Quando il federalismo non basta. Il Belgio sta attraversando la crisi politica più lunga del vecchio continente e ora rischia la secessione: ben 223 giorni senza governo dalle elezioni dello scorso giugno. Battuto il precedente record europeo dell’Olanda (208 giorni nel 1977), adesso si guarda all’Iraq (289 giorni). In fondo alla classifica, l’outsider Costa d’Avorio con 55 giorni senza esecutivo.
All’origine di tutto, la divisione tra il partito separatista fiammingo N-VA e il partito socialista vallone PS, incapaci di trovare un accordo dopo sei mesi di trattative. Sul piatto della bilancia questioni linguistiche, fiscali e di riforma dello Stato federale tra fiamminghi e valloni, una querelle mai risolta che ha raggiunto il suo culmine in questi giorni. Tanto che lo spauracchio della separazione del Paese non è più un’utopia. D’altronde proprio la secessione era un punto del programma elettorale del partito fiammingo N-VA, vincitore morale delle ultime elezioni grazie alla valanga di voti raccolti nelle Fiandre.
Il Belgio è ufficialmente una monarchia costituzionale diventata stato federale nel 1993 a colpi di riforme volute dalla parte fiamminga, l’anima economicamente trainante del Paese dove vive la maggioranza della popolazione belga, si produce quasi il 60% del Pil e il tasso di disoccupazione è quasi un terzo di quello del sud. Sì perché anche se unito sulla cartina, il Belgio è fortemente diviso al suo interno: con ben tre comunità linguistiche (francofona, fiamminga e germanofona), il Paese è formato da tre regioni: le Fiandre a nord, la Vallonia a sud e la regione di Bruxelles-Capitale al centro. Proprio Bruxelles, e le sue ricchezze, sembrano rimasta l’unico collante di due comunità che farebbero volentieri a meno l’una dell’altra. Un paradosso, se si pensa che proprio il Belgio ospita la maggior parte delle sedi istituzionali di quell’Unione europea che cerca di unire sotto la stessa bandiera 27 Stati diversi.
Sta di fatto che il fiammingo socialista Johan Vande Lanotte, incaricato da re Albert II di facilitare l’accordo tra i due partiti di maggioranza, ha gettato la spugna dopo il rifiuto di compromesso dei due maggiori partiti fiamminghi, l’N-VA e i cristiano-democratici del CD&V. “Si può portare il cavallo al fiume, ma non si può obbligarlo a bere”, ha dichiarato sconsolato Vande Lanotte. Nel dubbio di chi sia il cavallo, a pagare le spese dell’impasse politica è l’intero Paese: il debito pubblico belga ammonta a 340 miliardi di euro, il 100% del Pil, e con il Fondo monetario internazionale che ha già mostrato la sua preoccupazione e l´agenzia di rating Standard & Poor´s che ha minacciato di declassare il Belgio, il rischio di fare la fine della Grecia e dell’Irlanda si concretizza.
Duro Elio Di Rupo, a capo del partito socialista vallone e di origini italiane: “Cominciamo a chiederci se l’obiettivo dell’N-VA sia portare di proposito il Paese dentro un vicolo cieco politico e a nuove elezioni creando un clima di accesa tensione tra le sue comunità”. Bart de Wever, il cosiddetto “leone delle Fiandre” e leader del partito separatista, si era detto “umiliato” dal rifiuto dei partiti francofoni alla sua proposta di compromesso, presentata lo scorso ottobre, che prevedeva una maggior autonomia regionale. Nonostante tutta la stampa belga (francofona e fiamminga) chiami i partiti alla responsabilità nazionale, Di Rupo resta pessimista: “De Wever cerca una scusa per distruggere lo stato federale e creare una Repubblica delle Fiandre”. Insomma, dopo il federalismo, la secessione.
Intanto il popolo belga si prepara a scendere in piazza. Gli studenti universitari di Bruxelles hanno organizzato una grande manifestazione per domenica chiamata “Shame” (vergogna) per chiedere a gran voce la formazione di un governo, non importa di che colore. Ma le divisioni non mancano nemmeno qui, con il collettivo “La Belgique de Fiston” (Il Belgio del figliolo), che spinge per la non partecipazione al grido di “No Governement, Great Country” (Niente Governo, Grande Paese). E meno male che il motto del Belgio è “L’Unione fa la forza”.
