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Contro un intervento militare in Libia

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Abbiamo già fatto due spedizioni militari fingendo che fossero umanitarie (Afghanistan e Irak). Una (votata da tutti i partiti contro l’art. 11 della Costituzione) la stiamo ancora combattendo e la stiamo perdendo.

I bellicisti nostrani fanno eco ai bellicisti d’oltre oceano. Obiettivo sarebbe quello di portare “ordine”, il nostro ordine. E, ovviamente, di mettere le mani sul petrolio, oltre che di stabilire il controllo sul paese. La Nato si prepara, ma, in attesa di un attacco sconsiderato, la Libia è già percorsa in lungo e in largo da agenti dei servizi segreti di tutto l’Occidente.

Che comprano i capi delle tribù disponibili. E, nel frattempo, come rivelano gli stessi giornali americani e europei, aerei di varia nazionalità (inglesi, francesi, e di altri paesi non meglio identificati) atterrano nel deserto sbarcando squadre di commandos, emissari, armi, sistemi di comunicazione. Stiamo già violando le regole, da ex padroni del mondo che pretendono di continuare ad esserlo.

Faremo altri guai, questo è facile da prevedere.

Invito i lettori di questo blog, che condividono queste mie preoccupazioni, a firmare l’appello contro un intervento militare in Libia promosso da Alternativa, il laboratorio politico e culturale da me fondato.

Per firmare clicca qui

Grazie per l’aiuto. Credo che questo sia il modo migliore per difendere il nostro interesse nazionale, ma anche  il diritto internazionale. Di fronte a un gigantesco sommovimento di popolo, in Tunisia, Egitto, Libia, e in altre aree del Medio Oriente e del Nord Africa, il nostro dovere è quello di capirne le cause di fondo e mettere a fuoco le nostre responsabilità di amici di lungo corso dei dittatori e degli aguzzini. Invece c’è chi si propone di gettare altra benzina sul fuoco. Bisogna fermare gli irresponsabili prima che facciano altri danni.

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