Con le posizioni sulla Fiat e su Marchionne il Pd trova il suo nuovo punto di caduta. Ora, anche per chi non le vuole vedere, le cose sono tutte in chiaro: tra i lavoratori e Marchionne, D’Alema, Fassino e soci scelgono il leader della Fiat. L’area più moderata del partito è secca: guai a mollare il Lingotto per scegliere la Fiom, un partito “riformista” come il nostro non se lo può permettere (e stendiamo un velo pietoso sullo scempio che viene fatto del termine “riformismo”).
Il dado è stato tratto già molto tempo fa ma ogni occasione è buona per ricordarlo. Il Pd ha cambiato natura alla sinistra tradizionale italiana, una volta espressione del mondo del lavoro, degli ultimi, dei subordinati, da guidare, magari, su posizioni moderate ma comunque scelti sempre come la propria base di riferimento. La sinistra “normale” che oggi conosciamo e che Berlusconi addita come un pericoloso covo di “comunisti” è invece una forza politica che guarda ai salotti, ai movimenti della buona borghesia, che vuole rappresentare le cosiddette forze di progresso individuate negli strateghi dell’economia globalizzata. Ieri De Benedetti, poi Passera e Profumo, oggi Marchionne. Tutta gente che si è arricchita anche con soldi pubblici per poi lanciare strali e maledizioni contro tutto quello che sa di pubblico o di Stato.
Questa natura non può essere più negata e nemmeno coperta dagli immancabili mal di pancia interni, dai contorsionismi e dalle esitazioni. La linea di marcia è piuttosto chiara, basti pensare a come si snoderà la campagna elettorale per le comunali di Torino con un Piero Fassino che cerca di dare lezioni agli operai dopo averli portati al disastro già nel 1980, durante i 35 giorni della Fiat.
Il problema è che finora si è perso troppo tempo a cercare di tirare per la giacchetta un partito che ha occhi e interessi da tutt’altra parte. E allora ben venga l’ipotesi, finora solo sussurrata, di un “Partito del lavoro”, cioè di una forza politica che sappia rappresentare la battaglia della Fiom e quella dei ricercatori universitari, le esigenze del nuovo precariato, manuale e intellettuale con quelle delle nuove povertà. Se nascesse una forza del genere sarebbe certamente un fatto positivo perché è sul quel versante che nell’era berlusconiana si è accumulato un ritardo spaventoso. La solitudine della Fiom da un lato ma anche quella studentesca dall’altro lo stanno a testimoniare: lavoratori, precari, forze del lavoro in formazione sono espunti dal discorso politico maggioritario, collocati fuori dalla dialettica istituzionale e quindi appesi a una sorta di male esteriore da cui liberarsi finché si è in tempo. Una forza politica “degli ultimi” è quello che oggi manca, in grado di dire con nettezza No a Marchionne, No alla cultura veicolata dai vari Bondi e Gelmini, No al presunto modernismo del Chiamparino di turno, Sì a una visione della società basata sulla giustizia sociale, l’equilibrio ecologico, la trasparenza e la democrazia partecipata. E, soprattutto, Sì a un legame vincolante con il mondo che si intende rappresentare rifuggendo dalla costante tentazione di perderlo per condurlo a tutti i costi a mediazioni non vantaggiose.
Se nascesse un simile partito muterebbe il panorama politico soprattutto sul piano dei contenuti perché una condizione, quasi sempre rimossa e riportata al centro dell’attenzione solo dall’ostinata iniziativa della Fiom, cioè il lavoro nelle sue molteplici espressioni, potrebbe finalmente dire la sua. E condizionare una politica tenuta ormai sottovuoto, separata dalla materialità della vita, riportata ai tempi del notabilato giolittiano, irritata dalle esplosioni sociali come si è visto in occasione del 14 dicembre e della rabbia studentesca.
Una forza politica di questo tipo sarebbe quindi utile, a condizione, ovviamente, di non riproporre stancamente la sinistra radicale che fu, magari con lo stesso personale politico riciclato, gli stessi automatismi e gli stessi errori. E a tal proposito il problema delle alleanze con il Pd si riproporrebbe tutto intero anche se, forse, sarà proprio il Pd con la sua “vocazione maggioritaria” o con la sua propensione neocentrista a risolverlo in anticipo. Ma sarebbe bene non attendere di “essere scaricati” per dire che si vuole costruire un futuro diverso.
Salvatore Cannavò
Giornalista
Economia & Lobby - 31 Dicembre 2010
Se nasce il Partito del lavoro
Con le posizioni sulla Fiat e su Marchionne il Pd trova il suo nuovo punto di caduta. Ora, anche per chi non le vuole vedere, le cose sono tutte in chiaro: tra i lavoratori e Marchionne, D’Alema, Fassino e soci scelgono il leader della Fiat. L’area più moderata del partito è secca: guai a mollare il Lingotto per scegliere la Fiom, un partito “riformista” come il nostro non se lo può permettere (e stendiamo un velo pietoso sullo scempio che viene fatto del termine “riformismo”).
