SORRENTO – Il luogo simbolo dello scempio degli agrumeti della costiera sorrentina è una enorme buca realizzata nei giorni scorsi nel giardino di vico III Rota, in prossimità di viale Nizza, centro di Sorrento. Divelti una sessantina di alberi tra ulivi, agrumi e noci, una gru sta rivoltando il terreno per i lavori preparatori alla realizzazione di un parcheggio interrato, l’ennesimo, da 252 box auto. Difficile non farci caso per chi è diretto verso i grandi alberghi a quattro stelle tra Sorrento e Sant’Agnello. Il cantiere è in attività frenetica. Si lavora giorno e notte, grazie a un permesso firmato dal commissario ad acta della Provincia di Napoli, dopo che Soprintendenza e commissione edilizia comunale avevano in un primo momento bocciato il faraonico progetto perché ritenuto in violazione dei vincoli del piano urbanistico territoriale dell’area sorrentina e amalfitana. Ma il megagarage nel cuore della città del Tasso è solo l’ultimo mostro in via di edificazione.
Monumento alla speculazione
L’ennesimo monumento alla speculazione del business parcheggi che negli ultimi cinque anni ha stravolto la geografia urbanistica e agricola di luoghi che erano diventati famosi nel mondo per le loro bellezze naturalistiche e paesaggistiche. Secondo un dettagliato esposto del Wwf, sarebbero almeno 9.000 i box realizzati tra Vico Equense e Massa Lubrense, passando per Sorrento, grazie a una finestra normativa votata nella notte in un tempestoso consiglio regionale del 2001. Un emendamento alla vecchia legge urbanistica, presentato e sponsorizzato da un consigliere Udc dell’agro-nocerino e da un consigliere Udeur della costiera, imprenditore del mattone, ha di fatto reso possibile investire decine di milioni di euro nella realizzazione di box interrati al posto di giardini e agrumeti. Unico vincolo: la dichiarazione di pertinenza. Il box deve essere associato a un’abitazione vicina.
Così in zone dove è vietatissimo costruire nuove case, i signori del cemento si sono tuffati nella costruzione di ‘boxlandia’. La legge imporrebbe almeno di risistemare terreno vegetale sulla copertura delle autorimesse per ripiantare agrumeti e alberi. Ma nessuno vigila e i costruttori si limitano a quattro piante esangui. “Un giardinetto pensile, che potrebbe stare ovunque – commenta Claudio D’Esposito, responsabile del Wwf – a New York come a Milano, nulla che possa ricordare i fondi agricoli testimonianza della storia e della cultura della costiera sorrentina”.
Curiosi collegamenti societari
Studiando le carte e le visure camerali, emergono curiosi collegamenti. Si scopre, ad esempio, che Giuseppe Langellotto, l’amministratore della Elilgreen srl, la società che ha presentato il progetto dei 252 box, ha rapporti d’affari con il sindaco di Sorrento, il pidiellino Giuseppe Cuomo. Il primo cittadino infatti detiene 5.000 euro di capitale sociale della Nizza srl, altra società amministrata da Langellotto, con identico oggetto sociale: la realizzazione di parcheggi. E il progettista è l’ingegnere Graziano Maresca, capo dell’ufficio tecnico di Piano di Sorrento, paese dove è stata consentita la costruzione di otto autorimesse interrate.
Nulla di illegale, per carità. E’ un dato, però, che i cognomi dietro questi lavori siano sempre gli stessi. “Vero, sono socio di Langellotto, ma non nella società che sta realizzando l’opera di vico III Rota – conferma il sindaco Cuomo a Fabrizio Geremicca, scrupoloso cronista del Corriere del Mezzogiorno, testata che per prima ha rivelato questi intrecci – peraltro io faccio parte di varie società, non solo questa. Capisco che l’essere socio di Langellotto possa crearmi problemi di immagine, ma se è corretto che si faccia il parcheggio, non capisco perché bisognerebbe bloccarlo. Se è illegittimo, lo fermeremo”. Tutto giusto. Ma se il controllore è socio del controllato, secondo il Wwf è meglio affidare i controlli all’autorità giudiziaria. Di qui una raffica di dettagliate denunce degli ambientalisti del Panda alla Procura di Torre Annunziata, che si affiancano a quelle presentate dal coordinatore sorrentino di Italia dei Valori, Giovanni Antonetti, e all’interrogazione del parlamentare dipietrista Elio Lannutti. Mentre in consiglio comunale la sparuta rappresentanza del Pd tenta di arginare l’adozione di un piano urbanistico comunale che pare scritto su misura degli interessi di costruttori e albergatori, capaci di fare e disfare le amministrazioni del luogo e lanciare o stroncare le ambizioni politiche dei leader locali.
