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“Parliamo di spazzatura vera, non mediatica”
B. in conferenza stampa glissa su Ruby

Poco spazio alle domande dopo l'incontro con la stampa ad Acerra, domande a cui il premier non risponde. Mentre quindici giornalsti sono stati accompagnati fuori
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“Sono una persona di cuore, e mi muovo sempre per aiutare chi ha bisogno di aiuto. Sono qui per occuparmi della spazzatura vera e della spazzatura mediatica lascio a voi di occuparvene”. Incalzato da una domanda di Conchita Sannino di Repubblica sul caso “Ruby” nella conferenza stampa ad Acerra, Silvio Berlusconi ha voluto glissare e ha contrattaccato: “Nessun contraddittorio, usiamo il sistema di Annozero. Contraddittorio nei miei confronti zero. Insulti e accuse a iosa, contraddittorio zero”.




Erano tanti i giornalisti arrivati ad Acerra per assistere alla conferenza stampa del premier sull’emergenza rifiuti in Campania.L’organizzazione non era preparata e quindi una quindicina sono stati accompagnati fuori. Si tratta dei cronisti del Sole 24 Ore, del Roma, Metropolis e alcune agenzie. Anche Vincenzo Iurillo, inviato del Fatto quotidiano, era tra di loro. Dentro invece, oltre alla giornalista di Repubblica, c’erano gli inviati di Annozero, della Stampa, delle tv e di molti quotidiani locali. Alcuni di loro erano riusciti a entrare, ma sono stati portati all’esterno dalla security perché la sala stampa allestita era troppo piccola per ospitare giornalsti, operatori tv e rappresentanti delle istituzioni: “Siamo rimasti fuori perché la sala era un bugigattolo 4×3”, spiega Iurillo. Gli addetti alla sicurezza per calmare le proteste dei cronisti “hanno detto che saranno fatte solo dichiarazioni, non domande”. Quindi si sono accompagnati fuori, dove sono stati chiusi dalle transenne: “Da un lato avevamo le transenne, e abbiamo solo potuto vedere Berlusconi uscire dalla riunione. Alle spalle invece c’erano altri addetti alla sicurezza sulla montagnola e ci guardavano con i binocoli”. C’erano degli altoparlanti, che hanno permesso loro di ascoltare le dichiarazioni del premier: “Quando abbiamo sentito che c’era il tempo per le domande ci siamo incazzati. Non c’è stata possibilità di farle, e quelle dei colleghi non potevamo sentirle”.

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