A Brescia la protesta degli immigrati sulla gru continua, ma oggi il fronte della protesta di è rotto. Sono passate da poco le 14.00 quando uno dei sei immigrati, che da undici giorni vivono a 35 metri d’altezza, decide di porre fine alla sua iniziativa per ottenere il permesso di soggiorno e lentamente si avvia verso le scale sotto la cabina di comando. Singh Jatt, un ragazzo indiano di 27 anni, da cinque anni in Italia, manovale edile, scende lentamente le scale. E’ vestito con una felpa grigia e un paio di jeans scuri: di lui colpisce il volto stanco e scavato e il fisico debilitato. Una volta a terra, dopo quasi un minuto di discesa a passo lento, viene accolto da un suo connazionale che in questa trattativa ha fatto da mediatore con la Questura: si tratta di Sukadev Singh, ma Brescia i suoi connazionali lo conoscono con il soprannome di Kang. Ha 45 anni, è ben integrato, ha una vita agiata e si occupa di pratiche amministrative a favore dei membri della sua comunità. Kang ha tenuto i contatti con la famiglia del giovane e con il consolato indiano e già ieri sera era giunto il via libera della Questura per garantirgli un trattamento di favore. Stamattina gli ultimi particolari erano definiti e così, accompagnato da un funzionario di polizia, Kang è stato portato attorno alle 14 sotto la gru, attraverso un varco secondario a distanza dai manifestanti del presidio. Una volta a terra Singh é stato raggiunto dal connazionale e assieme hanno attraversato il piazzale sotto la gru. Altri 50 metri e il giovane è stato fatto salire su un’auto della Polizia, vicino a lui il mediatore indiano dell’operazione e insieme sono stati condotti in Questura.
Il rappresentante della comunità indiana di Brescia ha così spiegato la fine della protesta per il suo giovane connazionale: “Sing non ne poteva più, stava male, aveva molto mal di testa, è debole anche se le sue condizioni sono comunque buone”. Ora l’attenzione si sposta sugli altri cinque immigrati ancora sulla gru. L’impressione è che il gruppo stia per cedere, pare che un secondo immigrato a breve possa scendere, forse il ragazzo senegalese che questo pomeriggio ha avuto dalla gru un dialogo molto fitto con un suo connazionale.
Una mediazione è invece in corso con il comitato Diritti per Tutti per far salire sulla gru un medico del 118, anche se la Questura non ha ancora concesso l’autorizzazione. Stamattina alcuni docenti dell’Università Statale di Brescia hanno tenuto una lezione all’aperto nei pressi della facoltà di Economia, in segno di solidarietà con gli immigrati saliti sulla gru. Hanno partecipato il professor Giulio Palermo, docente di economia politica, Gloria Sandye ordinario di economia presso l’Università di Nizza, il costituzionalista Antonio D’Andrea e il pofessor Terenzio Maccabelli docente di Storia delle Idee economiche e politiche. Da undici giorni gli immigrati sulla gru protestano per ottenere il permesso di soggiorno. “Scenderemo soltanto quando il ministero dell’Interno si deciderà ad aprire una trattativa seria per la regolarizzazione di tutti gli immigrati che si sono visti respingere la domanda di sanatoria di colf e badanti presentata l’anno scorso”. Ma adesso è l’ora del cedimento, ora che alla disperazione e all’angoscia si unisce lo sfinimento di 11 giorni passati su una gru al freddo e isolati dal resto della città.
di Leonardo Piccini