“Il parcheggio di vico III Rota non poteva essere autorizzato – sostiene Claudio D’Esposito – perché in palese contrasto con il Put e il piano comunale a cui fa esplicito riferimento. Proprio il piano comunale impone il limite massimo per opere private di due piani interrati e di 30 box a piano, con estensione non superiore a 900 metri quadrati. E qui siamo ben oltre i limiti”. Rincara Antonetti: “E’ in corso una politica devastante: quella di un posto auto per ogni abitante. Assurdo, ai nostri figli lasceremo solo cemento e parcheggi vuoti”.
Parcheggi vuoti
Vuoti, infatti. Nonostante la dichiarazione di pertinenza dovrebbe rendere impossibile la cessione del singolo box, i prezzi difficilmente scendono sotto i 40.000 euro. E le società costruttrici preferiscono tenere il garage libero, piuttosto che svenderlo. Oppure fittarlo, di nascosto, a qualche azienda commerciale che li usa come depositi. Sarebbe il caso, secondo la denuncia del Wwf, di alcuni box privati realizzati nella zona alta di Massa Lubrense nel 2004, acquistati da una società che distribuisce gadgets.
A leggere le sette pagine dell’esposto degli ambientalisti sorrentini sorge una domanda: ma esiste un mercato per tutti questi box? La sola Sorrento ha 18.000 abitanti. Diventano circa 30.000 durante l’estate, quando si riempiono le seconde case della borghesia napoletana. Comunque pochi per spiegare e giustificare oltre 30 istanze per l’autorizzazione di garage interrati. Per il momento sono state rilasciate 12 licenze, per un totale di 900 box, e altri 650 posti a rotazione, previsti nelle licenze, con l’aggiunta di due parcheggi pubblici autorizzati dal Prg, di cui uno di fronte al Vallone dei Mulini. A via Marziale uno dei tre piani dell’autorimessa privata doveva essere destinato al parcheggio pubblico a rotazione. Invece è diventato tutto privato. Il responsabile amministrativo della società che lo ha ultimato è il fratello del sindaco, all’epoca del progetto capogruppo in Provincia di Forza Italia.
Sempre gli stessi nomi
I cognomi, dicevamo, sono sempre gli stessi. Per il parcheggio pubblico di via Correale la Procura ha aperto un’inchiesta sul tipo di cemento utilizzato. L’opera è stata inaugurata il 7 marzo scorso, in piena campagna elettorale per le regionali, dal sindaco dell’epoca Marco Fiorentino, candidato (non eletto) nel Pdl. Sui box di via degli Aranci, nomen non omen, putroppo: gli alberelli di arancio ripiantumati a opera conclusa sono quasi tutti morti. Sui garage di via Montariello e via Rota hanno piantato alberelli gnomi. Mettono tristezza. Sui box di via Atigliana nemmeno quelli: è tutto brullo. Numeri da record anche a Meta, dove spicca una mega autorimessa di 370 posti auto di cui oltre 200 box privati nel vicolo di Santa Lucia, e a Piano di Sorrento, dove opera una lobby di ingegneri che è stata capace di realizzare oltre 1.000 posti auto in un paese che non raggiunge i 15.000 abitanti.
Ma imbattibili appaiono i numeri dell’incantevole Sant’Agnello, fino a pochissimi anni fa un capolavoro di verde, agrumeti e paesaggi mozzafiato: 8.600 abitanti e un totale di 1.273 box previsti dal piano urbano parcheggi, di cui 438 pubblici e 835 privati, più altre tre licenze private che fanno lievitare il totale a 1441 box. Il più grosso parcheggio interrato si trova sul corso Italia, quasi di fronte al Municipio. A cinque anni dall’ultimazione, non hanno ancora messo il terreno e gli alberi. Solo un piccolo parco giochi, inaugurato nel 2007. Poveri turisti alla ricerca dei tipici agrumeti sorrentini: troveranno solo calcestruzzo e cemento.
