Il carosello comincia da via Salandra. Tricolori che sventolano, sorrisi stampati: tutti al Campidoglio, la destra è al potere. Il saluto fascista compare per la prima volta nella piazza del Comune di Roma il 28 aprile del 2008. Gianni Alemanno ha sconfitto Francesco Rutelli. Non ci credeva nemmeno lui che sarebbe diventato sindaco della Capitale. Due anni prima era stato sconfitto da Walter Veltroni (“Quando i leader non si impegnano in prima persona le strutture di partito flettono”, commentò accusando Silvio Berlusconi di non averlo sostenuto), aveva avviato la carriera da ministro ed era pronto a riprenderla, se i romani l’avessero bocciato una seconda volta. La storia andò in un altro modo, e lui, affacciato dal balcone dello studio che governa la città, poteva ammirare le “persone che festeggiavano pacificamente la mia vittoria” con il braccio destro teso e provare per la prima volta “la sensazione di essere al centro del mondo”.
Ma il suo respiro ha avuto il fiato corto. Dai tempi in cui orgoglioso rivendicava di aver “congedato 31 dirigenti”, da quando prometteva di “ripartire dalle risorse interne del Comune di Roma” perchè gli esterni “erano veramente troppi”, sembra passato un secolo: 854 assunti all’Atac, l’azienda di trasporto pubblico, 1400 all’Ama, quella che si occupa dei rifiuti sono i due numeri che più stridono con la promessa lotta agli sprechi.
Soprattutto perché tra di loro – come ricostruito da Repubblica nelle settimane scorse – c’è una schiera di parenti e amici dell’entourage comunale. C’è la moglie dell’assessore De Lillo, la compagna del deputato ex An Marco Marsilio (mentre la sorella Laura è assessore), il sindacalista grande elettore di Alemanno Gioacchino Camponeschi, con tanto di moglie e figlia. C’è una cubista. Molti sono originari di Guidonia, il paese d’origine dell’ex ad di Atac Adalberto Bertucci (che è stato rimosso, ma vanta ancora una consulenza con l’azienda da 219mila euro l’anno): c’è il fioraio, il nipote di Bertucci, la sua ex segretaria e la di lei nuora. Sergio Marchi, assessore ai Trasporti del Comune di Roma, ha piazzato all’Atac la sua compagna, suo cognato, altre due donne legate a uomini della sua squadra e la sua segretaria. Assunta per chiamata diretta anche la compagna del delegato del sindaco all’emergenza abitativa Marco Visconti.
Il Corriere della Sera scopre che nel reclutamento di massa sono finiti anche due ex Nar, il gruppo armato neofascista di Mambro e Fioravanti, condannati per la strage di Bologna. E ancora, una sfilza di non eletti ricompensati con un posto pubblico, figli e nipoti di sindacalisti, segretarie di parlamentari e assessori.
Il capitolo Ama non è ancora stato sviscerato del tutto ma, per capire l’andazzo, basta vedere i numeri della gestione Alemanno, tirati fuori ancora dal Corriere: 91 nuovi assunti nel 2008, 451 nel 2009, 766 quest’anno. L’amministratore delegato si chiama Franco Panzironi: suo genero è uno dei quadri dell’azienda, mentre suo figlio, dopo un passaggio nella segreteria di Alemanno, è approdato a Eur spa, altra società partecipata del Comune. E sempre all’Ama, un anno fa, il sindaco aveva messo a capo dei Servizi ambientali Stefano Andrini, condannato a 4 anni e 8 mesi per lesioni gravi aggravate dopo che nell’89 picchiò a sangue due ragazzi di sinistra. Si è dimesso solo a febbraio 2010, dopo che il suo nome è spuntato nei processi Fastweb e Telecom-Sparkle.
Andrini ha scontato il suo debito con la giustizia per l’aggressione di piazza Capranica. Insieme a lui – ma venne assolto – c’era Mario Vattani, figlio dell’ambasciatore Umberto e oggi consigliere diplomatico del sindaco per 228mila euro l’anno. Ha pagato, e pure tanto, anche Vincenzo Piso, eminenza grigia dei Trasporti: 4 anni di carcerazione preventiva, assolto con formula piena. Antonio Lucarelli, ex leader di Forza Nuova a Roma, fino a dieci anni fa insultava gli omosessuali che partecipavano ai primi gay-pride. Oggi è capo di gabinetto del sindaco del Comune di Roma ed è accusato di avere un “conflitto di interessi” nei Punti verdi assegnati dal Comune.
