geni inseriti in una pianta e un meccanismo di funzionamento piuttosto complesso per prevenire che i semi prodotti dalla nuova pianta fossero fertili. Gli agricoltori che acquistano semi geneticamente modificati devono normalmente firmare un contratto che li impegna a non salvare una parte dei semi da piantare l’anno successivo ma a riacquistarli ogni anno. Una tecnologia di questo genere permetterebbe alle aziende che sviluppano OGM di impedire agli agricoltori di «barare». Una specie di «protezione contro la copia» insomma, come quelle che siamo ormai abituati a trovare nell’industria del software.
Ci si potrebbe chiedere come mai una istituzione di ricerca pubblica potesse essere interessata ad una tecnologia di questo genere. L’USDA ha infatti dichiarato che non avrebbe usato questo tipo di protezione nei semi sviluppati dai propri laboratori. L’USDA però sostenne che lo sviluppo di questa tecnologia avrebbe potuto servire per incentivare gli investimenti delle aziende private produttrici di semi in colture minori e in quelle in cui sono largamente utilizzati semi non ibridi. Nel corso dei decenni le industrie sementiere hanno investito molto nello sviluppo di semi ibridi, specialmente per il mais. I semi ibridi devono essere ricomperati ogni anno perché le generazioni successive perdono progressivamente le caratteristiche originali. Potremmo dire che sono «automaticamente» protetti dalla copia. All’agricoltore non conviene salvare i semi e riseminarli perché avrebbe un raccolto di qualità inferiore.
L’introduzione degli ibridi in agricoltura risale alla prima metà del secolo scorso e ha permesso alle aziende sementiere di poter ammortizzare i costi di ricerca e sviluppo in più anni. Molte varietà commerciali di grandi colture, come il frumento, la soia o il cotone non sono ibridi e sono invece a impollinazione aperta (“open pollinated”). Questo significa che l’agricoltore può decidere di salvare una parte dei semi di un raccolto e utilizzarli l’anno successivo, essendo sicuro che le piante che germineranno avranno le stesse caratteristiche dei progenitori. Anche per le varietà Open Pollinated comunque gli agricoltori spesso preferiscono, per tutta una serie di validi motivi, riacquistare ogni anno i semi dalle aziende sementiere. Queste ultime cercano di migliorare le varietà esistenti anche per convincere gli agricoltori a comperare i nuovi semi, con proprietà si spera superiori a quelli vecchi. Nel passato tuttavia gli investimenti in ricerca sono stati diretti principalmente verso gli ibridi. L’USDA pensava che gli investimenti privati nello sviluppo di queste colture avrebbero potuto essere incentivati da una forma di protezione genetica.
In più, nel brevetto, sono indicati degli esempi di utilizzo sicuramente non controversi. Ad esempio la produzione di angurie senza semi (quelle sul mercato hanno il genoma modificato in altra maniera e dal punto di vista legale non sono Ogm, anche se il genoma è stato ovviamente modificato).
L’interesse di Delta and Pine appariva invece ovvio sviluppando semi di cotone, ibridi e non.
Poco dopo l’approvazione del brevetto l’organizzazione RAFI (Rural Advancement Foundation International, ora ETC group), ha «lanciato l’allarme» tra gli oppositori degli Ogm coniando il termine «gene terminator» mediaticamente molto efficace e richiamante il famoso film di fantascienza.
RAFI sosteneva che quel brevetto avrebbe danneggiato i coltivatori dei paesi poveri che decidono di salvare i semi ogni anno, impedendogli di continuare una pratica tradizionale non potendo permettersi di acquistare semi nuovi ogni anno.
D’altra parte i sostenitori del brevetto facevano notare che nessuno, tanto meno gli agricoltori dei paesi poveri, è obbligato a seminare Ogm e che coloro che li acquistano firmano un contratto in cui già sottoscrivono di non salvare i semi. Prima dell’introduzione della soia GM circa il 30% dei coltivatori statunitensi salvava i propri semi da un anno all’altro. Ora questa percentuale si è drasticamente ridotta visto che più del 90% della soia USA è geneticamente modificata e quindi i suoi semi vanno riacquistati ogni anno segno che gli agricoltori possono cambiare abitudini consolidate se pensano che possa essere conveniente.
