Strade deserte, televisori tutti sintonizzati sulla partita, silenzio, poi la voce concitata del telecronista scoppia e rimbomba per le strade. Non è Fabio Caressa, che al confronto sussurra al microfono. Eppure l’atmosfera è quella di una partita dell’Italia ai mondiali. Se non è a casa, la gente è nei bar a tifare e soffrire insieme. Tra i nomi di Messi e Mourinho, Guardiola e Cristiano Ronaldo, le parole sono in arabo.
Siamo a Ramallah, capitale della Palestina che fu di Arafat. La partita è la finale di Coppa del Re, il trofeo nazionale spagnolo, ma, appunto, siamo nei Territori Occupati Palestinesi ed è tarda sera. Sarà notte a fine partita, più che in Spagna per questioni di fuso. Ma nessuno molla il televisore. Solo qualcuno per strada corre ancora vendendo bandiere del Real e del Barcelona. Due bambini davanti a uno schermo gigante sono avvolti uno nel blugrana, l’altro nel bianco. Il piccolo tifoso del Barça esulta, insieme a un boato che rimbomba per tutte le strade di Ramallah. E’ un’illusione, il gol è in fuorigiuoco. Il boato giusto sarà quello dei tifosi palestinesi del Real Madrid. Uno a zero, Coppa a Mourinho e noi a Ramallah restiamo davvero umani.
Nella foto, ragazzo palestinesi guardano la partita per strada a Ramallah. Per ingrandire clicca qui