“Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare“. Questo il testo dell’emendamento al decreto legge “Omnibus” in discussione al Senato che nei fatti blocca il programma nucleare del Governo, ma soprattutto blocca l’espressione democratica dei cittadini con il voto al referendum.
E’ evidente che non siamo davanti ad una improvvisa assunzione di responsabilità da parte del Governo che per mesi e mesi non ha mai voluto approfondire gli aspetti tecnico-scientifici che oggi invece assume come indispensabili al punto da bloccare il piano. In un Paese normale, dovremmo essere felici davanti a questa scelta, ma possiamo fidarci di chi dice tutto e il contrario di tutto alla velocità della luce? Possiamo essere certi che passata la paura del raggiungimento del quorum al referendum, questo Governo non riprenda il piano dal cassetto?
Tuttavia va detto che, al momento, il Governo ha presentato un emendamento a un decreto legge che, per diventare legge dello Stato, deve essere definitivamente convertito prima dal Senato e poi dalla Camera senza modifiche, e quindi deve essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale: tutto questo non avverrà prima del 20 o 25 maggio. Quindi una prima considerazione è che bisogna mantenere elevata l’attenzione sul referendum fino a quando non ci sarà la certezza della effettiva cancellazione e per evitare sorprese all’ultimo minuto.
Va anche considerato che la scelta di rinunciare al programma nucleare sarebbe stata dettata a palazzo Chigi dai dati di sondaggi della scorsa settimana che darebbero al 54% la percentuale di italiani intenzionati a recarsi alle urne il 12 e 13 giugno. Non sfugge che lo stesso giorno si vota anche su altre due importanti questioni: acqua pubblica, su cui ci sono interessi forti delle multinazionali, e sul legittimo impedimento, in cui, come è noto, c’è il diretto interesse del presidente Berlusconi. Il raggiungimento del quorum sarebbe stato una Waterloo per il Governo, che quindi preferisce fermarsi oggi per garantire gli interessi personali e dei settori economici di riferimento. Un motivo in più per continuare la campagna referendaria per portare gli italiani al voto il 12 e il 13 di giugno.