Futuro e Libertà ha mostrato i muscoli e ribadito di essere indispensabile al governo. Oggi, votando insieme a Pd, Idv e Udc a favore di un emendamento sulla cooperazione tra Italia e Libia, Fli ha fatto mancare all’esecutivo i numeri per far passare il parere contrario espresso dalla maggioranza. Un chiaro messaggio di Gianfranco Fini al premier, Silvio Berlusconi, e a Umberto Bossi che ieri in serata si era preso l’impegno con il presidente del Consiglio di riallacciare i rapporti con il leader di Fli. L’incontro previsto per giovedì tra il senatùr e Fini si preannuncia dunque tutt’altro che chiarificatore.
Il governo è stato battuto su un emendamento presentato dai Radicali a una mozione sulla cooperazione tra Italia e Libia. Fli e Udc hanno votato a favore dell’emendamento, su cui il governo aveva espresso parere contrario. L’emendamento è passato con 274 sì e 261 no.
L’emendamento si riferisce alla mozione di maggioranza sulle iniziative volte alla revisione del trattato di amicizia, partneriato e cooperazione Italia-Libia in materia di immigrazione. In base al testo approvato, il governo viene impegnato “a sollecitare con forza le autorità di Tripoli affinché ratifichino la Convenzione Onu sui rifugiati e riaprano l’ufficio dell’Unhcr a Tripoli quale premessa per continuare le politiche dei respingimenti dei migranti in Libia”.
A favore del testo hanno votato, oltre al Pd e all’Idv, l’Udc e Fli, che non ha cambiato idea dopo i ripetuti appelli del sottosegretario Alfredo Mantica e di esponenti del Pdl ad allinearsi con il governo. Dopo il voto, tutti i deputati del Pdl e della Lega si sono alzati in piedi tributando un ironico applauso ai colleghi di Fli, cui hanno urlato “Bravi, bravi”. Il leghista Gianpaolo Dozzo aveva detto prima del voto che l’atteggiamento assunto da Fli su questo emendamento era “una prova di sganciamento” dei finiani dalla maggioranza.
L’emendamento, a firma del radicale Matteo Mecacci del gruppo Pd, richiede all’esecutivo di “impegnarsi a rivedere il trattato di amicizia con la Libia alla luce di quanto accaduto recentemente, a chiarire i termini degli accordi relativi ai pattugliamenti congiunti in corso, in particolare per quanto riguarda la catena di comando e le regole d’ingaggio, incluso l’uso delle armi durante tali operazioni; ad attivarsi, sia attraverso i contatti bilaterali con Tripoli, che a livello internazionale, per ottenere che la Libia riconosca i confini marittimi sanciti dal diritto internazionale e consenta ai pescatori siciliani di pescare legalmente in acque internazionali senza il rischio di subire attacchi armati o il sequestro dei pescherecci”.
Previsto anche che si sospenda “la politica dei respingimenti dei migranti in Libia, anche alla luce di quanto accaduto negli ultimi mesi, dato che tale politica viola sia il principio fondamentale di non respingimento (non-refoulement) previsto dalla Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati del 1951 (ratificata dall’Italia nel luglio 1954) e considerato un principio di diritto internazionale generale, sia il pieno accesso alle procedure di asilo nell’Unione europea”.
“Che Fli voti con l’opposizione non fa più notizia, ma votando un emendamento come quello che è passato ci si dovrà assumere la responsabilità di rivedere i barconi di disperati sulle coste italiane”. Questo il commento del ministro della Difesa e coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, alla notizia che il governo è stato battuto in aula, con il voto dei finiani, su un emendamento che riguarda i respingimenti e gli accordi con la Libia. “Noi insisteremo per la politica dei respingimenti – ha aggiunto – è quello di Fli mi sembra un boomerang per una formazione che dice comunque di essere di centrodestra”. Ai giornalisti che hanno chiesto se il voto di Montecitorio possa condizionare le prove di intesa nella maggioranza che Umberto Bossi porterà avanti in queste ore con Fini, La Russa ha risposto: “Non credo che un singolo voto possa cambiare qualcosa da quel punto di vista”.
“Non è sulla Libia che cade il governo, ovviamente” – ha commentato a caldo il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi – Futuro e Libertà conferma la vicinanza ai radicali”. A chi gli chiedeva se ormai sia inevitabile una rottura Sacconi ha risposto: “Niente è inevitabile tranne la morte”.