Berlusconi e Bontate, i rapporti ricostruiti dai pm
Da alcuni estratti della sentenza di primo grado del tribunale di Palermo, nei confronti di Marcello Dell'Utri, si ricostruisce il rapporto tra il premier e il boss dei boss
Silvio Berlusconi aveva rapporti con il boss dei boss, Stefano Bontate. E’ quanto ricostruito nelle carte del tribunale di Palermo nella sentenza emessa nel 2004 che condannò in primo grado Marcello Dell’Utri a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. A raccontare agli inquirenti gli incontri milanesi tra l’attuale presidente del Consiglio e l’allora capo dei capi siciliano è Francesco Di Carlo, ex boss di Altofonte. Riportiamo fedelmente alcuni stralci dei verbali.
“A Tanino Cinà l’ho conosciuto, tantissimi anni, anche perché io frequentavo la zona di Cruillas (Palermo, ndr), e dopo anche perché conoscevo a Benedetto Citarda, che era suo cognato. Andavo sempre, anche perché a volte mi è capitato molte volte nei primi anni 70 di andare in via Lazio, dove questo Citarda aveva dei negozi, che lì dietro c’era una specie di ufficio, e mi incontravo con Peppino Citarda, il capo mandamento. Poi se c’erano riunioni a volte glielo facevo sapere, incaricato io di qualcuno o di Bernardo Brusca, ma di Michele Greco di più. E così ho conosciuto Totò Cinà. Ma con Gaetano ci vedevamo perché frequentavamo amici comuni a Palermo”.
Proprio per il tramite di Gaetano Cinà, Di Carlo aveva avuto modo di conoscere l’imputato Marcello Dell’Utri, presentatogli amichevolmente nei primi anni ’70 in un bar di via Libertà a Palermo, gestito dallo stesso Cinà.
“Ho conosciuto Dell’Utri, ho avuto modo di conoscerlo sia la prima volta e sia molte volte che l’ho incontrato, nei primi anni ’70. Dell’Utri l’ho incontrato quella volta, qualche altre due volte nel negozio di sportivi, pero’, c’erano altra gente di uomini d’onore. Poi l’ho incontrato a Londra, e prima di Londra mi sembra era stato, prima con Stefano Bontate una sera. Pero’ non abbiamo fatto mai amicizia, così conoscente cosi, anche perché, non lo so, non siamo… anche che io ho un carattere aperto, e lui era un carattere chiuso, non siamo diventati mai amici”.
A breve distanza temporale dalla sua presentazione a Marcello Dell’Utri, Di Carlo incontra a Palermo Cinà, mentre questi era in compagnia di Stefano Bontate e di Mimmo Teresi. Dovendo tutti recarsi a Milano nei giorni successivi, proposero di vedersi nella città lombarda. L’appuntamento era fissato negli uffici che Ugo Martello (boss di stanza a Milano, ndr), aveva in via Larga, nei pressi del Duomo di Milano, dove già in precedenza Di Carlo si era recato diverse volte per incontrare altre persone di “cosa nostra”. Di Carlo venne proposto di accompagnarli ad un incontro che avrebbero avuto di lì a poco con un industriale, Silvio Berlusconi, il cui nome allora non gli diceva nulla di particolare, e con lo stesso Dell’Utri, che aveva conosciuto a Palermo qualche tempo prima.
“Mi hanno detto con chi si dovevano incontrare, ma a me a quel tempo il nome non mi diceva niente, mi hanno detto che si dovevano incontrare con un industriale un certo Berlusconi e Dell’Utri me lo ricordavo di quella volta che avevo preso il caffe’ con Tanino, però non mi dicevano niente né l’uno e né l’altro, perché conoscevo industriali per motivi di lavoro, o si sentivano, però proprio quelli non è che mi faceva impressione, poi forse perché ero abituato a trattare con vari industriali o con altre persone di una certa…, perciò non mi ero impressionato. Allora c’era Teresi che era un grosso costruttore a Palermo, c’era Stefano Bontate che veniva di una famiglia agiata, di una famiglia che hanno trattato sempre con politici e tutti e allora non penso che erano anche…, pero’ a me non mi diceva niente il nome, comunque siamo arrivati la’. Capisco che Tanino aveva portato questa amicizia di Dell’Utri e Berlusconi a Bontate e a Teresi, perciò Tanino doveva essere pure presente, a parte tutto visto che c’è anche Dell’Utri che non è cosa nostra e Berlusconi. Era una cosa normale a quei tempi, che ognuno, un industriale o qualcuno che aveva bisogno si rivolgeva a cosa nostra o per mettere un’azienda o per garantirsi o per quello che c’era la situazione”.
