L’Italia non ha colpe per la morte di Carlo Guliani, il giovane manifestante ucciso dalle forze dell’ordine il 21 luglio del 2001 durante le manifestazioni contro il G8 di Genova. Lo ha deciso la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. La sentenza è stata presa a maggioranza dai giudici della Grande Camera.
I punti su cui si è pronunciato l’organismo comunitario sono tre: l’assoluzione di Mario Placanica, il carabiniere che esplose il colpo di pistola che uccise il giovane manifestante, già assolto in primo grado il 25 agosto del 2009. In questo caso i giudici hanno votato in dieci a favore e quattro contrari.
Ma i membri della Grande Chambre sono stati chiamati a pronunciarsi anche sul fatto che l’Italia non abbia pianificato e organizzato in modo adeguato le operazioni di ordine pubblico in occasione delle giornate di protesta contro il summit e poi di aver condotto un’inchiesta sufficientemente approfondita sull’accaduto. Il nostro paese è stato assolto in entrambi i casi con dieci voti favorevoli e sette contrari. In questo caso la Corte ha ribaltato il giudizio espresso in primo grado.
A rivolgersi all’organismo europeo erano stati i genitori di Carlo, Heidi e Giuliano Giuliani.
Secondo loro, furono le forze dell’ordine a mettere in atto un “uso eccessivo della forza” che come conseguenza ebbe la morte di Carlo.
A parere dei genitori, nessuno dei Carabinieri soccorse il giovane, colpito dal fuoco della pistola di Mario Placanica. Al contrario, la camionetta da cui parti il colpo mortale, passò per ben due volte sopra il corpo del ragazzo.
In primo grado la Corte di Strasburgo diede parzialmente ragione alla famiglia Giuliani e aveva individuato alcune lacune nell’indagine sulla morte del giovane, ma aveva assolto Mario Placanica rivendicando per lui la legittima difesa.
“Andremo avanti e continueremo la nostra battaglia per la verità”. Questo il primo commento del padre del ragazzo. “Dal punto di vista legale – ha aggiunto Giuliani – c’e’ un’ultima possibilità: una causa civile contro chi ha sparato. Non c’è altra possibilità. Mi auguro che nessuno ci venga a dire che vogliamo rifarci su un povero carabiniere. Lo scopo della causa civile è avere un dibattimento processuale”.
Quello che Giuliano Giuliani non riesce ad accettare è che sulla vicenda del figlio non ci sia stato mai un processo. “E’ vergognoso – dice – Negli altri processi, alcuni pezzi di verità sono usciti, mettendo in luce l’assurdità del comportamento delle forze dell’ordine”.
Cronaca
La Corte di Strasburgo assolve l’Italia
per la morte di Carlo Giuliani
L'organismo europeo non ha individuato alcuna violazione dei diritti umani negli episodi che portarono alla morte del giovane manifestante durante i cortei genovesi del 2001 contro il G8
I punti su cui si è pronunciato l’organismo comunitario sono tre: l’assoluzione di Mario Placanica, il carabiniere che esplose il colpo di pistola che uccise il giovane manifestante, già assolto in primo grado il 25 agosto del 2009. In questo caso i giudici hanno votato in dieci a favore e quattro contrari.
Ma i membri della Grande Chambre sono stati chiamati a pronunciarsi anche sul fatto che l’Italia non abbia pianificato e organizzato in modo adeguato le operazioni di ordine pubblico in occasione delle giornate di protesta contro il summit e poi di aver condotto un’inchiesta sufficientemente approfondita sull’accaduto. Il nostro paese è stato assolto in entrambi i casi con dieci voti favorevoli e sette contrari. In questo caso la Corte ha ribaltato il giudizio espresso in primo grado.
A rivolgersi all’organismo europeo erano stati i genitori di Carlo, Heidi e Giuliano Giuliani.
Secondo loro, furono le forze dell’ordine a mettere in atto un “uso eccessivo della forza” che come conseguenza ebbe la morte di Carlo.
A parere dei genitori, nessuno dei Carabinieri soccorse il giovane, colpito dal fuoco della pistola di Mario Placanica. Al contrario, la camionetta da cui parti il colpo mortale, passò per ben due volte sopra il corpo del ragazzo.
In primo grado la Corte di Strasburgo diede parzialmente ragione alla famiglia Giuliani e aveva individuato alcune lacune nell’indagine sulla morte del giovane, ma aveva assolto Mario Placanica rivendicando per lui la legittima difesa.