Cronaca
Boxlandia, lo stupro di Sorrento messa
sotto assedio dai ras del cemento
L’ennesimo monumento alla speculazione del business parcheggi che negli ultimi cinque anni ha stravolto la geografia urbanistica e agricola di luoghi che erano diventati famosi nel mondo per le loro bellezze naturalistiche e paesaggistiche. Secondo un dettagliato esposto del Wwf, sarebbero almeno 9.000 i box realizzati
SORRENTO – Il luogo simbolo dello scempio degli agrumeti della costiera sorrentina è una enorme buca realizzata nei giorni scorsi nel giardino di vico III Rota, in prossimità di viale Nizza, centro di Sorrento. Divelti una sessantina di alberi tra ulivi, agrumi e noci, una gru sta rivoltando il terreno per i lavori preparatori alla realizzazione di un parcheggio interrato, l’ennesimo, da 252 box auto. Difficile non farci caso per chi è diretto verso i grandi alberghi a quattro stelle tra Sorrento e Sant’Agnello. Il cantiere è in attività frenetica. Si lavora giorno e notte, grazie a un permesso firmato dal commissario ad acta della Provincia di Napoli, dopo che Soprintendenza e commissione edilizia comunale avevano in un primo momento bocciato il faraonico progetto perché ritenuto in violazione dei vincoli del piano urbanistico territoriale dell’area sorrentina e amalfitana. Ma il megagarage nel cuore della città del Tasso è solo l’ultimo mostro in via di edificazione.
Monumento alla speculazione
L’ennesimo monumento alla speculazione del business parcheggi che negli ultimi cinque anni ha stravolto la geografia urbanistica e agricola di luoghi che erano diventati famosi nel mondo per le loro bellezze naturalistiche e paesaggistiche. Secondo un dettagliato esposto del Wwf, sarebbero almeno 9.000 i box realizzati tra Vico Equense e Massa Lubrense, passando per Sorrento, grazie a una finestra normativa votata nella notte in un tempestoso consiglio regionale del 2001. Un emendamento alla vecchia legge urbanistica, presentato e sponsorizzato da un consigliere Udc dell’agro-nocerino e da un consigliere Udeur della costiera, imprenditore del mattone, ha di fatto reso possibile investire decine di milioni di euro nella realizzazione di box interrati al posto di giardini e agrumeti. Unico vincolo: la dichiarazione di pertinenza. Il box deve essere associato a un’abitazione vicina.
Così in zone dove è vietatissimo costruire nuove case, i signori del cemento si sono tuffati nella costruzione di ‘boxlandia’. La legge imporrebbe almeno di risistemare terreno vegetale sulla copertura delle autorimesse per ripiantare agrumeti e alberi. Ma nessuno vigila e i costruttori si limitano a quattro piante esangui. “Un giardinetto pensile, che potrebbe stare ovunque – commenta Claudio D’Esposito, responsabile del Wwf – a New York come a Milano, nulla che possa ricordare i fondi agricoli testimonianza della storia e della cultura della costiera sorrentina”.
Curiosi collegamenti societari
Studiando le carte e le visure camerali, emergono curiosi collegamenti. Si scopre, ad esempio, che Giuseppe Langellotto, l’amministratore della Elilgreen srl, la società che ha presentato il progetto dei 252 box, ha rapporti d’affari con il sindaco di Sorrento, il pidiellino Giuseppe Cuomo. Il primo cittadino infatti detiene 5.000 euro di capitale sociale della Nizza srl, altra società amministrata da Langellotto, con identico oggetto sociale: la realizzazione di parcheggi. E il progettista è l’ingegnere Graziano Maresca, capo dell’ufficio tecnico di Piano di Sorrento, paese dove è stata consentita la costruzione di otto autorimesse interrate.
Nulla di illegale, per carità. E’ un dato, però, che i cognomi dietro questi lavori siano sempre gli stessi. “Vero, sono socio di Langellotto, ma non nella società che sta realizzando l’opera di vico III Rota – conferma il sindaco Cuomo a Fabrizio Geremicca, scrupoloso cronista del Corriere del Mezzogiorno, testata che per prima ha rivelato questi intrecci – peraltro io faccio parte di varie società, non solo questa. Capisco che l’essere socio di Langellotto possa crearmi problemi di immagine, ma se è corretto che si faccia il parcheggio, non capisco perché bisognerebbe bloccarlo. Se è illegittimo, lo fermeremo”. Tutto giusto. Ma se il controllore è socio del controllato, secondo il Wwf è meglio affidare i controlli all’autorità giudiziaria. Di qui una raffica di dettagliate denunce degli ambientalisti del Panda alla Procura di Torre Annunziata, che si affiancano a quelle presentate dal coordinatore sorrentino di Italia dei Valori, Giovanni Antonetti, e all’interrogazione del parlamentare dipietrista Elio Lannutti. Mentre in consiglio comunale la sparuta rappresentanza del Pd tenta di arginare l’adozione di un piano urbanistico comunale che pare scritto su misura degli interessi di costruttori e albergatori, capaci di fare e disfare le amministrazioni del luogo e lanciare o stroncare le ambizioni politiche dei leader locali.