“Comunque, siamo arrivati, c’era una sala, c’erano persone che a volte si vedevano altre stanze, che andavano e venivano, siamo entrati in una grande stanza e c’era scrivania, c’era mi sembra qualche divano per sedersi, sedie, ci siamo seduti là. Dopo non so un quarto d’ora, non mi ricordo piu’ bene, insomma dopo un po’ di tempo, è spuntato questo signore sui 30 anni, 30 e rotti anni, e hanno presentato il dottore Berlusconi. Era Dell’Utri a presentare. Ma tanino già si conosceva con Berlusconi. Sono certo che sia lui, perché dopo qualche anno poi l’ho visto… a parte che l’ho visto poi, e’ capitata un’occasione di vederlo subito dopo, ma a parte che poi, dopo qualche anno, leggendo il giornale a volte e’ cominciato a uscire in qualche giornale o il nome, che comprava societa’ o qualcosa e allora veniva piu’…poi ne ho sentito parlare tanto in seguito e allora, a Tanino e a tutta la situazione e allora non ho avuto dubbi che era quello che ho incontrato ed era quello, anche là, perché ho sentito parlare là di Milano 2. Dell’Utri era con un vestito blu scuro, giacca e cravatta. Mentre mi ricordo questo dottore che è venuto, Berlusconi, per come me l’hanno presentato, certo non era quello di adesso senza capelli, aveva i capelli, era un castano chiaro, era un maglioncino a girocollo, una camicia sotto e un maglioncino a girocollo e un jeans, no jeans proprio, un pantalone jeans, sportivo era comunque”.
“Quando arriva il Berlusconi, cominciano a parlare di cose più serie. Mimmo Teresi stava facendo due palazzi in quel periodo a Palermo, e Teresi non mi ricordo se ha detto: ‘Lei dottore ne sta facendo una città intera. E lui rispondeva: ma guardi, amministrativamente non c’è molta differenza, amministrare due, se uno si deve organizzare. Ha fatto 10 minuti, 20 minuti di parlare e ci ha dato una lezione economica e amministrativa, per quello che era la situazione di costruzione, perché forse aveva finito, o aveva finito o aveva in costruzione una citta’ 2, come chiamavano Milano 2, per quello che ho capito, perché ancora non sapevo niente, e hanno cominciato a parlare in questo modo”.
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La Redazione
Roma, 10 mar. (Adnkronos) - C'è attesa oggi, 11 marzo 2025, per quello che potrebbe essere l'ultimo atto della vicenda giudiziaria sull'omicidio di Serena Mollicone, la giovane di Arce uccisa nel 2001. A scrivere la parola fine sul caso potrebbe essere oggi la Corte di Cassazione che dovrà decidere se confermare l'assoluzione degli imputati Franco Mottola, ex comandante della stazione di Arce, del figlio Marco e della moglie Annamaria, e quindi rigettare i ricorsi, oppure se annullare le assoluzioni e quindi aprire a un processo di Appello bis. L'udienza davanti alla Suprema Corte è convocata per stamattina alla presenza degli avvocati del pool della Difesa dei Mottola e delle parti civili.
Gli imputati al processo, i Mottola e i carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale, sono stati assolti dalla prima sezione della Corte d'Assise d'appello di Roma, che ha confermato la sentenza di primo grado emessa dalla Corte d'Assise di Cassino. I sostituti procuratori generali Francesco Piantoni e Deborah Landolfi avevano chiesto la condanna a 24 anni per Mottola, a 22 anni per il figlio Marco e per la moglie Annamaria. Per Francesco Suprano avevano chiesto quattro anni, dopo che l'imputato aveva rinunciato alla prescrizione, e per Vincenzo Quatrale l'assoluzione. Per i due carabinieri Suprano e Quatrale la vicenda si è quindi chiusa in secondo grado. Le parti civili invece che avevano proposto l'appello sono state condannate al pagamento delle spese processuali.
''Gli imputati sono molto sereni e confidano nella giustizia. Dopo due assoluzioni siamo sicuri che anche la Corte di Cassazione farà un ottimo lavoro'', spiega all'Adnkronos l'avvocato Mauro Marsella, uno dei difensori dei Mottola. Il legale, che insieme ai colleghi Francesco Germani e Piergiorgio Di Giuseppe e al criminologo Carmelo Lavorino fa parte del pool della difesa dei Mottola sottolinea che ''anche gli avvocati sono molto fiduciosi''.
I familiari di Serena sperano invece in un nuovo processo di Appello. Dopo la morte di Guglielmo Mollicone, padre della ragazza, a portare avanti la battaglia per la verità sono stati lo zio Antonio e la sorella Consuelo. ''C'è la consapevolezza che il ricorso presentato dalla procura generale della Corte d'Assise d'Appello di Roma è fatto bene ed è fondato - confida all'Adnkronos l'avvocato di parte civile Anthony Iafrate dello Studio Salera che da anni segue la sorella di Serena - Per noi resta valida l'ipotesi finora portata avanti nei primi due gradi di giudizio''.