A rendere ancora più bollente la polemica ecco che entra in scena Monsanto, il “Grande Satana degli Ogm” nell’immaginario collettivo di molti oppositori. Monsanto, che non aveva avuto nulla a che fare sino ad allora con quella tecnologia di protezione genetica, dichiara di voler acquistare Delta and Pine Land Company, probabilmente anche con l’intenzione di sfruttare il brevetto del gene terminator, come ormai tutti lo chiamavano (anche se in realtà i geni erano almeno tre e la tecnologia era solamente ipotetica, non essendo mai stata testata su un prodotto commerciale). La polemica montò rapidamente sino ad arrivare alle Nazioni Unite che chiesero una moratoria sull’uso di questa tecnologia. Monsanto per smorzare le polemiche dichiarò pubblicamente che non l’avrebbe utilizzata. In ogni caso il suo tentativo di acquisire Delta and Pine incontrò dei problemi e nel 2000 rinunciò formalmente all’acquisizione. Nessun Ogm in commercio ha mai utilizzato questa tecnologia, la tecnologia terminator non è mai stata inserita in nessun Ogm commerciale e nessuno degli Ogm utilizzati oggi è sterile, come abbiamo visto, nonostante molte persone credano il contrario, forse a causa della confusione causata dai media sulla faccenda.
Sulla stampa dell’epoca sono apparsi articoli che suggerivano l’ipotesi che il «gene terminator» avrebbe potuto «sfuggire», propagandosi rendendo via via sterili tutte le colture. Questo scenario apocalittico non ha alcun senso dal punto di vista biologico: se una pianta è sterile non può ovviamente propagare i suoi geni.
Monsanto riuscì solo nel 2006 ad acquisire Delta and Pine raggiungendo così una posizione chiave nel campo dei semi di cotone, Ogm e convenzionali.
A seguito delle polemiche le aziende biotech hanno cambiato strategia e hanno iniziato a sviluppare una tecnologia chiamata T-GURT (Trait Genetic Use Restriction Technology). Con questa tecnologia la pianta è assolutamente normale e fertile, e i geni inseriti sono disattivati. Gli agricoltori possono, se lo desiderano, salvare i semi. Tuttavia solamente esponendo i semi ad una sostanza chimica particolare, prodotta dall’azienda che produce i semi GM, l’espressione di quei geni viene attivata e possono manifestarsi i tratti inseriti. Anche questa tecnologia è sperimentale e non è mai stata utilizzata. Non è ancora chiaro però, visti i costi aggiuntivi per introdurre questa «protezione genetica», se l’odierna «protezione legale» sarà mai rimpiazzata da quella tecnologica.
Vale la pena anche di far notare un aspetto paradossale: una tecnologia tipo terminator è ormai vista negativamente ma se fosse effettivamente utilizzata, ad esempio per impedire la produzione del polline nelle piante GM, potrebbe eliminare alla radice i problemi di impollinazione accidentale che possono sorgere tra agricoltori confinanti: se un Ogm è sterile non può in alcun modo impollinare le colture confinanti sessualmente affini. Quindi una tecnologia nata per proteggere i diritti delle aziende biotech potrebbe essere utilizzata anche per «proteggere» chi, come i coltivatori biologici, legittimamente non vogliono che le loro colture vengano impollinate dagli Ogm rischiando di perdere la certificazione biologica se la commistione supera una certa soglia (lo 0,9% in Europa).
È anche curioso rilevare come alcuni Ogm si siano diffusi molto rapidamente proprio in paesi dove la protezione brevettuale non era valida: l’India, dove ora il cotone Bt rappresenta l’80% della coltivazione di cotone, e l’Argentina, dove la soia è al 99% Ogm.
La descrizione del brevetto “Terminator” è tratta dal libro “Ogm tra leggende e realtà”, di Dario Bressanini. Zanichelli 2009
Sitografia
Brevetto Terminator
Posizione dell’USDA su Terminator
Ban Terminator: sito di ETC group della campagna contro Terminator
Dario Bressanini
Docente di Scienze chimiche e ambientali
Economia & Lobby - 6 Settembre 2010
Ogm Terminator
L’articolo precedente ha scatenato un acceso dibattito e ne sono soddisfatto.
Dopo aver spiegato che gli Ogm non sono sterili, volevo raccontare la probabile origine di questa leggenda. Prima però chiarisco la mia posizione.
