Sembra passato un secolo da quell’otto marzo 2008, quando Giuliano Ferrara battezzava in Piazza Farnese a Roma il suo movimento “Aborto? No Grazie”. La campagna per la moratoria contro le interruzioni di gravidanza, per giunta nel giorno della festa della donna, era accompagnata musicalmente dalle note di Giovanni Lindo Ferretti, ex leader dei CCCP, la band di punk filosovietico che fra gli anni ottanta e novanta aveva incendiato le sale concerti di tutti i centri sociali occupati d’Italia.
Altri tempi quelli. Il manifesto pro life di Ferrara era così reazionario che lo stesso Silvio Berlusconi rifiutò l’apparentamento con le liste del Pdl condannandolo a un clamoroso flop elettorale alle elezioni dell’aprile 2008.
Oggi il direttore del Foglio torna nell’agone politico con un’iniziativa di segno diametralmente opposto: “In mutande ma vivi”, già il nome è tutto un programma.
L’appuntamento è per Sabato 12 febbraio alle 10.30 al Teatro Dal Verme di Milano dove si manifesterà contro, come dice Ferrara, “i falsi puritani e i falsi benpensanti”. E cioè contro i lettori di Repubblica e del Fatto Quotidiano. Ma soprattutto contro i quindicimila cittadini che hanno riempito il PalaSharp del capoluogo lombardo lo scorso 5 aprile e contro le donne che domenica prossima invaderanno le piazze italiane al grido di “Se non ora, quando?”. Insomma contro tutti quelli che pensano che Silvio Berlusconi, travolto dall’ennesimo scandalo sessuale e indagato per concussione e prostituzione minorile, debba passare la mano e chiudere la sua esperienza politica e di governo. Per dirla con parole sue, quella di sabato prossimo è una celebrazione contro i “virtuosi talebani”.
L’appello, lanciato in un editoriale del Foglio l’otto febbraio, è rivolto a tutta quella gente “per cui il partito dei pm militanti, delle intercettazioni e delle pornogallery, dello spionaggio ad personam e dell’ipocrisia moralistica is unfit to lead Italy, come disse un tempo l’Economist di Berlusconi”.
All’evento hanno già aderito personaggi come Piero Ostellino, l’editorialista del Corriere della Sera (quello che scrisse “quando una donna si siede sulla propria fortuna”), la parlamentare Iva Zanicchi che, per Ferrara, “non prende ordini da Berlusconi ma difende l’Italia dal progetto di scardinare il berlusconismo con ogni mezzo per mettere al suo posto un civismo minacciosamente illiberale”, il direttore del Giornale Alessandro Sallusti e molti altri esponenti del giornalismo e della cultura berlusconiana.
Il direttore del Foglio, promette una “scenografia strepitosa” e annuncia che sul palco del teatro ci saranno tre fili da bucato con sopra stese centocinquanta mutande. Il concetto che sta dietro alla bizzarro allestimento lo spiega in un’intervista a Fabrizio Roncone sulle pagine del Corriere della Sera: “Siamo uniti tutti dallo stesso disgusto per per questa crociata puritana e moralista”. Quando il cronista del Corriere gli fa notare dell’esistenza delle intercettazioni della minorenne Ruby, di quelle di Nicole Minetti e delle prostitute che raccontano del bunga bunga, Ferrara è perentorio: “Non partecipo al festival. Non parlo dei pettegolezzi della Bocassini”.
Dopo la campagna oscurantista del 2008 contro l’interruzione di gravidanza e contro la legge 194, il giornalista si reinventa liberale e si autocandida a diventare il maître à penser di un nuovo libertinismo in rigorosa salsa berlusconiana. Contro quelli che “agitano il corpo femminile come un simbolo di vergogna – dice Ferrara – Spiano, intercettano, guardano dal buco della serratura e stanno inculcando in una generazione di italiani il disprezzo per la politica”.
Poco importa se meno di tre anni fa dicesse che “l’aborto è legale ma non è un diritto legittimo o moralmente indifferente” e che, a proposito del corpo femminile sentenziasse che “il diritto di autodeterminazione della donna non può affermarsi contro il bambino”.
Per evitare un altro flop sarà meglio che il popolo che Ferrara chiama a raccolta contro la piazza dei moralisti alla Saviano, Santoro e Travaglio sia insensibile alla doppia morale del berlusconismo. Che fa proprio il Family Day, contrasta le unioni fra persone dello stesso sesso, vota leggi durissime contro la prostituzione (quella in strada, s’intende) e chiude gli occhi di fronte ai diktat della Chiesa sull’inizio e il fine vita. Salvo poi, nel privato, agire nel senso opposto.
Politica
Ferrara lancia la giornata contro “i falsi puritani” che chiedono le dimissioni di B.
Con "In mutande ma vivi" il direttore del Foglio torna nell'agone politico tre anni dopo il flop della lista "Aborto? No Grazie". E si candida a diventare il nuovo maître à penser del libertinismo berlusconiano
Altri tempi quelli. Il manifesto pro life di Ferrara era così reazionario che lo stesso Silvio Berlusconi rifiutò l’apparentamento con le liste del Pdl condannandolo a un clamoroso flop elettorale alle elezioni dell’aprile 2008.
