Giudizio immediato per entrambi i reati. Come già anticipato ieri la procura di Milano ha inoltrato questa mattina al Gip Cristina di Censo la richiesta di processo per il presidente del Consiglio, accusato di concussione e prostituzione minorile. Nella richiesta i magistrati Sangermano, Forno e Boccassini hanno motivato la richiesta con il “sussistere dell’evidenza della prova”. Hanno ribadito inoltre, l’insussistenza del “reato ministeriale”. Confermata nella sostanza la linea portata avanti dalla metà di gennaio, da quando cioè la notizia è stata resa pubblica. E confermata anche, al momento, l’esclusione dalla richiesta della posizione del premier nei confronti di Iris Berardi, la seconda minorenne che partecipò alle feste del premier ad Arcore e i nuovi riscontri che arrivano dalla procura di Napoli su un giro di prostituzione legato alla malavita organizzata. In totale, i pm hanno trasmesso 782 pagine di atti. La procura di Milano non chiederà invece l’autorizzazione alla Camera per alcune telefonate intercettate nel caso Ruby nelle quali parla Silvio Berlusconi. Come ha spiegato Bruti Liberati la richiesta non verrà avanzata in quanto tali conversazioni sono “irrilevanti ai fini dell’inchiesta”.
La notizia della richiesta è arrivata mentre Berlusconi era impegnato in conferenza stampa al termine del consiglio dei ministri. Berlusconi non ha voluto rilasciare commenti sull’attività della magistratura – “per amor di patria non parlo di giustiza penale” – e ha preferito illustrare i temi “politici”. In realtà, a fine conferenza il premier trasgredirà all’amor patrio per dire: “Mi chiedo chi pagherà per questo schifo. La responsabilità dei giudici ci deve essere”. Il premier parla di “processi farsa, accuse infondatissime”. E ancora: “Queste pratiche violano la legge, vanno contro il Parlamento, la procura di Milano non ha competenza territoriale né funzionale”. Fino alla chiosa: “Alla fine nessuno pagherà. Alla fine come al solito pagherà lo Stato. Farò una causa allo Stato visto che non c’è responsabilità dei giudici”. E con il premier si schiera anche Umberto Bossi che alle agenzie dice: “I pm hanno esagerato, vogliono uno scontro tra istituzioni”. Salvo poi rettificare in parte le proprie dichiarazioni ammettendo: “Certo anche Berlusconi ha le sue colpe se si trova in questa situazione. Certe cose le ha fatte lui, non io”. Il leader del Carroccio si dice in ogni caso sicuro di portare a casa il federalismo entro marzo. “Napolitano – dice – farà sponda”. Il senatur è tornato anche sulla questione delle commissioni parlamentari. “Abbiamo la maggioranza assoluta alla Camera , ma adesso non abbiamo più i numeri nelle commissioni. Non è possibile. Le regole vanno riviste”.
Ma torniamo al consiglio dei ministri. Il governo ha infatti dato il via libera al disegno di legge costituzionale di modifica degli articoli 41, 97 e 118, comma quarto, della Costituzione sulla libertà di impresa. Il provvedimento sarebbe stato approvato “salvo intese”, termine ‘tecnico’ con il quale si indica che il testo ha ricevuto il sostegno del governo ma è suscettibile di successive modifiche. Via libera anche al decreto legislativo per il riordino del sistema degli incentivi. Il testo è stato approvato all’unanimità con lievi modifiche rispetto alla bozza originale.
Per quel che riguarda l’articolo 41, Berlusconi ha confermato di fatto l’intenzione di “permettere tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge”. Questa invece la nuova formulazione del quarto comma dell’articolo 118 della Costituzione secondo le modifiche previste dal disegno di legge costituzionale: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni garantiscono e favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.
Rispetto al testo attuale, il quarto comma cambia molto poco: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”, recita la carta. L’unica modifica, dunque, è l’aggiunta della parola “garantiscono”.
E’ partita “la nuova fase del lavoro di governo, tesa al rilancio per la crescita dell’economia – ha commentato Silvio Berlusconi al termine del Cdm – Questa è la risposta alla crisi globale, noi abbiamo saputo mantenere in ordine i conti pubblici”, ha ricordato il premier. Poi la stoccata all’ex alleato Gianfranco Fini: senza il blocco dei finiani sarà possibile per la maggioranza “fare le riforme”. “Siamo stati un annetto distratti – ha detto – da ciò che è successo nel Pdl con la diaspora che si è creata e che ci ha visto arrivare alla attuale situazione. Ora la maggioranza è in continuo miglioramento, cresce di votazione in votazione e che ci ha tolto di mezzo l’impossibilità di fare certe riforme, a partire da quella della giustizia che grava negativamente su tutti i cittadini”.
Ma la “nuova fase” paventata dal premier avrà bisogno di tempi lunghi e maggioranze certe. Al momento sembra quindi essere solo uno spot per Berlusconi, messo all’angolo dalle inchieste giudiziarie. Per arrivare alla modifica della Costituzione, infatti, è previsto un lungo iter parlamentare. I cambiamenti della Carta devono infatti subire un doppio passaggio in entrambe le camere. Inoltre, le modifiche costituzionali devono avvenire con maggioranza qualificata dei due terzi del parlamento. Nel caso di ricorso ad una maggioranza semplice – ammesso e non concesso che questa ci sia sempre – però, la riforma può essere sottoposta a referendum popolare (se richiesto da almeno un quinto dei parlamentari, o da 500mila elettori, o da cinque consigli regionali). Un passaggio che già in passato portò male all’alleanza tra Lega e l’allora Forza Italia, sconfitte dal voto popolare nel 2006, quando il 61% degli elettori rifiutò le modifiche volute da Berlusconi.