Negli ultimi mesi siamo riusciti a scendere in piazza ovunque e comunque. A volte con solo dieci persone, poco più di un presidio. Altre volte siamo riusciti a coinvolgere migliaia di persone, come ieri ad Arcore. Altre volte ancora si è trattato di manifestazioni tanto imponenti da rimanere impresse nella storia dei movimenti, come il 5 dicembre 2009. Ci siamo sempre proposti come sentinelle della democrazia e difensori delle regole e – tra queste – la regola principale: la Costituzione italiana. Abbiamo chiesto che venga rispettata e attuata, denunciando B. e la sua cricca, che in questi anni hanno cercato in tutte le maniere di destabilizzare la nostra democrazia calpestando la Costituzione e utilizzando il Parlamento come una azienda a disposizione del capo e i membri della maggioranza come suoi maggiordomi e yes man: a completa disposizione per emanare una serie di leggi ad personam.
Come difensori delle regole, quindi, se concordiamo con la Questura una modalità per una manifestazione dobbiamo agire perchè venga rispettata. Chi ha organizzato l’iniziativa di ieri ad Arcore si è prodigato per fare che ciò accadesse. Io c’ero e ho sentito con le mie orecchie i vari appelli dal palco in questo senso. Infatti per il 90% del tempo la mobilitazione si è svolta in maniera colorata, pacifica, goliardica e fantasiosa, nello spirito di tutte le iniziative viola. Senza nessun accenno, neanche verbale, alla violenza.
Bene, io sto dalla parte delle regole. Qualcuno mi spieghi che senso ha cercare lo scontro con chi è lì per difenderle, le regole anche quelle disattese dal cavaliere nero. E vi domando: quei poliziotti davanti alla villa di Arcore, non sono forse gli stessi costretti controvoglia a trasformarsi in taxisti per le escort del premier? Non sono gli stessi lasciati senza benzina da questo governo? Non sono gli stessi colleghi di Emanuela Loi e gli altri angeli delle scorte caduti contro le mafie?
Per questo io non consentirò che la mia protesta venga strumentalizzata da chi sulla mancanza di regole ha fondato il suo potere politico e mediatico. Non dimentichiamo con chi abbiamo a che fare: Berlusconi è il frutto della illegalità e del non rispetto delle leggi e delle istituzioni.
Io ho sempre pensato che “essere viola” non sia sottoscrivere uno statuto, prendere una tessera o appartenere ad un’associazione. Perché il viola è un fluido dinamico che lega tutti i cittadini indignati per come il Cavaliere nero e la sua cricca hanno ridotto il Paese calpestando le nostre regole. Non dimentichiamo che in tutte le nostre assemblee ed incontri abbiamo sempre posto la nonviolenza come caposaldo della nostra stessa esistenza e dobbiamo fare in modo che questo principio guidi ogni nostra azione.
Altrimenti facciamo il gioco di chi vogliamo combattere. E questa sarebbe la più grave delle sconfitte.