Oggi il direttore del Foglio torna nell’agone politico con un’iniziativa di segno diametralmente opposto: “In mutande ma vivi”, già il nome è tutto un programma.
L’appuntamento è per Sabato 12 febbraio alle 10.30 al Teatro Dal Verme di Milano dove si manifesterà contro, come dice Ferrara, “i falsi puritani e i falsi benpensanti”. E cioè contro i lettori di Repubblica e del Fatto Quotidiano. Ma soprattutto contro i quindicimila cittadini che hanno riempito il PalaSharp del capoluogo lombardo lo scorso 5 aprile e contro le donne che domenica prossima invaderanno le piazze italiane al grido di “Se non ora, quando?”. Insomma contro tutti quelli che pensano che Silvio Berlusconi, travolto dall’ennesimo scandalo sessuale e indagato per concussione e prostituzione minorile, debba passare la mano e chiudere la sua esperienza politica e di governo. Per dirla con parole sue, quella di sabato prossimo è una celebrazione contro i “virtuosi talebani”.
L’appello, lanciato in un editoriale del Foglio l’otto febbraio, è rivolto a tutta quella gente “per cui il partito dei pm militanti, delle intercettazioni e delle pornogallery, dello spionaggio ad personam e dell’ipocrisia moralistica is unfit to lead Italy, come disse un tempo l’Economist di Berlusconi”.
All’evento hanno già aderito personaggi come Piero Ostellino, l’editorialista del Corriere della Sera (quello che scrisse “quando una donna si siede sulla propria fortuna”), la parlamentare Iva Zanicchi che, per Ferrara, “non prende ordini da Berlusconi ma difende l’Italia dal progetto di scardinare il berlusconismo con ogni mezzo per mettere al suo posto un civismo minacciosamente illiberale”, il direttore del Giornale Alessandro Sallusti e molti altri esponenti del giornalismo e della cultura berlusconiana.
Il direttore del Foglio, promette una “scenografia strepitosa” e annuncia che sul palco del teatro ci saranno tre fili da bucato con sopra stese centocinquanta mutande. Il concetto che sta dietro alla bizzarro allestimento lo spiega in un’intervista a Fabrizio Roncone sulle pagine del Corriere della Sera: “Siamo uniti tutti dallo stesso disgusto per per questa crociata puritana e moralista”. Quando il cronista del Corriere gli fa notare dell’esistenza delle intercettazioni della minorenne Ruby, di quelle di Nicole Minetti e delle prostitute che raccontano del bunga bunga, Ferrara è perentorio: “Non partecipo al festival. Non parlo dei pettegolezzi della Bocassini”.
Dopo la campagna oscurantista del 2008 contro l’interruzione di gravidanza e contro la legge 194, il giornalista si reinventa liberale e si autocandida a diventare il maître à penser di un nuovo libertinismo in rigorosa salsa berlusconiana. Contro quelli che “agitano il corpo femminile come un simbolo di vergogna – dice Ferrara – Spiano, intercettano, guardano dal buco della serratura e stanno inculcando in una generazione di italiani il disprezzo per la politica”.
Poco importa se meno di tre anni fa dicesse che “l’aborto è legale ma non è un diritto legittimo o moralmente indifferente” e che, a proposito del corpo femminile sentenziasse che “il diritto di autodeterminazione della donna non può affermarsi contro il bambino”.
Per evitare un altro flop sarà meglio che il popolo che Ferrara chiama a raccolta contro la piazza dei moralisti alla Saviano, Santoro e Travaglio sia insensibile alla doppia morale del berlusconismo. Che fa proprio il Family Day, contrasta le unioni fra persone dello stesso sesso, vota leggi durissime contro la prostituzione (quella in strada, s’intende) e chiude gli occhi di fronte ai diktat della Chiesa sull’inizio e il fine vita. Salvo poi, nel privato, agire nel senso opposto.
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Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "I continui rinvii del governo Meloni sembravano indirizzati a portare a compimento qualcosa di più della semplice propaganda, ma invece si va verso il nulla. Tre miliardi rispetto alla marea di aumenti sulle bollette sono davvero poca cosa, quasi una presa in giro. Milioni di cittadini stanno subendo rincari di quasi il 40%, migliaia di aziende rischiano la chiusura e altrettanti lavoratori il proprio posto. Ma d'altronde sbagliamo noi a stupirci. Per il governo Meloni il modello d'imprenditoria è quello della ministra Santanchè. Sbaglia chi si spacca la schiena come i cittadini che cercano di far quadrare i conti a fine mese o le imprese che fanno di tutto per stare sul mercato. Per Giorgia Meloni la cosa migliore è cercare qualche santo in paradiso o, meglio ancora, qualche amicizia che conti". Così in una nota Riccardo Ricciardi, capogruppo M5S alla Camera.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "Ci sono modalità diverse con le quali ci si rapporta a Trump. Credo che la presidente Meloni senta la responsabilità di essere un ponte fra l'Europa e l'America dati i suoi buoni rapporti con Trump". Lo ha detto l'eurodeputata di Fi, Letizia Moratti, a Otto e mezzo su La7.