Passati ingombranti, che Alemanno non ha nessuna intenzione di dimenticare. I primi due mesi, ci provò, a fare il “sindaco di tutti”. Sognava “una sorta di commissione Attali, aperta a tutti”. Propose a Giuliano Amato di presiederla. Saltò tutto quando, in visita al museo della Shoah, Alemanno disse che il fascismo “non fu il male assoluto”.
Da allora Alemanno si è chiuso nel suo cerchio di vecchio segretario del Fronte della Gioventù. Un tempo, tutti insieme, militavano nella destra sociale, denunciavano sprechi e corruzioni. “Un Veltroni senza freno continua a dissipare le risorse dei cittadini per mantenere la sua corte. Ho chiesto di sapere esattamente quanto ci costano ogni anno gli uffici di staff e gabinetto del sindaco e come saranno impiegati i fondi”, diceva sette anni fa Luca Malcotti, oggi in regione. “Ci sembra che la situazione sia degenerata – tuonava nel 2005 l’attuale assessore Marchi parlando di Atac – vogliamo spiegazioni”.
Oggi, nemmeno gli avversari li riconoscono più. Enzo Foschi, consigliere regionale Pd, se li ricorda quando si contendevano i muri dove attaccare i manifesti: “Tra quei giovani e la voracità di oggi, c’è un tradimento di ideali: la passione politica è finita, c’è solo fame di potere”. Forse, aggiungono altri, perché “sanno che non durerà molto”. Ad Alemanno il ruolo di sindaco sembra andare stretto: troppo forte l’animale politico che si porta dentro, tanto che ancora oggi indossa senza remore una croce celtica al collo. Durante la campagna elettorale per le regionali ha mandato a quel paese il contegno istituzionale e si è messo a capo della battaglia contro l’esclusione della lista del Pdl. La sera della vittoria di Renata Polverini era in piazza del Popolo con lei, più infervorato dell’ultimo dei militanti. Dover mangiare la polenta con Bossi e fingere di averlo perdonato per quel “Sono Porci Questi Romani”, non è roba per lui.
Aggiornato il 02/07/2018
Politica
Amici miei Spa, tutta la parentopoli
del comune di Roma
Ex camerati, ex segretarie, parenti e affini. Anche una cubista. Tutta la sprecopoli del sindaco di Roma. Con 854 assunzioni all'Atac, l'azienda del trasporto pubblico e ben 1400 all'Ama, quella dei rifiuti
Ma il suo respiro ha avuto il fiato corto. Dai tempi in cui orgoglioso rivendicava di aver “congedato 31 dirigenti”, da quando prometteva di “ripartire dalle risorse interne del Comune di Roma” perchè gli esterni “erano veramente troppi”, sembra passato un secolo: 854 assunti all’Atac, l’azienda di trasporto pubblico, 1400 all’Ama, quella che si occupa dei rifiuti sono i due numeri che più stridono con la promessa lotta agli sprechi.
Soprattutto perché tra di loro – come ricostruito da Repubblica nelle settimane scorse – c’è una schiera di parenti e amici dell’entourage comunale. C’è la moglie dell’assessore De Lillo, la compagna del deputato ex An Marco Marsilio (mentre la sorella Laura è assessore), il sindacalista grande elettore di Alemanno Gioacchino Camponeschi, con tanto di moglie e figlia. C’è una cubista. Molti sono originari di Guidonia, il paese d’origine dell’ex ad di Atac Adalberto Bertucci (che è stato rimosso, ma vanta ancora una consulenza con l’azienda da 219mila euro l’anno): c’è il fioraio, il nipote di Bertucci, la sua ex segretaria e la di lei nuora. Sergio Marchi, assessore ai Trasporti del Comune di Roma, ha piazzato all’Atac la sua compagna, suo cognato, altre due donne legate a uomini della sua squadra e la sua segretaria. Assunta per chiamata diretta anche la compagna del delegato del sindaco all’emergenza abitativa Marco Visconti.
