Il corpo di Vittorio Arrigoni (Leggi il ritratto), l’attivista filopalestinese italiano rapito ieri mattina nella Striscia di Gaza da un commando ultra-estremista salafita, è stato trovato in un appartamento di Gaza City dai miliziani di Hamas, a conclusione di un blitz condotto nel cuore della notte. Arrigoni, che viveva a Gaza dall’agosto 2008, è stato impiccato (secondo altre fonti soffocato) diverse ore prima della scadenza dell’ultimatum che i sequestratori avevano imposto. Forse appena tre ore dopo il sequestro, rivendicato con un video su YouTube. I miliziani minacciavano di uccidere il volontario alle 16 di oggi se Hamas non avesse rilasciato i loro “confratelli” detenuti.
Secondo la ricostruzione di Yiab Hussein, portavoce del ministero dell’Interno del governo di Hamas, le indagini scattate subito dopo l’annuncio del rapimento hanno portato all’arresto di due militanti salafiti. Uno di loro aveva condotto stanotte gli uomini di Hamas fino al covo: un appartamento nel rione Qarame, a Gaza City, che i miliziani delle Brigate Ezzedin al-Qassam (braccio armato di Hamas) hanno espugnato nel giro di pochi minuti, dopo una breve sparatoria conclusa con la cattura di un secondo salafita. Per Arrigoni, però, “ormai non c’era più nulla da fare”, ha detto il portavoce.
Arrigoni era stato il primo straniero a essere rapito a Gaza (Leggi ‘La strategia dei sequestri’) dopo il giornalista britannico della Bbc Alan Johnston, catturato circa quattro anni fa da un altro gruppo locale simpatizzante di Al Qaida, l’Esercito dell’Islam, e liberato dopo 114 giorni di prigionia e lunghe trattative sotterranee.
Secondo fonti della cooperazione internazionale a Gaza la restituzione del cadavere di Vittorio non è attesa al momento prima di domenica 17 (o forse lunedì 18). Il Consolato italiano di Gerusalemme si è già attivato per prepararsi a gestire il recupero il corpo – dopo la necessaria autorizzazione della famiglia di Arrigoni -, ma dovrà attendere la riapertura del valico di Eretz, fra la Striscia e Israele: chiuso di norma, senza eccezioni, tutti i venerdì e sino all’intera giornata di sabato. L’esecuzione dell’attivista è stata così ravvicinata rispetto al momento del sequestro – avvenuto ieri mattina – che la Farnesina non ha nemmeno avuto il tempo di attivare un qualche contatto diplomatico umanitario.
Bandiere italiane e cordoglio a Gaza. I movimenti palestinesi condannano l’omicidio
Nelle strade della Striscia sono intanto comparse numerose bandiere italiane, mentre una tenda è stata allestita nel porto di Gaza – nel punto dove per la prima volta Arrigoni è sbarcato – per accogliere quanti vogliano salutarlo. Tra i visitatori, insieme ad esponenti del governo di Hamas e altri volontari, molte persone comuni, i contadini e i pescatori con cui l’italiano lavorava. Il governo palestinese ha annunciato l’organizzazione di funerali pubblici.
Il portavoce Hussein ha anche espresso la volontà di Hamas di “stroncare ora tutti i componenti del gruppo” dei rapitori e ha condannato l’uccisione di Arrigoni, definito “un amico del popolo palestinese”. Alla base del crimine ci sarebbe un tentativo di destabilizzare la situazione nella Striscia, secondo Hamas, che ipotizza tra i motivi del sequestro di Arrigoni anche la volontà di lanciare un segnale intimidatorio in vista dell’arrivo di una nuova flottiglia internazionale di attivisti filopalestinesi. E’ d’accordo la formazione estremista ‘Jihad islamica‘ di Gaza, secondo cui “questo omicidio rappresenta un pericolo per il popolo palestinese. Chi lo ha eseguito ha fatto un favore a Israele, che osteggia la missione della Freedom Flottiglia 2”. Per Saeb Erekat, veterano negoziatore dell’Autorità nazionale palestinese e braccio destro del presidente Abu Mazen, l’assassinio di Vittorio Arrigoni a Gaza costituisce “una pagina buia nella storia palestinese”.
Due tra le più note formazioni salafite della Striscia di Gaza, intanto, hanno negato qualsiasi coinvolgimento nel sequestro e nell’uccisione del volontario italiano. “Ribadiamo tuttavia che quanto accaduto ieri è la naturale conseguenza della politica adottata da Hamas nei confronti dei salafiti a Gaza”, si legge nel comunicato della prima tra le cinque formazioni salafite ritenute vicine ad al Qaeda attive nella Striscia di Gaza. La nota della seconda formazione per autorità si conclude con un avvertimento: “Fate attenzione alle menzogne che vengono diffuse perché è in corso un complotto nei nostri confronti”.