Alcuni anni fa, prima di iniziare ad interessarmi alle biotecnologie per la rivista «Le Scienze» con cui collaboro, ero moderatamente sospettoso e scettico nei confronti degli Ogm. Ne avevo una conoscenza distratta, non approfondita, basata sull’informazione fornita dai giornali e dalla televisione. Avevo sentito da Greenpeace che il Golden Rice era una truffa, che avevano creato una fragola incrociata con un pesce, che gli OGM erano sterili, che l’utilizzo di pesticidi era aumentato a causa degli Ogm e che un agricoltore canadese aveva avuto il campo contaminato da polline transgenico ed era stato denunciato. Quando poi ho cominciato a documentarmi seriamente sull’argomento, leggendo direttamente le fonti e i documenti originali per scrivere un articolo per la rivista, ho cominciato a mettere in dubbio molti dei fatti che avevo sentito e che avevo supinamente ritenuto veri senza effettuare verifiche.
La costruzione di una posizione, a favore o contro, passa anche attraverso un’assunzione di fiducia verso i media che utilizziamo per informarci. Più acquisiamo fiducia verso il nostro «fornitore di informazioni» più ne accettiamo acriticamente le notizie e le opinioni. È per questo che per me è stato un colpo inaspettato quando ho scoperto che i miei «fornitori di informazioni» fino ad allora mi avevano mentito. Altre volte invece mi avevano presentato la faccenda omettendo alcuni fatti cruciali, in modo da «orientare» la mia posizione come volevano loro. Da allora leggo direttamente gli articoli scientifici originali e i rapporti delle istituzioni internazionali.
Grazie a questi, e ai fatti lì esposti, mi sono convinto che questa tecnologia possa dare molti benefici, superiori agli eventuali rischi. E alcuni benefici già si sono visti. Essere sostenitore della tecnologia certo non significa accettare ogni singolo prodotto. Sono infatti convinto che in questo campo un approccio “caso per caso” sia l’unico possibile e le opposizioni ideologiche alla tecnologia in sé siano prive di senso, oltre che scientificamente ingiustificate.
Quando Peter Gomez mi ha chiesto di aprire un blog qui ho accettato, pensando che fosse il luogo ideale per raccontare un po’ di quei fatti e di quelle notizie che i media italiani e le varie organizzazioni di pressione sistematicamente ignorano o mistificano, e che invece è necessario divulgare, per fare chiarezza e permettere una discussione non ideologica ma pragmatica su questo tema.
Nessuna tecnologia può essere utilizzata efficacemente se non viene socialmente accettata. Questi articoli, oltre ai due libri che ho scritto (“Pane e Bugie” per Chiarelettere e “Ogm tra leggende e realtà” per Zanichelli) mi piacerebbe che contribuissero un poco a far avanzare il dibattito in Italia su questi temi. Dibattito che è cristallizzato in posizioni ideologiche e fatica a progredire perché, in questo campo, i fatti sono scomparsi a favore delle opinioni.
Pregherei solo i commentatori di seguire due semplici regole
L’origine del brevetto Terminator
Il 7 giugno 1995 la divisione per le ricerche in agricoltura dell’USDA, il ministero dell’agricoltura americano, insieme alla Delta and Pine Land Company, una azienda specializzata nella produzione di semi di cotone, hanno fatto richiesta di concessione di un brevetto intitolato “Controllo dell’espressione di geni in vegetali”. Il brevetto è stato concesso il 3 marzo 1998 (numero 5723765). Il metodo, chiamato Technology Protection System (TPS) prevedeva l’uso di tre geni inseriti in una pianta e un meccanismo di funzionamento piuttosto complesso per prevenire che i semi prodotti dalla nuova pianta fossero fertili. Gli agricoltori che acquistano semi geneticamente modificati devono normalmente firmare un contratto che li impegna a non salvare una parte dei semi da piantare l’anno successivo ma a riacquistarli ogni anno. Una tecnologia di questo genere permetterebbe alle aziende che sviluppano OGM di impedire agli agricoltori di «barare». Una specie di «protezione contro la copia» insomma, come quelle che siamo ormai abituati a trovare nell’industria del software.
Ci si potrebbe chiedere come mai una istituzione di ricerca pubblica potesse essere interessata ad una tecnologia di questo genere. L’USDA ha infatti dichiarato che non avrebbe usato questo tipo di protezione nei semi sviluppati dai propri laboratori. L’USDA però sostenne che lo sviluppo di questa tecnologia avrebbe potuto servire per incentivare gli investimenti delle aziende private produttrici di semi in colture minori e in quelle in cui sono largamente utilizzati semi non ibridi. Nel corso dei decenni le industrie sementiere hanno investito molto nello sviluppo di semi ibridi, specialmente per il mais. I semi ibridi devono essere ricomperati ogni anno perché le generazioni successive perdono progressivamente le caratteristiche originali. Potremmo dire che sono «automaticamente» protetti dalla copia. All’agricoltore non conviene salvare i semi e riseminarli perché avrebbe un raccolto di qualità inferiore.