Mondo
Belgio, i “leghisti” delle Fiandre
puntano alla secessione
Dopo sei mesi di trattative, il partito separatista fiammingo N-VA e il partito socialista vallone PS non hanno trovato un accordo per formare il governo. Così il Paese è senza esecutivo da 223 giorni e rischia di dividersi in due Stati diversi. Intanto la crisi economica è sempre più grave e gli studenti scendono in piazza
All’origine di tutto, la divisione tra il partito separatista fiammingo N-VA e il partito socialista vallone PS, incapaci di trovare un accordo dopo sei mesi di trattative. Sul piatto della bilancia questioni linguistiche, fiscali e di riforma dello Stato federale tra fiamminghi e valloni, una querelle mai risolta che ha raggiunto il suo culmine in questi giorni. Tanto che lo spauracchio della separazione del Paese non è più un’utopia. D’altronde proprio la secessione era un punto del programma elettorale del partito fiammingo N-VA, vincitore morale delle ultime elezioni grazie alla valanga di voti raccolti nelle Fiandre.
Il Belgio è ufficialmente una monarchia costituzionale diventata stato federale nel 1993 a colpi di riforme volute dalla parte fiamminga, l’anima economicamente trainante del Paese dove vive la maggioranza della popolazione belga, si produce quasi il 60% del Pil e il tasso di disoccupazione è quasi un terzo di quello del sud. Sì perché anche se unito sulla cartina, il Belgio è fortemente diviso al suo interno: con ben tre comunità linguistiche (francofona, fiamminga e germanofona), il Paese è formato da tre regioni: le Fiandre a nord, la Vallonia a sud e la regione di Bruxelles-Capitale al centro. Proprio Bruxelles, e le sue ricchezze, sembrano rimasta l’unico collante di due comunità che farebbero volentieri a meno l’una dell’altra. Un paradosso, se si pensa che proprio il Belgio ospita la maggior parte delle sedi istituzionali di quell’Unione europea che cerca di unire sotto la stessa bandiera 27 Stati diversi.
Sta di fatto che il fiammingo socialista Johan Vande Lanotte, incaricato da re Albert II di facilitare l’accordo tra i due partiti di maggioranza, ha gettato la spugna dopo il rifiuto di compromesso dei due maggiori partiti fiamminghi, l’N-VA e i cristiano-democratici del CD&V. “Si può portare il cavallo al fiume, ma non si può obbligarlo a bere”, ha dichiarato sconsolato Vande Lanotte. Nel dubbio di chi sia il cavallo, a pagare le spese dell’impasse politica è l’intero Paese: il debito pubblico belga ammonta a 340 miliardi di euro, il 100% del Pil, e con il Fondo monetario internazionale che ha già mostrato la sua preoccupazione e l´agenzia di rating Standard & Poor´s che ha minacciato di declassare il Belgio, il rischio di fare la fine della Grecia e dell’Irlanda si concretizza.
Duro Elio Di Rupo, a capo del partito socialista vallone e di origini italiane: “Cominciamo a chiederci se l’obiettivo dell’N-VA sia portare di proposito il Paese dentro un vicolo cieco politico e a nuove elezioni creando un clima di accesa tensione tra le sue comunità”. Bart de Wever, il cosiddetto “leone delle Fiandre” e leader del partito separatista, si era detto “umiliato” dal rifiuto dei partiti francofoni alla sua proposta di compromesso, presentata lo scorso ottobre, che prevedeva una maggior autonomia regionale. Nonostante tutta la stampa belga (francofona e fiamminga) chiami i partiti alla responsabilità nazionale, Di Rupo resta pessimista: “De Wever cerca una scusa per distruggere lo stato federale e creare una Repubblica delle Fiandre”. Insomma, dopo il federalismo, la secessione.
Intanto il popolo belga si prepara a scendere in piazza. Gli studenti universitari di Bruxelles hanno organizzato una grande manifestazione per domenica chiamata “Shame” (vergogna) per chiedere a gran voce la formazione di un governo, non importa di che colore. Ma le divisioni non mancano nemmeno qui, con il collettivo “La Belgique de Fiston” (Il Belgio del figliolo), che spinge per la non partecipazione al grido di “No Governement, Great Country” (Niente Governo, Grande Paese). E meno male che il motto del Belgio è “L’Unione fa la forza”.
