L'inchiesta di Napoli e le manovre pericolose di Luigi Bisignani: dalla guerra di Masi a Michele Santoro fino alle nomine ai vertici degli 007. Sarà proprio l'ex piduista a far redigere un atto contro il giornalista di Annozero dopo la vicenda del "vaff...anbicchiere"
Si preoccupa della Rai: al direttore generale, Mauro Masi, consiglia come costruire un addebito disciplinare per Michele Santoro. Si preoccupa dei servizi segreti: incontra Adriano Santini, futuro direttore dell’Aise, il servizio segreto militare. Fissa con lui un appuntamento. Prima della sua nomina. Poi l’accompagna dal presidente del Copasir: Massimo D’Alema. L’inchiesta sulla P4 condotta dai pm napoletani Henry John Woodcock e Francesco Curcio vede al centro del suo scenario un personaggio chiave: Luigi Bisignani. È lui che intrattiene rapporti con Masi e Santini. Un uomo riservato. Estremamente riservato. Ma anche estremamente potente: la sua rete di relazioni spazia dall’Eni alla presidenza del Consiglio. Ha una grande esperienza nel settore dell’informazione e dei mass media. È lo stesso Masi, come vedremo, ad ammettere di essersi consigliato con Bisignani per un motivo ben preciso: la sua grande esperienza nel settore della comunicazione. Ex giornalista dell’Ansa, prima di essere indagato nella P4 è stato iscritto, come il più giovane degli adepti, alla P2 del venerabile Licio Gelli. Negli anni Novanta fu condannato a due anni e otto mesi: l’accusa era di aver portato una parte della maxi tangente Enimont, parecchie decine di miliardi di lire, nella banca vaticana dello Ior.
E dalla P2 alla P4 lo scenario non sembra mutare: mancano le iscrizioni, vergate nero su bianco, mancano i grembiulini, ma l’inchiesta della procura napoletana punta al cuore di un network (per ora soltanto presunto) in grado di condizionare la vita del Paese. E i due episodi che il Fatto Quotidiano è in grado di rivelare sembrano provarlo: al di là della loro eventuale attinenza a fatti penali, tutta da dimostrare, questi episodi rivelano che i personaggi chiave della P4, un’influenza sui centri vitali del Paese, come la Rai e le nomine dei servizi segreti, puntano a esercitarla. Per entrare nelle segrete stanze del potere, però, bisogna immaginare un paio di scene.
Il piano per la punizione
La prima. Sono le ventuno circa di giovedì 23 settembre 2010: il primo piano di Michele Santoro viene trasmesso nelle case di milioni di telespettatori. Inclusi due spettatori d’eccezione. Il più noto ai lettori è Mauro Masi, direttore generale della Rai, il più sconosciuto si chiama invece Luigi Bisignani. I due sono in rapporti strettissimi. Parlano e s’incontrano (quasi) quotidianamente. Da quel 23 settembre in poi però – e per qualche giorno – i loro intenti sembrano convergere. Un fatto interessante per comprendere le relazioni di potere nel nostro Paese. Quel 23 settembre, infatti, Santoro firma un editoriale durissimo. Annozero è sotto pressione sin dalla prima puntata. Giusto per dirne una: mancavano allora (come mancano tuttora) i contratti di Vauro e Travaglio. Il direttore si rivolge al pubblico parlando di una ipotetica fabbrica di bicchieri: è questa la metafora, scelta da Santoro, per spiegare in quali condizioni è costretto a lavorare. Poi – paragonandosi al ragionier Fantozzi e rivolgendosi al direttore megagalattico nato dalla fantasia di Paolo Villaggio – chiude l’editoriale con un finale ormai storico: “Ma vaffa… nbicchiere”.
Bene. Questa è la scena che milioni di italiani hanno visto in diretta su Rai 2. C’è un’altra scena, però, che è rimasta segreta fino a oggi. E che il Fatto Quotidiano è in grado di rivelare. Nelle stesse ore Masi pensa di punire Santoro per il suo editoriale. Secondo Masi era rivolto a lui, al direttore generale della Rai, mentre Santoro replica che si rivolgeva al metaforico direttore della fabbrica di bicchieri. La questione dovrebbe essere di pertinenza della Rai e della dialettica tra giornalista e direttore generale. Invece accade un fatto diverso. Gli investigatori stanno seguendo già da tempo la pista della P4. Luigi Bisignani evidentemente è sotto controllo. E si scopre che i due – Masi e Bisignani – sulla punizione di Santoro non solo convergono ma, se non bastasse, l’ex piduista elabora una sorta di strategia amministrativa. Bisignani fa redigere ad alcuni legali di sua conoscenza un atto contro Santoro: il primo atto verso l’addebito disciplinare. Un atto di cui Masi viene a conoscenza. Non sarà mai notificato. L’operazione non andrà mai in porto. Anche se negli stessi giorni avviene un ulteriore fatto strano: Masi dichiara al Messaggero – salvo poi smentire – che ha intenzione di licenziare Santoro. La punizione arriva comunque: si tratta di una sospensione, disposta per dieci giorni, a partire dal 18 ottobre 2010. “Santoro – dirà Masi – si è reso responsabile di due violazioni disciplinari ben precise. L’uso del mezzo televisivo a fini personali e un attacco diretto e gratuitamente offensivo al Direttore Generale”. Resta da capire, però, perché sulla vicenda, Masi, abbia accettato di dialogare proprio con Luigi Bisignani. “Per la sua esperienza nel settore”, avrebbe dichiarato ai pm. Il punto è che Bisignani, che di esperienza ne ha sicuramente molta, non ha però alcun titolo per agire, come consigliere, sulla Rai e su Santoro. Eppure si preoccupa di fare redigere – sebbene non sarà mai utilizzato – l’atto che dovrà mettere Santoro nell’angolo. E lo fa redigere da persone di sua fiducia. Può Bisignani permettersi di dettare a Masi la linea? Può permettersi di abbozzare una strategia che riguarda la Rai e la punizione di Santoro?