L’introduzione degli ibridi in agricoltura risale alla prima metà del secolo scorso e ha permesso alle aziende sementiere di poter ammortizzare i costi di ricerca e sviluppo in più anni. Molte varietà commerciali di grandi colture, come il frumento, la soia o il cotone non sono ibridi e sono invece a impollinazione aperta (“open pollinated”). Questo significa che l’agricoltore può decidere di salvare una parte dei semi di un raccolto e utilizzarli l’anno successivo, essendo sicuro che le piante che germineranno avranno le stesse caratteristiche dei progenitori. Anche per le varietà Open Pollinated comunque gli agricoltori spesso preferiscono, per tutta una serie di validi motivi, riacquistare ogni anno i semi dalle aziende sementiere. Queste ultime cercano di migliorare le varietà esistenti anche per convincere gli agricoltori a comperare i nuovi semi, con proprietà si spera superiori a quelli vecchi. Nel passato tuttavia gli investimenti in ricerca sono stati diretti principalmente verso gli ibridi. L’USDA pensava che gli investimenti privati nello sviluppo di queste colture avrebbero potuto essere incentivati da una forma di protezione genetica.
In più, nel brevetto, sono indicati degli esempi di utilizzo sicuramente non controversi. Ad esempio la produzione di angurie senza semi (quelle sul mercato hanno il genoma modificato in altra maniera e dal punto di vista legale non sono Ogm, anche se il genoma è stato ovviamente modificato).
L’interesse di Delta and Pine appariva invece ovvio sviluppando semi di cotone, ibridi e non.
Poco dopo l’approvazione del brevetto l’organizzazione RAFI (Rural Advancement Foundation International, ora ETC group), ha «lanciato l’allarme» tra gli oppositori degli Ogm coniando il termine «gene terminator» mediaticamente molto efficace e richiamante il famoso film di fantascienza.
RAFI sosteneva che quel brevetto avrebbe danneggiato i coltivatori dei paesi poveri che decidono di salvare i semi ogni anno, impedendogli di continuare una pratica tradizionale non potendo permettersi di acquistare semi nuovi ogni anno.
D’altra parte i sostenitori del brevetto facevano notare che nessuno, tanto meno gli agricoltori dei paesi poveri, è obbligato a seminare Ogm e che coloro che li acquistano firmano un contratto in cui già sottoscrivono di non salvare i semi. Prima dell’introduzione della soia GM circa il 30% dei coltivatori statunitensi salvava i propri semi da un anno all’altro. Ora questa percentuale si è drasticamente ridotta visto che più del 90% della soia USA è geneticamente modificata e quindi i suoi semi vanno riacquistati ogni anno segno che gli agricoltori possono cambiare abitudini consolidate se pensano che possa essere conveniente.
A rendere ancora più bollente la polemica ecco che entra in scena Monsanto, il “Grande Satana degli Ogm” nell’immaginario collettivo di molti oppositori. Monsanto, che non aveva avuto nulla a che fare sino ad allora con quella tecnologia di protezione genetica, dichiara di voler acquistare Delta and Pine Land Company, probabilmente anche con l’intenzione di sfruttare il brevetto del gene terminator, come ormai tutti lo chiamavano (anche se in realtà i geni erano almeno tre e la tecnologia era solamente ipotetica, non essendo mai stata testata su un prodotto commerciale). La polemica montò rapidamente sino ad arrivare alle Nazioni Unite che chiesero una moratoria sull’uso di questa tecnologia. Monsanto per smorzare le polemiche dichiarò pubblicamente che non l’avrebbe utilizzata. In ogni caso il suo tentativo di acquisire Delta and Pine incontrò dei problemi e nel 2000 rinunciò formalmente all’acquisizione. Nessun Ogm in commercio ha mai utilizzato questa tecnologia, la tecnologia terminator non è mai stata inserita in nessun Ogm commerciale e nessuno degli Ogm utilizzati oggi è sterile, come abbiamo visto, nonostante molte persone credano il contrario, forse a causa della confusione causata dai media sulla faccenda.
