Insulti, urla e aggressioni. Montecitorio replica il brutto spettacolo di ieri. E così dopo il “vaffanculo” di Ignazio La Russa, questa mattina il presidente della Camera Gianfranco Fini è stato colpito alla testa da un giornale, lanciato da un deputato del Pdl. Mentre il ministro Angelino Alfano scagliava la sua tessera contro i banchi dell’Idv e tra i parlamentari di Lega e Fli è stata sfiorata la rissa. La lite di ieri tra il ministro della Difesa e il presidente della Camera coinvolge ormai tutta l’aula e mostra i problemi interni e il nervosismo anche nel Pdl, con Claudio Scajola, che da settimane rivendica un ruolo maggiore nel partito, che critica il comportamento di La Russa. Sul comportamento del ministro, intanto, il Collegio dei questori della Camera ha espresso “deplorazione”, ma è attesa per oggi l’eventuale sanzione a suo carico. Non esiste però nessun precedente, quindi l’ufficio di presidenza di Montecitorio ha deciso di rinviare il caso La Russa alla giunta del regolamento che si riunirà oggi alle 16. Stamane, infatti, i questori della Camera hanno svolto la relazione su quanto accaduto dentro e fuori dal palazzo. Non hanno formulato alcuna proposta, proprio in assenza di precedenti. L’Ufficio di presidenza è convocato nuovamente per stasera alle 18.
Intanto il Pdl ha chiesto ufficialmente in aula alla Camera di rinviare l’esame del processo breve a martedì. Il deputato Simone Baldelli ha spiegato in aula che questo rinvio viene motivato anche con la necessità di tranquillizzare il clima di tensione che si è registrato in queste ore. Il Pd, invece, aveva chiesto il rinvio in commissione per un ulteriore riflessione sul provvedimento. Silvio Berlusconi oggi si è comunque detto fiducioso sui numeri, annunciando che la prossima settimana gli uomini la maggioranza aumenterà; “Saremo 330”. Ma il premier conosce bene gli attriti interni e invita i suoi a non dividersi. “Abbiamo il dovere di rispondere all’imperativo categorico della compattezza”, ha detto. “Dal voto del 14 dicembre in poi, in tutte le votazioni la maggioranza ha dimostrato di essere solida e compatta”.
Nel primo pomeriggio il premier ha riunito a Palazzo Grazioli i vertici del Pdl, compresi Alfano e La Russa. Proprio il ministro della Difesa si è scusato pubblicamente per quanto accaduto ieri in aula. “Mi spiace per quello che è successo – ha detto – ma Fini sa che non l’ho insultato e glie l’ho anche detto ieri, anche se doveva essere una telefonata privata e me la sono trovata sulle agenzie”. Il ministro, dopo aver ringraziato le “poche” forze dell’ordine presenti, ha sottolineato di “aver applaudito ironicamente Franceschini per il suo intervento. Ma di fronte agli insulti dei parlamentari rivolti a me, senza che Fini li riprendesse, io ho chiesto al presidente della Camera perché te la prendi con me e non con loro? Questo era il senso del mio gesto”.
Umberto Bossi ha criticato il comportamento di La Russa. “Doveva stare zitto, così si fa il gioco delle opposizioni. Un episodio così sarebbe meglio non ci fosse stato perché non bisogna perdere tempo ma accelerare”, ha detto il leader del Carroccio. “Se aveva paura – aggiunge Bossi – non doveva andare fuori”.
La maggioranza va sotto
La giornata d’aula è iniziata con un incidente di percorso. La Camera, infatti, ha respinto con procedimento elettronico il processo verbale della seduta di ieri. La cosa non è cosi usuale, perché solitamente si approva senza troppi dibattiti e per alzata di mano. Ma le opposizioni, Pd, Udc e Idv, hanno contestato che nel processo verbale non ci fosse esplicito riferimento all’episodio che ha visto protagonista il ministro La Russa. La votazione ha visto un pareggio e dunque il processo è stato respinto. Prima dell’inizio dei lavori, il presidente della Camera aveva commentato: “Si preannuncia una giornata densa di impegni per tutti e di momenti di confronto”. All’ordine del giorno c’è ancora il processo breve. In questo momento i segretari della Camera stanno riscrivendo il verbale.
Il Pdl contro Fini
Pdl e Lega insorgono contro il comportamento di Fini. “Lui si è comportato scientificamente. Dovrebbe dare le dimissioni”, tuona Osvaldo Napoli, vicepresidente del Pdl che aggiunge: “Quello che ieri ha sbagliato La Russa oggi ha sbagliato Fini”. Anche il presidente dei deputati del Carroccio, Marco Reguzzoni, protesta: “I deputati della Lega erano tutti seduti, non ci sono stati insulti, non è successo nulla, non voglio far polemica ma stamattina c’è stato un brutto spettacolo”. E spiega: “Mi ha tolto la parola – dice riferendosi a Fini – mentre stavo parlando, per due volte. Non ci ha fatto esprimere la nostra posizione. Ha tentato di accelerare al massimo la votazione e ci sono stati ministri che non hanno potuto votare. Il processo verbale di ieri “non è stato approvato per parità di voti. E’ un fatto molto grave. Un atteggiamento fatto per bloccare la seduta, che fa il gioco di chi non vuole affrontare i temi di oggi”. E ancora: “Il presidente della Camera deve essere super partes”. Ancora più netto il vicepresidente Pdl, Massimo Corsaro: “la storiella di Fini è finita” perché “nel breve volgere di 15 secondi prima dice che i deputati presenti in Aula hanno diritto di voto poi chiude la votazione con quattro ministri che non poteva non vedere”.
Il capogruppo di Futuro e Liberta’, Benedetto Della Vedova, sostiene, invece, che non c’è stato nulla di irregolare. “La votazione è stata tenuta aperta molto a lungo – ha commentato – , poi è chiaro che non puoi aspettare un deputato che sta in Aula due ore. Fini ha dato tutto il tempo possibile”.
Il gesto di Alfano
Il nervosismo tra le fila della maggioranza, oltre che dagli insulti di La Russa, emerge anche dall’atteggiamento del ministro dell Giustizia Angelino Alfano. Alla chiusura del voto sul processo verbale il Guardasigilli, secondo quanto riferito dal leader dell’Idv, ha infatti gettato la sua tessera della Camera contro i banchi dell’Italia dei Valori. “E’ stato un gesto irresponsabile, immorale, illegittimo da parte del portantino di Berlusconi”, ha detto Di Pietro davanti alle telecamere e mostrando tra le mani la tessera di Alfano. “Lo denuncerò al presidente della Camera” aggiunge Di Pietro stigmatizzando “lo spregio e il disprezzo del ministro nei confronti del Parlamento”. Disprezzo tale che, conclude Di Pietro, “mi fa chiedere le immediate dimissioni del ministro”.