La Nato si scusa in seconda battuta. Ha espresso il suo rammarico per le vittime del ‘fuoco amico’ di Brega di mercoledì scorso il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. La dichiarazione arriva qualche ora dopo quella del vicecomandante della missione ‘Unified Protector’ in Libia, il contrammiraglio Russ Harding: “Non mi scuso perché fino a quel momento non avevamo visto alcun carro armato guidato dai ribelli”. “Oggi – ha spiegato – abbiamo prove documentali di carri armati che attaccano civili, così come sappiamo che gli stessi civili vengono usati come scudi umani e che l’esercito di Gheddafi sta posizionando carri armati nelle vicinanze di moschee e scuole, per impedire che vengano bombardati da noi”.
Ma l’azione in Libia va intensificata. A chiederlo alla coalizione è il Consiglio nazionale transitorio libico. Il suo capo, Mustafa Abdel Jalil, incontrerà martedì a Roma il ministro degli Esteri Franco Frattini e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. “Le forze di Gheddafi si sono avvicinate e possono sfondare su Bengasi. Il Consiglio ci chiede di intervenire affinché la Nato colpisca dal cielo”, spiega il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari, al quotidiano Il Corriere della Sera. L’Alleanza potrebbe essere d’accordo e chiedere all’Italia di partecipare ai bombardamenti.
Intanto ribelli respingono la mediazione della Turchia. Il premier turco ieri (Leggi la cronaca) aveva ribadito che Ankara sta lavorando a una ‘road map’ per la pacificazione della Libia. Il piano, secondo quanto ha dichiarato, prevede un cessate il fuoco e il ritiro delle forze governative da alcune città. Ma un portavoce degli insorti libici ha di fatto respinto la proposta di intercessione del premier turco Eyyp Erdogan e ha ribadito che il Consiglio nazionale provvisorio, l’organismo che controlla parte del paese, non intende negoziare con Muammar Gheddafi. “Rispettiamo la posizione del popolo turco ma non riteniamo che la posizione di Erdogan rifletta quella del popolo turco”, ha detto Ahmad Bani in dichiarazioni all’emittente satellitare araba Al Arabiya. Erdogan “probabilmente ha espresso un suo interesse personale”.
Questa mattina il comandante delle forze armate degli insorti, Abdel Fattah Younis, citato dalla tv al-Jazeera ha rivelato di aver ricevuto “armi anticarro” dal Qatar. Si tratta della prima ammissione da parte dei ribelli riguardo alla fornitura di armi da parte di un paese straniero.
19.38 – Gli insorti: “10mila vittime in poco più di un mese, ma la battaglia continua”
Il numero delle vittime è salito a 10mila. E’ questa la stima del Consiglio nazionale transitorio di Bengasi del numero dei morti durante più di un mese di scontri in Libia. Gli insorti garantiscono però che continueranno la loro battaglia anche per “due mesi o un anno, se sara’ necessario”.
18.17 – Il ministro Frattini riferirà sulla Libia martedì
Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, sarà ascoltato martedì dalle Commissioni Esteri di Camera e Senato sulla situazione in Libia.
17.59 – Ribelli allontanano miliziani da Misurata
Avrebbero respinto l’offensiva dei miliziani a Misurata. “Le forze di Gheddafi sono state ricacciate indietro”. Lo riferiscono gli stessi ribelli all’agenzia di stampa Reuters.
17.11 – In arrivo a Milano un aereo con 25 feriti libici
Arriverà nella tarda serata di oggi a Milano un aereo con a bordo 25 cittadini libici feriti durante gli scontri. Saranno curati in Lombardia, come chiesto dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, a nome del governo. Riportano gravi ferite, fratture o ustioni. Quattro di loro andranno al San Gerardo di Monza e altrettanti ai Riuniti di Bergamo. Gli altri rimarranno invece a Milano: cinque al Niguarda e gli altri a coppie al San Paolo, San Carlo, Fatebenefratelli, Policlinico, Humanitas e San Raffaele.
16.28 – Arrivati a Roma 86 minori tunisini
Sono arrivati a Fiumicino 86 minorenni tunisini sbarcati nei giorni scorsi a Lampedusa. Arrivati da Catania, saranno ospiti di sei comunità: due a Roma, le altre in diverse località del Lazio.