Come Richelieu
Stando all’indagine sulla P4, Bisignani ci prova, pur non avendo alcun titolo. Masi lo incontra costantemente. Parla con lui per la sue “esperienza” ma la Rai non è un’azienda privata: è pubblica. Ed è per questo motivo che, la scena in questione, il carteggio tra gli uomini vicini a Bisgnani e quelli vicini a Masi, diventa rilevante. I due sembrano le facce della stessa medaglia. Se Masi è il volto del potere, Bisignani è il potere che non mostra il volto. Stando all’ipotesi della P4, se in questo caso Masi rappresenta il potere “osceno”, quello che si mostra, Bisignani incarna invece un potere “occulto”, nel senso di nascosto. La Rai è uno snodo cruciale nell’equilibrio dei nostri poteri. E Santoro sembra il nodo inestricabile che nessuno riesce a sciogliere. L’ha dimostrato l’inchiesta di Trani – rivelata dal nostro giornale un anno fa – dove il pm Michele Ruggiero scopre le pressioni di Silvio Berlusconi, che interviene direttamente su Masi e sull’ex commissario Agcom Giancarlo Innocenzi, proprio per fermare Santoro. L’inchiesta sulla P4, un anno dopo, lo conferma. Al posto di Berlusconi, questa volta, spunta però il volto di uomo che la maggior parte degli italiani ignorano: se c’è un cardinale Richelieu, in questo Paese, il suo nome sembra emergere proprio dagli atti di quest’inchiesta. È Luigi Bisignani. E per capirlo – sempre al di là di qualsiasi responsabilità giudiziaria che, ribadiamo, è tutta da dimostrare – basta immaginare un’altra scena.
Messaggi e ambasciatori
Siamo tra gennaio e febbraio 2010. E il “cardinale” è sempre lì: all’ombra degli appuntamenti che contano. Lo confermano nomi eccellenti, quelli convocati in procura i giorni scorsi, del calibro di Massimo d’Alema e Adriano Santini. Bisignani non si preoccupa soltanto di Santoro e della Rai. Si preoccupa anche dei futuri vertici dei nostri servizi segreti. Tra il gennaio e il febbraio 2010 lo Stato deve scegliere il capo dell’Aise – la nostra intelligence militare – e la scelta sta per cadere su un generale dell’esercito: Adriano Santini. E Santini lo sa. L’inchiesta dimostra che, anche questa volta, entra in scena Bisignani.
Prima della nomina, Santini, viene raggiunto da una sorta d’ambasciata: Bisignani lo vuole incontrare. Ma – anche in questo caso – non si comprende a quale titolo. Stiamo parlando di un ufficiale di 64 anni, generale di corpo d’armata, con incarichi di Stato Maggiore, che indossa la divisa dal 1968 e nel 2003 ha comandato il Contingente Nazionale Interforze nell’ambito dell’operazione “Antica Babilonia” in Iraq. Bisignani lo convoca. Santini si presenta all’appuntamento. Di cosa parlano? “Del più e del meno”, dirà Santini ai pm, come se fosse il fatto più naturale del mondo. Ma chi cerca l’appuntamento?
Chi fissa l’incontro? “Bisignani”, dice direttore dell’Aise. Il fatto strano è che l’incontro avviene prima della sua nomina, e non dopo, avviene cioè mentre Santini è ancora uno dei candidati ai vertici dell’Aise. Santini conosceva già Bisignani? No, a quanto pare, però accetta ugualmente il suo invito e si presenta all’appuntamento. Se non bastasse – ma in questo caso le versioni di Santini e D’Alema, entrambi convocati come persone informate sui fatti, sono parzialmente discordi – Bisignani decide di accompagnare il generale Santini dal presidente del Copasir, Massimo D’Alema. Il Copasir è il comitato parlamentare di controllo dei servizi segreti. A quale titolo, Bisignani, accompagna Santini da D’Alema? L’ex segretario dei Ds dice che, durante l’incontro con Santini, Bisignani ha aspettato fuori dalla porta. Ma il fatto è riscontrato: Bisignani accompagna Santini da D’Alema. L’incontro tra i due (i tre se contiamo Bisignani fuori adll’uscio) è avvenuto prima o dopo la nomina di Santini ai vertici dell’Aise? Secondo Santini, prima. Secondo D’Alema, dopo. Il dettaglio non è irrilevante ma, ciò che conta, è che Bisignani – nel periodo della sua nomina ai vertici dell’Aise – incontra Santini per ben due volte accompagnandolo fino all’ingresso dell’ufficio di D’Alema, quello della Fondazione Italianieuropei di via piazza Farnese, a due passi da Campo dei Fiori. Chi ha fissato l’appuntamento tra D’Alema e Santini: impossibile stabilirlo, spiega D’Alema, perché la telefonata è arrivata alla sua segreteria. Ma perchè Santini e Masi incontrano Bisignani? La loro versione è che l’ex piduista è un uomo molto vicino a Gianni Letta.
