Silvio Berlusconi “ha capito che è cambiato qualcosa e si è barricato nel palazzo”. Il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, esprime chiaramente quella che è l’opinione ormai condivisa da tutti. Compresi gli uomini del Pdl, che per la prima volta hanno stoppato una proposta del premier: lui voleva una manifestazione contro la magistratura per il 13 febbraio, Ignazio La Russa e gli altri lo hanno costretto a rinunciare. Barricato nel palazzo, il Cavaliere è ormai solo. E quelle che fino a pochi giorni fa erano indiscrezioni delle stanze politiche, oggi sono dichiarazioni pubbliche: l’obiettivo condiviso è liberarsi di Berlusconi. Come? O accetta di farsi da parte e lasciare il passo a un esecutivo tecnico o, se insiste a resistere a ogni costo, formando una grande alleanza per cacciarlo da Palazzo Chigi con elezioni anticipate. Non a caso è il premier oggi a non invocare più il ritorno alle urne, complici i sondaggi che lo danno in forte calo. Persino quelli di Renato Mannheimer: 28 italiani su 100 hanno fiducia nel premier, 70 ne hanno poca o pochissima. Lo stesso sondaggio rivela che gli italiani siano pronti a un gesto forte da parte del Colle, tanto che ben l’84% dice di avere “molta o moltissima fiducia” in Giorgio Napolitano.
Berlusconi però non sembra intenzionato a lasciare, nonostante anche alcuni dei suoi comincino a suggerirgli di compiere un passo indietro. Intanto l’opposizione si organizza. Partendo dalla proposta di Massimo D’Alema. Chiamala Cln o alleanza costituente o in altro modo, la proposta del Pd (“unito”, sottolinea il presidente del Copasir) è la stessa da mesi: uno schieramento di forze responsabili per andare oltre il berlusconismo, fare le riforme necessarie e poi, in un bipolarismo nuovo, andare ognuno per la propria strada. La novità è la richiesta del voto anticipato. “Di fronte al fatto che la maggioranza non intende aprire una fase politica nuova, noi dobbiamo puntare verso le elezioni”. Come già aveva detto nei giorni scorsi il leader dell’Udc. Pier Luigi Bersani non si è sottratto e già più volte ha fatto sapere di preferire qualunque soluzione, “voto compreso, al pantano” in cui è intrappolato il governo Berlusconi. Oggi anche D’Alema.
Si allarga dunque il fronte delle elezioni anticipate. Un pressing sul Colle e sulle prerogative che l’articolo 88 della Costituzione riserva al capo dello Stato? Il presidente del Copasir mette in chiaro che il Pd, come opposizione, deve fare la sua parte “e non strattonare il presidente della Repubblica”, ma certo, sottolinea, “è evidente” che il capo dello Stato “non possa che essere preoccupato dal conflitto istituzionale” in atto. Se si allarga dunque il fronte del voto anticipato, sul come andare alle elezioni le risposte sono diverse. Il Terzo Polo, Casini in primis, si mostra interessato all’alleanza costituente di D’Alema. Sia il leader dell’Udc sia Italo Bocchino confinano però l’ipotesi a una situazione di “emergenza democratica”. Dice Casini: “Se il presidente del Consiglio ci porta alle elezioni per una sua battaglia privata contro i giudici creando una situazione di emergenza allora la riflessione di D’Alema va presa in cosiderazione”. Mentre Antonio Di Pietro, convinto delle necessità di andare il prima possibile al voto, lo è altrettanto della non credibilità di uno schieramento che va da Fini a Nichi Vendola: “No agli accoppiamenti contro natura”. Ma certo difficilmente potrà sottrarsi a un eventuale ampio schieramento antiberlusconiano. Anche se Fli usa cautela.
Adolfo Urso dice no alla “logica del tutti contro Berlusconi” e a trasformare le elezioni “in un plebiscito” attorno al Cavaliere. Per Urso, la priorità è un’alleanza con “tutte le forze moderati e riformiste. Dobbiamo guardare a quel 40 per cento di elettori che si dicono propensi all’astensione. Questi elettori aspettano non una santa alleanza, ma una proposta politica diversa e competitiva rispetto a quella naufragata nel berlusconismo”. Ma il capogruppo di Fli, Italo Bocchino, non esclude l’ipotesi, anche se la confina a una situazione emergenziale. L’orizzonte delineato da D’Alema è “ipotizzabile soltanto di fronte a un’emergenza democratica, purtroppo assai vicina, ma ancora possibile da scongiurare”. Per Bocchino “la soluzione migliore resta il passo indietro del presidente del Consiglio, ormai incompatibile con Palazzo Chigi dopo quanto è emerso sui suoi comportamenti e sui suoi ipotizzati reati. Con le dimissioni di Berlusconi si potrebbe dar vita a un governo responsabile”.
La difficoltà del premier è evidente e nessuno fa più mistero della disponibilità a raggiungere accordi pur avere un nuovo esecutivo. Persino la Lega, con la base sempre più critica nei confronti di Berlusconi, non difende più l’alleato e giustifica con il federalismo il non aver ancora mollato il Cavaliere. Cavaliere cui ormai è garantita la difesa d’ufficio dei soliti fedelissimi. Da Sandro Bondi a Maurizio Gasparri, il pressing di D’Alema per il voto e la proposta di un’alleanza costituente viene vista come fumo negli occhi. Dice Bondi: “D’Alema propone oggi un fronte comune emergenziale che, sia dal punto politico che sociale, sospenda di fatto gli effetti delle regole democratiche”. Incalza Fabrizio Cicchitto: “In un Paese normale per parafrasare il D’Alema di oggi, e il titolo di un suo libro di ieri, non c’è un settore della magistratura così sistematicamente di parte come accade in Italia, né un presidente del Copasir così fazioso e arrogante come lui”. E per Ignazio La Russa quella di D’Alema sul voto è solo una “boutade”.
Il leghista Marco Reguzzoni ribatte alle parole del presidente del Copasir sul federalismo invitando il Pd a contribuire, ma di parole in difesa di Berlusconi neanche l’ombra. Anche se, ovviamente, boccia la proposta di una grande alleanza. Alle critiche del centrodestra ribatte lo stesso D’Alema: “Il Pdl difende Berlusconi e il suo governo ma non è a loro che si rivolge la mia proposta. Io credo che ci siano momenti in cui forze, anche di ispirazioni diverse, devono fare qualcosa insieme per il Paese. Questo è il momento che l’Italia vive. Non voglio alimentare polemiche, la mia proposta si rivolge a persone serie e responsabili”.