Il corso di laurea in Scienza e Tecnologia del Packaging, pur così utile alle imprese e ai cittadini e promettente per i neolaureati, è stato chiuso. Qualche giorno fa le agenzie di stampa diffondevano una nota del Miur (Ministero Istruzione, Università e Ricerca) su sprechi e privilegi negli Atenei. Vi si sosteneva che lo sviluppo dell’universita’ italiana sarebbe avvenuto non “attorno agli interessi degli studenti ma rispetto a quelli dei professori, dei rettori e di tutti coloro che, a vario titolo, sono impiegati all’interno degli atenei”. Fra “i corsi attivati nel corso degli ultimi anni” veniva citato anche quello in Scienze e Tecnologie del Packaging.
Duro il commento di Massimo Mazzucchelli, piccolo imprenditore e uno dei referenti lombardi del Comitato nazionale Impresecheresistono: “Questo dimostra, a mio avviso, che le persone che ci governano sono dei principianti totalmente incompetenti. Costruiscono un sistema mastodontico e costoso, malfunzionante e complicato come il Sistri (Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, ndr) che è la riprova di una volontà costante a mettere i bastoni tra le ruote delle attività produttive, sventolando la bandiera dell’efficienza e della sburocratizzazione e poi eliminano l’unico luogo dove si può fare ricerca per ridurre l’inquinamento!”.
Ci spieghi meglio.
“Il Sistri è un classico esempio di burocrazia costosa e poco efficiente. Fino all’anno scorso per la mia impresa pagavo 15 Euro per il Mud. Dall’anno scorso ho dovuto iscrivermi al Sistri pagando 180 Euro ed il sistema quest’anno non è entrato in funzione, quindi ho ancora pagato le 15 Euro del MUD. Molte imprese, però, per l’scrizione, si sono servite dell’associazione di categoria o di altri professionisti spendendo anche 500 Euro. Entrando nel dettaglio, il sistema Sistri mi obbligherà ad acquistare un sistema di pesatura del mio rifiuto (rottame di ferro) per il quale comunque devo tenere già obbligatoriamente una contabilità perchè lo vendo e ne ricavo un guadagno. Inoltre i miei dipendenti saranno costretti ad effettuare ulteriori operazioni di movimentazione del rifiuto e quindi ulteriori perdite di tempo che non favoriscono la produttività. Il sistema, per come è stato pensato, non controlla le scritture che vengono fatte online e se a questo aggiungiamo i malfunzionamenti dei sistemi elettronici che sono necessari, i tempi che le rilevazioni richiedono, i contrattempi, gli errori umani e le difficoltà di connessione, il sistema potrà generare un’immensa valanga di contravvenzioni che le forze dell’ordine potranno comminare alle imprese”.
“Queste sono mie riflessioni sono ‘ben poca cosa’” – aggiunge Massimo Mazzuchelli – se poi i risultati fossero veramente utili. La cronaca ci dimostra che, chi ha voluto, ha fatto sparire montagne di rifiuti anche tossici senza che nessuno se ne accorgesse. Sistri o no, questo commercio continuerà allo stesso modo! La cosa giusta sarebbe rafforzare i controlli e fornire alle forze dell’ordine degli strumenti necessari a scoprire gli illeciti che riguardano lo smaltimento illegale dei rifiuti”.
Mazzucchelli spiega che Impresecheresistono conta circa 1200 aziende aderenti dislocate in tutta Italia. La maggior parte delle aziende si trova in Piemonte e Lombardia, ma si contano delegazioni in Emilia, Toscana, Lazio, Campania, Sicilia, Puglia, Basilicata, Marche e Calabria. Le aziende aderenti sono soprattutto micro e piccole e la maggior parte sono del settore meccanico, ma al movimento hanno aderito imprese un po’ di tutti i settori, artigiani, piccoli commercianti, alberghi, negozi, professionisti, consulenti…
Quali sono i rilievi mossi dalla vostra organizzazione al governo in materia di scuola e ricerca?
“La civiltà di un paese in gran parte si misura nella qualità dell’istruzione pubblica. I tagli devono essere effettuati perché il costo della politica sta consumando la piccola impresa che non ce la fa più. In un’unico settore i tagli sono sbagliati: nell’istruzione. Bisogna spendere meglio eliminando gli sprechi, ma è necessario spendere di più investendo nella qualità degli insegnanti, delle strutture e delle risorse a disposizione delle scuole e delle università. – conclude Mazzucchelli – Un’altra cosa è la ricerca, che spesso diviene finanziamento pubblico alla grande impresa e ciò è sbagliato per principio. L’università, sufficientemente finanziata, deve occuparsi della ricerca di base, mentre la ricerca applicata deve essere finanziata dal capitale privato che spende dove è necessario e dove si avrà un ritorno degli investimenti”.