Passando da Santini a Masi, comunque, le frequentazioni di Bisignani emerse dall’inchiesta, sono sempre ai vertici del potere: si va dall’amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni – sarà sentito nei prossimi giorni – a Gianni Letta, dalle ministre Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo al dissidente del Pdl Italo Bocchino, passando per Alfonso Papa, il parlamentare del Pdl, magistrato e membro della commissione Giustizia, anch’egli coinvolto nell’indagine sulla P4.
Soldi e fango
E proprio il rapporto con Papa avrebbe messo gli investigatori sulla pista di Bisignani. Ora i pm indagano ad ampio raggio. Nei giorni scorsi è stata perquisita l’abitazione di Bisignani e anche il suo studio. Il gip a disposto anche la perquisizione di un’altra casa, quella della madre di Bisignani dove, secondo gli investigatori, si sarebbero potuti tenere incontri riservati tra uomini chiave della P4. E perquisendo il suo autista Paolo Pollastri, infine, sono stati ritrovati 19 certificati di azioni depositate all’estero: titoli al portatore di una holding belga, la Codepamo, per diversi milioni di euro. E tra i vari filoni dell’inchiesta non manca, anzi è uno dei principali, quello sul presunto dossieraggio e sulla “macchina del fango”. Un’inchiesta che sta facendo tremare molti potenti. Un’indagine ancora piena di sorprese che ha visto, tra le prime persone perquisite, il giornalista Valter Lavitola, l’uomo che, impiegando ingenti risorse, s’occupò a lungo della casa di Montecarlo dove vive Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta Tulliani, compagna del presidente della Camera Gianfranco Fini.
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La Redazione
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato durante il briefing di oggi che l'amministrazione determinerà quali organi di stampa faranno parte del pool stampa della Casa Bianca. Attualmente la White House Correspondents Association aiuta a coordinare la copertura del pool.
La Leavitt ha affermato che alle "testate tradizionali" sarà comunque consentito di unirsi al pool, ma ha osservato che l'amministrazione consentirà l'adesione anche ad altri siti. "Sono orgogliosa di annunciare che restituiremo il potere alle persone che leggono i vostri giornali, che guardano i vostri programmi televisivi e che ascoltano le vostre stazioni radio", ha aggiunto.
(Adnkronos) - L'indagine su Twitter International Uk vede due indagati - si tratta di due ex amministratori (un irlandese e un indiano) - che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida del social poi rilevato da Elon Musk a fine 2022. L'indagine nasce da un controllo fiscale della Gdf, concluso ad aprile 2024, proprio sulla piattaforma americana, che oggi si chiama 'X', sulla scia delle stesse verifiche fatte su Meta. Il fascicolo è affidato dal pm Giovanni Polizzi, già protagonista di altre indagini sui colossi del web.
Il punto centrale del fascicolo affidato a Polizzi, lo stesso che si è occupato dell'inchiesta su Meta, è l'idea che debbano essere tassate come transazioni commerciali le iscrizioni gratuite alle piattaforme online in cambio della cessione dei propri dati personali, che hanno un valore economico, visto che consentono la profilazione degli utenti.
Solo lo scorso dicembre la procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta, titolare dei social Facebook e Instagram. L'inchiesta - ancora aperta - ipotizza per il colosso l'omessa dichiarazione e mancato pagamento - tra il 2015 e il 2021 - dell'Iva per un totale di oltre 877 milioni di euro.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La Casa Bianca attribuisce il grosso livido sulla mano destra di Donald Trump, che era visibile durante l'incontro di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, alle strette di mano del presidente americano.
"Il presidente Trump è un uomo del popolo", ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, aggiungendo: "Il suo impegno è incrollabile e lo dimostra ogni singolo giorno. Il presidente Trump ha lividi sulla mano perché lavora costantemente e stringe mani tutto il giorno, tutti i giorni".
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Sono due i momenti della replica di Daniela Santanchè sottolineati dalle opposizioni, che oggi hanno votato compatte la mozione di sfiducia alla ministra del Turismo. Il primo quello sull''intemerata' del tacco 12 e il glamour, della sinistra che odia la ricchezza. Un tentativo di 'buttarla in caciara' e uscire dal merito, grave, della vicenda, dicono le opposizioni. L'altro passaggio è meno di colore e più inquietante, sostengono, ed è quando la ministra ha detto che alla prossima udienza valuterà le dimissioni "ma lo farò da sola - ha scandito- con me stessa, senza nessuna costrizione e forzatura". Una sottolineatura che, secondo le opposizioni, è un chiaro messaggio a Giorgia Meloni. E fa crescere l'interrogativo: perché la premier Meloni si fa trattare in questo modo? E' la domanda dei parlamentari di minoranza in Transatlantico.
