L’ultima fiamma di Augusto Minzolini è una Porsche bianca decappottabile. L’hanno vista scorrazzare nei viali di Saxa Rubra, un lusso permesso grazie al suo lauto stipendio. Il direttorissimo ama la bella vita e i lunghi viaggi. E non guarda ai prezzi, che siano soldi suoi o soldi pubblici: con la carta di credito aziendale ha speso dieci volte in più di Mario Orfeo (Tg2): 64 mila euro in dodici mesi contro i 6 mila di Orfeo.

Un consigliere di minoranza ha chiesto un consuntivo a Mauro Masi che – come anticipato dal Secolo XIX – mercoledì pomeriggio ha snocciolato le cifre nel Cda di viale Mazzini. E stupito i colleghi di maggioranza: il direttore generale e il presidente hanno a disposizione 35 mila euro l’anno (al massimo), Minzolini da solo, per rappresentare l’azienda, ne ha spesi quasi il doppio. Il confronto con Antonio Preziosi, direttore di Radio Uno e del Giornale Radio Uno è impietoso: l’estate scorsa Preziosi oscillava tra i duecento e i trecento euro al mese, Minzolini svettava oltre i seimila. Da tempo funzionari e dirigenti hanno osservato la battaglia clandestina sulla carta di credito tra il direttore generale e l’ex cronista politico: in più di un’occasione Masi ha rispedito al mittente i rimborsi firmati da Minzolini: troppo. E forse un articolo di una sua recente circolare, taglio del 30 per cento per le spese di rappresentanza, era scritto su misura per contenere l’eccesso di Minzolini.

Il controllo del magistrato
Un eccesso che sarà valutato da Luciano Calamaro, il magistrato della Corte dei Conti che partecipa ai Consigli di viale Mazzini. Calamaro vuole conoscere le singole voci e le singole strisciate di carta che fanno sfiorare i 70 mila euro annuali. Anche il Collegio dei sindaci, in tempi di crisi e sacrifici (ordinati da Masi stesso), vuole capire perché il direttore del Tg1 sia un dipendente speciale. E il consigliere di opposizione ha scritto a Masi per approfondire l’argomento con un’indagine interna per far luce sulle spese di trasferta che, senza lasciare traccia a viale Mazzini, transitano per le segreterie di Saxa Rubra, sede dei telegiornali Rai. Il Fatto Quotidiano ha consultato un foglio di trasferta a nome di Minzolini: un fine settimana in provincia di Grosseto, tra agosto e settembre, nello sfarzo delle Terme di Saturnia Resort. Minzolini ha soggiornato in stanze “Grande suite”, il massimo offerto da un albergo esclusivo: “Dedicato a chi cerca sempre l’eccellenza, Terme di Saturnia Spa & Golf Resort riserva due “Grand Suite” di recente realizzazione. Eleganza, design e ricercatezza nei dettagli caratterizzano queste suite di 75 metri quadrati ciascuna, composte da un ampio salotto con sala da pranzo, camera da letto matrimoniale, due cabine armadio e due bagni in marmo e travertino”. Chissà se la Rai ha approvato la fattura di Minzolini, di certo il direttorissimo ha ricevuto un prezzo di favore: 550 euro a notte, un terzo di una tariffa a listino con bagni turchi e sauna.

L’intervista sulle terme
“Il signor Minzolini ha usufruito di una tariffa speciale, pattuita con l’amministrazione. Sono strappi alle regole che difficilmente possono ripetersi”, dicono dall’albergo. L’ex squalo de La Stampa, famoso per le sue spiate a Montecitorio, stavolta ha chiuso un affare. Forse avrà influito un servizio mieloso sulle Terme di Saturnia, in onda il 20 aprile scorso all’interno del Tg1: “Un paradiso in cui ritrovare serenità e la giusta armonia, decisivo per avere un viso perfetto”. Una bella cartolina arricchita con un’intervista a Beatrice Zanchi, responsabile marketing proprio del resort. Minzolini mai rinuncia a un albergo caro e comodo. Per il Festival del Cinema di Venezia, famoso per le adunate oceaniche di dipendenti Rai, il direttorissimo aveva adocchiato una cameretta in Laguna da mille euro a notte. Quella sì che era rappresentanza, al netto di una gita Rai ben organizzata, ma mille euro erano troppi: Masi in persona ha ordinato di cercare più umile e compita sistemazione. E per la sua vacanza-lavoro di cinque giorni, Minzolini ha ubbidito. Poi leggende narrano di numerosi mordi e fuggi all’estero sul conto di viale Mazzini, o meglio sul foglio viaggio nella segreteria di direzione di Saxa Rubra. Il direttorissimo mai ha risparmiato né con la carta di credito né con le spese di trasferta e neppure con le gratifiche in busta paga o nomine e promozioni : il Tg1 ha cinque caporedattori centrali, il Tg2 e il Tg3 uno soltanto. Per la nuova sigla e la scenografia del telegiornale, a differenza di Orfeo e Bianca Berlinguer, Minzolini ha preteso un appalto esterno costato circa 300 mila euro. Nonostante Masi abbia annunciato un piano di lacrime e sangue per scongiurare guai con banche e creditori, da qui ai prossimi tre anni, il direttorissimo non bada a spese. Con i soldi degli altri.

Da Il Fatto Quotidiano del 12 novembre 2010

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