Il Corriere della Sera scopre che nel reclutamento di massa sono finiti anche due ex Nar, il gruppo armato neofascista di Mambro e Fioravanti, condannati per la strage di Bologna. E ancora, una sfilza di non eletti ricompensati con un posto pubblico, figli e nipoti di sindacalisti, segretarie di parlamentari e assessori.
Il capitolo Ama non è ancora stato sviscerato del tutto ma, per capire l’andazzo, basta vedere i numeri della gestione Alemanno, tirati fuori ancora dal Corriere: 91 nuovi assunti nel 2008, 451 nel 2009, 766 quest’anno. L’amministratore delegato si chiama Franco Panzironi: suo genero è uno dei quadri dell’azienda, mentre suo figlio, dopo un passaggio nella segreteria di Alemanno, è approdato a Eur spa, altra società partecipata del Comune. E sempre all’Ama, un anno fa, il sindaco aveva messo a capo dei Servizi ambientali Stefano Andrini, condannato a 4 anni e 8 mesi per lesioni gravi aggravate dopo che nell’89 picchiò a sangue due ragazzi di sinistra. Si è dimesso solo a febbraio 2010, dopo che il suo nome è spuntato nei processi Fastweb e Telecom-Sparkle.
Andrini ha scontato il suo debito con la giustizia per l’aggressione di piazza Capranica. Insieme a lui – ma venne assolto – c’era Mario Vattani, figlio dell’ambasciatore Umberto e oggi consigliere diplomatico del sindaco per 228mila euro l’anno. Ha pagato, e pure tanto, anche Vincenzo Piso, eminenza grigia dei Trasporti: 4 anni di carcerazione preventiva, assolto con formula piena. Antonio Lucarelli, ex leader di Forza Nuova a Roma, fino a dieci anni fa insultava gli omosessuali che partecipavano ai primi gay-pride. Oggi è capo di gabinetto del sindaco del Comune di Roma ed è accusato di avere un “conflitto di interessi” nei Punti verdi assegnati dal Comune.
Passati ingombranti, che Alemanno non ha nessuna intenzione di dimenticare. I primi due mesi, ci provò, a fare il “sindaco di tutti”. Sognava “una sorta di commissione Attali, aperta a tutti”. Propose a Giuliano Amato di presiederla. Saltò tutto quando, in visita al museo della Shoah, Alemanno disse che il fascismo “non fu il male assoluto”.
Da allora Alemanno si è chiuso nel suo cerchio di vecchio segretario del Fronte della Gioventù. Un tempo, tutti insieme, militavano nella destra sociale, denunciavano sprechi e corruzioni. “Un Veltroni senza freno continua a dissipare le risorse dei cittadini per mantenere la sua corte. Ho chiesto di sapere esattamente quanto ci costano ogni anno gli uffici di staff e gabinetto del sindaco e come saranno impiegati i fondi”, diceva sette anni fa Luca Malcotti, oggi in regione. “Ci sembra che la situazione sia degenerata – tuonava nel 2005 l’attuale assessore Marchi parlando di Atac – vogliamo spiegazioni”.
Oggi, nemmeno gli avversari li riconoscono più. Enzo Foschi, consigliere regionale Pd, se li ricorda quando si contendevano i muri dove attaccare i manifesti: “Tra quei giovani e la voracità di oggi, c’è un tradimento di ideali: la passione politica è finita, c’è solo fame di potere”. Forse, aggiungono altri, perché “sanno che non durerà molto”. Ad Alemanno il ruolo di sindaco sembra andare stretto: troppo forte l’animale politico che si porta dentro, tanto che ancora oggi indossa senza remore una croce celtica al collo. Durante la campagna elettorale per le regionali ha mandato a quel paese il contegno istituzionale e si è messo a capo della battaglia contro l’esclusione della lista del Pdl. La sera della vittoria di Renata Polverini era in piazza del Popolo con lei, più infervorato dell’ultimo dei militanti. Dover mangiare la polenta con Bossi e fingere di averlo perdonato per quel “Sono Porci Questi Romani”, non è roba per lui.
