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Il bunga-bunga ha spazzato via la politica

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In questi giorni non ho letto una riga, se non gli inevitabili titoloni o quasi, a proposito delle peripezie sessuali più o meno consumate ad Arcore e dintorni. Non lo rivendico, è che proprio non posso, non ci riesco più. Di Iris, Iona o Clarabella, come si dice, non me ne puo’ fregar di meno, sinceramente. La nausea che monta spontanea all’idea di un miliardario ultrasettantenne che pastrugna una ragazzina minorenne o di un ottantenne che gli procura mandrie di scervellate trattate come quarti di manzo, è almeno pari a quella che provo verso me stesso se perdo un minuto di più a guardare dentro quel buco di serratura, a leggermi i dettagli del bunga bunga, le telefonate tra quelle disgraziate, le più o meno esplosive interviste a Ruby, diciotto anni appena compiuti.

Il presidente del Consiglio dei ministri non solo si comporta da vecchio satiro disperato, non solo infanga e ridicolizza l’Italia intera, ma la costringe a diventare guardona, abietta, segaiola, vergognosa di sé. E a dividersi tra terminali e feroci complicità e sterile moralismo, altroché “destra” e “sinistra”, governo e opposizione. La politica non c’è più, svanita, annichilita, la democrazia perde i suoi parametri, i suoi poli naturali di rivalità e discussione. Sarà Ruby, eventualmente, ad allontanare Casini da Berlusconi, non la “politica delle alleanze” di Bersani. Sarà Iona coscialunga, eventualmente, a dare a Fini un’arma in più per tornare a galla, non la sua “destra europea”. Sarà una foto di Nicole, o come si chiama, eventualmente, a far salire B. al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Oppure saranno tutte queste figliole insieme, in un delirio nazional-pornografico, a fargli rivincere le eventuali elezioni.

Per questo mi fa paura il dopo-Berlusconi. Il fatto che venga punito e magari cacciato da un’intercettazione telefonica o da una foto compromettente invece che da un voto di sfiducia apre un abisso, non una prospettiva. Il “basta che se ne vada” non credo sia più una base di ripartenza. Il cosiddetto sistema-paese, che già non sta bene in salute, ne uscirà a pezzi. L’Italia dovrà fare uno sforzo di ricostruzione civile enorme, del quale è molto difficile intravedere i protagonisti (Tremonti? Auguri). Settant’anni  fa, almeno, sapevi che stavano a Ventotene, o in esilio. Oggi no, non si vede un tubo, tantomeno a sinistra. Ditemi, esagero?

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