La Lega di lotta si unisce al grido ‘foeura dai ball’ di Umberto Bossi, mentre quella di governo, rappresentata da Roberto Maroni stringe accordi con la Francia per i pattugliamenti congiunti delle coste tunisine e accorda i permessi temporanei ai migranti nordafricani. E così il cortocircuito padano è servito. Tanto da portare, rivela Repubblica, il ministro dell’Interno sulla soglia delle dimissioni. Decisione poi rientrata a seguito di un vertice in via Bellerio insieme al Senatùr e a Roberto Calderoli dove è stata ritrovata una linea di sintesi e il “pieno accordo sull’immigrazione”. Il capo del Viminale, infatti, sentiva di non avere l’appoggio compatto del partito e della base. E così è. Infatti sui social network leghisti attaccano il ministro per non avere mantenuto il pugno di ferro in linea contro l’ondata maghrebina.
Il malumore era esploso online martedì scorso a seguito degli accordi con la Tunisia e sul profilo pubblico di Maroni su Facebook in tanti hanno rimarcato la necessità di una linea dura contro i profughi che stanno sbarcando sulle coste italiane. “Maroni ma dove vivi?”, scrive sulla bacheca Roberto Losole che prosegue: “A parte i politici italiani chi diavolo vuole ventimila tunisini arroganti, capaci solo di lamentarsi del cibo che gli diamo e di sfasciare i posti dove li alloggiamo?”. E la delusione prosegue anche nei giorni successivi all’accordo: i leghisti scrivono che “la Lega era un partito con le palle, ora ha perso la propria identità, è diventato un partito come tutti gli altri dove si vende del fumo per racimolare un po di voti, è scesa a patti con la peggio feccia” e che l’accordo con la Tunisia “è una presa in giro bella e buona”. I leghisti online non vogliono “nessun permesso provvisorio” e chiedono al ministro: “Non crede sia giunto il momento di sbattere i pugni e di cancellare gli accordi bilaterali?”. Criticano la “presa in giro degli accordi con la Tunisia” perché “il ministro si piega a 90° come tutti gli italiani che lo hanno votato” e poi lo invitano a mostrare le carte dell’intesa con Tunisi “perché noi non ci fidiamo più di lei e dei suoi tirapiedi. Sicuro che per l’ennesima volta siamo stati presi per il c…lo”.
Questa la voce della base, la stessa rappresentata da chi grida foera dai ball e su cui Maroni al vertice con Bossi e Calderoli ha posto l’aut aut. O con me o contro di me. Ma la polemica non si è placata nemmeno con la firma di ieri dell’accordo con la Francia. Nelle ultime ore infatti, Gabriel Liberty invita il ministro a spedire gli immigrati in Germania, dove il governo ha chiuso le frontiere per gli immigrati: “Mandatemeli a Monaco”, scrive, “li mangiamo con i krauti per colazione, ma la carne di maiale è + buona di quella di cammello o di quei beduini”. Un altro utente invece, che si firma Gheddafi Muammar L’Invicibile, si è sfogato, poco prima della chiusura dell’accordo: “I francesi fanno bene a respingere gli straccioni di merda, i coglioni siamo noi” visto che, replica Egidio Italiano, “tanto straccioni non sono, visti i giacconi e le scarpe alla moda!!”. La stessa opinione che ha espresso nei giorni scorsi il senatore Piergiorgio Stiffoni secondo cui i migranti non stanno tanto male, visto che quando arrivano in Italia “vestono Adidas a Nike”. E anche se si tratta di marche taroccate, a Stiffoni poco importa.
Ancor più duri gli interventi sulla pagina Facebook della Lega dove si fa strada l’idea che Maroni sia eterodiretto dal Presidente del Consiglio e Leonardo Caldeo oggi pomeriggio scrive: “Bossi dice fuori dalle palle agli extracomunitari e Maroni da’ il permesso di soggiorno per restare in Italia a 23.000 musulmani. Tra di loro nemmeno si parlano più ormai? Maroni fa solo quello che gli dice Berlusconi?”. Commenti che riflettono lo zoccolo duro della base che ogni giorno si sfoga al filo diretto e sul forum di Radio Padania dove Maroni “buonista” è stato accusato di avere agito “come D’Alema”. Gli immigrati infatti, andrebbero rimandati indietro “con le pallottole” secondo alcuni ascoltatori inferociti con la linea moderata degli Interni. Inevitabile per Maroni un vertice di chiarimento.