Il dado è stato tratto già molto tempo fa ma ogni occasione è buona per ricordarlo. Il Pd ha cambiato natura alla sinistra tradizionale italiana, una volta espressione del mondo del lavoro, degli ultimi, dei subordinati, da guidare, magari, su posizioni moderate ma comunque scelti sempre come la propria base di riferimento. La sinistra “normale” che oggi conosciamo e che Berlusconi addita come un pericoloso covo di “comunisti” è invece una forza politica che guarda ai salotti, ai movimenti della buona borghesia, che vuole rappresentare le cosiddette forze di progresso individuate negli strateghi dell’economia globalizzata. Ieri De Benedetti, poi Passera e Profumo, oggi Marchionne. Tutta gente che si è arricchita anche con soldi pubblici per poi lanciare strali e maledizioni contro tutto quello che sa di pubblico o di Stato.
Questa natura non può essere più negata e nemmeno coperta dagli immancabili mal di pancia interni, dai contorsionismi e dalle esitazioni. La linea di marcia è piuttosto chiara, basti pensare a come si snoderà la campagna elettorale per le comunali di Torino con un Piero Fassino che cerca di dare lezioni agli operai dopo averli portati al disastro già nel 1980, durante i 35 giorni della Fiat.
Il problema è che finora si è perso troppo tempo a cercare di tirare per la giacchetta un partito che ha occhi e interessi da tutt’altra parte. E allora ben venga l’ipotesi, finora solo sussurrata, di un “Partito del lavoro”, cioè di una forza politica che sappia rappresentare la battaglia della Fiom e quella dei ricercatori universitari, le esigenze del nuovo precariato, manuale e intellettuale con quelle delle nuove povertà. Se nascesse una forza del genere sarebbe certamente un fatto positivo perché è sul quel versante che nell’era berlusconiana si è accumulato un ritardo spaventoso. La solitudine della Fiom da un lato ma anche quella studentesca dall’altro lo stanno a testimoniare: lavoratori, precari, forze del lavoro in formazione sono espunti dal discorso politico maggioritario, collocati fuori dalla dialettica istituzionale e quindi appesi a una sorta di male esteriore da cui liberarsi finché si è in tempo. Una forza politica “degli ultimi” è quello che oggi manca, in grado di dire con nettezza No a Marchionne, No alla cultura veicolata dai vari Bondi e Gelmini, No al presunto modernismo del Chiamparino di turno, Sì a una visione della società basata sulla giustizia sociale, l’equilibrio ecologico, la trasparenza e la democrazia partecipata. E, soprattutto, Sì a un legame vincolante con il mondo che si intende rappresentare rifuggendo dalla costante tentazione di perderlo per condurlo a tutti i costi a mediazioni non vantaggiose.
Se nascesse un simile partito muterebbe il panorama politico soprattutto sul piano dei contenuti perché una condizione, quasi sempre rimossa e riportata al centro dell’attenzione solo dall’ostinata iniziativa della Fiom, cioè il lavoro nelle sue molteplici espressioni, potrebbe finalmente dire la sua. E condizionare una politica tenuta ormai sottovuoto, separata dalla materialità della vita, riportata ai tempi del notabilato giolittiano, irritata dalle esplosioni sociali come si è visto in occasione del 14 dicembre e della rabbia studentesca.
Una forza politica di questo tipo sarebbe quindi utile, a condizione, ovviamente, di non riproporre stancamente la sinistra radicale che fu, magari con lo stesso personale politico riciclato, gli stessi automatismi e gli stessi errori. E a tal proposito il problema delle alleanze con il Pd si riproporrebbe tutto intero anche se, forse, sarà proprio il Pd con la sua “vocazione maggioritaria” o con la sua propensione neocentrista a risolverlo in anticipo. Ma sarebbe bene non attendere di “essere scaricati” per dire che si vuole costruire un futuro diverso.
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Economia & Lobby
Caro bollette, a due settimane dagli annunci di Giorgetti il decreto slitta ancora: cdm rinviato a venerdì
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Io sono un artista libero, non mi sono mai schierato politicamente". Così Simone Cristicchi, ospite a 'Maschio Selvaggio' su Rai Radio 2, risponde alla conduttrice Nunzia De Girolamo quando fa notare al cantautore romano come la canzone sanremese 'Quando sarai piccola' sia piaciuta tanto a Elly Schlein quanto a Giorgia Meloni.
"Si tende sempre a identificare gli artisti politicamente, la musica invece non ha fazioni, non ha colori. Devo dire che tu hai messo insieme la destra e la sinistra", ha detto De Girolamo al cantautore arrivato quinto nella classifica finale. "Questo mi fa sorridere - ha confessato Cristicchi - sono molto contento di questo apprezzamento bipartisan, o anche super partes, che ha generato la mia canzone. Io sono sempre stato un artista libero, non mi sono mai schierato politicamente, proprio perché volevo che la mia musica e la mia arte potesse arrivare a tutti ed è giusto che sia così".