Giuseppe Conte intervenendo in aula nelle dichiarazioni di voto ha dato una sua versione: "Ci sono solo due plausibili spiegazioni. La prima è che lei, Santanchè, ricatta Meloni. Può darsi che all'opposizione abbiate condiviso segreti che oggi mettono in imbarazzo la presidente del Consiglio e allora comprenderemmo perché ogni giorno Meloni dice che non è ricattabile... La seconda è che Fdi dopo aver avuto come motto 'legge e ordine', oggi che siete al potere si sentite casta intoccabile. Il caso Delmastro è l'esempio di questa vostra convinzione di essere al di sopra della legge".
Anche Elly Schlein si rivolge alla premier Meloni: "Cosa le impedisce di far dimettere Santanchè? Come è possibile accettare in silenzio, dopo che Santanchè ha detto che del pressing di Fdi se ne frega, che lei e solo lei decide se dimettersi come se non esistesse una presidente del Consiglio?". E insiste: "Meloni è stata campionessa mondiale di richieste di dimissioni e oggi ha disertato quest'aula, come fa non vergognarsi della sua incoerenza, come fa a non rendersi conto di quanto sia vigliacco il suo atteggiamento di continua fuga da quest'aula e dalla realtà? Dove si è nascosta la premier? Forse sta registrando un altro video, un contributo da inviare a una convention fra motoseghe e saluti nazisti?".
Conte ribatte anche al passaggio 'tacco 12' della ministra: "Lei ha detto che odiamo la ricchezza, ma non dica baggianate, siete voi che avete fatto la guerra ai poveri, che odiate i poveri. Noi odiamo o meglio ancora contrastiamo, la disonestà". Una questione, quella dei tacchi e delle borsette, che fa sbottare Schlein: "Lei viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalla bollette? Noi non siamo qui per fare un processo ma per porre una gigantesca questione di opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere le istituzioni, avrebbe dovuto dimettersi".
La segretaria del Pd si rivolge quindi alla maggioranza: "Speriamo in un sussulto della maggioranza e dei singoli parlamentari. Se oggi salvate Santanchè dimostrate che a voi interessa difendere i vostri più che difendere l'onore delle istituzioni. Questa non è difesa nazionale, è difesa tribale". Per Elisabetta Piccolotti che interviene a nome di Avs, "il problema non è la ricchezza della ministra, il problema è che quando si è ricchi e non si pagano" gli stipendi ai lavoratori e si umiliano "le persone più povere".
Anche Iv, Più Europa e Azione che non avevano sottoscritto la mozione di sfiducia, hanno comunque dichiarato il voto a favore in aula. "Noi sappiamo che la mozione di sfiducia non sarà approvata, ma chiunque si è accorto che la ministra Santanchè non è sfiduciata da coloro che hanno presentato questa mozione ma dalla sua stessa maggioranza, dalla premier Meloni", dice Davide Faraone di Iv. Per Azione Antonio D'Alessio spiega: "Le mozioni di sfiducia non ci piacciono" e "la ministra non è colpevole fino a prova contraria" ma "è il quadro complessivo che finisce con il restituirci una politica rispetto alla quale scivolano via situazioni che non consentono una azione della ministra libera di condizionamenti". Linea simile a Riccardo Magi di Più Europa: "Per noi Santanché dovrebbe dimettersi" non per le questioni giudiziarie, ma "perché ha inanellato una serie di fallimenti da ministro". Intanto in serata l'aula ha respinto la sfiducia con 206 voti.
Londra, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha confermato che ospiterà colloqui sull'Ucraina con gli alleati nel fine settimana, dopo essere tornato dall'incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. "Ospiterò diversi paesi questo fine settimana per continuare a discutere di come procedere insieme come alleati alla luce della situazione che ci troviamo ad affrontare", ha detto ai giornalisti.
Tel Aviv, 25 feb. (Adnkronos) - Le Idf e lo Shin Bet hanno sventato un piano terroristico che prevedeva l'uso di una bomba da 100 kg a Kabatiya, in Cisgiordania. Lo ha reso noto l'Idf, aggiungendo che nel corso dell'operazione, i soldati hanno perquisito decine di siti, arrestato 15 terroristi, localizzato armi e smantellato esplosivi.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - "Sono stata rapita dai terroristi di Hamas il 7 ottobre dal Nova Festival insieme al mio compagno, Avinatan Or. Siamo stati presi con la forza, separati e siamo entrati nell'inferno sulla terra". Lo ha detto l'ostaggio liberato Noa Argamani al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, aggiungendo che "non abbiamo più tempo! Sono qui oggi, il che è un miracolo, ma ci sono ancora 63 ostaggi che stanno vivendo questo incubo, senza sapere se vivranno o moriranno. Non c'è bisogno che vi racconti di Kfir e Ariel Bibas e della loro madre Shiri. Una madre e i suoi bambini che sono stati brutalmente assassinati in prigionia".
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Giustizia & Impunità
L’ALTRO SIGNOR B.