“Il parcheggio di vico III Rota non poteva essere autorizzato – sostiene Claudio D’Esposito – perché in palese contrasto con il Put e il piano comunale a cui fa esplicito riferimento. Proprio il piano comunale impone il limite massimo per opere private di due piani interrati e di 30 box a piano, con estensione non superiore a 900 metri quadrati. E qui siamo ben oltre i limiti”. Rincara Antonetti: “E’ in corso una politica devastante: quella di un posto auto per ogni abitante. Assurdo, ai nostri figli lasceremo solo cemento e parcheggi vuoti”.
Parcheggi vuoti
Vuoti, infatti. Nonostante la dichiarazione di pertinenza dovrebbe rendere impossibile la cessione del singolo box, i prezzi difficilmente scendono sotto i 40.000 euro. E le società costruttrici preferiscono tenere il garage libero, piuttosto che svenderlo. Oppure fittarlo, di nascosto, a qualche azienda commerciale che li usa come depositi. Sarebbe il caso, secondo la denuncia del Wwf, di alcuni box privati realizzati nella zona alta di Massa Lubrense nel 2004, acquistati da una società che distribuisce gadgets.
A leggere le sette pagine dell’esposto degli ambientalisti sorrentini sorge una domanda: ma esiste un mercato per tutti questi box? La sola Sorrento ha 18.000 abitanti. Diventano circa 30.000 durante l’estate, quando si riempiono le seconde case della borghesia napoletana. Comunque pochi per spiegare e giustificare oltre 30 istanze per l’autorizzazione di garage interrati. Per il momento sono state rilasciate 12 licenze, per un totale di 900 box, e altri 650 posti a rotazione, previsti nelle licenze, con l’aggiunta di due parcheggi pubblici autorizzati dal Prg, di cui uno di fronte al Vallone dei Mulini. A via Marziale uno dei tre piani dell’autorimessa privata doveva essere destinato al parcheggio pubblico a rotazione. Invece è diventato tutto privato. Il responsabile amministrativo della società che lo ha ultimato è il fratello del sindaco, all’epoca del progetto capogruppo in Provincia di Forza Italia.
Sempre gli stessi nomi
I cognomi, dicevamo, sono sempre gli stessi. Per il parcheggio pubblico di via Correale la Procura ha aperto un’inchiesta sul tipo di cemento utilizzato. L’opera è stata inaugurata il 7 marzo scorso, in piena campagna elettorale per le regionali, dal sindaco dell’epoca Marco Fiorentino, candidato (non eletto) nel Pdl. Sui box di via degli Aranci, nomen non omen, putroppo: gli alberelli di arancio ripiantumati a opera conclusa sono quasi tutti morti. Sui garage di via Montariello e via Rota hanno piantato alberelli gnomi. Mettono tristezza. Sui box di via Atigliana nemmeno quelli: è tutto brullo. Numeri da record anche a Meta, dove spicca una mega autorimessa di 370 posti auto di cui oltre 200 box privati nel vicolo di Santa Lucia, e a Piano di Sorrento, dove opera una lobby di ingegneri che è stata capace di realizzare oltre 1.000 posti auto in un paese che non raggiunge i 15.000 abitanti.
Ma imbattibili appaiono i numeri dell’incantevole Sant’Agnello, fino a pochissimi anni fa un capolavoro di verde, agrumeti e paesaggi mozzafiato: 8.600 abitanti e un totale di 1.273 box previsti dal piano urbano parcheggi, di cui 438 pubblici e 835 privati, più altre tre licenze private che fanno lievitare il totale a 1441 box. Il più grosso parcheggio interrato si trova sul corso Italia, quasi di fronte al Municipio. A cinque anni dall’ultimazione, non hanno ancora messo il terreno e gli alberi. Solo un piccolo parco giochi, inaugurato nel 2007. Poveri turisti alla ricerca dei tipici agrumeti sorrentini: troveranno solo calcestruzzo e cemento.
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Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Vogliamo il pilastro europeo dell'Alleanza atlantica e non lo delegheremo alla Francia e alla Gran Bretagna". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. "Per avere i granai pieni -ha aggiunto- bisogna avere gli arsenali pieni, la difesa è la premessa della libertà e della democrazia".
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, lanciata a febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio commissionato a Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore. Il Gruppo L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf, Iff, e altri grandi marchi dell’industria vogliono inserirsi nello spiraglio aperto dalla Commissione europea per favorire la semplificazione normativa in vari ambiti, e per chiedere un dialogo strategico sul futuro del settore, come già successo per agricoltura e automotive.