Sulla stampa dell’epoca sono apparsi articoli che suggerivano l’ipotesi che il «gene terminator» avrebbe potuto «sfuggire», propagandosi rendendo via via sterili tutte le colture. Questo scenario apocalittico non ha alcun senso dal punto di vista biologico: se una pianta è sterile non può ovviamente propagare i suoi geni.
Monsanto riuscì solo nel 2006 ad acquisire Delta and Pine raggiungendo così una posizione chiave nel campo dei semi di cotone, Ogm e convenzionali.
A seguito delle polemiche le aziende biotech hanno cambiato strategia e hanno iniziato a sviluppare una tecnologia chiamata T-GURT (Trait Genetic Use Restriction Technology). Con questa tecnologia la pianta è assolutamente normale e fertile, e i geni inseriti sono disattivati. Gli agricoltori possono, se lo desiderano, salvare i semi. Tuttavia solamente esponendo i semi ad una sostanza chimica particolare, prodotta dall’azienda che produce i semi GM, l’espressione di quei geni viene attivata e possono manifestarsi i tratti inseriti. Anche questa tecnologia è sperimentale e non è mai stata utilizzata. Non è ancora chiaro però, visti i costi aggiuntivi per introdurre questa «protezione genetica», se l’odierna «protezione legale» sarà mai rimpiazzata da quella tecnologica.
Vale la pena anche di far notare un aspetto paradossale: una tecnologia tipo terminator è ormai vista negativamente ma se fosse effettivamente utilizzata, ad esempio per impedire la produzione del polline nelle piante GM, potrebbe eliminare alla radice i problemi di impollinazione accidentale che possono sorgere tra agricoltori confinanti: se un Ogm è sterile non può in alcun modo impollinare le colture confinanti sessualmente affini. Quindi una tecnologia nata per proteggere i diritti delle aziende biotech potrebbe essere utilizzata anche per «proteggere» chi, come i coltivatori biologici, legittimamente non vogliono che le loro colture vengano impollinate dagli Ogm rischiando di perdere la certificazione biologica se la commistione supera una certa soglia (lo 0,9% in Europa).
È anche curioso rilevare come alcuni Ogm si siano diffusi molto rapidamente proprio in paesi dove la protezione brevettuale non era valida: l’India, dove ora il cotone Bt rappresenta l’80% della coltivazione di cotone, e l’Argentina, dove la soia è al 99% Ogm.
La descrizione del brevetto “Terminator” è tratta dal libro “Ogm tra leggende e realtà”, di Dario Bressanini. Zanichelli 2009
Sitografia
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Posizione dell’USDA su Terminator
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Mosca: “Tregua frettolosa, rappresenta solo l’approccio di Kiev”. Zakharova attacca ancora Mattarella: “Da lui bugie e falsità” – Diretta
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Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - “L’accessibilità del farmaco è un tema centrale per la tutela del diritto alla salute dei cittadini e per la sostenibilità del sistema, e i dati diffusi questa mattina non fanno altro che confermare quanto una più ampia dispensazione dei medicinali sul territorio possa contribuire a realizzare migliori esiti di salute e a ridurre i costi sociali a carico di pazienti e caregiver, con un beneficio tangibile anche in termini di riduzione della spesa farmaceutica. Esprimiamo il nostro più vivo apprezzamento al ministro della Salute Orazio Schillaci e al sottosegretario Marcello Gemmato per gli obiettivi perseguiti con la riforma del sistema distributivo dei farmaci introdotta con la Legge di Bilancio 2024, e per l’attenzione mostrata su un tema che impatta in maniera così rilevante sulla quotidianità di pazienti, in particolar modo delle persone anziane e di coloro che vivono nelle aree più interne. Avvicinare il farmaco al cittadino va nella direzione di rafforzare la prossimità dell’assistenza e della cura per una Sanità più accessibile, equa e aderente ai bisogni delle persone”. Lo ha detto Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (Fofi), intervenendo sull'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma', che si è svolto questa mattina ala ministero della Salute.
“La distribuzione del farmaco sul territorio valorizza la prossimità e la professionalità del farmacista e la continuità di servizio dei nostri presìdi per garantire un’assistenza farmaceutica più vicina alle esigenze dei pazienti, ma anche un maggior supporto ai fini della corretta assunzione dei farmaci e dell’aderenza terapeutica, aspetti di fondamentale importanza nella gestione delle malattie croniche nell’ambito di una presa in carico multidisciplinare sul territorio”, ha concluso Mandelli.