L'inchiesta di Napoli e le manovre pericolose di Luigi Bisignani: dalla guerra di Masi a Michele Santoro fino alle nomine ai vertici degli 007. Sarà proprio l'ex piduista a far redigere un atto contro il giornalista di Annozero dopo la vicenda del "vaff...anbicchiere"
Si preoccupa della Rai: al direttore generale, Mauro Masi, consiglia come costruire un addebito disciplinare per Michele Santoro. Si preoccupa dei servizi segreti: incontra Adriano Santini, futuro direttore dell’Aise, il servizio segreto militare. Fissa con lui un appuntamento. Prima della sua nomina. Poi l’accompagna dal presidente del Copasir: Massimo D’Alema. L’inchiesta sulla P4 condotta dai pm napoletani Henry John Woodcock e Francesco Curcio vede al centro del suo scenario un personaggio chiave: Luigi Bisignani. È lui che intrattiene rapporti con Masi e Santini. Un uomo riservato. Estremamente riservato. Ma anche estremamente potente: la sua rete di relazioni spazia dall’Eni alla presidenza del Consiglio. Ha una grande esperienza nel settore dell’informazione e dei mass media. È lo stesso Masi, come vedremo, ad ammettere di essersi consigliato con Bisignani per un motivo ben preciso: la sua grande esperienza nel settore della comunicazione. Ex giornalista dell’Ansa, prima di essere indagato nella P4 è stato iscritto, come il più giovane degli adepti, alla P2 del venerabile Licio Gelli. Negli anni Novanta fu condannato a due anni e otto mesi: l’accusa era di aver portato una parte della maxi tangente Enimont, parecchie decine di miliardi di lire, nella banca vaticana dello Ior.
E dalla P2 alla P4 lo scenario non sembra mutare: mancano le iscrizioni, vergate nero su bianco, mancano i grembiulini, ma l’inchiesta della procura napoletana punta al cuore di un network (per ora soltanto presunto) in grado di condizionare la vita del Paese. E i due episodi che il Fatto Quotidiano è in grado di rivelare sembrano provarlo: al di là della loro eventuale attinenza a fatti penali, tutta da dimostrare, questi episodi rivelano che i personaggi chiave della P4, un’influenza sui centri vitali del Paese, come la Rai e le nomine dei servizi segreti, puntano a esercitarla. Per entrare nelle segrete stanze del potere, però, bisogna immaginare un paio di scene.
Il piano per la punizione
La prima. Sono le ventuno circa di giovedì 23 settembre 2010: il primo piano di Michele Santoro viene trasmesso nelle case di milioni di telespettatori. Inclusi due spettatori d’eccezione. Il più noto ai lettori è Mauro Masi, direttore generale della Rai, il più sconosciuto si chiama invece Luigi Bisignani. I due sono in rapporti strettissimi. Parlano e s’incontrano (quasi) quotidianamente. Da quel 23 settembre in poi però – e per qualche giorno – i loro intenti sembrano convergere. Un fatto interessante per comprendere le relazioni di potere nel nostro Paese. Quel 23 settembre, infatti, Santoro firma un editoriale durissimo. Annozero è sotto pressione sin dalla prima puntata. Giusto per dirne una: mancavano allora (come mancano tuttora) i contratti di Vauro e Travaglio. Il direttore si rivolge al pubblico parlando di una ipotetica fabbrica di bicchieri: è questa la metafora, scelta da Santoro, per spiegare in quali condizioni è costretto a lavorare. Poi – paragonandosi al ragionier Fantozzi e rivolgendosi al direttore megagalattico nato dalla fantasia di Paolo Villaggio – chiude l’editoriale con un finale ormai storico: “Ma vaffa… nbicchiere”.
Bene. Questa è la scena che milioni di italiani hanno visto in diretta su Rai 2. C’è un’altra scena, però, che è rimasta segreta fino a oggi. E che il Fatto Quotidiano è in grado di rivelare. Nelle stesse ore Masi pensa di punire Santoro per il suo editoriale. Secondo Masi era rivolto a lui, al direttore generale della Rai, mentre Santoro replica che si rivolgeva al metaforico direttore della fabbrica di bicchieri. La questione dovrebbe essere di pertinenza della Rai e della dialettica tra giornalista e direttore generale. Invece accade un fatto diverso. Gli investigatori stanno seguendo già da tempo la pista della P4. Luigi Bisignani evidentemente è sotto controllo. E si scopre che i due – Masi e Bisignani – sulla punizione di Santoro non solo convergono ma, se non bastasse, l’ex piduista elabora una sorta di strategia amministrativa. Bisignani fa redigere ad alcuni legali di sua conoscenza un atto contro Santoro: il primo atto verso l’addebito disciplinare. Un atto di cui Masi viene a conoscenza. Non sarà mai notificato. L’operazione non andrà mai in porto. Anche se negli stessi giorni avviene un ulteriore fatto strano: Masi dichiara al Messaggero – salvo poi smentire – che ha intenzione di licenziare Santoro. La punizione arriva comunque: si tratta di una sospensione, disposta per dieci giorni, a partire dal 18 ottobre 2010. “Santoro – dirà Masi – si è reso responsabile di due violazioni disciplinari ben precise. L’uso del mezzo televisivo a fini personali e un attacco diretto e gratuitamente offensivo al Direttore Generale”. Resta da capire, però, perché sulla vicenda, Masi, abbia accettato di dialogare proprio con Luigi Bisignani. “Per la sua esperienza nel settore”, avrebbe dichiarato ai pm. Il punto è che Bisignani, che di esperienza ne ha sicuramente molta, non ha però alcun titolo per agire, come consigliere, sulla Rai e su Santoro. Eppure si preoccupa di fare redigere – sebbene non sarà mai utilizzato – l’atto che dovrà mettere Santoro nell’angolo. E lo fa redigere da persone di sua fiducia. Può Bisignani permettersi di dettare a Masi la linea? Può permettersi di abbozzare una strategia che riguarda la Rai e la punizione di Santoro?