Il settore guarda con attenzione alle proposte su una legge europea vincolante per le biotecnologie e alla strategia per la bioeconomia, che la Commissione si impegna a presentare entro la fine dell’anno. Ma guarda con attenzione anche agli sviluppi nelle relazioni commerciali in Occidente alla luce della recente entrata in vigore dei dazi di Washington sull’import dall’Unione europea.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Ue”, ha sottolineato l’amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, Nicolas Hieronimus.
A Bruxelles i sedici membri dell’Alleanza chiedono politiche per la produzione sostenibile di ingredienti e la formazione di personale per sbloccare il potenziale del settore. Un aspetto legato, secondo l’amministratore delegato di Kiko Milano, Simone Dominici, all’impatto positivo che la cura del corpo e dell’estetica ha sull’autostima e sulla salute mentale dei consumatori. Aspetti non trascurati dallo studio dell’Oxford Economics presentato all’ombra dei palazzi delle istituzioni europee. Il rapporto mostra che la spesa dei consumatori nell’Ue per i prodotti di bellezza e cura della persona ha superato i 180 miliardi di euro e dato lavoro a oltre tre milioni di persone, un numero che supera il totale della forza lavoro presente in 13 Stati membri dell’Ue. Troppi anche gli oneri per l'industria della cosmetica che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Forte dei 496 milioni di euro generati ogni giorno e dei 3,2 milioni di posti di lavoro, la cordata dei grandi nomi dell’industria della bellezza chiede che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio “chi inquina paga”.
I riflettori dell’Alleanza, che guarda anche agli interessi di tutti gli attori della filiera - dagli agricoltori ai vetrai, importanti nella catena del valore quanto le case di fragranze - sono rivolti in primis sull’attesa revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che regolamenta le sostanze chimiche autorizzate e soggette a restrizione nell’Unione europea. L’Alleanza chiede che a questa iniziativa, annunciata nel 2020 come parte del pacchetto sul Green deal, si aggiunga anche una revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’appello ha come obiettivo la riduzione degli oneri amministrativi e lo stimolo all'innovazione, senza sacrificare l’approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità per la tutela dell’ambiente. Trasmette ottimismo l’iniziativa della Commissione di considerare delle esenzioni per alcune imprese colpite dalla direttiva della diligenza dovuta che imponeva oneri considerati sproporzionati alle piccole e medie imprese, la colonna portante del settore.
“Vogliamo impiegare più tempo alla sostenibilità, piuttosto che alla rendicontazione amministrativa”, è stato l’appello degli amministratori delegati durante la conferenza stampa che ha preceduto gli incontri istituzionali al Parlamento europeo, tra cui quello con la presidente dell’istituzione, Roberta Metsola. Lo studio presentato dimostra che una parte consistente della cura per la sostenibilità ambientale passa anche dalla cosmetica. L’Oréal ha già annunciato che entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata nelle confezioni sarà ottenuta da fonti riciclate o bio-based.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Mandare soldati in Ucraina mentre ci sono i bombardamenti è una pazzia e l'Italia non farà questa scelta". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Gli inglesi sono usciti dall'Europa e adesso ci convocano una volta a settimana, facessero domanda per rientrare nell'Unione europea". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Dei Servizi segreti non si parla nell'Autogrill, si parla nel Copasir, io all'Autogrill ci vado a comprare il panino". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Da oggi sono autorizzato a dire che la Meloni non smentisce l'utilizzo di intercettazioni preventive nei confronti di un giornalista che attacca il Governo. È una cosa enorme, che ha a che fare con la dignità delle Istituzioni. Se non vi rendete conto che su questa cosa si gioca il futuro della libertà, allora sappiate che c'è qualcuno che lascia agli atti questa frase, perchè quando intercetteranno voi, in modo illegittimo, con i trojan illegali, saremo comunque dalla vostra parte per difendere il vostro diritto di cittadini, mentre voi oggi vi state voltando dal'altra parte". Lo ha affermato Matteo Renzi nella sua dichiarazione di voto sulle risoluzioni sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Giorgia Meloni va al Consiglio europeo senza una linea, senza sapere da che parte stare, senza aver avuto il coraggio di rispondere a quella frase che lei stessa aveva detto: 'come diceva Pericle la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio'. Se la felicità e la libertà dipendono dal coraggio, Giorgia Meloni -ha concluso l'ex premier- non è felice, non è libera".