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Tunisia, nasce il nuovo governo
Ma le proteste non si placano

Nel nuovo esecutivo, affidato al premier Mohamed Ghannouchi, ci sono tre leader dell'opposizione, ma anche sei uomini di Ben Ali confermati. Esercito e forze di sicurezza hanno disperso con un fitto lancio di lacrimogeni la gente scesa in piazza per manifestare
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La nascita del governo di unità nazionale e l’annuncio del rilascio dei prigionieri politici non placano la protesta in Tunisia. Nel nuovo esecutivo, affidato al premier Mohamed Ghannouchi, ci sono tre leader dell’opposizione, ma anche sei uomini di Ben Ali confermati (ascolta l’audio da Tunisi di Stefano Vergine). Dopo gli scontri di ieri tra esercito e milizie fedeli all’ex presidente Zine al-Abidine Ben Ali, in mattinata almeno un migliaio di dimostranti sono tornati in piazza a Tunisi, reclamando l’esclusione della compagine governativa di esponenti dell’Rcr, il Raggruppamento Costituzionale Democratico già guidato dal deposto uomo forte tunisino. Nonostante si trattasse di un corteo pacifico, le forze di sicurezza, appoggiate da unità militari, hanno fatto ricorso a spari di avvertimento in aria e agli idranti per disperdere la folla: quando il tentativo si è rivelato in larga misura inefficace, gli agenti in assetto anti-sommossa sono passati a un fitto lancio di lacrimogeni.

Manifestazioni si sono registrate anche in altre città, tra cui Sidi Bouzid e Regueb, nel centro del Paese. Nel frattempo ha preannunciato la propria candidatura alle presidenziali anticipate una delle personalità più eminenti dell’opposizione tunisina, Moncef Marzouki, leader storico della sinistra laica. Fondatore del Cpr, il Congresso per la Repubblica, Marzouki aveva tentato di concorrere per la Presidenza già nel 1994. Poco dopo fu tuttavia fatto arrestare e privato del passaporto per ordine di Ben Ali. L’Unione europea si è offerta di prestare “aiuto immediato” alla Tunisia per organizzare le elezioni.

La Banca Centrale ha smentito le indiscrezioni rese note ieri dal quotidiano francese Le Monde, secondo cui la seconda moglie dell’ex presidente, Leila Trabalsi, avrebbe lasciato il Paese nord-africano portando via con sé lingotti d’oro per una tonnellata e mezza, dal controvalore pari a 49 milioni di euro. “Le riserve auree della Banca Centrale di Tunisia negli ultimi giorni sono rimaste intatte, e lo stesso vale per quelle liquide”, hanno assicurato fonti riservate dell’istituto.

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