Il legale di Consuelo è allo stesso tempo consapevole che con la parola della Cassazione potrebbe anche calare il sipario sul caso e l'omicidio di Serena rimanere senza un colpevole. ''Se la Corte di Cassazione dovesse rigettare il ricorso il caso di Serena resterebbe irrisolto soprattutto perché ad oggi le carte processuali non hanno fornito altre ipotesi valide'', conclude.
Serena Mollicone scompare il 1 giugno del 2001. Quella mattina esce di casa presto, dopo aver preparato la colazione al padre, con cui vive sola dalla scomparsa della mamma. Deve andare all'ospedale di Sora dove ha un appuntamento fissato da qualche giorno per un'ortopanoramica. Da quel momento però non farà più ritorno a casa. Il suo corpo verrà ritrovato due giorni dopo, abbandonato sull'erba vicino a un mucchio di rifiuti nel bosco di Fonte Cupa, in località Anitrella. Serena viene trovata con mani e piedi legati, nastro adesivo su naso e bocca, e un sacchetto dell'Eurospin in testa. Dal giorno del ritrovamento del corpo sono passati quasi 24 anni in cui si sono susseguite indagini, archiviazioni, processi, e colpi di scena ma il caso al momento resta ancora un giallo.
Roma, 10 mar. (Adnkronos) - Lazio e Udinese pareggiano 1-1 nel posticipo della 28esima giornata della Serie A. I biancocelesti salgono a 51 punti ma falliscono il sorpasso ai danni della Juventus, che rimane quarta a quota 52. L'Udinese sale a 40 punti, a metà classifica.
Il match si infiamma subito con la prima chance al 4' per i friulani: la deviazione di tacco di Lucca non trova la porta. La Lazio prende in mano le redini del match e si affida alle fiammate di Isaksen, il più ispirato in avvio. Le due squadre si affrontano a viso aperto e a ritmi elevati. L'equilibrio salta al 22'. L'Udinese sfonda con un'azione elaborata, Thauvin si trova al posto giusto al momento giusto e da due passi insacca: 0-1. La reazione della Lazio è veemente, i biancocelesti si riversano nella metà campo bianconera e pareggiano nel giro di 10 minuti. Al 32' sponda di Vecino, Romagnoli sul secondo palo non sbaglia: 1-1. Prima del riposo, nuova chance bianconera: Lucca gira di destro, mira sbagliata di poco.
La Lazio inizia il secondo tempo con un pressing aggressivo, l'Udinese fatica a gestire il possesso del pallone nelle ripartenze e si limita a contenere i biancocelesti per buona parte della ripresa. La Lazio non trova varchi e, nel finale, rischia qualcosa. Al 76' e al 77' servono 2 parate di Provedel per disinnescare la punizione di Zemura e il colpo di testa di Atta. I padroni di casa, nonostante i cambi, non hanno energie e risorse per l'assedio finale: 1-1.
Roma, 10 mar. - (Adnkronos) - Asstra organizza il primo workshop nazionale dedicato all'intelligenza artificiale nel Trasporto Pubblico Locale (TPL), un'occasione di confronto per analizzare le opportunità e le criticità delle prime applicazioni dell’IA nei processi produttivi del settore. L'evento, a carattere interno, si terrà online mercoledì 12 marzo a partire dalle ore 11:00 e rientra nelle attività di supporto che Asstra fornisce alle aziende associate, attualmente impegnate in un significativo processo di trasformazione digitale ed energetica, accelerato dalle opportunità del PNRR. Attraverso momenti di condivisione come questo, Asstra facilita la diffusione delle buone pratiche e il confronto tra le esperienze nazionali e internazionali.
Ad aprire i lavori sarà Andrea Gibelli, Presidente di Asstra. Seguiranno gli interventi introduttivi di Mario Nobile, Direttore Generale dell'Agenzia per l'Italia Digitale (AGID), che offrirà una panoramica sulle recenti linee guida AGID per l’adozione dell’IA nella pubblica amministrazione Giorgio Pizzi, Dirigente della Direzione TPL del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che illustrerà il punto di vista del MIT. Un panel di esperti per un confronto a 360 gradi. Il workshop vedrà la partecipazione di rappresentanti di aziende di trasporto italiane e internazionali. Nel primo panel interverranno Rebecca Bissell, Director of Information Technology di Transport for London, Francesca Pili di FNM Group, Francesca Quiri di Brescia Mobilità, Pasquale Rovito di Ente Autonomo Volturno Napoli, oltre a rappresentanti dell’industria. Sarà l’occasione per esplorare le applicazioni dell’IA nel TPL e le sfide legate alla comunicazione con il cliente e all’innovazione nei sistemi di gestione.
