Prima l’intervista al Corriere della Sera nella quale Marina Berlusconi affronta a tutto campo anche i temi della politica. Poi il padre che dalla festa di Atreju annuncia l’apertura “ai giovani e alle donne” nel partito. Libero si è spinto a titolare “Assist di Silvio per lanciare Marina”, mentre l’informatissimo Dagospia raccontava le “prove tecniche di discesa in campo per la primogenita di Berlusconi”. Ormai da mesi il settimanale di famiglia Chi racconta le vicende della real casa, tra interviste a Piersilvio e topless della sorella. Rainews24 è arrivata a dire che “in tutto questo parlare di costituzione formale e costituzione materiale l’unica costituzione vera sembra essere lo Statuto albertino” della casa monarchica Savoia, anno 1848. Così dopo Renzo Bossi anche Marina potrebbe ricevere l’investitura paterna alla corona del partito. Il trota e la zarina.
Il senatùr domenica a Venezia, affaticato e melanconico, ha lanciato il messaggio: “Il tempo passa anche per me”. La cerimonia d’investitura dell’erede di Umberto è dunque vicina e facilmente immaginabile. Molto probabilmente avverrà sul prato di Pontida. Di fronte al popolo del Carroccio in abiti da alta cerimonia (camicie verdi, elmi barbari, corazze col vessillo padano) il senatùr impugnerà la riproduzione dello spadone di Alberto da Giussano e lo poggerà sulle spalle dell’erede al trono Renzo, inginocchiato a capo chino di fronte al real padre. La trota si trasformerà in re della Padania unita, da conte del feudo di Varese e duca delle terre di Franciacorta in Brescia. Come avverrà la cerimonia d’investitura di Marina Berlusconi? Il papà Silvio, a differenza di re Umberto, non ha ancora annunciato la nomina della discendente, ma molti l’hanno letta in quel “largo ai giovani e alle donne” invocato dal premier ad Atreju. L’investitura potrebbe avvenire a fine mese, alla festa nazionale del Pdl a Milano. Dipenderà dall’evolversi degli eventi romani. Se la maggioranza resiste, il lodo Alfano diventa realtà e si naviga fino al termine della legislatura, il passaggio sarà graduale. Altrimenti, in caso di eventuale voto anticipato, l’avvicendamento potrebbe avvenire al primo bagno di folla berlusconiano. Un nuovo predellino è nell’aria da tempo. La principessa, come l’ha definita Libero invocandone la scesa in campo (al grido di “Marina, Marina, Marina ti devi al più presto schierar. Non ti manca nulla”), è candidata unica al trono. Ma Marina non è Renzo. E’ schiva, riservata, concreta. Non ha mai preso parte a un comizio. Nulla a che vedere con il trota.
Fedele Confalonieri l’ha definita un “martello pneumatico”. Ma è ben più nota come la “zarina”. Soprannome che si è conquistata quando estromise dalle aziende di famiglia Marcello Dell’Utri. Emilio Fede ne ha timore: “Non le chiederei mai un aumento di stipendio”. Marina, all’anagrafe Maria Elvira, non si è mai interessata alla politica e ha fatto in modo che l’atteggiamento fosse reciproco, che la politica non si interessasse a lei. Se ne preoccupava già nel 1999: “Con la politica noi dobbiamo fare sempre i conti perché basta una legge per metterci in difficoltà”. Undici anni dopo, con un quadro legislativo nel frattempo blindato da papà Silvio, la primogenita del Cavaliere, oggi 45enne, potrebbe essere costretta ad accettare la corona.
Il premier sta seriamente valutando l’investitura ereditaria alla guida del Popolo delle libertà. I tempi potrebbero essere stretti, un nuovo predellino potrebbe andare in scena alla festa nazionale del Pdl prevista a ridosso del 74esimo compleanno del premier, il 29 settembre. Dopo la defezione finiana, Berlusconi vuole riorganizzare l’intera struttura partitica. Il Pdl è allo sbando, ridotto a una “Forza Italia allargata”. Di delfini non se ne vedono all’orizzonte e senza di lui colonnelli e caporali lascerebbero morire il partito scannandosi in giochi di potere. Con Marina il passaggio sarebbe indolore. La “principessa di ferro”, come l’ha ribattezzata la Frankfurter Allgemeine Zeitung, ha già dimostrato di saper seguire (ed eseguire) alla perfezione i passi paterni. In Fininvest dal 1985 ne è diventata presidente nel 2005. Oggi guida la Mondadori, fa parte del consiglio di amministrazione di Mediaset, della Medusa Film e dal 2008 siede in Mediobanca. Nel 2009 Forbes l’ha inserita al 33esimo posto tra le donne più potenti del mondo, indicandola come la più potente d’Italia. Le Figaro l’ha recentemente definita “iperattiva con un temperamento volenteroso”.
