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Chi ha bisogno della Fondazione Bordoni?

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Riprendendo fonti di stampa, si apprende che martedì l’avv. Sarzana ha espresso preoccupazione per la presunta decisione del Ministero dello Sviluppo economico di affidare alla Fondazione Ugo Bordoni la gestione del registro pubblico delle opposizioni, che accoglierà tutti gli abbonati telefonici che non desiderano essere contattati telefonicamente per fini commerciali o promozionali. Secondo il legale, la presenza fra i fondatori – rappresentati in un apposito “Comitato” – di primari operatori di telecomunicazioni (Fastweb, Poste Italiane, Telecom Italia, Telespazio, Tre Italia, Vodafone e Wind) potrebbe configurare un vero e proprio conflitto di interesse, potenzialmente a danno del consumatore. E come dargli torto?

Ma, si sa, dato un problema esistono almeno due punti di vista. Qui c’è quello dei consumatori e c’è quello dei ricercatori.

Per chi non la conosce, la FUB è un Ente di ricerca nelle telecomunicazioni con un prestigioso passato.

Fino all’anno 2000, quando è entrata in un declino inarrestabile, ha formato ricercatori e accademici di valore internazionale nelle telecomunicazioni. Ha prodotto risultati scientifici pregevoli, dagli studi sui fenomeni della propagazione necessari alle comunicazioni via satellite, a quelli sulle fibre e sui dispositivi ottici, agli studi sulle tecniche di elaborazione dei segnali vocali, solo per citarne alcuni. Era, sia pure in un settore di nicchia, un fiore all’occhiello del Paese che formava tanti giovani laureati e studiosi.

Oggi, ridotta al simulacro di ciò che era, sta mestamente e docilmente al guinzaglio del MSE (Ministero dello Sviluppo Economico) e “la gestione del registro pubblico delle opposizioni” ha tutta l’aria di rappresentare il punto di arrivo della parabola. Ora la gloriosa FUB sarà un “call center” o poco più: sia detto con tutto il rispetto per le professionalità dei call center (Report domenica scorsa ci ha mostrato che sono pieni di giovani e bravi avvocati).

Si sa, quando si conferisce un mandato c’è il committente e c’è l’incaricato. E se il Consiglio di Amministrazione della FUB, qualora questo incarico – supponiamolo per assurdo, per mero esercizio retorico – arrivasse davvero, con uno scatto di orgoglio declinasse con cortese ma anche con ferma determinazione? Purtroppo anche il più inguaribile degli ottimisti non oserebbe sperare tanto. E allora: andiamo avanti cosi, facciamoci del male. E non se ne dispiacciano le associazioni dei consumatori e i call center se gli enti di ricerca fanno loro concorrenza. Sono tempi duri per tutti. Anche i ricercatori tengono famiglia.

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