Berlusconi dispone la censura, i dirigenti Rai eseguono e a perderci è la Rai che, sulla scorta di decisione politiche e non aziendali, subisce un danno economico.
Questo il senso dell’editto bulgaro, messo oggi nero su bianco. La Corte dei Conti, organo dello Stato preposto controllo delle entrate e delle spese pubbliche, ha condannato Agostino Saccà e Antonio Marano, all’epoca rispettivamente direttore generale Rai e direttore di Raidue, al pagamento di 110 mila euro ciascuno per il danno economico causato alla Rai in seguito a quello che, appunto, è stato definito “editto Bulgaro”.
Nel 2002, da Sofia, Berlusconi emanò il suo famoso diktat: “Biagi, Luttazzi e Santoro hanno fatto un uso criminoso della televisione pubblica”. Le sue parole lasciarono il segno: i due giornalisti e l’autore satirico vennero allontanati dalla Rai e al posto del talk show di Santoro fu programmato su RaiDue “Excalibur” di Antonio Socci.
Oltre alla causa di lavoro avviata nel 2002 (che portò successivamente al reintegro del giornalista), Michele Santoro nel 2005, tramite il suo avvocato Domenico D’Amati, intentò un esposto alla magistratura contabile relativo al danno erariale conseguente la decisione dei due dirigenti pubblici di non utilizzare lo stesso Santoro e Sandro Ruotolo. Oggi la sentenza: a risponderne devono essere personalmente i due dirigenti.
“La decisione della Corte – commenta l’avvocato D’Amati – afferma due importanti principi: il primo è che la Rai è un’azienda pubblica e quindi i suoi amministratori la devono gestire in modo di non danneggiare l’erario”. Il secondo “è che la cattiva gestione del personale è titolo di responsabilità, anche a livello individuale, degli amministratori”. D’Amati fa riferimento in particolare ad altri, casi, magari meno noti della vicenda Santoro, “di persone accantonate ingiustamente che magari hanno continuato a ricevere lo stipendio senza poter lavorare né esprimere la propria personalità”.
Per il legale dell’ex direttore Rai Saccà, Federico Tedeschini, invece, la sentenza della Corte dei Conti “è più una vittoria che una sconfitta a fronte di un’iniziale richiesta danni pari a 1 milione e 800mila euro”. Non riesco, aggiunge, “a comprendere dove abbiano trovato il danno, se non ha sbagliato non deve pagare niente”. E annuncia che verrà presentato appello non appena verranno pubblicate le motivazioni.
Beppe Giulietti, portavoce di Articolo21, si dice soddisfatto della sentenza e lancia una proposta: “Ci auguriamo che dopo la sentenza della Corte dei Conti la Rai decida di cambiare pagina e di cominciare a sanzionare colore che censurano e non coloro che sono censurati”.