Lunedì 10 gennaio, alle ore 21.00 presso l’Auditorium Paganini di Parma, appuntamento con il convegno internazionale “Progettare, costruire, vivere: dalla culla alla culla”. Ecco la presentazione dell’evento scritta da Francesco Barbieri, anima dell’Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma, che si batte contro la realizzazione del forno inceneritore proponendo alternative concrete.
Lunedì 10 gennaio 2011 Parma ospiterà gli “Eroi dell’Ambiente“, così designati dal Time, per una conferenza che già si preannuncia come un vero e proprio evento. Andremo in Auditorium Paganini (tempio della cultura progettato da Renzo Piano) con il professor Michael Braungart e ci collegheremo in Virginia via Skype con l’architetto William McDonough, nominato dal Time “Eroe del Pianeta“, “l’ uomo che vuole costuire per amore dei bimbi”. E’ in atto un cambiamento che va “dalla culla alla culla“, e questi autori ne sono i massimi interpreti.
Possiamo fare business senza confliggere con gli elementi della natura, acqua, terra e aria. Possiamo progettare e costruire imitando e rispettando le leggi di questo piccolo pianeta, il quale non conosce il concetto di rifiuto, perché tutto ciò che è scarto per un sistema biologico diviene materia prima per un altro sistema biologico. Il catabolita di una reazione chimica diviene anabolita per un’altra reazione chimica. Catabolismo + anabolismo = metabolismo. Dobbiamo affrontare un metabolismo biologico, secondo il quale la frazione organica deve ritornare alla terra.
Gli scarti di cucina, gli sfalci, le potature…non sono un rifiuto! Sono un nutrimento. La campagna nutre la città, la città deve nutrire la campagna. I nostri terreni stanno perdendo fertilità ad una velocità impressionante proprio per la nostra incapacità, ad oggi, di restituire loro la frazione organica. Eppure non è impossibile. San Francisco, con i suoi 800 mila abitanti, riesce a intercettare quasi tutto l’ organico scartato dalle famiglie, dai ristoranti… trasformandolo in fertilizzante molto richiesto dalle fattorie e dalle vigne locali. Questo fertilizzante arricchisce il terreno, fa risparmiare nell’utilizzo di acqua, riduce l’uso di pesticidi e fertilizzanti sintetici e allo stesso tempo riduce il carbonio immesso nell’atmosfera. Se lo fanno a San Francisco, si può fare ovunque. Basta volerlo.
Nel terzo millenio, inoltre, dobbiamo affrontare anche un metabolismo tecnologico, secondo il quale tutti gli altri materiali post-utilizzo devono ritornare all’industria per essere reimpiegati nei processi produttivi. In un pianeta finito, con risorse finite, non si può più procedere dalla culla alla tomba (discarica o inceneritore che sia).Gli autori che saranno presenti a Parma all’Auditorium Paganini porteranno proprio questa testimonianza: progettare, costruire e vivere dalla culla alla culla.
Oltre ad essere rispettoso per l’ambiente e la salute, è anche remunerativo. Vi sono molte aziende disposte a ripensare la produzione e a mettersi in gioco in base a criteri “cradle to cradle”. Nike, Ford, Toyota, Philips, Xerox. Eloquenti, a proposito, le parole dell’Unione Industriali di Bergamo: “Un’innovazione intesa in senso totale, che non riguardi solamente il ciclo di vita del prodotto ‘dalla culla alla tomba’, ma anche la possibilità che il prodotto sia alla fine reinserito in un nuovo ciclo tecnologico come materia prima ‘dalla culla alla culla’, per rendere sempre più concreto un modello di sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale”. E se lo dicono loro…
La sera del 10 gennaio interverrà anche il professor Luigi Campanella, presidente della Società Chimica Italiana fino al 31 dicembre scorso, il quale illustrerà un progetto avviato da Federchimica, Sci e It-Suschem con l’ambizione di condurre le nostre città al traguardo delle Zeroemissions. Il progetto coinvolgerà alcune città pilota, e Parma è stata indicata come città ideale per dimensioni e caratteristiche socio-economiche. Ecco che Parma si trova oggi di fronte a un bivio: costruire l’inceneritore e precipitare nel medioevo dove si bruciavano le cose per farle sparire, oppure decollare verso la sostenibilità.
L’obiettivo di tutti questi progetti è perseguire uno sviluppo in grado di soddisfare i bisogni della presente generazione senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri. Gli esseri umani devono assumersi responsabilità intergenerazionali. Devono imparare ad amare l’idea di lasciare alle future generazioni un pianeta vivente, con sostanze viventi. In questi decenni abbiamo compromesso tutti gli ecosistemi della Terra. Il danno è accertato e grave. Le conseguenze di una progettazione carente, a questo livello, oltrepassano di gran lunga i limiti della nostra esistenza. Sono la causa di quella che possiamo chiamare tirannia intergenerazionale a distanza: la tirannia che eserciteremo sulle generazioni future attraverso gli effetti delle azioni che compiamo oggi.
A un certo punto produttori e progettisti decideranno che non si può andare avanti così; che non si può continuare a sostenere questo sistema. A un certo punto decideranno che preferiscono lasciare dietro di sé un’eredità progettuale valida e positiva, di cui rallegrarsi e non dolersi. Ma quando arriverà quel momento? Pensiamo che sia arrivato oggi e che da domani si parlerà di negligenza. Se l’umanità, dopo aver capito qual è l’entità della distruzione che sta producendo, quando anche non abbia mai avuto l’ intenzione di causarla, non fa qualcosa per cambiare, si rende complice di una strategia della tragedia. Possiamo continuare a perseguire la strategia della tragedia o possiamo progettare e mettere in atto una strategia del cambiamento.