Da Milano a Roma, passando per Napoli. E ancora Torino, Palermo, Bologna, Firenze, Perugia. In Italia, ma non solo. Si manifesta a Bruxelles, si replica a Washington. In ogni piazza la stessa protesta. Contro il precariato, a favore dei diritti, di un welfare civile, di maternità e pensioni. Alzano la voce ricercatori, giornalisti, lavoratori interinali, di Alitalia e della scuola. E tanti altri ancora. In corteo nella Capitale non c’erano solo giovani e neolaureati, ma anche tanti, tantissimi quarantenni italiani, che hanno alle spalle decenni di lavoro senza certezze. Come Roberta Rossi, 36 anni, una laurea in Biologia e un master: “Ho lavorato per 4 anni all’Ispra, senza contratto, sono stata lavoratore non occasionale, poi ho lavorato con una borsa di studio, poi come co.co.co. per sei mesi, ora sono senza contratto. Pago anche l’affitto e qui i prezzi sono altissimi

Il video promo del comitato Il nostro tempo è adesso, e la vita non aspetta. La mobilitazione nazionale è stata promossa da 14 giovani (clicca qui per conoscerli), rappresentativi di altrettante reti sociali.

PARTECIPA

1. Firma l’appello

2. Condividi la tua storia sulla pagina Facebook, e invita i tuoi amici a fare lo stesso

LE INIZIATIVE ASPETTANDO IL 9 APRILE…

Lunedì 4 aprile – Conferenza stampa di presentazione della mobilitazione nazionale

Giovedì 31 marzo – ore 11: Video-performance contro la precarietà “3 vecchiette sul comò”
C/o mercato di via Montebello, a Roma – Guarda le foto
La precarietà è un problema intergenerazionale che coinvolge tutti, direttamente e indirettamente: chi la vive in primo luogo e chi la paga ai propri figli o nipoti.

Lunedì 28 marzo: Anche “Boris” in piazza il 9 Aprile: blitz a sorpresa alla conferenza stampa di presentazione del film

Domenica 27 marzo speech standing davanti al mercato di Porta Portese a Roma

Flash mob – Roma, 24 marzo 2011 – Guarda la fotogallery
I giovani NON + disposti a tutto e la Repubblica degli Stagisti sono tornati in piazza oggi a Roma con un’azione per dire basta agli stage truffa. Alle 11.00 nella centralissima Via dei Condotti si è svolto un flash mob davanti alla sede di una società romana che ha diffuso un’offerta di stage nella quale proponeva come “benefits” sedia e postazione internet. L’insolito corteo di sedie con la scritta “Se la sedia è il benefit ce la portiamo noi” ha voluto denunciare uno dei tantissimi casi eclatanti di abuso che pesano sulle spalle dei giovani di questo Paese.

22 marzo 2011
Tra le tantissime adesioni arrivate finora, oggi confermano la loro partecipazione le associazioni studentesche che hanno animato il movimento studentesco dello scorso autunno.

Flash mob – Roma, 17 marzo 2001
In occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’unità d’Italia c’è chi non è stato invitato alla festa. Questo è il momento
giusto per ricordare che il Paese è anche nostro eppure ci esclude dal welfare, dal lavoro, dai diritti. Il 30% di disoccupazione giovanile (come certificato dall’Istat); i salari medi dei neolaureati italiani – 827 Euro al 2010 contro i 1120 Euro del 2008 (dati agenzia Bachelor) – l’assenza di misure di sostengo al reddito per i precari e per chi cerca lavoro, l’inadeguatezza delle politiche di diritto allo studio la dicono lunga: c’è chi è cittadino solo a metà.

L’invito a partecipare è rivolto a tutti, ma soprattutto a chi ha lavori precari o sottopagati, a chi non riesce a pagare l’affitto, a chi è stanco di chiedere soldi ai genitori, a chi chiede un mutuo e non glielo danno, a chi il lavoro non lo trova e a chi passa da uno stage all’altro, alle studentesse e agli studenti che hanno scosso l’Italia, a chi studia e a chi non lo può fare, a tutti coloro che la precarietà non la vivono in prima persona e a quelli che la “pagano” ai loro figli. Lo chiediamo a tutti quelli che hanno intenzione di riprendersi questo tempo, di scommettere sul presente ancor prima che sul futuro, e che hanno intenzione di farlo adesso.

L’appello – Il video appello

Non c’è più tempo per l’attesa
. E’ il tempo per la nostra generazione di prendere spazi e alzare la voce. Per dire che questo paese non ci somiglia, ma non abbiamo alcuna intenzione di abbandonarlo. Soprattutto nelle mani di chi lo umilia quotidianamente.

Siamo la grande risorsa di questo paese. Eppure questo paese ci tiene ai margini. Senza di noi decine di migliaia di imprese ed enti pubblici, università e studi professionali non saprebbero più a chi chiedere braccia e cervello e su chi scaricare i costi della crisi. Così il nostro paese ci spreme e ci spreca allo stesso tempo.

Siamo una generazione precaria: senza lavoro, sottopagati o costretti al lavoro invisibile e gratuito, condannati a una lunghissima dipendenza dai genitori. La precarietà per noi si fa vita, assenza quotidiana di diritti: dal diritto allo studio al diritto alla casa, dal reddito alla salute, alla possibilità di realizzare la propria felicità affettiva. Soprattutto per le giovani donne, su cui pesa il ricatto di una contrapposizione tra lavoro e vita.

Non siamo più disposti a vivere in un paese così profondamente ingiusto. Lo spettacolo delle nostre vite inutilmente faticose, delle aspettative tradite, delle fughe all’estero per cercare opportunità e garanzie che in Italia non esistono, non è più tollerabile. Come non sono più tollerabili i privilegi e le disuguaglianze che rendono impossibile la liberazione delle tante potenzialità represse.

Non è più tempo solo di resistere, ma di passare all’azione, un’azione comune, perché ormai si è infranta l’illusione della salvezza individuale. Per raccontare chi siamo e non essere raccontati, per vivere e non sopravvivere, per stare insieme e non da soli.

Vogliamo tutto un altro paese. Non più schiavo di rendite, raccomandazioni e clientele. Pretendiamo un paese che permetta a tutti di studiare, di lavorare, di inventare. Che investa sulla ricerca, che valorizzi i nostri talenti e la nostra motivazione, che sostenga economicamente chi perde il lavoro, chi lo cerca e chi non lo trova, chi vuole scommettere su idee nuove e ambiziose, chi vuole formarsi in autonomia. Vogliamo un paese che entri davvero in Europa.

Siamo stanchi di questa vita insostenibile, ma scegliamo di restare. Questo grido è un appello a tutti a scendere in piazza: a chi ha lavori precari o sottopagati, a chi non riesce a pagare l’affitto, a chi è stanco di chiedere soldi ai genitori, a chi chiede un mutuo e non glielo danno, a chi il lavoro non lo trova e a chi passa da uno stage all’altro, alle studentesse e agli studenti che hanno scosso l’Italia, a chi studia e a chi non lo può fare, a tutti coloro che la precarietà non la vivono in prima persona e a quelli che la “pagano” ai loro figli. Lo chiediamo a tutti quelli che hanno intenzione di riprendersi questo tempo, di scommettere sul presente ancor prima che sul futuro, e che hanno intenzione di farlo adesso.
Firma l’appello

www.ilnostrotempoeadesso.it

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

“Dieci comandamenti”, negli atenei
il decalogo per 500mila stagisti italiani

next
Articolo Successivo

Piazza precaria: dal flash mob del 17 marzo alla grande manifestazione del 9 aprile

next