“Ho imparato a usare il computer, a navigare in Internet. Cerco soprattutto tracce di Valerio e dei suoi amici, cerco gli errori commessi dai suoi assassini, contatti con persone che li conoscono, che sanno. Non ho fatto altro, negli ultimi anni”. Rina Zappelli, detta Carla, ha 86 anni ed è la madre di Valerio Verbano, il ragazzo ucciso il 22 febbraio 1980 nella sua casa di Monte Sacro a Roma. All’epoca era un diciannovenne vicino agli ambienti dell’Autonomia operaia e stava schedando in un suo dossier personale i militanti della destra romana.
Quel giorno tre ragazzi hanno bussato a casa Verbano e si sono spacciati per suoi amici. Allora Carla ha aperto la porta, ed è stata legata e imbavagliata come suo marito Sardo in camera da letto. Poi i killer hanno aspettato che Valerio rientrasse da scuola e l’hanno freddato con un colpo di pistola alla nuca. L’omicidio è stato rivendicato dai Nar, ma l’assassino non è mai stato identificato. Eppure nel giorno del 31esimo anniversario della morte di Valerio, Carla ha ricevuto una buona notizia: le indagini sono state riaperte. Al centro quel dossier con i nomi della destra militante di quegli anni che era stato sequestrato in casa e manomesso.
Oggi alcuni stralci sono stati ritrovati e nei prossimi giorni ci sarà il risultato della prova del Dna effettuato su un bottone e un paio di occhiali ritrovati in casa Verbano. Dinanzi alla mancanza di giustizia e verità, Carla si è avvicinata anche alla Rete: ha imparato a navigare, ha aperto un blog e ben due profili su Facebook. Un modo, spiega, perché l’assassino di suo figlio possa rintracciarla. Attraverso il web ha ritrovato gli atti parlamentari che cercava, ha imparato quando e perché la matricola di un’arma è abrasa, e ha scritto una lettera a Pasquale Belsito, ex dei Nar, dopo avere scoperto in rete dove era stato recluso. Ma dell’assassino nemmeno l’ombra.
“Ho deciso di aprire il blog quattro anni fa su suggerimento di alcuni amici. Alcuni miei parenti, che sono informatici, mi hanno dato lezione per un anno a domicilio e adesso navigo. Lo so, è insolito per una persona della mia età. Su Facebook ho addirittura aperto due profili, visto che in uno avevo superato i 5mila amici. Nell’altro dopo due settimane ero già a mille amici”. Carla aspetta al varco l’assassino, come spiega nel libro “Sia folgorante la fine” (Rizzoli) scritto con Alessandro Capponi: “Me ne sto quasi sempre in casa, sola, davanti al computer: scrivo, faccio domande, aspetto risposte. Via Monte Bianco 114, quarto piano, uscendo dall’ascensore a sinistra. Ma tanto la strada la conoscono”. E visto che a quella porta non ha ancora bussato nessuno, Carla ha ascoltato il consiglio di amici e ‘compagni’: “’Se apri un blog può darsi che qualcuno, anche in forma anonima, ti venga a cercare’, mi dicevano. E invece nulla. Però ho ritrovato tanti amici di Valerio che venivano qui a giocare, ci siamo rivisti dopo tanti anni. Mi contattano le scuole, vogliono che vada a raccontare la storia di mio figlio nei licei. Sono attenti, mi stupiscono”.
Anche i magistrati e il colonnello dei Ros che indagano silenziosamente da due anni sul caso di Valerio Verbano si sono stupiti della tenacia con cui sul web Carla porta avanti la battaglia: “Il magistrato mi ha detto che ha visto il mio blog, io gli dico che voglio la verità. Voglio rompere le scatole”, spiega. “Mio marito è morto nell’88, ho fatto tutto da sola. Chi è nella mia situazione dovrebbe fare così, senza mollare. Nel 2009 Gianni Alemanno mi aveva chiesto di partecipare alla commemorazione di Valerio, gli ho risposto di no se non si fosse tolto la croce celtica che portava al collo. Ho incontrato il Ministro Angelino Alfano e ora il caso è stato riaperto. Non so perché si siano decisi adesso”.
Sono stati iscritti al registro degli indagati due uomini, di cui uno è uno stimato professionista e l’altro vive all’estero.
La speranza di Carla è quella di dare un volto a quei ragazzi che il 22 febbraio 1980 hanno ucciso Valerio, appena tornato da scuola. E che arrivino a lei magari prima dell’esito delle indagini, suonando al campanello in Via Monte Bianco 114 o inviando un commento sul blog, una mail, un messaggio su Facebook.