Tecnici della Tepco nella centrale n°3 di Fukushima

“Certe centrali nucleari non passeranno i test di sicurezza”, aveva dichiarato Guenther Oettinger, commissario Ue all’Energia, alla vigilia del meeting straordinario di ieri a Bruxelles convocato per parlare della sicurezza nucleare in Europa. Parole che hanno fatto trasalire politici e mondo dell’industria, nonostante le rassicurazioni post vertice del commissario stesso, “ottimista sulla possibilità che tutti i Paesi Ue partecipino agli stress test sulle centrali nella seconda metà del 2011”.

“Forse il commissario ha qualche informazione che noi non abbiamo”, ha commentato Stephan Kurth, scienziato nucleare dell’Oko-Institut in Germania. Secondo Christian Taillebois, direttore delle relazioni esterne dell’European Atomic Forum (Foratom) “è troppo presto per parlare di fallimento”. I rischi maggiori sui criteri di sicurezza, secondo gli esperti, vengono dai reattori dei Paesi confinanti, come Russia e Bielorussia. Da qui viene l’intenzione di Oettinger di lanciare un “coordinamento europeo” allargato anche ai “paesi limitrofi”.

Ma secondo Greenpeace International a far paura non solo solo i reattori russi. Jan Haverkamp, esperto nucleare, spiega che in Europa ci sono principalmente 5 gruppi di reattori, ed ognuno presenta delle tipologie di rischio particolari. Il primo gruppo (VVER 440) è presente in 12 centrali sparse tra Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, ed è contraddistinto da scarse difese nei confronti degli agenti esterni. Poi ci sono i reattori CANDU (2 funzionanti e 2 in progettazione in Romania), a tecnologia canadese e molto pericolosi in caso di arresto improvviso, tanto che nel Regno Unito sono vietati. Poi ci sono i Gass Cooled Reactors (GCR), di vecchia generazione e presenti in misura massiccia proprio in Gran Bretagna. Non possono essere convertiti e in Francia appartengono ormai al passato. Quelli del quarto gruppo usano la stessa tecnologia dei 7 chiusi in Germania nei giorni scorsi, vecchi di oltre 30 anni e presenti ancora in Spagna e Francia. Infine c’è il reattore Tamelin, esemplare unico in Repubblica Ceca contro il quale Greenpeace ha a lungo battagliato per una serie di “difetti tecnici letali in caso d’incidente”. Sono almeno 6 le centrali, per un totale di 14 reattori, che secondo Greenpeace hanno uno standard di sicurezza inadeguato.

A gennaio 2011, l’European Nuclear Society, che comprende 23 paesi produttori di energia nucleare tra Ue e Russia, contava 195 impianti in funzione e 19 in costruzione. In cima alla classifica la Francia (58), seguita da Russia (32) e Regno Unito (19).

Sta di fatto che entro la fine del 2011 dovrebbero essere effettuati gli stress test proposti da Bruxelles. Ma se il ministro francese dell’Energia Eric Besson dice che “la Francia metterà a punto una proposta di standard di sicurezza comuni per gli impianti nucleari dell’Unione Europea” e “ noi siamo all’avanguardia in Europa e nel mondo nella generazione nucleare”, il presidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo, il tedesco Jo Leinen, smorza l’ottimismo: “Questi stress test hanno i piedi d’argilla. Non ci sono le basi legali per implementare delle conseguenze dopo i test in caso di scarsa sicurezza di un impianto”. Secondo Leinen ci vogliono interventi più incisivi, soprattutto visti i 500 milioni di euro all’anno investiti dall’Ue nel nucleare. Il primo passo? “Aggiorniamo al più presto il Trattato Euratom del 1957”.

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