Il secondo panel vedrà protagonisti Fabio Gregorio di AMT Genova, Andrea Bottazzi di TPER Bologna, Alberto Rho dello Studio Legale Zoppolato & Associati, Michele Scozzai di TPL FVG e Tas Jalali Head of Cybersecurity & IT PMO at AC Transit, and Chair of APTA’s AI Subcommittee, oltre ad altri interventi del settore industriale. I relatori si confronteranno su temi chiave per il servizio di trasporto pubblico locale tra i quali la customer care, l’infomobilità, la manutenzione predittiva, la sicurezza informatica, la cibersecurity e le implicazioni normative dell’IA. L'evento si concluderà con una sessione di Q&A per approfondire gli spunti emersi e favorire un confronto diretto tra gli esperti e il pubblico degli associati.
Milano, 10 mar. (Adnkronos) - Sisterhood, la holding di Chiara Ferragni, informa che oggi 10 marzo, si è svolta l’assemblea dei soci di Fenice e che "con il voto favorevole di Sisterhood e di Alchimia, ha deliberato, fra l’altro, la ricostituzione del capitale sociale di Fenice, nei termini proposti dall’amministratore unico Claudio Calabi". In particolare "Sisterhood è pronta a sottoscrivere l’aumento di capitale in proporzione alla quota dalla stessa detenuta ed eventualmente anche per la parte di aumento che non fosse sottoscritta dagli altri soci, onde consentire a Fenice di proseguire con successo la propria attività".
Milano, 10 mar. (Adnkronos) - Alessandro Forlenza e Consiglia Caruso, amministratori di fatto e di diritto della Martinina srl, e la stessa società che allora gestiva il Centro di permanenza di via Corelli a Milano sono stati mandati a processo. Lo ha deciso il gup di Milano Mattia Fiorentini, al termine dell'udienza preliminare, fissando la prima udienza per il 23 maggio. Gli imputati devono rispondere dei reati di frode in pubbliche forniture e turbata libertà degli incanti, le parti civili hanno proposto di citare il Ministero dell’Interno come responsabile civile.
L’inchiesta, avviata dalla Procura di Milano, aveva portato alla luce numerose irregolarità nell’esecuzione del contratto d’appalto per la gestione del Cpr, evidenziando la presenza di diversi documenti falsi nell’offerta presentata dalla società aggiudicataria e documentando inoltre le condizioni di vita infernali per le persone trattenute nel centro. Presunte irregolarità che nel dicembre 2023 avevano portato alla perquisizione del centro e del ramo d'azienda a cui era affidata la gestione.
"Il rinvio a giudizio conferma l’importanza del ruolo di monitoraggio svolto dalla società civile nell’attenzionare i Cpr, non luoghi sistematicamente tenuti lontani dalla vista della comunità. Ci aspettiamo che il dibattimento darà modo di far emergere nuovi profili di responsabilità.” dichiara Maria Pia Cecere, avvocata e socia dell’Asgi, associazione che per prima aveva denunciato i fatti.
(Adnkronos) - I due presunti autori del delitto, dopo essersi allontanati dalla scena del crimine con l’auto della vittima - alla quale avevano anche sottratto il telefono, alcune carte di credito e pochi contanti - si sono disfatti di parte degli oggetti rubati e dell’arma gettandoli nei campi e nei boschi tra i comuni di Valbrembo e Solza.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Bergamo, sono partite dalla ricerca dell'auto della vittima, macchina che per un colpo di fortuna una pattuglia del Comando provinciale dei carabinieri di Monza ha controllato la notte prima del ritrovamento del cadavere. A bordo viaggiavano quattro persone denunciate per ricettazione, mentre la macchina veniva sequestrata. Le indagini sull'omicidio, successive di qualche ora, hanno mostrato - attraverso le immagini estrapolate dai sistemi di video sorveglianza e le informazioni acquisite dai testimoni -, che il presunto autore del delitto era proprio l'uomo alla guida dell'auto controllata dai carabinieri la notte precedente.
Raggiunto a Monza dai carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo per essere sentito quale persona informata sui fatti il giovane ha reso "spontanee dichiarazioni alla polizia giudiziaria, confessando l’omicidio, riferendo di aver agito a scopo di rapina e di aver colpito a morte la vittima a seguito del suo tentativo di reazione".
Milano, 10 mar. (Adnkronos) - Due uomini sono stati fermati per l'omicidio di Luciano Muttoni, trovato senza vita ieri, domenica 9 marzo, nel suo appartamento a Valbrembo, in provincia di Bergamo, con ferite alla testa. I due fermati sono un venticinquenne di Bergamo, già noto alle forze dell'ordine e un ventiquattrenne di origini polacche residente in provincia di Monza e Brianza.
Il primo fermato ha reso "spontanee dichiarazioni ammettendo le proprie responsabilità e fornendo anche indicazioni utili al ritrovamento del proprio giubbotto macchiato di sangue, di alcuni documenti sottratti alla vittima e dell’arma del delitto, una pistola scacciacani con cui ha colpito più volte la vittima al capo, oltre ad averla percossa con pugni e calci alla testa, causandole gravi ferite a seguito delle quali la vittima è deceduta" si legge in una nota dei carabinieri del Comando Provinciale di Bergamo.