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Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Fulco Pratesi ha saputo non solo denunciare i mali che affliggono l'ambiente ma ha saputo esercitare una grande funzione pedagogica di informazione e formazione sui temi ambientali. Personalmente ricordo il grande contributo di consigli e di indicazioni durante il periodo in cui sono stato ministro dell'Ambiente e in particolare per l'azione che condussi per la costituzione dei Parchi nazionali e per portare la superficie protetta del paese ad un livello più europeo. Ci mancherà molto". Lo afferma Valdo Spini, già ministro dell'Ambiente nei Governi Ciampi e Amato uno.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Le immagini che arrivano dalla città di Messina, dove si sono verificati scontri tra Forze dell'Ordine e manifestanti nel corso di una manifestazione no ponte, mi feriscono come messinese e come rappresentante delle istituzioni. Esprimo tutta la mia solidarietà alle Forze dell'Ordine e all'agente ferito, cui auguro una pronta guarigione, e condanno fermamente quanto accaduto. Esprimere il proprio dissenso non autorizza a trasformare una manifestazione in un esercizio di brutalità”. Lo afferma la senatrice di Fratelli d'Italia Ella Bucalo.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - “Inaccettabile quanto accaduto oggi a Messina in occasione del corteo contro la costruzione del Ponte sullo Stretto. Insulti, intolleranza, muri del centro imbrattati con scritte indegne, violenze contro le Forze dell’Ordine. È assurdo manifestare con simili metodi, coinvolgendo personaggi che nulla possono avere a che fare con il normale confronto democratico. Ferma condanna per quanto accaduto, e solidarietà alle Forze dell’Ordine che hanno gestito con grande professionalità i momenti più tesi della giornata”. Così Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata messinese di Forza Italia.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Siamo orgogliosi della nostra Marina militare italiana che, con il Vespucci, ha portato nel mondo le eccellenze e i valori del nostro Paese. Bentornati a casa: la vostra impresa, che ho avuto la fortuna di poter vivere personalmente nella tappa di Tokyo, è motivo di vanto per ogni italiano. Grazie!” Così il capogruppo della Lega in commissione Difesa alla Camera Eugenio Zoffili.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Di fronte a quanto sta avvenendo nel mondo, agli stravolgimenti geopolitici e all’aggressione subita ieri alla Casa Bianca dal presidente ucraino, troviamo gravi e fuori luogo le considerazioni dei capigruppo di Fdi. Non è una questione di contabilità ma di rispetto verso il Parlamento. E in ogni caso la premier Meloni è venuta a riferire in Parlamento solo prima dei Consigli europei, come hanno fatto tutti gli altri suoi predecessori, perché era un suo dovere. E da oltre un anno e mezzo non risponde alle domande libere di un Premier time in Aula. Oggi siamo di fronte ad una gravissima crisi internazionale e alla vigilia di un Consiglio europeo che dovrà prendere decisioni importanti per l’Ucraina e per l’Europa. Dovrebbe essere la stessa Giorgia Meloni a sentire l’urgenza di venire in Aula per dire al Paese, in Parlamento, non con un video sui social, da che parte sta il Governo italiano e quale contributo vuole dare, in sede europea, per trovare una soluzione". Lo affermano i capigruppo del Pd al Senato, alla Camera e al Parlamento europeo Francesco Boccia, Chiara Braga e Nicola Zingaretti.
"Per questo -aggiungono- ribadiamo la nostra richiesta: è urgente e necessario che la presidente del Consiglio venga in Aula prima del Consiglio europeo del 6 marzo. Non si tratta di una concessione al Parlamento, che merita maggior rispetto da parte degli esponenti di Fdi e di Giorgia Meloni che continua a sottrarsi al confronto”.
(Adnkronos) - "La scomparsa di Fulco mi addolora profondamente. Con lui ho condiviso anni di passione e impegno per la tutela dell’ambiente: io come presidente del Wwf Italia dal 1992 al 1998 (e membro del Board internazionale con il principe Filippo), lui come figura guida e poi presidente onorario dell’associazione, dopo la breve parentesi politica che lo aveva tenuto lontano. Fulco è stato un punto di riferimento per tutti noi che ci siamo dedicati alla salvaguardia della natura. Le sue idee, la sua capacità di coinvolgere e di trasmettere amore per la biodiversità resteranno un esempio prezioso". Lo afferma Grazia Francescato, già presidente dei Verdi e del Wwf Italia, ricordando Fulco Pratesi.
"Insieme -ricorda- abbiamo sognato e lavorato per un mondo più giusto e sostenibile, dividendoci persino la stessa scrivania pur di coordinare al meglio le nostre iniziative. In questo momento di grande tristezza voglio ricordarlo come un uomo coerente e generoso, che non ha mai smesso di credere nella forza delle idee e nell’importanza di agire in difesa del nostro pianeta. Ai suoi familiari e a tutti coloro che gli hanno voluto bene va il mio sentito cordoglio. Fulco resterà sempre nel mio cuore e in quello di tutti coloro che l’hanno conosciuto e hanno collaborato con lui. Il suo insegnamento e la sua dedizione alla natura continueranno a ispirare il nostro lavoro e le prossime generazioni".
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Vicinanza e solidarietà da parte di Fratelli d’Italia alle forze dell’ordine che anche oggi sono state bersaglio di violenze ingiustificate da parte dei soliti professionisti della violenza ormai sempre più coccolati dalla sinistra locale, che questa volta hanno cercato di colpire la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico dell'Università bolognese alla presenza del ministro Bernini e al rettore, a cui va la nostra vicinanza”. Così Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.