“Andremo avanti e continueremo la nostra battaglia per la verità”. Questo il primo commento del padre del ragazzo. “Dal punto di vista legale – ha aggiunto Giuliani – c’e’ un’ultima possibilità: una causa civile contro chi ha sparato. Non c’è altra possibilità. Mi auguro che nessuno ci venga a dire che vogliamo rifarci su un povero carabiniere. Lo scopo della causa civile è avere un dibattimento processuale”.
Quello che Giuliano Giuliani non riesce ad accettare è che sulla vicenda del figlio non ci sia stato mai un processo. “E’ vergognoso – dice – Negli altri processi, alcuni pezzi di verità sono usciti, mettendo in luce l’assurdità del comportamento delle forze dell’ordine”.
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Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Martedì 25 alle ore 15.30 si svolgeranno le commemorazioni dell'Ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacovacci. Poi il primo punto all'ordine del giorno è la mozione di sfiducia a Daniela Santanchè.
(Adnkronos) - La sede opportuna, ha sottolineato Ciriani, "è il Copasir che è un organo del Parlamento e non del governo, ed è presieduto da un componente delle opposizioni. E' quella la sede in cui il governo fornisce tutte le informazioni del caso: oggi è stato audito Valensise, la settimana scorsa Caravelli e la prossima settimana sarà audito Frattasi. Da parte del governo non c'è alcun volontà di non dare informazioni, ma di darle nelle sedi opportune".
E anche sulla richiesta delle opposizioni di sapere se Paragon sia stato utilizzato dalla polizia penitenziaria, Ciriani ribadisce che saranno date "riposte nelle sedi opportune. C'e' un luogo in cui dare risposte e un altro luogo in cui non si possono dare, ma questo è la legge a disporlo, non è il governo". Infine viste le proteste dei gruppi più piccoli che non sono rappresentati nel Copasir, Ciriani ha ricordato che "è la legge che lo prevede, non dipende dal governo".
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Martedì 25 al mattino si terrà discussione generale sulla mozione di sfiducia al ministro Carlo Nordio. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo della Camera.
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - La conferenza dei capigruppo ha stabilito che domani dalle 18 votazione si svolgerà la chiama per la fiducia sul dl Milleproroghe. Le dichiarazioni di voto inizieranno alle 16 e 20. Il voto finale sul provvedimento è previsto per giovedì.
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Le opposizioni protestano con il governo e con il presidente della Camera Lorenzo Fontana sulla mancata interrogazione al question time sul caso Paragon. "Il governo si sottrae al confronto con il Parlamento. Siamo totalmente insoddisfatti sulle motivazioni apportate dal ministro Ciriani" che ha ribadito come il governo ritenga "non divulgabili" le informazioni sul caso, ha detto la presidente dei deputati Pd, Chiara Braga, al termine della capigruppo a Montecitorio. "E abbiamo chiesto anche al presidente Fontana di rivalutare la sua scelta".
"Il governo ha avuto l'atteggiamento di chi è stato preso con le mani nella marmellata: tutti hanno parlato, ma ora che abbiamo chiesto se lo spyware fosse utilizzato dalla polizia penitenziaria scatta il segreto...", osserva il capogruppo di Iv, Davide Faraone. Per Riccardo Magi di Più Europa si tratta "di un altro colpo alle prerogative del Parlamento. Si toglie forza a uno dei pochissimi strumenti che si hanno per ottenere risposte dal governo".
Roma, 18 (Adnkronos) - "Si tratta di informazioni non divulgabili" e come tali "possono essere divulgate solo nelle sedi opportune" come il Copasir. Lo ha detto il ministro Luca Ciriani al termine della capigruppo alla Camera a proposito delle interrogazioni al governo da parte delle opposizioni sul caso Paragon. "Da parte del governo non c'è alcun volontà di non dare informazioni, ma di darle nelle sedi opportune".
Milano, 18 feb. (Adnkronos) - "Sono molto sollevato per la decisione del giudice Iannelli che ha escluso la richiesta di arresti domiciliari a mio carico. Ciò mi permette di proseguire il mio lavoro di architetto e anche di portare a termine l’incarico di presidente di Triennale e di docente del Politecnico di Milano". Lo afferma Stefano Boeri dopo la decisione del gip di Milano che ha disposto un'interdittiva che gli vieta per un anno di far parte di commissioni giudicatrici per procedure di affidamento di contratti pubblici.
L'archistar è indagato insieme a Cino Paolo Zucchi e Pier Paolo Tamburelli per turbativa d'asta nell'inchiesta per la realizzazione della Beic, la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura. "Ribadisco la mia piena fiducia nel lavoro della magistratura e non vedo l’ora di poter chiarire ulteriormente la mia posizione. Non nascondo però la mia inquietudine per tutto quello che ho subito in queste settimane e per i danni irreversibili generati alla mia vita privata e professionale" conclude Boeri in una nota.