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Federalismo al primo posto, B. cede alla Lega per allungare la vita al governo

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Ostenta sicurezza ma anticipa toni da campagna elettorale. Garantisce la durata della legislatura ma presenta i risultati dell’esecutivo in un libro, “Due anni di governo”, che rimanda ai tempi del fotoromanzo “Una storia italiana”. Stretto tra incudine e martello Berlusconi oggi pomeriggio ha convocato – a sorpresa – una conferenza stampa per anticipare le prossime mosse dell’esecutivo. Dopo il discorso alla Camera, la burrascosa replica al Senato e l’ancor più agitato comizio al Castello Sforzesco della scorsa settimana, il Cavaliere di oggi si presenta nella doppia veste di presidente del Consiglio e capo del Pdl, l’uno intento a mantenere insieme il governo e a placare la Lega, l’altro pronto a mostrare i numeri da campagna elettorale.

Dopo le barzellette e le bestemmie, Berlusconi si mostra sicuro e tranquillo, dice di non avere “mai pensato ad elezioni anticipate”, una “sciagura per il paese” e annuncia i prossimi passaggi dell’esecutivo: due consigli dei ministri alla settimana, uno per ciascuno dei punti su cui è stata votata la fiducia. Domani, per iniziare, il governo prenderà in esame e approverà il federalismo fiscale. Il provvedimento, dice il premier, riassumerà in 27 punti i tre decreti delegati sui costi standard, sul federalismo provinciale e su quello regionale. Da lì i passaggi di rito, dalla Conferenza Stato-Regioni al percorso parlamentare. Il tutto, spiega, avverrà “in 60 giorni” in tempo per l’approvazione definitiva che dovrebbe arrivare “entro dicembre di quest’anno, o al massimo a marzo” del 2011. Tempi record, insomma, per dare all’alleato leghista, che da giorni reclama il voto, l’unica cosa che impedisca di “staccare la spina”. Berlusconi non ne fa mistero, ma anche su questo ostenta sicurezza: “Bossi va interpretato, e io ho la chiave per farlo”. Del resto, spiega l’alter ego in campagna elettorale, “il federalismo permetterà di risparmiare le risorse per ridurre la pressione fiscale”.

Se l’intento è chiaro – cercare di far durare il governo il più possibile, magari cedendo di volta qualcosa pur di scongiurare un governo tecnico che cambi la legge elettorale – le difficoltà sono ancora più evidenti, anche se respinte al mittente una dopo l’altra. I finiani, per cominciare, che “saranno fedeli al governo”, anche se il premier è costretto ad ammettere che fare “un governo tecnico sarebbe facile”, con “60 incarichi da distribuire”. Così Berlusconi va avanti, e tra un colpo al cerchio e uno alla botte ripete il mantra/format. I rifiuti, ad esempio sono un problema risolto al 95 per cento, eppure il Berlusconi taumaturgo andrà in Campania – “non appena Tremonti mi darà i fondi” dice – per “riportare alla tranquillità una popolazione in grande sofferenza”. Poi vengono la giustizia, il sud, il fisco. Del resto, dice, la sua popolarità è al 60,2 per cento e “il traffico va in tilt” quando passa.

Sarà quindi per conquistare il restante 40 per cento che il presidente del Consiglio usa la conferenza stampa di governo per presentare alle telecamere il volume “Due anni di governo”. E qui i ruoli si confondono. Sotto le foto di B con Obama, delle case ricostruite all’Aquila, dei treni ad alta velocità e dell’esercito che pattuglia le patrie strade campeggia il logo del Popolo della Libertà. Berlusconi prende il tomo e lo gira a favore di camera, poi spiega che il volume sarà inviato a 10 milioni di famiglie. Quello che il Cavaliere non spiega è chi sia il committente e soprattutto chi pagherà per l’imponente opera di informazione. Tanto che non passano cinque minuti dalla fine della conferenza stampa e l’Italia dei Valori annuncia la presentazione di una interpellanza parlamentare sul “libro dei sogni”. Ma Berlusconi non c’è già più – lo ha spiegato lui stesso in conferenza – è andato ad officiare il matrimonio tra il portavoce del Pdl e l’ex capoufficio stampa di Nicola Cosentino.

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