Come Richelieu
Stando all’indagine sulla P4, Bisignani ci prova, pur non avendo alcun titolo. Masi lo incontra costantemente. Parla con lui per la sue “esperienza” ma la Rai non è un’azienda privata: è pubblica. Ed è per questo motivo che, la scena in questione, il carteggio tra gli uomini vicini a Bisgnani e quelli vicini a Masi, diventa rilevante. I due sembrano le facce della stessa medaglia. Se Masi è il volto del potere, Bisignani è il potere che non mostra il volto. Stando all’ipotesi della P4, se in questo caso Masi rappresenta il potere “osceno”, quello che si mostra, Bisignani incarna invece un potere “occulto”, nel senso di nascosto. La Rai è uno snodo cruciale nell’equilibrio dei nostri poteri. E Santoro sembra il nodo inestricabile che nessuno riesce a sciogliere. L’ha dimostrato l’inchiesta di Trani – rivelata dal nostro giornale un anno fa – dove il pm Michele Ruggiero scopre le pressioni di Silvio Berlusconi, che interviene direttamente su Masi e sull’ex commissario Agcom Giancarlo Innocenzi, proprio per fermare Santoro. L’inchiesta sulla P4, un anno dopo, lo conferma. Al posto di Berlusconi, questa volta, spunta però il volto di uomo che la maggior parte degli italiani ignorano: se c’è un cardinale Richelieu, in questo Paese, il suo nome sembra emergere proprio dagli atti di quest’inchiesta. È Luigi Bisignani. E per capirlo – sempre al di là di qualsiasi responsabilità giudiziaria che, ribadiamo, è tutta da dimostrare – basta immaginare un’altra scena.
Messaggi e ambasciatori
Siamo tra gennaio e febbraio 2010. E il “cardinale” è sempre lì: all’ombra degli appuntamenti che contano. Lo confermano nomi eccellenti, quelli convocati in procura i giorni scorsi, del calibro di Massimo d’Alema e Adriano Santini. Bisignani non si preoccupa soltanto di Santoro e della Rai. Si preoccupa anche dei futuri vertici dei nostri servizi segreti. Tra il gennaio e il febbraio 2010 lo Stato deve scegliere il capo dell’Aise – la nostra intelligence militare – e la scelta sta per cadere su un generale dell’esercito: Adriano Santini. E Santini lo sa. L’inchiesta dimostra che, anche questa volta, entra in scena Bisignani.
Prima della nomina, Santini, viene raggiunto da una sorta d’ambasciata: Bisignani lo vuole incontrare. Ma – anche in questo caso – non si comprende a quale titolo. Stiamo parlando di un ufficiale di 64 anni, generale di corpo d’armata, con incarichi di Stato Maggiore, che indossa la divisa dal 1968 e nel 2003 ha comandato il Contingente Nazionale Interforze nell’ambito dell’operazione “Antica Babilonia” in Iraq. Bisignani lo convoca. Santini si presenta all’appuntamento. Di cosa parlano? “Del più e del meno”, dirà Santini ai pm, come se fosse il fatto più naturale del mondo. Ma chi cerca l’appuntamento?
Chi fissa l’incontro? “Bisignani”, dice direttore dell’Aise. Il fatto strano è che l’incontro avviene prima della sua nomina, e non dopo, avviene cioè mentre Santini è ancora uno dei candidati ai vertici dell’Aise. Santini conosceva già Bisignani? No, a quanto pare, però accetta ugualmente il suo invito e si presenta all’appuntamento. Se non bastasse – ma in questo caso le versioni di Santini e D’Alema, entrambi convocati come persone informate sui fatti, sono parzialmente discordi – Bisignani decide di accompagnare il generale Santini dal presidente del Copasir, Massimo D’Alema. Il Copasir è il comitato parlamentare di controllo dei servizi segreti. A quale titolo, Bisignani, accompagna Santini da D’Alema? L’ex segretario dei Ds dice che, durante l’incontro con Santini, Bisignani ha aspettato fuori dalla porta. Ma il fatto è riscontrato: Bisignani accompagna Santini da D’Alema. L’incontro tra i due (i tre se contiamo Bisignani fuori adll’uscio) è avvenuto prima o dopo la nomina di Santini ai vertici dell’Aise? Secondo Santini, prima. Secondo D’Alema, dopo. Il dettaglio non è irrilevante ma, ciò che conta, è che Bisignani – nel periodo della sua nomina ai vertici dell’Aise – incontra Santini per ben due volte accompagnandolo fino all’ingresso dell’ufficio di D’Alema, quello della Fondazione Italianieuropei di via piazza Farnese, a due passi da Campo dei Fiori. Chi ha fissato l’appuntamento tra D’Alema e Santini: impossibile stabilirlo, spiega D’Alema, perché la telefonata è arrivata alla sua segreteria. Ma perchè Santini e Masi incontrano Bisignani? La loro versione è che l’ex piduista è un uomo molto vicino a Gianni Letta.
