“Chi è eletto per governare non può sentirsi un sovrano al di sopra delle leggi e quando è chiamato a rispondere del suo operato deve presentarsi davanti a coloro che, Costituzione alla mano, sono deputati a farlo nelle aule dei Tribunali. Non ci si può difendere dai processi ma nei processi”. Esordisce con queste parole il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, parlando a una cena di Fli in corso a Torino. Il leader di Futuro e Libertà chiama direttamente in causa il suo rivale: “Non si capisce come Berlusconi che ha inventato la definizione di teatrino della politica non si accorga che è diventato uno dei protagonisti principali del teatrino della politica”.

“Il governo deve governare e dire con chiarezza ciò che si può fare e ciò che non si può fare – continua il presidente della Camera – Continuando di questo passo, se la prenderà con gli alieni”. “Se si è convinti che la democrazia è rispetto della sovranità popolare e soprattutto delle istituzioni – aggiunge Fini – non si può accantonare la questione come un complotto dei nemici. Gli italiani hanno capito che non si può sempre addossare la responsabilità ai comunisti, ai giornalisti, ai magistrati, agli alleati che non hanno capito, a coloro che avrebbero tradito, ha chiosato il leader di Fli.

Citando il film “Qualunquemente’‘ che ha come protagonista Antonio Albanese nei panni di Cetto La Qualunque, Fini afferma: “Il successo del film sta nel fatto che in apparenza è una finzione, ma è anche la fotocopia della realtà”. Perché, secondo il presidente, in Italia e non solo nella finzione della Calabria di Cetto, non esiste meritocrazia:  “Mi ero ripromesso di non polemizzare perché quello che c’è sui giornali basta e avanza, ma è drammatica finzione o realtà se nello stesso momento in cui si parla di meritocrazia, in cui si dice scegliamo i ragazzi più bravi, si dice che chi vale alla fine ottiene si garantisce l’elezione nel listino bloccato a chi non sembra che abbia grandi meriti se non una certa presenza fisica e una certa predisposizione a fare cose che non hanno nulla a che spartire con la politica?”.

”I problemi non si risolvono con la bacchetta magica: vogliamo un centrodestra che smetta di raccontare favole ai bambini e che dica agli italiani che bisogna bere delle medicine amare”. “Noi – ha concluso – non ci sentiamo offesi se la politica è il tentativo di garantire l’interesse generale”.(ER)

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