La Svezia ha deciso di fare ricorso contro il rilascio su cauzione di Julian Assange. Lo hanno comunicato i rappresentati della procura britannica, che parlano a nome delle autorità svedesi. Nel pomeriggio la magistratura inglese ha concesso  la libertà su cauzione per la cifra di 240mila sterline a Julian Assange, accusato dalla magistratura svedese di stupro e molestie nei confronti di due donne (Leggi l’articolo). L’Alta Corte britannica deciderà in due giorni.

In attesa della prossima udienza, che si terrà entro 48 ore, il fondatore di Wikileaks dovrà presentarsi ogni giorno alla polizia per garantire che non ha lasciato il Paese. La decisione die magistrati di rilasciare Assange era stata accolta da applausi dentro e fuori la corte. Un legale in rappresentanza della Svezia aveva subito annunciato di voler presentare ricorso contro la decisione dei magistrati inglesi. 

L’avvocato di Assange, Geoffrey Robertson, ha detto che, una volta libero, l’hacker australiano è pronto a restare “agli arresti domiciliari” a casa di Vaughan Smith, il fondatore del Frontline Club, il circolo per giornalisti dove Assange ha risieduto a più riprese prima dell’arresto.

Il magistrato di Westminster che ha concesso la libertà su cauzione per Julian Assange ha imposto alcune restrizioni. Il 39enne australiano avrà un obbligo di domicilio, potrà uscire solo a orari prestabiliti e dovrà indossare un braccialetto elettronico per essere sempre localizzabile. Il giudice Howard Riddle ha spiegato che rispetto alla prima udienza del 7 dicembre si è attenuato il pericolo di fuga. Tuttavia ha imposto per Assange l’obbligo di firma in un commissariato ogni giorno alle 18 e il divieto di uscire di casa dalle 10 del mattino alle 14 e dalle 22 alle due del mattino successivo. 

Assange, giaccia nera e camicia bianca, non ha mai parlato nell’aula ai giornalisti che affollavano l’aula. In precedenza aveva fatto uscire una dichiarazione in cui sfidava chi lo attacca: “Faccio appello al mondo perché protegga il mio lavoro e i miei cari da questi atti illegali e immorali”, ha affermato in una dichiarazione raccolta al telefono dalla madre Catherine a cui è stato negato il permesso di visitarlo in carcere. “Le mie convinzioni non si indeboliscono, resto fedele agli ideali che ho espresso”. Assange ha anche attaccato Visa, Mastercard e PayPal che hanno sospeso la raccolta di offerte per il suo sito e che ha definito “uno strumento della politica estera americana”. Intanto il governo britannico si prepara a fronteggiare un’ondata di cyberattacchi nel caso fosse concessa l’estradizione di Assange: nel mirino degli “hactivisti” ci sarebbe in particolare il sito delle imposte. L’avvocato britannico di Julian Assange, Mark Stephens, ha riferito che a Washington sarebbe stato creato “in segreto un gran giuri'” per definire le prove che possono essere raccolte negli Stati Uniti contro il fondatore di Wikileaks. Se quet’affermazione fosse vera, significherebbe che l’incriminazione è vicina.

Quanto alla popolarità dell’hacker australiano, se Assange raccoglie sostegno in Europa, un sondaggio del Washington Post e Abc, registra come l’opinione degli americani sia controversa e tendenzialmente negativa. Secondo il rilevamento, il 69% degli intervistati è convinto che i dispacci diplomatici pubblicati abbiano messo a rischio gli interessi degli Stati Uniti ed il 59% crede che Assange debba essere incriminato e arrestato dagli Stati Uniti. Le autorità federali stanno valutando la possibilità di incriminare il fondatore del sito che nei mesi scorsi ha diffuso centinaia di migliaia di documenti riservati del dipartimento di Stato e del Pentagono sulla base dell’Espionage Act. Ma la possibilità che i magistrati di Londra – dove è Assange è detenuto dallo scorso 7 dicembre – possano decidere una sua estradizione in Svezia, dove è accusato di stupro, potrebbe complicare le cose. Naturalmente si registra una certa differenza nei giudizi espressi dagli intervistati più giovani, e più appassionati ad Internet ed ai nuovi modelli di comunicazione e informazione: il 30% degli intervistati tra i 18 e i 29 anni, una percentuale doppia di quelli over 50, ritiene infatti che le pubblicazioni di Wikileaks siano state utili per l’interesse pubblico, e per il 46% Assange non deve essere considerato un criminale.

Secondo i lettori di Time Magazine Julian Assange è invece l’uomo dell’anno. Il sondaggio online realizzato dai lettori del settimanale statunitense, che si è appena concluso, lo vede ampiamente in testa con oltre 380mila voti, davanti al premier turco Tayyip Erdogan (oltre 233mila) e la cantante Lady Gaga (oltre 146mila voti). Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama giunge al sesto posto con poco più di 27mila voti.

Alla fine dell’udienza Julian Assange ha lasciato il tribunale di Westminster in un furgone bianco diretto alla prigione di Wandsworth dove ha passato l’ultima settimana. “Julian è arrabbiato – ha detto il suo legale -. Sa di aver ragione e si batterà per tornare libero”.

(ER)

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