Il secondo è stato prelevato questa mattina in una comunità terapeutica in provincia di Monza Brianza dove svolgeva attività di aiuto educatore, ed ha reso anche lui spontanee dichiarazioni ai militari, "concordanti" con quelle del presunto complice. I due hanno agito per rapina e la vittima ha pagato con la vita il suo tentativo di reazione. (segue)
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Giustizia & Impunità
Berlusconi e Bontate, i rapporti
ricostruiti dai pm
Da alcuni estratti della sentenza di primo grado del tribunale di Palermo, nei confronti di Marcello Dell'Utri, si ricostruisce il rapporto tra il premier e il boss dei boss
Silvio Berlusconi aveva rapporti con il boss dei boss, Stefano Bontate. E’ quanto ricostruito nelle carte del tribunale di Palermo nella sentenza emessa nel 2004 che condannò in primo grado Marcello Dell’Utri a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. A raccontare agli inquirenti gli incontri milanesi tra l’attuale presidente del Consiglio e l’allora capo dei capi siciliano è Francesco Di Carlo, ex boss di Altofonte. Riportiamo fedelmente alcuni stralci dei verbali.
“A Tanino Cinà l’ho conosciuto, tantissimi anni, anche perché io frequentavo la zona di Cruillas (Palermo, ndr), e dopo anche perché conoscevo a Benedetto Citarda, che era suo cognato. Andavo sempre, anche perché a volte mi è capitato molte volte nei primi anni 70 di andare in via Lazio, dove questo Citarda aveva dei negozi, che lì dietro c’era una specie di ufficio, e mi incontravo con Peppino Citarda, il capo mandamento. Poi se c’erano riunioni a volte glielo facevo sapere, incaricato io di qualcuno o di Bernardo Brusca, ma di Michele Greco di più. E così ho conosciuto Totò Cinà. Ma con Gaetano ci vedevamo perché frequentavamo amici comuni a Palermo”.
Proprio per il tramite di Gaetano Cinà, Di Carlo aveva avuto modo di conoscere l’imputato Marcello Dell’Utri, presentatogli amichevolmente nei primi anni ’70 in un bar di via Libertà a Palermo, gestito dallo stesso Cinà.
“Ho conosciuto Dell’Utri, ho avuto modo di conoscerlo sia la prima volta e sia molte volte che l’ho incontrato, nei primi anni ’70. Dell’Utri l’ho incontrato quella volta, qualche altre due volte nel negozio di sportivi, pero’, c’erano altra gente di uomini d’onore. Poi l’ho incontrato a Londra, e prima di Londra mi sembra era stato, prima con Stefano Bontate una sera. Pero’ non abbiamo fatto mai amicizia, così conoscente cosi, anche perché, non lo so, non siamo… anche che io ho un carattere aperto, e lui era un carattere chiuso, non siamo diventati mai amici”.
A breve distanza temporale dalla sua presentazione a Marcello Dell’Utri, Di Carlo incontra a Palermo Cinà, mentre questi era in compagnia di Stefano Bontate e di Mimmo Teresi. Dovendo tutti recarsi a Milano nei giorni successivi, proposero di vedersi nella città lombarda. L’appuntamento era fissato negli uffici che Ugo Martello (boss di stanza a Milano, ndr), aveva in via Larga, nei pressi del Duomo di Milano, dove già in precedenza Di Carlo si era recato diverse volte per incontrare altre persone di “cosa nostra”. Di Carlo venne proposto di accompagnarli ad un incontro che avrebbero avuto di lì a poco con un industriale, Silvio Berlusconi, il cui nome allora non gli diceva nulla di particolare, e con lo stesso Dell’Utri, che aveva conosciuto a Palermo qualche tempo prima.
“Mi hanno detto con chi si dovevano incontrare, ma a me a quel tempo il nome non mi diceva niente, mi hanno detto che si dovevano incontrare con un industriale un certo Berlusconi e Dell’Utri me lo ricordavo di quella volta che avevo preso il caffe’ con Tanino, però non mi dicevano niente né l’uno e né l’altro, perché conoscevo industriali per motivi di lavoro, o si sentivano, però proprio quelli non è che mi faceva impressione, poi forse perché ero abituato a trattare con vari industriali o con altre persone di una certa…, perciò non mi ero impressionato. Allora c’era Teresi che era un grosso costruttore a Palermo, c’era Stefano Bontate che veniva di una famiglia agiata, di una famiglia che hanno trattato sempre con politici e tutti e allora non penso che erano anche…, pero’ a me non mi diceva niente il nome, comunque siamo arrivati la’. Capisco che Tanino aveva portato questa amicizia di Dell’Utri e Berlusconi a Bontate e a Teresi, perciò Tanino doveva essere pure presente, a parte tutto visto che c’è anche Dell’Utri che non è cosa nostra e Berlusconi. Era una cosa normale a quei tempi, che ognuno, un industriale o qualcuno che aveva bisogno si rivolgeva a cosa nostra o per mettere un’azienda o per garantirsi o per quello che c’era la situazione”.