Aggiornato il 02/07/2018
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Milano, 12 feb. (Adnkronos) - Il conto in Olanda dove sono stati sequestrati i soldi versati da Massimo Moratti, nell'ambito di una truffa in cui è stato usato il nome del ministro della Difesa Massimo Crosetto, risulta intestato a più persone straniere su cui ora sono in corso gli accertamenti per verificarne l'esistenza e anche per capire eventuali collegamenti con altri soggetti. E' quanto si apprende da fonti investigative.
In particolare, da quanto emerge, sul conto olandese risultano versati i 980mila euro della truffa al presidente di Saras, soldi che il gruppo avrebbe tentato di spostare altrove, ma la tempistica non ha giocato a loro favore e il 'congelamento' del denaro è arrivato prima.
In attesa degli esiti delle rogatorie, si attendono già domani, in procura a Milano si continua a lavorare anche sui numeri telefonici usati per mettere a segno i plurimi tentativi di truffa - ora usando il nome del ministro o del suo staff - nei confronti del gotha dell'imprenditoria e della finanza.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Sicurezza negli stadi, contrasto alla criminalità e prevenzione dei comportamenti illeciti. Sono le tematiche al centro del tavolo presieduto dai ministri dell’Interno e per lo Sport e i giovani, Matteo Piantedosi e Andrea Abodi che hanno incontrato i presidenti di Figc Gabriele Gravina, Lega serie A, Ezio Simonelli, Lega nazionale professionisti serie B, Paolo Bedin, Lega italiana calcio professionistico, Matteo Marani, Lega nazionale dilettanti, Giancarlo Abete. Presenti anche il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, il capo della Polizia, Vittorio Pisani e il presidente dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, Mario Improta.
La riunione è stata l’occasione per proseguire il confronto già avviato su proposte e iniziative da mettere in campo congiuntamente. L’obiettivo rimane quello di tutelare le tifoserie sane e di individuare in maniera chirurgica coloro che vanno allo stadio per attuare comportamenti criminali e violenti, assicurando un ambiente più sicuro e vivibile per tutti gli appassionati. Il tavolo ha anche discusso di azioni concrete per contrastare le scommesse illegali e per arginare il fenomeno della pirateria audiovisiva, sanzionando i fruitori dei contenuti illegali. Prossimo incontro tra un mese. Così una nota congiunta dei ministri dell'Interno e per lo Sport e i giovani.
Londra, 12 feb. (Adnkronos) - Non sarà consentito l'alcol ai Mondiali del 2034 in Arabia Saudita. Lo ha dichiarato l'ambasciatore saudita nel Regno Unito, il principe Khalid bin Bandar Al Saud. I tifosi che assisteranno al torneo non potranno trovare bevande alcoliche negli hotel, nei ristoranti o negli stadi. L'Arabia Saudita è un paese differente dal Qatar, dove l'alcol era disponibile in alcuni posti durante i Mondiali del 2022, e non ci saranno eccezioni per questo torneo. "Al momento, non consentiamo l'alcol", ha detto Al Saud a LBC.
"Ci si può divertire molto senza alcol, non è necessario al 100% e se vuoi bere dopo essere andato via, sei il benvenuto, ma al momento non abbiamo alcol. Un po' come il nostro clima, è un paese secco". L'Arabia Saudita è stata confermata come paese ospitante della Coppa del Mondo a dicembre, nonostante le preoccupazioni sui diritti umani. Alla domanda se i tifosi gay di calcio sarebbero stati al sicuro nel paese, Al Saud ha aggiunto: "Daremo il benvenuto a tutti in Arabia Saudita. Non è un evento saudita, è un evento mondiale. E in larga misura, daremo il benvenuto a chiunque voglia venire".
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Le attiviste del Referendum Cittadinanza hanno lanciato un appello via social alle artiste e agli artisti che in questi giorni si esibiranno sul palco del Festival di Sanremo: dire Sì all’Italia che riconosce tutte le sue figlie e tutti i suoi figli direttamente dall’Ariston. La cantante Giorgia e Brunori Sas sono stati i primi a rispondere all'appello e, insieme alle attiviste di ActionAid Utibe Joseph e Kejsi Hodo, hanno cantato il celebre brano di Toto Cutugno L'Italiano.
