Balla dopo balla, effrazione dopo effrazione, il carrozzone del centrodestra sta ritagliandosi un proprio mondo. Un cosmo intriso di protervia, irrispettosità, aggressività, autismo e impotenza nel fornire risposte sensate e civili alla sarabanda politica e sociale in cui annaspa l’Italia. Una magione allargata che negli ultimi anni è riuscita a beffare elettori e non, anche grazie alle premiate megafonate dei giornali arcoresi, seppellendo programmi e promesse sotto tali e tanti strati di menzogne che, al confronto, le rovine di Ilio erano più accessibili.

Un microspaccato di quel girone di ego esulcerati, di psiche in subbuglio e di competenze latitanti quale è la maggioranza di governo si è svelato in tutto il suo sfolgorio ieri sera a Ballarò.

Il primo assaggio del collaudato repertorio di slogan della grandeur berlusconiana si è registrato quando la Gelmini, imboccando il solco segnato dal suo mentore, ha narrato le gesta filantropiche del premier e ha ribadito, col sottofondo delle risatine degli astanti “di sinistra”, che Ruby era solo “uno dei tanti casi di beneficenza”. Una sorta di Cosette dei Miserabili, tanto bisognosa di aiuto. Il fatto che abbia conosciuto a un concorso di bellezza l’immarcescibile ottantenne Emilio Fede è solo una barbina coincidenza.

Ad enfatizzare la bontà di Silvio, il ministro ha buttato ulteriore trippa nel fuoco, snocciolando altri esempi di generosità: dai terremotati aquilani a “gente normalissima”, arrivando persino a citare nomi e cognomi. E così narra la storia di Manola Mongai, una donna condannata alla sedia a rotelle, da lei conosciuta nel 1994 quando faceva la volontaria di Forza Italia, e aiutata economicamente da Berlusconi fino a quando non ha esalato l’ultimo respiro.

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