“Comunque, siamo arrivati, c’era una sala, c’erano persone che a volte si vedevano altre stanze, che andavano e venivano, siamo entrati in una grande stanza e c’era scrivania, c’era mi sembra qualche divano per sedersi, sedie, ci siamo seduti là. Dopo non so un quarto d’ora, non mi ricordo piu’ bene, insomma dopo un po’ di tempo, è spuntato questo signore sui 30 anni, 30 e rotti anni, e hanno presentato il dottore Berlusconi. Era Dell’Utri a presentare. Ma tanino già si conosceva con Berlusconi. Sono certo che sia lui, perché dopo qualche anno poi l’ho visto… a parte che l’ho visto poi, e’ capitata un’occasione di vederlo subito dopo, ma a parte che poi, dopo qualche anno, leggendo il giornale a volte e’ cominciato a uscire in qualche giornale o il nome, che comprava societa’ o qualcosa e allora veniva piu’…poi ne ho sentito parlare tanto in seguito e allora, a Tanino e a tutta la situazione e allora non ho avuto dubbi che era quello che ho incontrato ed era quello, anche là, perché ho sentito parlare là di Milano 2. Dell’Utri era con un vestito blu scuro, giacca e cravatta. Mentre mi ricordo questo dottore che è venuto, Berlusconi, per come me l’hanno presentato, certo non era quello di adesso senza capelli, aveva i capelli, era un castano chiaro, era un maglioncino a girocollo, una camicia sotto e un maglioncino a girocollo e un jeans, no jeans proprio, un pantalone jeans, sportivo era comunque”.
“Quando arriva il Berlusconi, cominciano a parlare di cose più serie. Mimmo Teresi stava facendo due palazzi in quel periodo a Palermo, e Teresi non mi ricordo se ha detto: ‘Lei dottore ne sta facendo una città intera. E lui rispondeva: ma guardi, amministrativamente non c’è molta differenza, amministrare due, se uno si deve organizzare. Ha fatto 10 minuti, 20 minuti di parlare e ci ha dato una lezione economica e amministrativa, per quello che era la situazione di costruzione, perché forse aveva finito, o aveva finito o aveva in costruzione una citta’ 2, come chiamavano Milano 2, per quello che ho capito, perché ancora non sapevo niente, e hanno cominciato a parlare in questo modo”.
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Gli imputati al processo, i Mottola e i carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale, sono stati assolti dalla prima sezione della Corte d'Assise d'appello di Roma, che ha confermato la sentenza di primo grado emessa dalla Corte d'Assise di Cassino. I sostituti procuratori generali Francesco Piantoni e Deborah Landolfi avevano chiesto la condanna a 24 anni per Mottola, a 22 anni per il figlio Marco e per la moglie Annamaria. Per Francesco Suprano avevano chiesto quattro anni, dopo che l'imputato aveva rinunciato alla prescrizione, e per Vincenzo Quatrale l'assoluzione. Per i due carabinieri Suprano e Quatrale la vicenda si è quindi chiusa in secondo grado. Le parti civili invece che avevano proposto l'appello sono state condannate al pagamento delle spese processuali.
''Gli imputati sono molto sereni e confidano nella giustizia. Dopo due assoluzioni siamo sicuri che anche la Corte di Cassazione farà un ottimo lavoro'', spiega all'Adnkronos l'avvocato Mauro Marsella, uno dei difensori dei Mottola. Il legale, che insieme ai colleghi Francesco Germani e Piergiorgio Di Giuseppe e al criminologo Carmelo Lavorino fa parte del pool della difesa dei Mottola sottolinea che ''anche gli avvocati sono molto fiduciosi''.
I familiari di Serena sperano invece in un nuovo processo di Appello. Dopo la morte di Guglielmo Mollicone, padre della ragazza, a portare avanti la battaglia per la verità sono stati lo zio Antonio e la sorella Consuelo. ''C'è la consapevolezza che il ricorso presentato dalla procura generale della Corte d'Assise d'Appello di Roma è fatto bene ed è fondato - confida all'Adnkronos l'avvocato di parte civile Anthony Iafrate dello Studio Salera che da anni segue la sorella di Serena - Per noi resta valida l'ipotesi finora portata avanti nei primi due gradi di giudizio''.
Il legale di Consuelo è allo stesso tempo consapevole che con la parola della Cassazione potrebbe anche calare il sipario sul caso e l'omicidio di Serena rimanere senza un colpevole. ''Se la Corte di Cassazione dovesse rigettare il ricorso il caso di Serena resterebbe irrisolto soprattutto perché ad oggi le carte processuali non hanno fornito altre ipotesi valide'', conclude.