"Ovviamente ho le mie idee, come tutti, non le rinnego e non mi vergogno di esternarle quando è il momento e quando ho voglia, però - ha concluso il cantautore - sono veramente contento di aver fatto questa canzone che sia piaciuta più o meno a tutti".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il caro bollette è un problema sempre più grave, che non possiamo più far finta di non vedere. Paghiamo le bollette più care d’Europa, che a sua volta paga le bollette più alte tra i competitor internazionali. Siamo i più tartassati tra i tartassati, con un evidente danno alla competitività delle imprese e al potere di acquisto delle famiglie. I lavoratori, in particolare, pagano questi aumenti tre volte: la prima in casa quando arriva la bolletta, la seconda perché le aziende devono metterli in cassa integrazione poiché con l’energia alle stelle perdono produttività, la terza perché l’energia spinge a rialzo l’inflazione e i prodotti nel carrello della spesa costano di più". Lo dice Annalisa Corrado della segreteria del Partito Democratico.
"Agire è possibile e doveroso. Possiamo farlo subito, a partire dalla protezione dei soggetti vulnerabili, oltre 3 milioni e mezzo di utenti, per il quali il governo vuole bandire aste che sarebbero una iattura. Bisogna fermarle immediatamente e riformare piuttosto l’acquirente unico, che al momento gestisce il servizio di tutela della vulnerabilità, perché possa tornare a stipulare i contratti pluriennali di acquisto, agendo come vero e proprio gruppo d’acquisto".
"È necessario inoltre agire ad ogni livello possibile per disaccoppiare il prezzo dell’energia da quello del gas: occorre lavorare ad una riforma europea dei mercati, scenario non immediato, agendo però contemporaneamente ed immediatamente per un “disaccoppiamento di fatto”, come quello che si potrebbe attuare supportando i contratti pluriennali con i produttori di energia da fonti rinnovabili (PPA, Power purchase agreement). Dovremmo prendere esempio dalla Spagna di Sanchez, inoltre, che ha imposto un tetto al prezzo del gas, ottenendo risultati brillanti che hanno trainato la ripresa d’industria ed economia. Dobbiamo fare di più e meglio per la transizione energetica per liberarci dalla dipendenza del gas: oltre ad insistere su sufficienza energetica ed elettrificazione dei consumi, dobbiamo agire ad ogni livello perché la quota di energia da fonti rinnovabili nel nostro mix di produzione cresca: questo è l’unico modo strutturale di far penetrare il beneficio in bolletta del basso costo delle energie pulite".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - “Allarmano e inquietano gli atti violenti rivolti in questi giorni contro le Forze dell’Ordine, a loro va la nostra piena solidarietà”. Lo dichiara la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi dopo gli incendi dolosi che hanno coinvolto questa mattina il commissariato e la Polstrada di Albano Laziale e nei giorni scorsi il comando della Compagnia dei carabinieri di Castel Gandolfo.
“Auguriamo agli agenti intossicati una pronta guarigione. Nell’attesa che sia fatta chiarezza sulle dinamiche e che i responsabili siano consegnati alla giustizia, non possiamo che schierarci senza indugio al fianco di chi ogni giorno si impegna per la sicurezza delle cittadine e dei cittadini”, conclude.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Le bollette energetiche di famiglie e imprese sono alle stelle. Meloni ha fischiettato per mesi, ignorando anche le nostre proposte. E oggi annuncia il rinvio di un Cdm promesso ormai due settimane fa. Non avevano detto di essere 'pronti'?". Lo ha scritto sui social Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Tutto quello che ha a che fare con le emergenze vere di cittadini, famiglie, imprese passa in secondo piano nell’agenda del governo Meloni. Così è stato ed è per le liste d’attesa e per il diritto alla salute negato a milioni di concittadini, così è per il caro-bollette che da troppi mesi penalizza le aziende italiane e mette in ginocchio le fasce sociali più disagiate". Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e Sanità nella segreteria del Partito Democratico.
"Oggi la segretaria del Pd Elly Schlein ha presentato proposte molto chiare e concrete, che raccolgono peraltro l’interesse di imprenditori e associazioni degli utenti. Il Cdm sul problema del caro energia pare invece che slitti a venerdì. La presidente Meloni ne approfitti per raccogliere le nostre proposte sul disaccoppiamento del prezzo dell’energia da quello del gas e sull’Acquirente unico".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - La lotta alle mafie andrebbe portata avanti "in maniera trasversale. Ma non stiamo vedendo disponibilità all'ascolto e al lavoro comune da parte di questa destra". Lo ha detto Elly Schlein al seminario sulla legalità al Nazareno. "Noi continueremo a fare da pungolo costante, il messaggio che deve arrivare chiaro alle nuove generazioni è che la mafia è un male, e un freno al nostro Paese. Il Pd oggi più che mai è intenzionato a portare avanti questo lavoro con determinazione, mano nella mano con le realtà che affrontano il problema ogni giorno e ne sanno certamente più di noi".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - Nel contrasto alle mafie "il ruolo delle forze dell'ordine e della magistratura è fondamentale. Noi riconosciamo e sosteniamo il lavoro quotidiano delle forze dell'ordine. Vanno sostenute le forze dell'ordine, come la magistratura, che invece vediamo attaccata tutti i giorni da chi governa". Lo ha detto Elly Schlein al seminario sulla legalità al Nazareno.