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - Dopo un anno dall'introduzione delle norme nella Legge di Bilancio 2024 sulla distribuzione di alcune categorie di farmaci "abbiamo fatto il bilancio consuntivo di quella che è stata la prima applicazione di questa normativa, che ha evidenziato degli effetti economici positivi con un significativo trasferimento di medicinali da una modalità di erogazione che incide con un meccanismo organizzato che porta in particolar modo il paziente a dover ritornare due volte in farmacia o addirittura a ottenere questo medicinale, attraverso le farmacie distrettuali ad una modalità convenzionata che quindi consente una pronta disponibilità di questi medicinali a fronte della ricetta medica nella farmacia sotto casa o in prossimità". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Pierluigi Russo, direttore tecnico scientifico dell'Agenzia Italiana del Farmaco intervendo oggi, al ministero della Salute, per l'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma' .
"Il provvedimento ha un valore molto importante - sottolinea Russo - soprattutto nelle zone d'Italia dove i presidi sanitari sono più distanti e quindi questo ha un effetto positivo in termini di mantenimento della continuità terapeutica soprattutto per malattie croniche, come il diabete". "Grazie alla riclassificazione degli antidiabetici a base di gliptine, e grazie al fatto che si è rivisto il processo di distribuzione di tali farmaci c'è stata una maggiore aderenza terapeutica. Inoltre, l'impatto economico che abbiamo registrato è sostanzialmente una riduzione dei costi per il Servizio sanitario nazionale pari a poco più del 13%. Registriamo un avanzo rispetto al tetto della spesa farmaceutica convenzionata per fine anno che registrerà sempre un avanzo importante comunque di oltre 600 milioni di euro".
L'impatto "è complessivamente positivo, sulla base di questi risultati il tavolo di monitoraggio del ministero della Salute ha dato mandato all'Agenzia italiana del farmaco di procedere con l'individuazione entro il 30 di marzo 2025 di una nuova categoria terapeutica che possa essere in qualche modo considerabile per il trasferimento, la riclassificazione da A-PHT ad A" conclude.
Tel Aviv, 13 mar. (Adnkronos/Afp) - "Stamattina sono stati identificati diversi terroristi che operavano vicino alle truppe dell'Idf nella parte centrale di Gaza e che tentavano di piazzare ordigni esplosivi nel terreno. Un aereo dell'Iaf ha colpito i terroristi". Lo ha reso noto l'esercito israeliano in una nota.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Nel centrosinistra, per quel che riguarda il fronte politico, sono diverse le adesioni alla manifestazione per l'Europa di sabato prossimo a Roma lanciata da Michele Serra dalle pagine di 'Repubblica'. I leader delle opposizioni ci saranno quasi tutti: Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Riccardo Magi, Matteo Renzi, Carlo Calenda: "Saremo in piazza con le bandiere europee e con quelle dell’Ucraina e della Georgia", ha scritto sulla sua newsletter il leader di Azione.
A proposito di bandiere, Fratoianni invece ha chiarito: "Io ci andrò con la bandiere della pace, perché fare l’Europa significa difendere il welfare, rilanciare il multilateralismo e costruire la pace". A dire 'no, grazie' è stato invece Giuseppe Conte: "Rispetto per chi manifesta ma per il M5s la piazza è quella del 5 aprile, una piazza aperta a tutti", ha spiegato da Strasburgo dove era andato per protestare contro il piano ReArmEu.
Presenti moltissimi sindaci (in maggioranza di centrosinistra, con qualche eccezione), che formalmente dell'evento sono i promotori. Tra questi, oltre al primo cittadino di Roma Roberto Gualtieri, i colleghi Vito Leccese (Bari), Matteo Lepore (Bologna), Massimo Zedda (Cagliari), Sara Funaro (Firenze), Beppe Sala (Milano), Gaetano Manfredi (Napoli), Stefano Lo Russo (Torino), Luigi Brugnaro (Venezia) tra i tanti.
(Adnkronos) - Tra le adesioni nel Pd spiccano quelle dell'area riformista a partire dal presidente dem Stefano Bonaccini e dalla vice presidente del Parlamento Ue Pina Picierno. Tra gli altri in piazza anche Gianni Cuperlo, Sandra Zampa, Walter Verini, Piero Fassino, Anna Ascani, Simona Malpezzi, solo per citarne alcuni. Ha aderito anche Walter Veltroni: "Mi auguro ci siano solo bandiere dell’Ue", ha detto l'ex segretario Pd a La7.