Serena Mollicone scompare il 1 giugno del 2001. Quella mattina esce di casa presto, dopo aver preparato la colazione al padre, con cui vive sola dalla scomparsa della mamma. Deve andare all'ospedale di Sora dove ha un appuntamento fissato da qualche giorno per un'ortopanoramica. Da quel momento però non farà più ritorno a casa. Il suo corpo verrà ritrovato due giorni dopo, abbandonato sull'erba vicino a un mucchio di rifiuti nel bosco di Fonte Cupa, in località Anitrella. Serena viene trovata con mani e piedi legati, nastro adesivo su naso e bocca, e un sacchetto dell'Eurospin in testa. Dal giorno del ritrovamento del corpo sono passati quasi 24 anni in cui si sono susseguite indagini, archiviazioni, processi, e colpi di scena ma il caso al momento resta ancora un giallo.
Roma, 10 mar. (Adnkronos) - Lazio e Udinese pareggiano 1-1 nel posticipo della 28esima giornata della Serie A. I biancocelesti salgono a 51 punti ma falliscono il sorpasso ai danni della Juventus, che rimane quarta a quota 52. L'Udinese sale a 40 punti, a metà classifica.
Il match si infiamma subito con la prima chance al 4' per i friulani: la deviazione di tacco di Lucca non trova la porta. La Lazio prende in mano le redini del match e si affida alle fiammate di Isaksen, il più ispirato in avvio. Le due squadre si affrontano a viso aperto e a ritmi elevati. L'equilibrio salta al 22'. L'Udinese sfonda con un'azione elaborata, Thauvin si trova al posto giusto al momento giusto e da due passi insacca: 0-1. La reazione della Lazio è veemente, i biancocelesti si riversano nella metà campo bianconera e pareggiano nel giro di 10 minuti. Al 32' sponda di Vecino, Romagnoli sul secondo palo non sbaglia: 1-1. Prima del riposo, nuova chance bianconera: Lucca gira di destro, mira sbagliata di poco.
La Lazio inizia il secondo tempo con un pressing aggressivo, l'Udinese fatica a gestire il possesso del pallone nelle ripartenze e si limita a contenere i biancocelesti per buona parte della ripresa. La Lazio non trova varchi e, nel finale, rischia qualcosa. Al 76' e al 77' servono 2 parate di Provedel per disinnescare la punizione di Zemura e il colpo di testa di Atta. I padroni di casa, nonostante i cambi, non hanno energie e risorse per l'assedio finale: 1-1.
Roma, 10 mar. - (Adnkronos) - Asstra organizza il primo workshop nazionale dedicato all'intelligenza artificiale nel Trasporto Pubblico Locale (TPL), un'occasione di confronto per analizzare le opportunità e le criticità delle prime applicazioni dell’IA nei processi produttivi del settore. L'evento, a carattere interno, si terrà online mercoledì 12 marzo a partire dalle ore 11:00 e rientra nelle attività di supporto che Asstra fornisce alle aziende associate, attualmente impegnate in un significativo processo di trasformazione digitale ed energetica, accelerato dalle opportunità del PNRR. Attraverso momenti di condivisione come questo, Asstra facilita la diffusione delle buone pratiche e il confronto tra le esperienze nazionali e internazionali.
Ad aprire i lavori sarà Andrea Gibelli, Presidente di Asstra. Seguiranno gli interventi introduttivi di Mario Nobile, Direttore Generale dell'Agenzia per l'Italia Digitale (AGID), che offrirà una panoramica sulle recenti linee guida AGID per l’adozione dell’IA nella pubblica amministrazione Giorgio Pizzi, Dirigente della Direzione TPL del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che illustrerà il punto di vista del MIT. Un panel di esperti per un confronto a 360 gradi. Il workshop vedrà la partecipazione di rappresentanti di aziende di trasporto italiane e internazionali. Nel primo panel interverranno Rebecca Bissell, Director of Information Technology di Transport for London, Francesca Pili di FNM Group, Francesca Quiri di Brescia Mobilità, Pasquale Rovito di Ente Autonomo Volturno Napoli, oltre a rappresentanti dell’industria. Sarà l’occasione per esplorare le applicazioni dell’IA nel TPL e le sfide legate alla comunicazione con il cliente e all’innovazione nei sistemi di gestione.
Il secondo panel vedrà protagonisti Fabio Gregorio di AMT Genova, Andrea Bottazzi di TPER Bologna, Alberto Rho dello Studio Legale Zoppolato & Associati, Michele Scozzai di TPL FVG e Tas Jalali Head of Cybersecurity & IT PMO at AC Transit, and Chair of APTA’s AI Subcommittee, oltre ad altri interventi del settore industriale. I relatori si confronteranno su temi chiave per il servizio di trasporto pubblico locale tra i quali la customer care, l’infomobilità, la manutenzione predittiva, la sicurezza informatica, la cibersecurity e le implicazioni normative dell’IA. L'evento si concluderà con una sessione di Q&A per approfondire gli spunti emersi e favorire un confronto diretto tra gli esperti e il pubblico degli associati.