Passando da Santini a Masi, comunque, le frequentazioni di Bisignani emerse dall’inchiesta, sono sempre ai vertici del potere: si va dall’amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni – sarà sentito nei prossimi giorni – a Gianni Letta, dalle ministre Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo al dissidente del Pdl Italo Bocchino, passando per Alfonso Papa, il parlamentare del Pdl, magistrato e membro della commissione Giustizia, anch’egli coinvolto nell’indagine sulla P4.
Soldi e fango
E proprio il rapporto con Papa avrebbe messo gli investigatori sulla pista di Bisignani. Ora i pm indagano ad ampio raggio. Nei giorni scorsi è stata perquisita l’abitazione di Bisignani e anche il suo studio. Il gip a disposto anche la perquisizione di un’altra casa, quella della madre di Bisignani dove, secondo gli investigatori, si sarebbero potuti tenere incontri riservati tra uomini chiave della P4. E perquisendo il suo autista Paolo Pollastri, infine, sono stati ritrovati 19 certificati di azioni depositate all’estero: titoli al portatore di una holding belga, la Codepamo, per diversi milioni di euro. E tra i vari filoni dell’inchiesta non manca, anzi è uno dei principali, quello sul presunto dossieraggio e sulla “macchina del fango”. Un’inchiesta che sta facendo tremare molti potenti. Un’indagine ancora piena di sorprese che ha visto, tra le prime persone perquisite, il giornalista Valter Lavitola, l’uomo che, impiegando ingenti risorse, s’occupò a lungo della casa di Montecarlo dove vive Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta Tulliani, compagna del presidente della Camera Gianfranco Fini.
di Marco Lillo e Antonio Massari
da Il Fatto Quotidiano del 5 marzo 2011
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Politica
La Camera respinge la sfiducia a Santanchè: “Sulle dimissioni rifletterò”. Conte: “Siete responsabili di un disastro morale”. Schlein: “Meloni ancora in fuga”
Economia & Lobby
A Milano indagine per evasione fiscale su Twitter-X. Mancati pagamenti Iva per 12,5 milioni
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Francesco, condizioni critiche ma stazionarie: “Nuova tac di controllo”. Ha visto il cardinale Parolin. Buenos Aires in ansia per il ‘suo’ Papa
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato durante il briefing di oggi che l'amministrazione determinerà quali organi di stampa faranno parte del pool stampa della Casa Bianca. Attualmente la White House Correspondents Association aiuta a coordinare la copertura del pool.
La Leavitt ha affermato che alle "testate tradizionali" sarà comunque consentito di unirsi al pool, ma ha osservato che l'amministrazione consentirà l'adesione anche ad altri siti. "Sono orgogliosa di annunciare che restituiremo il potere alle persone che leggono i vostri giornali, che guardano i vostri programmi televisivi e che ascoltano le vostre stazioni radio", ha aggiunto.
(Adnkronos) - L'indagine su Twitter International Uk vede due indagati - si tratta di due ex amministratori (un irlandese e un indiano) - che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida del social poi rilevato da Elon Musk a fine 2022. L'indagine nasce da un controllo fiscale della Gdf, concluso ad aprile 2024, proprio sulla piattaforma americana, che oggi si chiama 'X', sulla scia delle stesse verifiche fatte su Meta. Il fascicolo è affidato dal pm Giovanni Polizzi, già protagonista di altre indagini sui colossi del web.
Il punto centrale del fascicolo affidato a Polizzi, lo stesso che si è occupato dell'inchiesta su Meta, è l'idea che debbano essere tassate come transazioni commerciali le iscrizioni gratuite alle piattaforme online in cambio della cessione dei propri dati personali, che hanno un valore economico, visto che consentono la profilazione degli utenti.
Solo lo scorso dicembre la procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta, titolare dei social Facebook e Instagram. L'inchiesta - ancora aperta - ipotizza per il colosso l'omessa dichiarazione e mancato pagamento - tra il 2015 e il 2021 - dell'Iva per un totale di oltre 877 milioni di euro.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La Casa Bianca attribuisce il grosso livido sulla mano destra di Donald Trump, che era visibile durante l'incontro di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, alle strette di mano del presidente americano.
"Il presidente Trump è un uomo del popolo", ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, aggiungendo: "Il suo impegno è incrollabile e lo dimostra ogni singolo giorno. Il presidente Trump ha lividi sulla mano perché lavora costantemente e stringe mani tutto il giorno, tutti i giorni".
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Sono due i momenti della replica di Daniela Santanchè sottolineati dalle opposizioni, che oggi hanno votato compatte la mozione di sfiducia alla ministra del Turismo. Il primo quello sull''intemerata' del tacco 12 e il glamour, della sinistra che odia la ricchezza. Un tentativo di 'buttarla in caciara' e uscire dal merito, grave, della vicenda, dicono le opposizioni. L'altro passaggio è meno di colore e più inquietante, sostengono, ed è quando la ministra ha detto che alla prossima udienza valuterà le dimissioni "ma lo farò da sola - ha scandito- con me stessa, senza nessuna costrizione e forzatura". Una sottolineatura che, secondo le opposizioni, è un chiaro messaggio a Giorgia Meloni. E fa crescere l'interrogativo: perché la premier Meloni si fa trattare in questo modo? E' la domanda dei parlamentari di minoranza in Transatlantico.