'Presente' anche da parte di Pier Ferdinando Casini. Mentre l'ex presidente della Camera Gianfranco Fini, proprio a 'Repubblica', sull'iniziativa di Serra ha detto: "È una proposta sensata, non avrei difficoltà ad aderire. Certo, poi bisogna chiedersi l’Europa come la intendiamo". Nel centrodestra l'argomento resta tabù. Qualche (timida) apertura è arrivata da Forza Italia: "L’idea è molto suggestiva. Leggerò la piattaforma e deciderò se aderire", ha detto il vice presidente della Camera Giorgio Mulè.
Discorso diverso nel mondo dell'associazionismo, nella società civile e soprattutto nei sindacati. I leader della troika Maurizio Landini (Cigl), Daniela Fumarola (Cisl) e Pierpaolo Bombardieri (Uil) hanno aderito. Idem da una galassia di sigle che va da Legambiente alla Comunità di Sant'Egidio, dall'Agesci alle associazioni Lgbtq+, dalle Acli a Legacoop, dall'Alleanza per lo sviluppo sostenibile all'Anpi. Massiccia si preannuncia, almeno sulla carta, la presenza di esponenti di spicco del mondo della cultura e dello spettacolo. Tra questi Daniel Pennac, Luciana Littizzetto, Stefano Massini, Claudio Amendola, Pif, Renzo Piano, Antonio Scurati, Roberto Vecchioni, Fabrizio Bentivoglio, Benedetta Tobagi, Antonio Albanese, Luca Bizzarri.
Catania, 13 mar. (Adnkronos) - La Commissione regionale antimafia all'Ars ha ascoltato, alla Prefettura di Catania, il Procuratore generale presso la corte d'Appello di Catania, Carmelo Zuccaro, per fare il punto sulla lotta alla mafia nella provincia. Zuccaro uscendo dalla Prefettura non ha rilasciato dichiarazioni. Nel pomeriggio sarà ascoltato anche il Procuratore di Catania Francesco Curcio.
Washington, 13 mar. (Adnkronos) - Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Pete Hegseth ha discusso di "sicurezza regionale e opportunità per approfondire la cooperazione contro le minacce comuni" con il ministro della Difesa saudita Khalid Bin Salman. Lo ha reso noto il Pentagono.
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - Perennemente con il naso chiuso, starnuti a ripetizione, tosse e anche lacrimazione. Stanno arrivando le allergie di primavera, ma siamo ancora in un periodo dell'anno in cui il freddo può riaccendere il raffreddore. Nel dubbio, cosa prendo per curare questi disturbi? A rispondere è Mauro Minelli, specialista in Allergologia e Immunologia clinica e docente di Fondamenti di dietetica e nutrizione all'Università Lum.
"Quando parliamo di allergie stagionali o, come in questo periodo, pre-stagionali, ci riferiamo più frequentemente a patologie di tipo respiratorio e cioè riniti, rinocongiuntivi, asma o equivalenti asmatici con tosse associata a respiro sibilante, possibile affanno e fame d’aria. Si tratta di patologie che hanno indubbiamente un forte impatto sulla popolazione considerando che, secondo fonti aggiornate e accreditate, in Italia circa la metà della popolazione soffrirebbe di allergie respiratorie con un trend in aumento costante - ricorda Minelli - Proprio la crescita inarrestabile di tali patologie porta a correlare il loro esponenziale incremento all’intervento di alcuni fattori ambientali che si sommano a quelli allergizzanti. Spiccano tra questi ultimi gli acari della polvere, più abbondantemente reperibili negli ambienti confinati tra settembre e febbraio, le spore fungine, gli epiteli animali (cani, gatti) e i pollini. I più importanti pollini allergenici provengono da piante erbacee (Graminacee, Composite, Urticacee) e da alberi (betulla, nocciolo, olivo, cipresso)".
"C’è però un progressivo incremento di allergie verso pollini emergenti, un tempo considerati poco rilevanti dal punto di vista allergologico. Questo fenomeno, oltre che all'introduzione di nuove specie ‘esotiche’ per uso ornamentale in parchi e giardini, sembra essere legato anche e soprattutto ad una rapida espansione di nuove specie infestanti tra le quali, ad esempio, l’ambrosia", prosegue l'immunologo.