Milano, 10 mar. (Adnkronos) - Sisterhood, la holding di Chiara Ferragni, informa che oggi 10 marzo, si è svolta l’assemblea dei soci di Fenice e che "con il voto favorevole di Sisterhood e di Alchimia, ha deliberato, fra l’altro, la ricostituzione del capitale sociale di Fenice, nei termini proposti dall’amministratore unico Claudio Calabi". In particolare "Sisterhood è pronta a sottoscrivere l’aumento di capitale in proporzione alla quota dalla stessa detenuta ed eventualmente anche per la parte di aumento che non fosse sottoscritta dagli altri soci, onde consentire a Fenice di proseguire con successo la propria attività".
Milano, 10 mar. (Adnkronos) - Alessandro Forlenza e Consiglia Caruso, amministratori di fatto e di diritto della Martinina srl, e la stessa società che allora gestiva il Centro di permanenza di via Corelli a Milano sono stati mandati a processo. Lo ha deciso il gup di Milano Mattia Fiorentini, al termine dell'udienza preliminare, fissando la prima udienza per il 23 maggio. Gli imputati devono rispondere dei reati di frode in pubbliche forniture e turbata libertà degli incanti, le parti civili hanno proposto di citare il Ministero dell’Interno come responsabile civile.
L’inchiesta, avviata dalla Procura di Milano, aveva portato alla luce numerose irregolarità nell’esecuzione del contratto d’appalto per la gestione del Cpr, evidenziando la presenza di diversi documenti falsi nell’offerta presentata dalla società aggiudicataria e documentando inoltre le condizioni di vita infernali per le persone trattenute nel centro. Presunte irregolarità che nel dicembre 2023 avevano portato alla perquisizione del centro e del ramo d'azienda a cui era affidata la gestione.
"Il rinvio a giudizio conferma l’importanza del ruolo di monitoraggio svolto dalla società civile nell’attenzionare i Cpr, non luoghi sistematicamente tenuti lontani dalla vista della comunità. Ci aspettiamo che il dibattimento darà modo di far emergere nuovi profili di responsabilità.” dichiara Maria Pia Cecere, avvocata e socia dell’Asgi, associazione che per prima aveva denunciato i fatti.
(Adnkronos) - I due presunti autori del delitto, dopo essersi allontanati dalla scena del crimine con l’auto della vittima - alla quale avevano anche sottratto il telefono, alcune carte di credito e pochi contanti - si sono disfatti di parte degli oggetti rubati e dell’arma gettandoli nei campi e nei boschi tra i comuni di Valbrembo e Solza.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Bergamo, sono partite dalla ricerca dell'auto della vittima, macchina che per un colpo di fortuna una pattuglia del Comando provinciale dei carabinieri di Monza ha controllato la notte prima del ritrovamento del cadavere. A bordo viaggiavano quattro persone denunciate per ricettazione, mentre la macchina veniva sequestrata. Le indagini sull'omicidio, successive di qualche ora, hanno mostrato - attraverso le immagini estrapolate dai sistemi di video sorveglianza e le informazioni acquisite dai testimoni -, che il presunto autore del delitto era proprio l'uomo alla guida dell'auto controllata dai carabinieri la notte precedente.
Raggiunto a Monza dai carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo per essere sentito quale persona informata sui fatti il giovane ha reso "spontanee dichiarazioni alla polizia giudiziaria, confessando l’omicidio, riferendo di aver agito a scopo di rapina e di aver colpito a morte la vittima a seguito del suo tentativo di reazione".
Milano, 10 mar. (Adnkronos) - Due uomini sono stati fermati per l'omicidio di Luciano Muttoni, trovato senza vita ieri, domenica 9 marzo, nel suo appartamento a Valbrembo, in provincia di Bergamo, con ferite alla testa. I due fermati sono un venticinquenne di Bergamo, già noto alle forze dell'ordine e un ventiquattrenne di origini polacche residente in provincia di Monza e Brianza.
Il primo fermato ha reso "spontanee dichiarazioni ammettendo le proprie responsabilità e fornendo anche indicazioni utili al ritrovamento del proprio giubbotto macchiato di sangue, di alcuni documenti sottratti alla vittima e dell’arma del delitto, una pistola scacciacani con cui ha colpito più volte la vittima al capo, oltre ad averla percossa con pugni e calci alla testa, causandole gravi ferite a seguito delle quali la vittima è deceduta" si legge in una nota dei carabinieri del Comando Provinciale di Bergamo.
Il secondo è stato prelevato questa mattina in una comunità terapeutica in provincia di Monza Brianza dove svolgeva attività di aiuto educatore, ed ha reso anche lui spontanee dichiarazioni ai militari, "concordanti" con quelle del presunto complice. I due hanno agito per rapina e la vittima ha pagato con la vita il suo tentativo di reazione. (segue)