"Sul tema dei dazi, credo che Trump sia uno shock per l'Europa, uno stimolo positivo perché l'Ue può mettere in atto le riforme richieste nel rapporto Draghi e Letta che chiedono un'Europa più competitiva, più favorevole agli investimenti, con una transizione energetica sostenibile e quindi in grado di sostenere il welfare."
"Siamo alleati storici degli Usa - continua Moratti - e in questo momento dobbiamo avere la consapevolezza di dover comunque avere a che fare con un presidente eletto ed anche amato dai cittadini americani. L'Europa non può permettersi di non avere un dialogo con Trump. Sono moderata e liberale e il suo stile non mi appartiene ma nell'ambito del mio ruolo di parlamentare europea credo sia dovere rispondergli con fermezza e immediatezza ma cercando sempre il dialogo che porta vantaggi reciproci, come ha detto oggi la presidente Metsola."
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Nel momento in cui Donald Trump "fa saltare l'ordine internazionale basato sul multilateralismo" e "mette a rischio l'unità europea", è importante non far mancare "il nostro sostegno all'Ucraina" parallelamente ai negoziati che "non potranno coinvolgere Europa e Ucraina". Così Alessandro Alfieri, coordinatore di Energia Popolare, alla Direzione del Pd.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Il giorno in cui Eni annuncia un utile di 14,3 miliardi di euro, la maggioranza presenta un decreto truffa che non affronta la vera questione di come ridurre il peso delle bollette. Il Governo Meloni per aiutare veramente le famiglie italiane avrebbe dovuto tassare gli extraprofitti, rivedere la decisione di trasferire 4,5 milioni di famiglie dal mercato tutelato a quello libero, e puntare sulle rinnovabili invece che sul gas". Così Angelo Bonelli, Co-Portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra.
"La realtà dei fatti resta una sola: il governo di Giorgia Meloni ha favorito i grandi colossi energetici, che hanno accumulato extraprofitti per oltre 60 miliardi di euro, mentre le famiglie italiane hanno visto raddoppiare le bollette e molte sono costrette a non riscaldarsi per paura di non poterle pagare".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Benissimo il governo sulle bollette: previsti tre miliardi che andranno a sostegno di imprese e almeno 8 milioni di famiglie. Dalle parole ai fatti”. Così Armando Siri, Consigliere per le politiche economiche del Vicepremier Matteo Salvini e coordinatore dipartimenti Lega.
Roma, 27 feb (Adnkronos) - "Alcune veloci considerazioni a partire dalle cose che credo vadano meglio precisate. La prima: non siamo stati e non siamo di fronte a postura bellicista dell’Europa. Non è mai stata l’Ue a voler fare o a voler continuare la guerra e non è nemmeno vero che la mancanza di iniziative di pace siano dipese da una mancanza di volontà politica della ue. È stato Putin a rifiutare sempre ogni dialogo, quel dialogo che oggi riconosce a Trump perché lo legittima come suo alleato", Lo ha detto la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, alla Direzione del Pd.
"Occorre spingere con forza per un’autonomia strategica e politica dell’Europa, iniziando subito il percorso di cooperazione sulla difesa perché non saranno le buone intenzioni a rendere forte l’Unione Europea ma la capacità di imporsi e esercitare deterrenza, non escludendo nessuna opzione che sarà necessario adottare e che sarà stabilita in quadro di solidarietà europea".
"Per noi, democratici e europei, è il tempo di decidere - aggiunge Picierno- se essere solo un pezzetto di un Risiko in cui altri tirano i dadi o se essere un continente libero e forte. E va chiarito tanto ai nemici della democrazia quanto ai nostri alleati, senza perdere altro tempo e senza cincischiare noi: l’unica lotta che definisce il nostro tempo e il campo della politica, oggi, è quella dell’europeismo e in difesa delle democrazie liberali e delle libertà dei popoli".
"Siamo noi tutti in questo campo? Pensiamo ad un'alternativa alla destra che parta da questo campo? A me onestamente non è ancora chiaro. Sarei felice di essere smentita, ovviamente. Ma servono parole chiare che vanno pronunciate senza più giocare a nascondino. Crediamo tutti in un’Europa competitiva, con attori strategici del mercato più grandi e forti, un’Europa pronta ad affrontare le crisi internazionali sul piano politico e militare? Perchè questa è l’Europa che serve al mondo e agli europei. Non domani, oggi".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Giorgia Meloni, "nell’incontro di Parigi c’era in ritardo e di malavoglia. Intanto partecipa con trasporto e passione agli incontri della destra mondiale che considera l’Europa un incidente della storia. A Kyiv alle celebrazioni per il terzo anno della resistenza, non c’era proprio. A dir il vero ero sola proprio come italiana, ma con tanti colleghi progressisti e socialisti, c’era il mondo libero, i leader e parlamentari progressisti consapevoli della sfida che abbiamo di fronte e che il tempo di agire è ora". Lo ha detto la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, alla Direzione del Pd.