Due settimane fa gli ambientalisti si erano fatti sentire. Quattro attivisti di Greenpeace avevano scalato la facciata del ministero del Tesoro britannico per appendere uno striscione con un messaggio molto chiaro, diretto al ministro George Osborne: “Remember George. Green Bank = new jobs”. “Ricorda George. La banca verde significa nuovi lavori”. Il riferimento era alla Green Investment Bank, un nuovo istituto bancario, promesso in campagna elettorale dai conservatori per destinare risorse pubbliche allo sviluppo di tecnologie verdi. “Vogliamo la banca verde, perché creerà decine di migliaia di posti di lavoro”, aveva dichiarato Emma Gibson, uno degli attivisti, dopo essere scesa con corde e caschetto giallo dal balcone del palazzo ministeriale.
La preoccupazione degli ambientalisti era palpabile, anche perché il governo, nelle settimane precedenti, era sembrato più propenso a creare un semplice fondo ambientale piuttosto che mettere in piedi un vero e proprio istituto bancario in grado di offrire prestiti, obbligazioni e altri servizi finanziari. Giovedì, dopo giorni di consultazioni e trattative, è arrivata l’attesa risposta di Osborne: “la Green Investment Bank si farà e i particolari sulla sua struttura saranno rivelati entro Natale”. “Vogliamo farla partire nel modo giusto perché dovrà essere un successo”, ha dichiarato Osborne, che ha scelto come consulente niente meno che Nicholas Stern, uno dei massimi esperti al mondo di cambiamenti climatici. “La banca sarà creata al più presto, gli studi sul modello di business sono ormai in una fase avanzata”, ha aggiunto Osborne. In realtà, come evidenziato da Stewart Hosie, parlamentare che fa parte del comitato per la creazione della banca, sarà difficile che la Green Bank riesca ad essere operativa prima del 2013. Gli ostacoli da superare sono ancora molti e la strada è tutta in salita. Ma almeno è stata tracciata.
Una strada che sarà però impossibile percorrere senza gli investimenti dei privati. “Il governo destinerà alla banca 1 miliardo di sterline. Ma questa sarà solo la base, il catalizzatore per far entrare le imprese”, ha dichiarato Osborne. “Dobbiamo fare leva sui capitali privati, altrimenti il progetto è destinato a fallire”.
Le risorse pubbliche per la banca verde, in un periodo di massima austerity per la Gran Bretagna, saranno raccolte vendendo asset statali. Chris Huhne, ministro del clima e dell’energia, avrebbe già messo gli occhi sulla partecipazione del governo in un’impresa per l’arricchimento dell’uranio. “Se vendessimo la nostra quota potremmo raccogliere agevolmente 1 miliardo di sterline da una sola operazione”, ha dichiarato Huhne al quotidiano The Guardian. Alle dichiarazioni non è seguita, per ora, alcuna decisione. Altre fonti hanno parlato anche della vendita ai privati della rete ferroviaria che attraversa il tunnel della Manica, collegando Londra a Parigi e Bruxelles. Ma anche su questa ipotesi non sono ancora arrivate conferme ufficiali.
Secondo quanto reso noto da fonti governative all’inizio della settimana, la nuova banca sarebbe in grado di emettere “green bond”, obbligazioni verdi per raccogliere capitale, e potrebbe contare anche sul supporto della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e del progetto comunitario JESSICA, finalizzato a promuovere crescita e investimenti sostenibili nelle aree urbane. Tra le tecnologie che si progetta di finanziare c’è in primo luogo l’eolico offshore, al largo delle coste del mare del nord. Il governo inglese ha già in cantiere un piano per installare almeno 7.000 turbine eoliche entro il 2020, nell’ambito di un programma per ridurre le emissioni di CO2 del paese del 34% nei prossimi dieci anni.