16.26 – Ribelli: “Dalla Nato non vogliamo scuse, ma più comunicazione”
“Non abbiamo mai preteso le scuse della Nato, ma soltanto delle spiegazioni” ha riferito all’’Agence France Presse’ Shamseddin Abdelmolah, un portavoce del Consiglio nazionale transitorio libico. “Non mettiamo in discussione la buona fede dell’Alleanza”, ha aggiunto, “Sembra ci sia un’interruzione nelle comunicazioni, forse dovuta alle condizioni sul terreno, che ha fatto in modo che la posizione dei nostri tank non fosse resa nota alla Nato”.
16.05 – Veicoli ribelli dipinti di rosa per evitare ‘fuoco amico’
Gli insorti libici hanno trovato una soluzione per evitare nuovi casi di ‘fuoco amico’ in Libia: dipingere di rosa brillante il tetto dei loro veicoli.
15.02 – Attacco dei miliziani all’ingresso di Ajdabiya
Le forze di Gheddafi hanno sparato diversi colpi di mortaio contro l’ingresso occidentale di Ajdabiya, costringendo gli insorti a ripiegare nel centro della città.
14. 51 – Capo del Cnt libico incontra Frattini martedì a Roma
Nuovo incontro tra il ministro degli Esteri italiano e il Consiglio nazionale transitorio libico. Questa volta sarà Mustafa Abdel Jalil, capo del Cnt, a incontrare martedì a Roma il ministro Frattini e il presidente Berlusconi. La Farnesina sta lavorando perché Jalil incontri nella capitale anche le altre massime cariche dello Stato.
14.41 – Segretario generale Nato esprime rammarico per vittime ‘fuoco amico’ a Brega
Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha espresso il suo rammarico per le vittime causate dal ‘fuoco amico’ di ieri su una colonna di ribelli a Brega. La dichiarazione di Rasmussen equilibra quella di stamattina del vicecomandante della missione ‘Unified Protector’ in Libia, il contrammiraglio Russ Harding: “Non mi scuso perché fino a quel momento non avevamo visto alcun carro armato guidato dai ribelli”.
12.56 – La Russa: “Sarà governo a decidere eventuale cambio missione in Libia”
“Abbiamo seguito sempre la linea della prudenza e della moderazione, e continueremo a farlo”. Così il ministro della Difesa Ignazio La Russa commenta la possibilità che l’Italia venga chiamata a modificare la sua missione in Libia, prendendo parte ai bombardamenti. “E comunque sono decisioni che non prendo da solo ma insieme a tutto il governo e in ossequio all’indirizzo che ci ha dato il Parlamento”, ha aggiunto il ministro.
12.45 – Arrestati dai ribelli due giornalisti russi
Il quotidiano russo ‘Komsomolskaya Pravda’ ha riferito che due suoi giornalisti sono stati arrestati dai ribelli libici nella città di Ajdabiya. La Russia è sempre stata critica nei confronti della missione militare in Libia in aiuto degli insorti.
12.27 – Dissidente libico chiede all’Italia armi per i ribelli
L’Italia “deve aiutare anche militarmente” gli insorti libici. Lo afferma all’agenzia di stampa Adnkronos il dissidente libico, Salem Bunuara, secondo cui i ribelli sono al momento in difficoltà a causa “della loro inesperienza sul piano tattico e della mancanza di armi pesanti”. Bunuara si augura “che i nostri alleati della coalizione internazionale facciano di più” nel sostenere gli insorti.
11.41 – Forze di Gheddafi tentano di entrare a Misurata
“Hanno cercato di entrare nella città dalla parte orientale, da una zona molto popolosa che si chiama Eqseer”. Secondo quanto dichiarato dal portavoce dei ribelli Hassan al Misrati all’agenzia Reuters, le forze di Gheddafi stanno entrando nella città di Misurata. Diversi scontri con gli insorti si sono registrati per le strade e gli abitanti stanno iniziando a fuggire.
11.39 – Nato, situazione fluida, no stallo
”Non c’è l’impasse” in Libia, ha rilevato da parte sua la portavoce dell’Alleanza Oana Lungescu. “Al contrario, la comunità internazionale sta avanzando per trovare una soluzione politica”. L’Alleanza continua le proprie operazioni militari, ma “sappiamo bene che in Libia non può esserci una soluzione solo militare”, ha proseguito la portavoce, ricordando che mercoledì in Qatar si terrà la seconda riunione del gruppo di contatto sulla Libia alla quale parteciperà anche il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen. “Non si può parlare di stallo: la comunità internazionale è unita e determinata a chiedere una soluzione politica che potrà esserci solo con la cessazione del fuoco e l’immediata transizione verso la democrazia”, ha detto Lungescu. Riferendosi all’intervento del generale Ham, il contrammiraglio Harding ha riferito che negli ultimi due giorni tra le città di Brega e di Ajdibiya ci sono stati continui andirivieni tra i ribelli e le truppe pro-Gheddafi. “Se qualcuno vuole definire questo come una impasse, può farlo, ma ciò che posso dire è che la situazione è fluida, e lo è in un’area relativamente piccola”.
