“Il Godzilla del nucleare”. E’ questa la definizione che Greenpeace affibbia alla Tepco, la società energetica giapponese che gestisce la centrale di Fukushima in Giappone. Il ritratto che l’associazione ambientalista fa del colosso energetico del Sol levante è impietoso. Greenpeace ha diffuso su Internet un documento che, secondo gli ambientalisti, dimostra senza se e senza ma “storia orrenda” della compagnia: dai resoconti truccati sulla sicurezza alla mancata manutenzione degli impianti atomici.

Innanzitutto un po’ di numeri. La Tepco, Tokyo eletric power corporation, nasce nel 1951 e oggi si colloca come la quarta più grande multinazionale dell’energia del mondo. Fra atomo, carbonfossile e rinnovabili, ogni anno il gigante nipponico produce una quantità di energia pari a quella consumata (sempre in un anno) dall’Italia. Solo in Giappone possiede 17 reattori nucleari distribuiti in tre centrali atomiche: Fukushima I (6 reattori), Fukushima II (4 reattori), Kashiwazaki-Kariwa (7 reattori di cui 5 chiusi).

Un successo internazionale che, secondo Greenpeace, è frutto anche di una serie di violazioni e reati: “La Tepco ha falsificato per oltre vent’anni i dati sulle violazioni alle disposizioni di sicurezza nei suoi reattori, con decine di resoconti truccati presentati alle autorità di controllo”. Ma non solo: affianco alle truffe ci sono morti sul lavoro e incidenti agli impianti con conseguenti fughe di vapori e liquidi radioattivi nell’ambiente. Accuse pesanti che però l’associazione ambientalista dice di poter dimostrare colpo su colpo, anche avvalendosi di inchieste di autorevoli testate giornalistiche come Der Spiegel. E’ grazie anche al settimanale tedesco che nel 2002, dopo vent’anni di sostanziale impunità, l’azienda energetica nel 2006 viene obbligata a fermare i reattori per sottoporsi ai controlli delle autorità locali.

Greenpeace sul suo sito ha pubblicato una breve cronologia dei fatti che Tepco ha provato a nascondere. La riportiamo qui sotto.

2000. Un reattore della centrale di Fukushima – quella colpita dal terremoto dell’11 marzo – viene spento. Altri incidenti, con perdita di radioattività, erano stati già registrati nel 1994 e 1997.

2002. Sempre a Fukushima vengono individuate fessurazioni nell’impianto di raffreddamento.

2004. Secondo Der Spiegel, nell’agosto 2004 (il giorno del 59mo anniversario dell’esplosione atomica su Nagasaki), quattro operai muoiono per una fuga di vapore surriscaldato nella centrale di Mihama.

2006. Ancora Fukushima: viene registrata una fuga di vapore radioattivo.

2007. Un terremoto meno violento di quello dei giorni scorsi danneggia gravemente l’impianto nucleare di Kashiwazaki-Kariwa (sempre della TEPCO, il maggiore al mondo come capacità produttiva); l’impianto è composto da sette reattori in teoria a prova di terremoto (almeno, questo era quello che millantava TEPCO nella sua pubblicità). Invece, 1135 litri di acqua radioattiva finiscono nel Mar del Giappone durante il terremoto. In seguito, si scopre che la faglia responsabile del terremoto del 2007 non è mai stata “ufficialmente” identificata dagli approfonditi studi sulla geologia del sito di Kashiwazaki-Kariwa: infatti, la centrale è stata costruita proprio sopra la faglia!

2008. A Fukushima, un terremoto provoca la fuoriuscita di acqua da una piscina in cui erano stoccate barre di combustibile nucleare esausto.

2009-2011. La storia degli incidenti a Kashiwazaki-Kariwa continua. Nel 2009, quattro persone vengono ferite per un incidente nell’impianto. Nel 2010, a tre anni di distanza dal terremoto, dopo numerosi interventi per aumentare al sicurezza e dopo ben undici incendi, solo due reattori erano stati riattivati. Al momento del terremoto, l’11 marzo 2011, tre reattori erano ancora chiusi.

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