Secondo molti è l’unica che potrebbe sostituire il padre anche in politica. Del resto, come spiega Roberto Chiarini, politologo editorialista de Il Corriere della Sera e docente di storia dei partiti politici a Scienze Politiche alla Statale di Milano, “nessuno mai ha avuto un partito personalistico come Silvio Berlusconi”. Marina “darebbe continuità, un asset testamentario con l’incarico di essere fedele al lascito. Come il padre lei è esterna alla politica, anche lei è di successo e questo avrebbe un effetto emotivo”, aggiunge Chiarini. Sottolineando che è una ipotesi “sulla quale non ho ancora riflettuto”, il politologo fotografa lo stato del Pdl. “A caldo direi che” l’investitura di Marina “ha il valore simbolico a un richiamo quasi monarchico, al dì sopra della bega del Pdl che è nel marasma e gran parte delle ragioni sono rappresentate proprio dal fatto che si gioca il dopoberlusconi”.
C’è chi addirittura vede l’inizio di una grande famiglia monarchica. Come Nicola Piepoli. “Come sono nate le grandi monarchie? Le dinastie francesi? O quella dei Severi, risalendo agli imperatori romani. Tutte hanno avuto origine da un’investitura parentale. C’è stato un primo valido che si è scelto un erede altrettanto valido, che a sua volta ha poi individuato un altro successore all’altezza”. Non sempre la scelta è ricaduta sugli eredi diretti, anzi. Marco Aurelio, rimanendo alla storia antica, fece un solo errore: investire il figlio Commodo che distrusse la dinastia degli Antonini. Secondo Piepoli, comunque, Marina “sarebbe un’ottima scelta. E’ un ottimo manager e il partito deve affidarsi a un manager. Quando la gestì Scajola, Forza Italia andava benissimo. Quindi Marina va benissimo”, dice Piepoli.
Di tutt’altro avviso un altro sondaggista, Enrico Finzi, che, senza troppi giri di parole, definisce l’ipotesi “aberrante”. Questa “cultura monarchica dell’eredità è una delle tragedie del nostro paese. Già nelle imprese spesso notiamo che il figlio è totalmente incapace di portare avanti l’impresa, in una democrazia dovrebbe esserci almeno il buon gusto, caratteristica assolutamente assente da quelle parti, di escludere le investiture dirette”. Finzi non sembra entusiasta. “Capisco l’esempio di Bush – aggiunge – ma è l’unico. Nessun altro ha osato tanto. Persino Mussolini evitò di coinvolgere troppo i parenti, il figlio Romano ha fatto il jazzista e neanche malissimo. Anche i democristiani, pur avendo un senso arcaico della famiglia, hanno fatto in maniera di tenerli lontani. Persino Cossiga, maestro della degenerazione politica, li ha tenuti su un basso profilo. Per non parlare di Bettino Craxi, che non ha mai pensato ai figli come possibili eredi”.
Secondo Massimo Cacciari “Marina è una donna intelligente e non accetterà una investitura del genere, non avrebbe neanche un successo elettorale certo. Non accetterebbe l’incarico, per quanto il padre sia ormai arrivato al limite dello psichiatrico e possa anche immaginare una simile” successione. Di fatto Silvio Berlusconi sembra rifletterci seriamente. E anche Marina, secondo Finzi, dimostra di guardare alla prospettiva con non poco interesse. L’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera appena una settimana fa ne è evidente conferma. “Una intervista allucinante, rabbrividente. La sola idea, il concept è da paese del terzo mondo arretrato. Il grande papà e la giovane figlia con le belle tette”. Da sondaggista, comunque, Finzi prevede che, se Marina scendesse in politica “non erediterebbe il patrimonio del padre, perché oltre all’evasione fiscale, di cui sono esperti, c’è anche l’evasione degli elettori e non ci sarà vittoria”.
Nell’impossibilità di trovare un erede politico, il Cavaliere è costretto a cercare in casa. Del resto, spiega Chiarini, “il partito non è preparato a vivere da solo. L’unico modo per entrare nella storia è passare il testimone a un delfino. Berlusconi non ci ha mai pensato. E nessuno ha mai avuto un partito personalistico come lui. Senza voler fare analogie ma neanche Mussolini aveva così incentrato il potere. Non poteva mica mandare via Farinacci, Balbo, Grandi e gli altri: erano ras. Che infatti ne hanno poi provocato la caduta” il 24 luglio 1943, con l’ordine del giorno Grandi votato in seduta segreta del Gran consiglio. E dai “ras” del Pdl Berlusconi intende difendersi, passando il partito direttamente alla figlia. Del resto il fascismo ha avuto i suoi limiti, meglio un salto indietro. Direttamente allo Statuto albertino del 4 marzo 1848: lo “Statuto del regno o statuto fondamentale della Monarchia di Savoia”. Gli eredi della real famiglia, del resto, sono arrivati alla contemporaneità. Indenni dal giudizio della storia oggi fanno persino audience in tv.