11.28 – Pressing Nato su Italia per inizio bombardamenti
L’Italia potrebbe essere chiamata a modificare la sua partecipazione alla missione Nato in Libia, con l’esecuzione anche di bombardamenti. Una sollecitazione in tal senso è arrivata dal Consiglio Transitorio dei ribelli a Bengasi, che hanno convocato il nostro rappresentante in Cirenaica, Guido De Sancits, insieme con i colleghi britannico e francese. I tre si sono incontrari con Ali al-Isawi, responsabile dei rapporti con l’estero. “Ai tre è stato detto che le forze di Gheddafi si sono avvicinate e possono sfondare su Bengasi. Il Consiglio ci chiede di intervenire affinché la Nato colpisca dal cielo”, ha confermato il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari, secondo quanto riferito da Il Corriere della Sera. Il quotidiano afferma che anche il segretario della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha sondato ieri sera il ministro degli Esteri, Franco Frattini, sull’argomento. Quanto agli Usa, hanno sempre chiarito che gli oneri delle operazioni dovevano essere per lo più europei, ricorda il quotidiano.
11.26 – Nato, Harding: “Non mi scuso per fuoco amico”
“Non mi scuso perché fino a quel momento non avevamo visto alcun carro armato guidato dai ribelli”. Il contrammiraglio Russ Harding, vicecomandante della missione Unified Protector in Libia, commenta così l’incidente accaduto mercoledì scorso a Brega. “Oggi – spiega – abbiamo prove documentali di carri armati che attaccano civili, così come sappiamo che gli stessi civili vengono usati come scudi umani e che l’esercito di Gheddafi sta posizionando carri armati nelle vicinanze di moschee e scuole, per impedire che vengano bombardati da noi”. A chi gli domanda se una migliore comunicazione con le forze ribelli potrebbe evitare episodi come questo, Harding replica che “non è un nostro compito. La nostra missione, come recita la risoluzione 1973, è quella di proteggere i civili”. A tal proposito il contrammiraglio spiega che “se anche i ribelli minacceranno la popolazione civile, interverremo”.
11.01 – Missione Onu per controllare violazione diritti umani
Un missione dell’Onu partirà domenica prossima per la Libia per controllare eventuali violazioni dei diritti umani sul campo. Lo ha annunciato il capo missione Cherif Bassiouni. “Non renderemo pubblica la nostra agenda per motivi di sicurezza. L’unica cosa certa è che partiremo domenica e faremo ritorno alla fine del mese”.
10.40 – Lunedì incontro a Bruxelles Rasmussen-Ashton
Il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen incontrerà lunedì a Bruxelles l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune europea, Catherine Ashton, per parlare di Libia, nell’ambito dei “contatti regolari” tra l’Alleanza e l’Ue. Ne ha dato notizia la portavoce della Nato, Oana Lungescu, riferendo che Rasmussen ha invitato la Ashton alla riunione dei ministri degli Esteri dell’Alleanza il 14 e 15 a Berlino. Il 13, ha annunciato la stessa portavoce, il segretario generale della Nato sarà invece a Doha, in Qatar, per la prima riunione del Gruppo di contatto sulla Libia nato il 29 marzo scorso alla conferenza di Londra.
10.24 – Ribelli controllano Ajdabiya
Gli insorti libici controllano ancora la città di Ajdabiya, nell’est del paese, all’indomani della fuga di migliaia di civili e di ribelli in seguito a voci su un imminente attacco delle truppe fedeli a Muammar Gheddafi.
Lo afferma un giornalista della France Presse secondo il quale ieri vi è stato un vero proprio fuggi fuggi dovuto al panico causato da attacchi con missili Grad. I ribelli hanno creduto che fosse imminente l’arrivo alle porte della città dell’esercito regolare e hanno preferito ripiegare verso il Nord in direzione di Bengasi.
Oggi la città è semideserta. La linea del fronte, affermano ribelli e testimoni, si situerebbe in qualche punto tra Ajdabiya e il sito petrolifero di Brega, 80 km più a ovest, dove da una settimana si verificano i combattimenti più violenti. Ieri nella stessa zona un bombardamento di aerei Nato ha causato la morte di almeno quattro persone, due insorti e due medici.