Le reazioni dall’Italia: il dolore composto della famiglia e l’indignazione dei colleghi
”Sono rimasta molto sorpresa, oltre che addolorata, che sia successa una cosa del genere per l’attività che lui faceva lì: Vittorio non si metteva mai in situazioni di pericolo”. E’ il commento di Egidia Beretta, mamma di Vittorio Arrigoni e sindaco di Bulciago. “Mi hanno telefonato dei suoi amici poco fa da Gaza – ha aggiunto – mi hanno detto che Vittorio è ora in un ospedale della zona e che anche molti cittadini di Gaza sono molto scossi per la morte di Vittorio”. Alla madre del volontario italiano si è rivolto anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con un messaggio di cordoglio: “Ho appreso con sgomento la terribile notizia della vile uccisione di suo figlio Vittorio a Gaza. Questa barbarie terroristica suscita repulsione nelle coscienze civili. La comunità internazionale tutta è chiamata a rifiutare ogni forma di violenza e a ricercare con rinnovata determinazione una soluzione negoziale al conflitto che insanguina la regione”.
Ai familiari e agli amici di Arrigoni è andato anche il pensiero della redazione de ‘Il Manifesto‘, il quotidiano per cui il volontario era stato corrispondente dalla Striscia, unico italiano presente a Gaza durante l’operazione ‘Piombo Fuso‘ di fine 2008. Sgomento per la morte del volontario è stato espresso anche da numerose associazioni pacifiste italiane, oggi riunite in diversi cortei sparsi per l’Italia, dove una bandiera con la scritta “Ciao Vik” – ‘Utopia’, il soprannome di Arrigoni – ha sostituito i cartelli con i quali chiedevano: “Vittorio libero subito”. La Rete romana di solidarietà con la Palestina, insieme ad altri movimenti, ha chiesto un incontro con il governo per andare a Gaza la prossima settimana.
Il Pd, con Vincenzo Vita, arrivato nel raduno di Piazza Montecitorio a Roma, ha preannunciato un’immediata interrogazione parlamentare. “Il silenzio del governo è una delle concause di questa situazione”, ha dichiarato Loretta Mussi, presidentessa dell’Associazione “Un ponte per“, “finché durerà l’aggressione di Israele non riusciremo ad avere pace da nessuna parte”. Per domani, intanto, è prevista, spiegano una commemorazione di Vittorio presso la sede della Provincia. L’appuntamento è previsto intorno alle 10.30.
Israele punta il dito contro Hamas: “Convive con gli estremisti”. Ironia sulla morte di Arrigoni
Il sito israeliano di intelligence Debka sostiene che l’omicidio di Arrigoni da parte del gruppo salafita al-Tahwir al-Jihad, il più grande tra quelli affliati ad al-Qaeda nel territorio palestinese, dimostra che la potenza degli estremisti nell’area sta crescendo. Negli anni passati, si legge sul sito, il gruppo si è rafforzato grazie all’arrivo di centinaia di terroristi ‘esperti’ dall’Iraq e dallo Yemen, arrivati nel territorio governato da Hamas attraverso il Sinai. Secondo il sito israeliano, nonostante Hamas voglia dare l’impressione di combattere le organizzazioni legate ad al-Qaeda, nel territorio si è invece instaurato un clima di “convivenza amichevole”. Il governo, secondo fonti di Debka, avrebbe consentito ai gruppi salafiti di continuare a operare indisturbati, purché restino all’interno di aree ben delimitate in alcuni sobborghi di Khan Youes, Deir Balakh e Gaza City, vere e proprie aree ‘off-limits’ per chiunque non faccia parte del gruppo, compresi gli uomini di Hamas. Non basta. Per Debka, sia Hamas che i filo-iraniani della Jihad Islamica ricorrono a uomini di al-Qaeda per condurre attentati contro i militari israeliani che pattugliano il confine con Gaza. Infine, secondo il sito israeliano, Hamas sarebbe pienamente coinvolta nel traffico di armi destinate ad al-Qaeda attraverso l’Egitto e il Sudan.
E la morte di Arrigoni è “ la classica gratitudine araba”, secondo il sito filo-israeliano ‘Stop the Ism‘ che da sempre si oppone all’organizzazione per cui il volontario italiano lavorava. In passato, avevano già pubblicato la foto di Arrigoni definendolo “il nemico pubblico numero uno di Israele”. Adesso, hanno salutato l’italiano con un ironico: “Arrivederci Vittorio”.