Ma il periodo delle allergie non è sempre stato la primavera? Com’è che adesso quei periodi di fioritura si sono così tanto scombinati da non farci più capire se abbiamo la nostra solita allergia oppure più semplicemente un raffreddore? "Ritorniamo per un attimo all’ambrosia. E’ questa una pianta originaria degli Stati Uniti ma in veloce diffusione anche nelle regioni settentrionali dell’Europa laddove, in ragione del riscaldamento globale che porta ad un sensibile allungamento dei tempi di fioritura, il polline di questa pianta si ritiene costituirà ben presto una larga percentuale della complessiva produzione pollinica e, dunque, dei potenziali disturbi allergici - spiega l'esperto - Anche la pollinazione del cipresso, originariamente considerata ‘pre-stagionale’ in quanto sostanzialmente concentrata nei mesi di gennaio e febbraio, sta facendo registrare negli ultimi anni un deciso allungamento che sembra spingersi fino a primavera inoltrata, con conseguente incremento numerico dei pazienti che al polline di queste piante arboree si vanno sensibilizzando".
Un ulteriore elemento in grado di esercitare un’importante azione di potenziamento sulla fenomenologia allergica "è certamente rappresentato dall’inquinamento atmosferico che, insieme ai cambiamenti climatici, può potenziare l’azione allergizzante ed infiammatoria dei granuli pollinici. Accade così che, per esempio il polline della betulla solitamente presente in atmosfera tra marzo e giugno - avverte Minelli - esposto ad elevati livelli di inquinanti in aree industrializzate sia molto più aggressivo dello stesso polline originatosi in zone rurali potendo con più facilità indurre fenomenologia orticarica e respiratoria. È ben nota, d’altro canto, l’associazione tra esposizione ad inquinanti ambientali e aumentata incidenza di asma bronchiale".
Considerando queste anomali che creano confusione, se in questi mesi io mi prendo un raffreddore, dovrò curarmi con l'antistaminico e con un po' di cortisone o passo più banalmente prendere una tachipirina? "La domanda è più che pertinente e merita una risposta precisa che fornirò attraverso una elencazione dei sintomi più caratteristici delle due diverse condizioni patologiche - risponde l'immunologo - Sintomi nasali nel raffreddore: naso chiuso spesso associato a mal di gola; produzione di muco verde o giallastro che potrà essere eliminato attraverso la bocca o il naso; starnuti potenti ma generalmente non in sequenza ravvicinata. Sintomi nell’allergia: prurito nasale che generalmente coinvolge anche gli occhi; secrezione di un liquido talmente tanto chiaro da essere classicamente definito 'acqua di roccia'; starnuti a raffica, stizzosi e rapidamente consecutivi, pizzicore alla gola; 'saluto allergico' frequente nei bambini che, per attutire il prurito fastidioso, si toccano il naso strofinandolo con la mano dal basso verso l’alto".
La febbre. "Può essere alta nel raffreddore in ragione dell’infezione virale che sottende a tale condizione patologica, e può associarsi a dolori muscolari con sensazione di ossa rotte; nell’allergia, ove si escludano le episodiche manifestazioni classicamente primaverili della cosiddetta 'febbre da fieno' con lievi innalzamenti termici per lo più legati a massive esposizioni a pollini di graminacee, la febbre non si manifesta, né si riscontrano coinvolgimenti del distretto muscolo-scheletrico", ricorda.
La tosse. "Nel raffreddore può associarsi all’espettorazione di un escreato denso e tendenzialmente giallastro; nell’allergia generalmente è secca e può associarsi ad affanno, respiro sibilante, laringospasmo e fino al broncospasmo tipico dell’asma; nell’allergico la tosse può insorgere anche quando il paziente corre o fa le scale o ride", osserva Minelli.
La durata. "In caso di raffreddore la sintomatologia si attenua progressivamente nell’arco temporale di qualche giorno, in genere spegnendosi completamente dopo una settimana - prosegue - In caso di allergia il quadro sintomatologico persiste fino a quando dura il tempo di esposizione agli antigeni sensibilizzanti dispersi nell’ambiente. Nel caso di allergia al cipresso, presente in questi giorni, il raffreddore e la congiuntivite potrebbero durare fino alla fine di febbraio periodo nel quale è previsto il termine della fioritura degli alberi appartenenti al genere delle Cupressacee". Ma per la terapia come ci regoliamo? "Non in autonomia e neanche leggendo i social. Di fronte ad un sospetto si rivolga ad un medico, magari un allergologo che saprà suggerirle il percorso diagnostico e terapeutico più adeguato, sicuro ed efficace", conclude.