Gli artisti, poi, hanno ricevuto in dono un ciuccio con un nastrino tricolore da portare con sé sul palco, come simbolo di tutti quei figli e figlie d'Italia che non hanno ancora il riconoscimento della cittadinanza. Il referendum cittadinanza ha ricevuto l'ok dalla Corte Costituzionale lo scorso 20 gennaio insieme agli altri 4 quesiti sul lavoro promossi dalla Cgil. Andrà al voto in primavera.
Dopo la bocciatura del quesito sull'Autonomia la sfida del quorum si fa più ardua, ed è per questo che i promotori partono proprio dal più popolare spettacolo televisivo italiano per richiamare l'attenzione del Paese sull'appuntamento referendario. Il referendum cittadinanza è stato promosso da +Europa, Possibile, Dalla Parte Giusta della Storia, ActionAid, Libera, Arci, Italiani senza Cittadinanza, Conngi, insieme a una grande rete di oltre 70 organizzazioni.
Milano, 12 feb. (Adnkronos) - La competenza territoriale si radica a Milano, da qualunque lato si inquadri la questione. Lo sostiene la Cassazione nelle motivazioni sul caso Visibilia che vede indagata, tra gli altri, la ministra del Turismo Daniela Santanchè con l'ipotesi di truffa aggravata all'Inps in relazione alla cassa integrazione nel periodo Covid. Nel provvedimento, che segue la decisione dello scorso 29 gennaio, si rigetta la richiesta della difesa di considerare singole ipotesi di truffa (e non una truffa continuata) e di radicare la competenza a Roma.
Per il collegio della seconda sezione penale presieduta da Anna Petruzzellis - chiamato a rispondere alla questione sollevata dalla giudice delle indagini preliminari di Milano Tiziana Gueli - dato che la procura meneghina ha rilevato che l'ultima erogazione dei contributi è stata pagata a un dipendente in una banca nel Milanese, "deve essere affermata la competenza territoriale del Tribunale di Milano". Nell'indagine, coordinata dai pubblici ministeri Maria Giuseppina Gravina e Luigi Luzi, risultano coinvolti 13 dipendenti delle due società indagate, Visibilia Concessionaria srl e Visibilia Editore spa, che sarebbero stati messi in cassa integrazione a zero ore senza saperlo (e quindi continuando a lavorare) causando un 'danno' di oltre 126 mila euro versati dall'Inps.
"La soluzione - si legge nella decisione della Cassazione - non cambia nel caso in cui si voglia ancorare la competenza territoriale al momento della richiesta della cassa integrazione, posto che dalla documentazione prodotta in atti risulta che la richiesta è stata inviata alla sede Inps di Milano e che sempre la sede Inps di Milano ha autorizzato la cassa integrazione". Infine, a rafforzare la competenza territoriale il fatto che "avendo le società sede a Milano, il delitto di truffa si è comunque consumato a Milano, al momento della acquisizione dell’ingiusto profitto da parte delle società, che si realizza in concomitanza con la percezione dei contributo da parte dei lavoratori". L'udienza preliminare sul caso Visibilia riprenderà come da calendario il 26 marzo prossimo.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - L'aula della Camera ha approvato la proposta di legge recante 'modifiche alla disciplina della Fondazione Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma'. I voti favorevoli sono stati 140, 84 quelli contrari e 3 gli astenuti.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - "Ho visto Sanremo ieri sera, erano anni che non lo vedevo, ma sono rimasto sveglio fino alle 2 per vedermelo tutto. Mi è piaciuto per la qualità espressa, è una vetrina italiana vera. Come ha detto Jovanotti è un po’ come Natale, capodanno, carnevale". Filippo Ricci, direttore creativo della Stefano Ricci Spa, ha commentato così con l'Adnkronos la prima serata del 75esimo Festival di Sanremo e gli outfit del conduttore Carlo Conti creati dalla maison.
Che emozione è stata vedere Carlo Conti con i vostri abiti in apertura del 75esimo Festival della Canzone italiana?
"Siamo abituati a palcoscenici internazionali, ma è la prima volta che saliamo con rispetto sul palco dell'Ariston, tra l'altro con il conduttore e direttore, e quindi è stata una bella emozione. Ero un po' in apprensione che questo outfit gli tornasse bene addosso in una serata movimentata. E' fatto tutto al 100% in Italia, su misura per Carlo, e c'è stato dietro un lavoro di ricerca, insieme a lui, dei tessuti e della costruzione dei modelli in questi mesi, quindi è stato parte proattiva della ricerca e dello sviluppo degli outfit per queste cinque serate", ha spiegato Filippo Ricci.