Giuseppe Conte intervenendo in aula nelle dichiarazioni di voto ha dato una sua versione: "Ci sono solo due plausibili spiegazioni. La prima è che lei, Santanchè, ricatta Meloni. Può darsi che all'opposizione abbiate condiviso segreti che oggi mettono in imbarazzo la presidente del Consiglio e allora comprenderemmo perché ogni giorno Meloni dice che non è ricattabile... La seconda è che Fdi dopo aver avuto come motto 'legge e ordine', oggi che siete al potere si sentite casta intoccabile. Il caso Delmastro è l'esempio di questa vostra convinzione di essere al di sopra della legge".
Anche Elly Schlein si rivolge alla premier Meloni: "Cosa le impedisce di far dimettere Santanchè? Come è possibile accettare in silenzio, dopo che Santanchè ha detto che del pressing di Fdi se ne frega, che lei e solo lei decide se dimettersi come se non esistesse una presidente del Consiglio?". E insiste: "Meloni è stata campionessa mondiale di richieste di dimissioni e oggi ha disertato quest'aula, come fa non vergognarsi della sua incoerenza, come fa a non rendersi conto di quanto sia vigliacco il suo atteggiamento di continua fuga da quest'aula e dalla realtà? Dove si è nascosta la premier? Forse sta registrando un altro video, un contributo da inviare a una convention fra motoseghe e saluti nazisti?".
Conte ribatte anche al passaggio 'tacco 12' della ministra: "Lei ha detto che odiamo la ricchezza, ma non dica baggianate, siete voi che avete fatto la guerra ai poveri, che odiate i poveri. Noi odiamo o meglio ancora contrastiamo, la disonestà". Una questione, quella dei tacchi e delle borsette, che fa sbottare Schlein: "Lei viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalla bollette? Noi non siamo qui per fare un processo ma per porre una gigantesca questione di opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere le istituzioni, avrebbe dovuto dimettersi".
La segretaria del Pd si rivolge quindi alla maggioranza: "Speriamo in un sussulto della maggioranza e dei singoli parlamentari. Se oggi salvate Santanchè dimostrate che a voi interessa difendere i vostri più che difendere l'onore delle istituzioni. Questa non è difesa nazionale, è difesa tribale". Per Elisabetta Piccolotti che interviene a nome di Avs, "il problema non è la ricchezza della ministra, il problema è che quando si è ricchi e non si pagano" gli stipendi ai lavoratori e si umiliano "le persone più povere".
Anche Iv, Più Europa e Azione che non avevano sottoscritto la mozione di sfiducia, hanno comunque dichiarato il voto a favore in aula. "Noi sappiamo che la mozione di sfiducia non sarà approvata, ma chiunque si è accorto che la ministra Santanchè non è sfiduciata da coloro che hanno presentato questa mozione ma dalla sua stessa maggioranza, dalla premier Meloni", dice Davide Faraone di Iv. Per Azione Antonio D'Alessio spiega: "Le mozioni di sfiducia non ci piacciono" e "la ministra non è colpevole fino a prova contraria" ma "è il quadro complessivo che finisce con il restituirci una politica rispetto alla quale scivolano via situazioni che non consentono una azione della ministra libera di condizionamenti". Linea simile a Riccardo Magi di Più Europa: "Per noi Santanché dovrebbe dimettersi" non per le questioni giudiziarie, ma "perché ha inanellato una serie di fallimenti da ministro". Intanto in serata l'aula ha respinto la sfiducia con 206 voti.
Londra, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha confermato che ospiterà colloqui sull'Ucraina con gli alleati nel fine settimana, dopo essere tornato dall'incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. "Ospiterò diversi paesi questo fine settimana per continuare a discutere di come procedere insieme come alleati alla luce della situazione che ci troviamo ad affrontare", ha detto ai giornalisti.
Tel Aviv, 25 feb. (Adnkronos) - Le Idf e lo Shin Bet hanno sventato un piano terroristico che prevedeva l'uso di una bomba da 100 kg a Kabatiya, in Cisgiordania. Lo ha reso noto l'Idf, aggiungendo che nel corso dell'operazione, i soldati hanno perquisito decine di siti, arrestato 15 terroristi, localizzato armi e smantellato esplosivi.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - "Sono stata rapita dai terroristi di Hamas il 7 ottobre dal Nova Festival insieme al mio compagno, Avinatan Or. Siamo stati presi con la forza, separati e siamo entrati nell'inferno sulla terra". Lo ha detto l'ostaggio liberato Noa Argamani al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, aggiungendo che "non abbiamo più tempo! Sono qui oggi, il che è un miracolo, ma ci sono ancora 63 ostaggi che stanno vivendo questo incubo, senza sapere se vivranno o moriranno. Non c'è bisogno che vi racconti di Kfir e Ariel Bibas e della loro madre Shiri. Una madre e i suoi bambini che sono stati brutalmente assassinati in prigionia".