Che idea avete avuto nello sviluppo degli outfit? Ne utilizzerà uno a serata?
"L'idea che abbiamo avuto, sin dall'inizio, è stata quella di fare un percorso di sartorialità. Noterete che sono tutti outfit abbastanza rigorosi, anche se la qualità dei tessuti conferisce un senso di morbidezza. L'idea era di dare un concetto di eleganza senza tempo perché Sanremo appartiene alla cultura del Paese. Poi ieri sera abbiamo giocato con il colore, il midnight blu, questo blu notte che è ben diverso dal classico nero, anche se ci saranno degli outfit scuri in seguito. Non conosco la sequenza, visto che la deciderà lui con il proprio staff ogni sera. Sono tutti pronti e a disposizione, con un nostro sarto dedicato dietro le quinte. Carlo ha più scelte, ma credo userà un outfit a serata perché da quello che ho visto ieri, nel movimento veloce tra uno spazio e l'altro credo che voglia mantenere un ritmo serrato per le tempistiche sceniche sue".
Quali emozioni ci sono state durante la prima serata del Festival?
"E' stato bello vedere Papa Francesco e ascoltare il suo messaggio, credo che sia la prima volta nella storia del Festival, quindi anche solo quella è stata un'immagine potente. Poi Jovanotti ha provocato una scarica d’energia positiva, da re dell'entertainment", ha spiegato il direttore creativo della Stefano Ricci Spa.
Carlo Conti era preoccupato di non riuscire a valorizzare la classe e la modernità degli smoking, ci è riuscito?
"Ci è riuscito assolutamente, ha un bel portamento, e gli ho detto 'sei proprio un bel modello'. E' un uomo che sa stare sul palcoscenico e vestire dei capi sartoriali. Quello di ieri non era un capo semplicissimo, è una giacca smoking in velluto blu, tra l'altro quello è un jersey di velluto, quindi più morbido, ma lo vestiva molto bene, con i tre pezzi, e sotto aveva un gilet in lana coordinato con il pantalone mohair. Abbiamo voluto fare proprio il tocco estremo di sartorialità con tutto il bordino in raso che è stato fatto su tutto il revere. L'idea era quella di rispettare un percorso abbastanza classico della sartorialità italiana e fiorentina, perché se si va a vedere la spalla, è una vecchia scuola fiorentina il modo di realizzarla in maniera morbida, quindi la giacca è molto leggera".
Queste sera la seconda serata con nuove sorprese?
"Gli abiti sono smoking oppure giacche da cocktail, quindi ci sarà un'alternanza dove Carlo ha possibilità di scelta anche tra cravatta o papillon. Ci hanno scritto in molti sui social, anche dall’estero a conferma di una vetrina internazionale come Sanremo, proprio per avere questa informazione, ed è molto divertente. La cosa interessante è che ci arrivano messaggi da tutto il mondo, perché è il Festival della canzone italiana, è italianissimo, ma lo guardano in America, lo guardano gli italo-americani, lo guardano in Sud America, lo guardano a Est, e comunque la visibilità internazionale è importante. Questo è un palcoscenico di italianità che richiama la musica italiana in generale ma non solo", ha spiegato Filippo Ricci la cui maison vende in tutto il mondo.
I nostri mercati principali?
"Noi produciamo tutto in Italia, ma in Italia vendiamo poco. Noi vendiamo a clienti in tutto il mondo, con le nostre 82 boutique e in Italia ne abbiamo due a Firenze dove è anche la sede dell'azienda, due a Milano, uno a Porto Cervo. Tra i mercati più importanti gli Stati Uniti, le capitali del continente europeo come Londra e Parigi, al Middle East, Dubai, fino alla Cina. A Carlo Conti abbiamo fornito tutto l'outfit, dalle scarpe, alle camicie, e abbiamo anche fatto diversi capi sportivi per le conferenze stampa e gli altri impegni del Festival. Dalle giacche in maglia sportive con le sneaker più casual e abbiamo lavorato insieme per fargli provare un po' di tessuti anche particolari"ha concluso Filippo Ricci. (di Emanuele Rizzi)